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lunedì 1 ottobre 2012

un avvertimento da cinque economisti


Il Wall Street Journal ha pubblicato un tipo di articolo che non avevo mai visto prima. "The Magnitude of the Mess We're In."
È stato scritto da cinque economisti ben conosciuti. Mette in guardia i lettori su una serie di risultati altamente distruttivi delle attuali politiche di bilancio del governo federale. L'articolo dice che questi problemi stanno quasi per divenire ingestibili.

Il primo economista in questione è George Schulze. Ha insegnato presso l'Università di Chicago e al MIT. E' stato Segretario del Tesoro sotto Nixon e Segretario di Stato sotto Reagan. E' stato Direttore dell'Ufficio di Gestione e Bilancio sotto Nixon, ed anche Ministro del Lavoro sotto Nixon. Non mi viene in mente nessun altro economista con esperienza paragonabile ai più alti livelli. E' più che un insider. Ha 92 anni – un vero statista.
Il secondo economista è Michael Boskin. Insegna presso la Hoover Institution. Soleva insegnare a Stanford. Era il capo del Consiglio dei Consulenti Economici sotto il primo governo Bush. Poi c'è John F. Cogan della Hoover e di Stanford. Poi c'è Allan Meltzer, che è lo storico più autorevole del Federal Reserve System. Infine, c'è John Taylor della Stanford, famoso per la "regola di Taylor," uno degli economisti accademici più autorevoli negli Stati Uniti.

UN ARTICOLO INGENUO

Il problema con questo articolo è che è ingenuo. Inizia con il deficit on-budget: solo 1,2 bilioni di dollari l'anno. Il deficit on-budget è periferico rispetto al deficit federale reale, che riflette le passività non finanziate del governo federale, soprattutto nella Previdenza Sociale, nel Medicare, e nel Medicaid. Questo deficit sminuisce il deficit on-budget. Aumenta di $11 bilioni l'anno.

Questo deficit ha un valore attuale di 222mila miliardi di dollari. Ciò significa che il governo federale, oggi, deve investire 222mila miliardi sul mercato per ricevere indietro il 5% l'anno per i prossimi 75 anni. Non esiste alcun investimento di tale portata, e il governo federale non ha 222mila miliardi nelle riserve. Il Federal Reserve System potrebbe stamparli, naturalmente, ma questo porterebbe solo all'iperinflazione.

In altre parole, partendo col deficit on-budget, i cinque economisti hanno sottovalutato il problema. Questo fa sembrare che il problema possa essere affrontato dal Congresso. Non è così, se non con una tecnica, vale a dire, il default. Hanno menzionato le passività non finanziate solo velocemente, e non hanno offerto alcun numero.

Tuttavia, in un modo alquanto ingenuo, i cinque economisti fanno notare che la politica attuale rende praticamente certo l'incremento del deficit on-budget, e se ciò accade, condurrà ad una serie di inevitabili disastri. I cinque economisti entrano nel dettaglio su questi disastri, ed è una buona cosa che qualcuno si sia preso la briga di farlo.

L'articolo inizia con una bella domanda: "Dove siamo?" Risposta: molto peggio di quanto dice l'articolo.
(...)
Poi si chiedono: "Che cosa c'è in gioco?" E' la domanda giusta.

Il debito del Tesoro non è un rifugio sicuro per sempre, dicono. Giusto.

"In breve, rischiamo di oltrepassare un punto di non ritorno economico, fiscale e finanziario." Ecco. Qualcuno l'ha detto. Naturalmente, siamo ben oltre il punto di non ritorno. Il valore attuale delle passività non finanziate, che ammonta a 222mila miliardi di dollari, lo conferma.

Gli Stati Uniti potrebbero perdere il loro status di piena fiducia e credito.

Poi arriva la morale della favola.

I problemi sono vicini ad essere ingestibili adesso. Se restiamo sulla strada attuale, finiranno per essere completamente ingestibili, culminando in un'esplosione indesiderata.

Abbiamo intenzione di rimanere sull'attuale sentiero. I problemi diventeranno ingestibili.
Il governo degli Stati Uniti andrà in default. I cinque non usano la parola con la D, ma quello che dicono conduce ad essa.

Poi finiscono in piena modalità Polyanna.

La teoria economica, gli studi empirici e l'esperienza storica insegnano che le soluzioni risiedono in aliquote fiscali più basse possibili, sufficienti per finanziare le funzioni necessarie del governo nel complesso del ciclo economico; una politica monetaria sonante; la liberalizzazione degli scambi; il controllo della spesa e la riforma dei diritti del welfare; la riforma dell'istruzione e della giustizia. La necessità è chiara. Perché aspettare il disastro? Il futuro è adesso.
Hanno ragione. Il futuro è adesso. E questo non cambirà. La politica lo garantisce.


CONCLUSIONE

Sono stato felice di vedere un articolo degli economisti mainstream sul casino in cui ci troviamo. Naturalmente, il casino è di gran lunga peggiore di quello che indicano. Il debito on-budget di $15 mila miliardi è una sciocchezza rispetto ai 222mila miliardi di dollari delle attuali passività nette non finanziate. Ma il casino è già abbastanza grave da giustificare questo articolo.
Niente cambierà il Congresso. Niente cambierà l'esecutivo. Non ci sarà alcuna riduzione della spesa fino a quando i numeri non forzeranno il Grande Default.

Gli Americani non saranno pronti. I governi statali e locali non saranno pronti.
E voi sarete pronti?

Gary North

collegamento all'articolo completo di Gary North 


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