metalli preziosi per proteggersi dal crollo del castello di carte

i metalli preziosi sono il miglior investimento per proteggersi dal crollo del castello di carte

giovedì 31 ottobre 2013

la minaccia di Mediobanca

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L'Italia rimane bloccata nella depressione. (...)
L'aggergato monetario italiano M3 si è contratto negli ultimi cinque mesi (passando da  1.329 miliardi a 1.312 miliardi di euro). Simon Ward di Henderson Global Investors, dice che l'aggregato monetario reale M1 a sei mesi è crollato: "La spia dell'Italia è rossa lampeggiante".

"La recessione si è appiattita, e questo è tutto", dice Antonio Guglielmi di Mediobanca . "Il rapporto tra debito pubblico e PIL è aumentato di 15 punti percentuali, al 133 %, nel corso degli ultimi 15 mesi, perché non c'è crescita. E' tutto a causa degli effetti dell'austerità e del moltiplicatore fiscale. Stiamo facendo lo stesso errore che hanno fatto in Grecia."
Guglielmi ha detto che il governo ha previsto per il prossimo anno una crescita dell'1%. E' una finzione. (Citigroup ha detto che la crescita sarà più vicino allo zero sino al 2017) . "A mala pena siamo cresciuti dell'1% all'anno durante i migliori anni del boom globale. Come faremo a farlo ora in tempi molto più difficili? "
Il tasso di cambio sta portando alla resa dei conti. Da giugno l'euro è salito quasi dell'8% contro il dollaro - e quindi lo yuan cinese. E' una situazione grottesca per una regione impantanata in una disoccupazione record che probabilmente anche il prossimo anno resterà indietro rispetto al resto del mondo di un ampio margine, secondo le stesse autorità comunitarie.
Il governatore austriaco della BCE Ewald Nowotny dice che Francoforte può far poco a riguardo. Eppure, la Banca del Giappone ha appena fatto scendere lo yen del 22% grazie a una strategia massiccia di reflazione. La Banca nazionale svizzera sta tenendo il franco a 1,20 euro, giurando di difenderlo contro il mondo intero. E' molto facile indebolire una valuta. Ciò che il signor Nowotny intende è che l' UEM è politicamente incapace di organizzare una tale politica.

Per l'Italia questo è un massacro. Mediobanca dice che l'economia Italiana è molto sensibile al tasso di cambio a causa delle tipologie di prodotti fabbricati, più della Germania. Gli ultimi report segnalano come nel corso degli ultimi 40 anni ogni volta che l'Italia ha agganciato il cambio alla Germania la crescita della sua produttività e competitività si è indebolita, e come si è velocemente ripresa dopo ogni svalutazione.
 

Nel rapporto si dice che l'Italia è entrata in una "spirale negativa della produttività" solo dopo aver fissato i tassi di cambio prima dell'entrata nella UE, nel 1996. Non riconoscerlo, "significa negare l'evidenza" . Ha accusato le autorità dell'UE di far pesare l'intero onere dell'aggiustamento post-crisi sugli Stati più deboli del Club Med, di rifiutarsi di vedere il rischio di una "spirale recessiva negativa" nel Sud, o di vedere che questi paesi non possono stabilizzare le loro traiettorie di debito con un minimo di crescita.

Il rapporto sostiene che il rischio è quello di un ripetersi del destino dell'Argentina, quando nel 2001 il suo ancoraggio al dollaro è crollato. E ha citato il cosiddetto "Ciclo di Frenkel" , quando arriva alla settima e ultima fase del "collasso", il brutale epilogo di ogni sistema a cambi fissi e di ogni unione monetaria che non riesce a soddisfare le quattro condizioni di base di un'area valutaria ottimale. Che sono la mobilità del lavoro attraverso le frontiere, la flessibilità dei salari e dei prezzi, i trasferimenti fiscali e i cicli economici allineati. L'area dell'euro non ne soddisfa nessuna.
Mediobanca è una delle più influenti banche Italiane. Non chiede un ritiro dall'euro e un ritorno alla lira, accettando stoicamente la disciplina come l'unica strada percorribile. Eppure la logica del suo rapporto è che l'Italia starebbe molto meglio fuori dall'euro, e la minaccia implicita è che l'Italia dovrà farlo se le potenze creditrici del nord persistono nel loro regime distruttivo.

L'Italia non è un caso disperato. La sua posizione patrimoniale netta sull'estero è – 30% del PIL, rispetto al – 92% per la Spagna , e – 100% per il Portogallo. Ha un debito ipotecario molto basso. La ricchezza mediana degli italiani è di 173.500 euro, che li rende quattro volte più ricchi dei tedeschi, a 51.400 euro.
L'Italia è il più virtuoso dei grandi Stati UEM, con un avanzo primario di 2.5% del PIL. Questo naturalmente significa che può lasciare l'euro quando vuole, senza incorrere in una crisi di finanziamento, ed è abbastanza grande da superare lo shock.

Alla fine, tutto si riduce agli umori del paese. C'è stato un tempo in cui in Italia la causa dell'Europa era indiscussa, ma la lunga crisi ha avuto un prezzo. Un sondaggio Ipsos questa settimana ha rilevato che un record del 74% di italiani sono insoddisfatti dell'euro. Ormai si tratta di un matrimonio senza amore. Un altro battibecco con Berlino, e diventerà un aspro conflitto.

I leader europei possono arrestare il deterioramento del paese in qualsiasi momento, intraprendendo una strategia di reflazione che cambierebbe completamente i contorni della crisi e metterebbe in salvo il sud.  Ma se non lo fanno - e non vi è alcun segno ancora - gli italiani saranno costretti a riprendere in mano il proprio destino nazionale.




articolo completo su: telegraph.co.uk


capitalismo che funziona a rovescio


I milioni si fanno con sistemi come quelli di Carl Icahn, quello che ora sta ricattando Apple perchè non gli basta che ricompri azioni proprie per 50 miliardi di dollari, vuole che si indebiti per 150 miliardi (MILIARDI) di dollari per distribuire per comprare le sue azioni in borsa e farle salire. Nota che Apple, pur non avendone alcun bisogno, si è appena indebitata per 50 miliardi per ricomprare le sue azioni in borsa. 

Questo è come funziona adesso la borsa e il capitalismo finanziario americano: funziona a rovescio, invece di raccogliere capitali in borsa per fare investimenti, indebiti le aziende quotate per ricomprare le azioni. Apple, IBM, HP si indebitano emettendo bonds per comprare le loro azioni e farle salire in modo che investitori e top managers si arricchiscano

Carl Icahn è diventato ricco negli anni '80 con Michael Milken e Ivan Boesky ricattando le società quotate, Milken con le sue obbligazioni-spazzatura gli dava la leva e lui lanciava un opa ostile e se funzionava riempiva di debito la società (aumentava il leverage) e ripagava Milken e ovviamente se stesso allo stesso tempo chiudendo fabbriche, licenziando, tagliando gli investimenti, riducendo a niente la ricerca. Se l'opa ostile non funzionava ne usciva lo stesso con dei milioni perchè il management per tenerlo lontano gli pagava un sovraprezzo. Milken e Boesky sono andati in galera per cinque o sei anni, ma Milken si è tenuto 500 milioni e Icahn l'ha sgamata e ha continuato e oggi è sempre nelle cronache di borsa

Questo è solo un esempio nelle cronache di questo mese, ma vale per l'immobiliare e per tante altre società quotate: si usa il debito, tutto si basa sulla leva finanziaria, la manipolazione finanziaria, l'insider trading (ieri il miglior gestore di hedge fund degli ultimi 30 anni come rendimenti) Steve Cohen, ha accettato una transazione con la SEC per cui rida indietro 1 o 2 miliardi e chiude l'attività (ma si tiene gli altri 7 miliardi che ha). Leggi qui Taki, che come milionario investe in hedge da una vita, che racconta come tutti sapevano da sempre del sistema di Cohen, i suoi banchieri gli dicevano: "eh... se vuoi i rendimenti di Cohen, però sappi che prima o poi lo scopriranno...".

    G.Z.

articolo completo su: cobraf.com

mercoledì 30 ottobre 2013

confronto dal 2005

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Il grafico sopra offre una confronto dal 2005 a oggi dell'andamento dei prezzi in dollari di oro (linea rossa) e argento (linea blu). 
Nel 2005 un oncia di argento veniva scambiata a  6 dollari soltanto. Da allora il prezzo è cresciuto del 233%.
Il crollo delle quotazioni dell'argento avvenuto quest'anno non ha nulla a che vedere con i fondamentali di questo metallo, era unicamente un danno collaterale di una anomala svendita di oro. L'oro è stato schiacciato quando la levitazione dei mercati azionari provocata ad arte dalla Federal Reserve ha risucchiato capitale fuori dal grosso fondo ETF GLD, che è stato costretto a scaricare sul mercato quantità record di lingotti d'oro.

Mentre l'argento ha certamente i suoi meriti peculiari come metallo prezioso e industriale, l'andamento dei suoi prezzi risente normalmente dei movimenti del più importante mercato dell'oro, come si può notare anche nel grafico sopra.
Gli investitori acquistano argento quando l'oro è forte, e lo vendono quando l'oro è debole. Così i prezzi d'argento tendono ad amplificare ciò che accadendo nel mercato dell'oro. Nel corso degli ultimi dodici anni, infatti, i prezzi giornalieri dell'argento nel 92% dei casi hanno riflettuto l'andamento delle quotazioni dell'oro.

Se rimangono valide le due linee di tendenza evidenziate nel grafico, i prezzi di entrambi i metalli si trovano ora in zona di supporto. Nel corso del 2014 dovrebbero risalire verso la linea di resistenza, con l'argento oltre i 40 dollari per oncia e l'oro oltre i 2200.
 
    Adam Hamilton

articolo completo su: zealllc.com


martedì 29 ottobre 2013

tornati al 20 settembre


Come evidente nel grafico sopra, il prezzo dell'oro in dollari per oncia segna il massimo delle ultime cinque settimane.

Secondo l'ultimo rapporto degli analisti di CitiBank, oro e argento dovrebbero continuare a salire nelle prossime settimane:

- se l'oro riuscirà a rompere la resistenza intorno a 1343 dollari dovrebbe muoversi verso i 1430 dollari per oncia; una ulteriore rottura sopra il livello tra 1522 e 1532 indicherebbe l'inizio di un solido rialzo pluriennale. 


- l'argento tende a muoversi con maggior volatilità dell'oro; sembra stia formando un doppio minimo che lo porterebbe a breve ai 24,40 dollari per oncia; un superamento di quella resistenza proietterebbe l'argento verso 26 dollari nel breve termine.



domenica 27 ottobre 2013

chiusura settimanale sopra la media a 50 gg

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La settimana si è chiusa il 25 ottobre con l'oro a 1352,50 dollari per oncia, un valore appena sopra la media mobile a 50 giorni, un indicatore seguito da molti traders di fondi hedge.
Come ben visibile nel grafico sopra, i prezzi sono anche a contatto di una resistenza importante (linea azzurra) che unisce i minimi di aprile e maggio e i massimi di fine luglio e di metà settembre.  

la banconota da 100 quintilioni


L'immagine mostra il retro di una banconota del 1946, con la raffigurazione del parlamento ungherese a Buda, in riva al Danubio.
Il valore di facciata era di 100 milioni di B-pengo.  La "B" indica "miliardi", quindi questa banconota valeva 100 quintillioni di pengo.

Nel luglio del 1945 in Ungheria un dollaro americano valeva 1320 pengo, alla fine di novembre valeva 296.000 pengo, nell'estate del 1946 valeva 4,6 quadrilioni di pengo.
Nel 1946 i prezzi raddoppiavano mediamente ogni 15 ore, un caso di iper-inflazione ancora peggiore rispetto a quello più noto della Repubblica di Weimar in Germania.
La maggior parte degli ungheresi si rifiutava di essere pagata in valuta. In seguito l'Ungheria passò al fiorino e la valuta fu stabilizzata soprattutto con l'aiuto degli americani che restituirono alla banca nazionale ungherese 40 milioni di dollari della riserva aurea trasportata in Germania alla fine del 1944 su un treno poi intercettato dalle truppe statunitensi vicino a Werfen.
Resta ancora un giallo la sparizione di parte dell'enorme bottino raccolto in Ungheria dalla SS e caricato sui 42 vagoni del "treno dell'oro".

per approfondire: Hungarian Gold Train 
 

venerdì 25 ottobre 2013

l'oro di Napoli e il bisogno di inflazione

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Lettas, Saccomannos, Montis, Alfanopulos e Draghis si appoggiano a poteri stranieri, prendono l'imbeccata da Berlino e Bruxelles ignorando la massa degli italiani. Invano Ambrose Evans-Pritchard ad esempio si chiede come mai i governanti italiani non cerchino di mettere in minoranza all'interno della UE tedeschi, olandesi e austriaci visto che ci sono 20 nazioni nell'Euro e la maggioranza sono in una situazione simile all'Italia ("...è da molto che sostengo che Francia, Italia, Spagna e i loro alleati dovrebbero unirsi al tavolo del direttivo BCE e dettare le condizioni, imponendo una politica di rialzo dell’inflazione che la regione europea necessita disperatamente. Avrebbero i voti per farlo. Hanno l’autorità legale e dei trattati a sostenerli. Molti teorici monetaristi in tutto il mondo li sosterrebbero. Nonostante ciò sembrano paralizzati, terrorizzati che la Germania si imbizzarrisca e torni al marco tedesco. Dovrebbero ritrovare il coraggio e chiamare il bluff di Berlino. ...")

Il motivo per cui i nostri fanno il contrario è che per stare al potere in Italia le classi dirigenti post-risorgimentali si sono abituate ad appoggiarsi a poteri stranieri. E' una riedizione del Risorgimento di Cavour, Mazzini, Garibaldi, quando una esigua minoranza di liberali/massoni, (probabilmente un 1-2% della popolazione), appoggiandosi all'esercito francese, alla finanza inglese e alla massoneria internazionale conquistarono in dieci anni un territorio dieci volte più grande senza che il 96% degli italiani lo desiderasse.

Se ci pensi bene il nostro Risorgimento è molto diverso dal MODO IN CUI LA FRANCA, INGHILTERRA, SPAGNA E GERMANIA SI SONO UNIFICATE (in diversi momenti della storia). Se uno ci riflette il Risorgimento fu più che altro una serie di colpi di stato, di intrighi segreti e poi fu possibile solo ed esclusivamente per forza delle armi francesi e gli intrighi inglesi. Volendo semplificare la massoneria, la finanza inglese e l'esercito francese "fecero l'Italia". Quindi c'è una tradizione, quello che succede ora con Monti, Alfano, Letta, Fassina che si appoggiano alla Troika segue il soldo di Cavour, Mazzini e Garibaldi e la Massoneria. 



A riguardo ci sono i libri della storica dissidente/revisionista Angela Pellicciari, che ha documentato per esempio che a Custoza e Lissa a combattere contro i piemontesi e francesi non c'erano gli austriaci, ma più che altro veneti che indossavano le divise austriache e che Garibaldi era in sostanza un bandito che sconfisse i Borboni più che altro grazie a intrighi e corruzione orchestrati dagli inglesi. La cosa convincente delle tesi della Pellicciari è che in effetti il regno del Piemonte e i liberali-massoni si impadronirono di ricchezze relativamente enormi per l'epoca, solo alla Chiesa espropriarono due milioni di ettari di terre e un patrimonio colossale e così l'oro dei Borboni e più o meno in tutti gli altri regni da Parma a Firenze. Cioè i piemontesi, i liberali e massoni e Garibaldi erano veramente pochissimi, non avevano la forza militare, non aveva minimamente il consenso della popolazione, non avevano risorse finanziarie. Ma si impegnarono con francesi e inglesi a rimborsarli e ripagarli con gli interessi se gli aiutavano a mettere le mani sulle proprietà e l'oro del resto d'Italia. Prevalsero solo perchè avevano dietro Francia, Gran Bretagna e la massoneria che era una rete segreta molto organizzata.



       G. Zibordi

articolo completo su: cobraf.com


giovedì 24 ottobre 2013

BoA: si torna presto ai 1500 ?

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Il grafico sopra e il commento è stato realizzato da  MacNeil Curry, analista di Bank of America, la cui visione sull’oro sta diventando rialzista.
Secondo Curry, la rottura della tendenza ribassista degli ultimi due mesi e lo sfondamento di quota 1330 dollari per oncia fanno pensare a un inversione di medio termine.
Prevede quindi un superamento dei massimi del 28 agosto a quota 1433, con la possibilità di raggiungere la resistenza importante a livello di 1500 / 1533 dollari.
Questo quadro tecnico verrebbe negato in caso di discese sotto quota 1251 dollari per oncia.

Agli investitori più prudenti, Curry consiglia di mettersi al rialzo solo dopo la conferma tecnica dell'inversione rialzista, alla rottura del livello intermedio di 1375 dollari.


mercoledì 23 ottobre 2013

JPM e il presagio di crisi imminente



J.P MORGAN CHASE - PRESAGIO DI UNA CRISI IMMINENTE

E’ un continuo accadere di eventi nel mondo della finanza. Si va avanti, uno scandalo dopo l’altro. Specialmente negli Stati Uniti. Non è ancora calato il sipario sul teatrino dell’innalzamento del tetto del debito pubblico che già i media americani rilanciano la notizia dello scandalo che ha per protagonista una tra le principali banche di Wall Street – J.P.Morgan Chase. E’ la più grande banca statunitense per patrimonio, e la seconda al mondo nel 2012 (dopo HSBC), con attivi pari a 2,3 trilioni di dollari e filiali in sessanta paesi. 
A settembre J.P. Morgan Chase ha patteggiato, con le autorità britanniche ed americane, per aver commesso reati analoghi a quelli dei dirigenti della Lehman Brothers. Come è noto, quest’ultima nascose le perdite dichiarando ricavi inesistenti per ingannare i clienti, i partners e le autorità di vigilanza. La Lehman nascose quasi 50 miliardi di dollari di perdite e cinque anni fa dichiarò bancarotta, innescando una crisi finanziaria che si estese dagli Stati Uniti al resto del mondo.

Le autorità americane e inglesi hanno accusato J.P. Morgan Chase di scarso controllo dei propri dipendenti e di irregolarità nella redazione dei bilanci del 2012.  Il caso è noto con il nome di " London Whale". La filiale inglese sopravvalutò il portafoglio crediti dei titoli derivati per nascondere 6,2 miliardi di dollari di perdite. La frode fu realizzata all’interno dell’unità incaricata di migliorare le attività di gestione del rischio e di rafforzare la supervisione sui depositi. Le spericolate trovate contabili sarebbero state architettate per coprirsi dai rischi su altri investimenti ma si risolsero solo in ingentissime perdite.

La filiale inglese aveva acquistato una tale quantità di derivati illiquidi che il suo responsabile per il trading Bruno Iksil fu soprannominato la “balena di Londra” per la sua condotta spregiudicata. Successivamente la banca ha ammesso che i dipendenti londinesi avevano compiuto la frode utilizzando i depositi della banca coperti dall’assicurazione statale. J.P. Morgan Chase accettò di pagare più di un miliardo di dollari in risarcimenti e multe a cinque autorità di vigilanza:
- la Commissione americana “Securities and Exchange”: 200 milioni di dollari;
- il comitato di vigilanza inglese “Professional Oversight Board”: 200 milioni di dollari;
- l’ufficio americano “US Office of the Controller of the Currency”: 300 milioni di dollari;
- lo "US Federal Reserve System”: 200 milioni di dollari;
- la commissione “US Commodity Futures Trading”: 100 milioni di dollari.

Naturalmente tutte le sanzioni comminate non sono particolarmente elevate se raffrontate al bilancio dell’istituto. Il danno subito è stato più d’immagine ed è, quindi, difficilmente calcolabile. Avendo compiuto tutti quei trucchi contabili, c'è oggi qualche garanzia che non vi siano vicende analoghe, non ancora note?
 

Settimana scorsa i media hanno riportato la notizia che J.P.Morgan Chase ha introdotto dei limiti sulle transazioni in contanti dei clienti e vietato bonifici internazionali. La dirigenza della banca ha inviato una lettera ai propri correntisti notificando che, a partire dal 17 novembre prossimo, la banca limiterà le operazioni in contanti (inclusi depositi, ritiri e servizi ai bancomat) a 50mila dollari al mese. La banca non permetterà più di inviare bonifici internazionali e qualora si superassero le soglie per il contante saranno comminate penali.

Prima considerazione: queste misure metteranno in difficoltà le piccole e medie imprese americane. A molte aziende sarà impedito di compiere tutte le più importanti transazioni con l’estero. Sarà un grattacapo anche pagare gli stipendi. Alcuni giornalisti credono che sia solo l’inizio. Le misure adottate dall’istituto colpiranno anche le grandi imprese.

La lettera inviata non contiene alcuna spiegazione. Si fa cenno ai “nuovi requisiti legali”, introdotti nel paese, cui la banca è la prima ad adeguarsi. La domanda è spontanea: a quali “nuovi requisiti legali” si fa riferimento visto che non vi è stata nessuna nuova legge americana in questo ambito? Alcuni sostengono che la banca stia cercando di controllare il deflusso di capitali dal paese. Difficile da credere. Sino ad oggi gli Stati Uniti non hanno adottato misure in tal senso. Sono state preferite misure indirette.

Suggerisco due possibili spiegazioni. Una prima ipotesi è che le cinque autorità abbiano voluto impartire una lezione esemplare. Se ci si scotta una volta è difficile che ci si riprovi. Ma la banca non può essere troppo prudente. Quindi la lettera piena di buoni propositi sull’antiriciclaggio, sulla prevenzione del terrorismo, sulla lotta alla corruzione limitando le transazioni in contanti, sono tutte trovate per rifarsi l’immagine, sperando che l’attenzioni si sposti su altri istituti finanziari.

Tuttavia, credo sia più convincente una seconda spiegazione: la banca si tiene pronta per fronteggiare una crisi.  Nel settore bancario ciò si realizza quando i clienti corrono allo sportello per prelevare i propri soldi. E’ vero che la banca è la più importante degli Stati Uniti, ma non sono sicuro che questo basterebbe a salvarla. Il precedente di Lehman Brothers testimonia che non è sempre vera la formula del “troppo grande per fallire”.  
JP Morgan Chase ha imparato la lezione impartita a Cipro. Per salvare il sistema bancario dalla fuga di capitali, la banca centrale cipriota ha introdotto rigidi controlli sul prelievo in contanti e sul trasferimento all’estero di somme depositate sui conti correnti.

J.P. Morgan Chase può darsi che non stia attendendo che analoghe misure vengano introdotte dalle autorità, ma stia giocando d’anticipo. Se si innescasse una crisi nel settore bancario, non vi è dubbio che verrebbero adottate misure analoghe a quelle cipriote. Quindi le limitazioni al prelievo, comunicate dall’istituto, potrebbero servire a prepararsi per il futuro.

In questo caso J.P. Morgan Chase starebbe agendo proprio come se avesse il presagio di una crisi bancaria imminente negli Stati Uniti.

     Valentin Katasonov

    (economista e presidente della S.F. Sharapov Russian Economic Society)

articolo completo su: strategic-culture.org  

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Vedi anche il commento di Martin Armstrong:

fonte: armstrongeconomics.com


"We have been given several letters from readers all saying the same thing addressed to different firms around the country and all are dated October 8th through October 10th. This is very strange to be cancelling all international wires and preventing cash withdrawals. Nothing has yet surfaced from any other bank but we have our feelers out right now.
Nevertheless, this proves the risks with banks. Whatever is there can be simply frozen. This is one reason why capital is moving into equities."

martedì 22 ottobre 2013

la morte delle più grandi miniere di argento

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Il grafico mostra la produzione cilena di rame (in rosso) e di argento (in azzurro) dal 2008 al 2012.

Prevedo un calo sensibile della produzione di argento nei prossimi due o tre anni , in particolare se l'attività economica globale continua a indebolirsi. Tenetre presente che più di due terzi di tutte le forniture d'argento sono il sottoprodotto di altri tipi di estrazioni, generalmente di metalli particolarmente sensibili all'andamento dell'economia, come il rame, il piombo e lo zinco. 
La produzione di argento nel mondo è stata sostanzialmente stabile negli ultimi quattro trimestri, tuttavia solo ora si incominciano a vedere gli effetti dei crolli dei prezzi avvenuti nel mercato dell'argento "DI CARTA".  Il Cile è di gran lunga più grande nazione produttrice di rame al mondo, ne ha estratto 5,37 milioni di tonnellate nel 2012, mentre la nazione al secondo posto, la Cina, ha prodotto solo 1,5 milioni di tonnellate di rame. L'argento è un importante sottoprodotto di miniere di rame cilene, che di fatto, sono responsabili per il 5 % di tutta la produzione di argento nel mondo. Nei quattro anni successivi alla crisi finanziaria del 2008 - come ben visibile nel grafico sopra - la produzione di rame cilena ha mostrato forti variazioni. La produzione cilena di argento, invece, è calata di un significativo 17 % , a causa dei costi crescenti dei processi di estrazione del metallo prezioso. Secondo Steve St. Angelo, che secondo me è il miglior analista del settore minerario, i costi di produzione globali dell'argento variano tra i 25 e i 30 dollari per oncia, quindi ben al disotto dei prezzi correnti di mercato.

      Andrew Hoffman 

fonte: blog.milesfranklin.com

lunedì 21 ottobre 2013

prelievo del 10% e il caos totale

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"... per un italiano su tre (31%) l’intervento della Troika (Fondo Monetario, Commissione Europea, Bce) sui conti italiani sarebbe una salvezza, una percentuale nettamente superiore al 25% che la ritiene invece una sciagura. ... gli italiani sembrano credere "maggiormente ad economisti e politici stranieri rispetto a quelli nostrani"...Quanto al grado di fiducia nei partiti politici, è solo al 4%, mentre il 68% vorrebbe Angela Merkel come premier. Sono i risultati dell'indagine ...presentata al forum della Coldiretti.

Se la maggioranza di italiani che vuole la Merkel e la Troika è composta dai più benestanti sono dei masochisti (anche i non benestanti, ma la Troika e la Merkel dopo aver dissanguato prima loro ora cominciano a pensare anche ai benestanti italiani)
I giornali hanno parlato dell'ultimo documento del Fondo Monetario sulle finanze pubbliche che aveva un paragrafo in cui si diceva che per ridurre il debito pubblico al livello pre-crisi del 2007 occorreva un prelievo forzoso patrimoniale del 10% sulla ricchezza delle famiglie. Dopo che il Blog di Grillo in particolare ha sparato "vogliono prendere il 10% dai conti correnti!" il FMI ha detti che non era una raccomandazione e il partito della finanza ha rintuzzato il "falso allarme". La cosa migliore è leggere il documento del FMI che dice:

a) perchè funzioni il prelievo forzoso non deve assolutamente essere previsto dalla gente, deve essere una sorpresa totale, deve arrivare come un fulmine a ciel sereno per evitare la fuga di capitali. Quindi che lo si debba smentire fino all'ultimo è previsto nel documento

b) la ricchezza lorda delle famiglie italiane è il 600% del PIL, cioè 9.0000 miliardi, dato che il PIL è 1.550 miliardi e il debito pubblico 2.100 mld siamo solvibili, siamo a posto!
Peccato che 5.900 miliardi circa sono valori di immobili. L'Italia quindi nelle statistiche del FMI risulta il paese più ricco del mondo come ricchezza privata pro-capite, ma perchè i valori degli immobili sono indicati al 400% del PIL che non è realistico. Se prescindi dagli immobili (barre gialle del grafico sopra), valutati in modo eccessivo,  e guardi solo alla ricchezza FINANZIARIA (
barre blu del grafico sopra) quella italiana è nella media, 200% del PIL (lordo). Se consideri che il debito delle famiglie (barre rosse del grafico) nostro è sul 55% del PIL, contro un 90-100% e rotti nel resto dell'occidente, la ricchezza finanzia netta italiana è solo un poco più alta della media OCDE.

c) Ma il punto è che il prelievo indicato dal FMI è in realtà del 30%, molto maggiore del 10%.... 

Il Fondo parla di prelevare "il 10% da chi ha ricchezza positiva", che è circa metà della popolazione. Non ha ovviamente però molto senso parlare di ottenere una cifra enorme come il 10% della ricchezza totale tutta in un colpo (perchè c'è gente che dovrebbe vendere case per poter pagare). Se consideri che metà della popolazione ha debiti che pareggiano la sua ricchezza o non ha ricchezza e se consideri che i 2/3 della ricchezza sono immobili, il prelievo del 10% di cui parla il FMI è un 10% su 9.000 miliardi in teoria, ma in pratica un 30%. Dato che per pagare occorre MONETA e il fisco non accetta quote di appartamenti, ne segue logicamente che il 10% di patrimoniale di cui parla il FMI è su 9.000 miliardi cioè 900 miliardi, ma questo è il 30% circa della ricchezza finanziaria, non il 10%. (Come mai la gente è così in difficoltà con l'aritmetica ?)

d) Parlano sul serio? Se guardi la "box 3" del documento del FMI di aprile a pag 38, l'Italia è uno dei paesi in cui la % di "real money" che detiene il debito pubblico è più bassa (il 20%). Il FMI chiama "real money" gli investitori che sono o banche centrali o grandi fondi e assicurazioni (il pubblico non lo considera "real money..."). L'Italia deve rifinanziare debito pubblico pari al 28% del PIL cioè circa 440 miliardi l'anno. Al momento non ci sono problemi perchè i BTP rendono al netto dell'inflazione più di qualunque altro bond al mondo, un 4.4% - 0.9% di inflazione = 3.5% netto. Ma ovviamente questo dissangua l'economia, si aumentano le tasse per pagare chi ha titoli di stato. La Matematica finanziaria e la lettura dell'insieme dei documenti del FMI dice che o svaluti del -30% o alla fine prelevi un 30%.

Stando ai sondaggi citati, in cui il 68% degli italiani si augura la Merkel come premier e più italiani vogliono la "Troika" a governare l'Italia di quanti la vedono come nemica, gli italiani se lo augurano, l'austerità non è bastata, ora vogliono anche un salasso patrimoniale. E' l'effetto inconscio del muro compatto di disinformazione, da Gad Lerner alla Gabanelli, che ogni giorno sputa propaganda pro-austerità, pro-banche, pro-finanza e pro-euro. 




Mao diceva: "grande la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente", ma come tutto quello che ha detto è un idiozia, c'è un caos totale e basta.
(Qual'è la sintesi ? C'è troppo debito, pubblico e privato. O lo compensi e lo ritiri creando moneta, oppure finisci a fare quello che dice il Fondo Monetario).


   G. Zibordi

articolo completo su: cobraf.com

venerdì 18 ottobre 2013

Mario Draghi: non è saggio vendere oro




Questa settimana, parlando pubblicamente in un convegno, il capo della BCE Mario Draghi ha spiegato: "non ho mai pensato che fosse saggio vendere oro, perché per le banche centrali si tratta di una riserva di sicurezza. " 
Draghi ha spiegato inoltre, "nel caso dei paesi con valute diverse dal dollaro USA, l'oro fornisce una buona protezione contro le fluttuazioni dei cambi."

 
 

giovedì 17 ottobre 2013

altri tre mesi di maggiori debiti

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Stamattina l'oro si è impennato di 50 dollari per oncia, da 1275 a1320 in pochi minuti, soprattutto a causa della chiusura di posizioni ribassiste.
Questa è la prima reazione dei mercati alla decisione politica negli USA innalzare il tetto del debito federale e rinviare il problema di tre mesi.

Quando il tetto del debito pubblico era stato innalzato nel 2011, l'oro aveva guadagnato il 17% in 15 giorni di borsa:

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mercoledì 16 ottobre 2013

patrimoniale del 10% ? !


1. SIETE PRONTI ALL’ARRIVO DELLA TROIKA? IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE PROPONE UNA PATRIMONIALE DEL 10% SUI BENI PRIVATI DI TUTTI GLI EUROPEI PIÙ BENESTANTI!
2. IL PRELIEVO FORZOSO DI AMATO DEL 1992, QUEL SEI PER MILLE SCIPPATO DAI CONTI CORRENTI DI NOTTE, AL CONFRONTO È UNA CAREZZA.  FMI: “UNA PATRIMONIALE DA ATTUARE PRIMA CHE CI SI POSSA SOTTRARRE, E SOLO UNA TANTUM PER ABBATTERE IL DEBITO”.
3. SECONDO L'ISTITUTO QUESTA MISURA E' STATA SOSTENUTA IN PASSATO DA ECONOMISTI COME PIGOU, RICARDO, SCHUMPETER E "PRIMA CHE CAMBIASSE IDEA" DA KEYNES. ED È STATA USATA IN EUROPA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE E IN GIAPPONE.
4. MA I CIPRIOTI, CHE HANNO VISTO PRELEVARE DAI LORO RISPARMI SUPERIORI AI 100MILA EURO ANCHE PIÙ DEL 50% NON CREDONO CHE LA TROIKA ABBIA RISOLTO I LORO PROBLEMI.
5. SAREBBE DIFFICILE EVITARE PANICO, UNA CORSA AGLI SPORTELLI E UNA FUGA DI CAPITALI.

articolo completo su: dagospia.com
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Vedi anche:



martedì 15 ottobre 2013

volatilità in aumento

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Il grafico indica l'andamento dei prezzi dell'argento, in dollari per oncia, negli ultimi quattro giorni.
E' evidendente l'aumento della volatilità all'interno di ogni giornata di trading. 

Oggi, per la terza volta in tre giorni, i prezzi hanno subito un tracollo improvviso, per poi risalire rapidamente come se ci fosse un vuoto nelle vendite. Un comportamento simile sta avvenendo anche nel mercato dell'oro, che è molto più liquido.

lunedì 14 ottobre 2013

rimbalzo sul supporto

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Grafico dell'oro in dollari per oncia, con barre giornaliere, da giugno 2013. Settimana scorsa l'oro è sceso a toccare il supporto a quota 1271, come già successo in luglio e in agosto.
La discesa dei prezzi di settimana scorsa è avvenuta come al solito con volumi ridotti e negli orari con scarsa liquidità nel mercato.
L'attenzione degli speculatori rimane focalizzata sul dibattito sullo sforamento del tetto del debito pubblico degli U.S.A.  Non ci sono ancora notizie sul raggiungimento di un accordo politico, quindi l'oro sta rimbalzando a 1290:
 
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domenica 13 ottobre 2013

ecco chi possiede il debito pubblico degli USA

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Se il Congresso non alza il tetto del debito a breve, il governo degli Stati Uniti non sarà in grado di pagare i propri debiti.
Nel grafico sopra, realizzato da NPR.org, si può vedere chiaramente a chi il governo USA deve soldi: tutti i possessori di debito del Tesoro degli Stati Uniti, suddivisi per categoria e per la quantità debito pubblico in loro possesso.


fonte: Planet Money


sabato 12 ottobre 2013

Obama vuole il default ?



A Washington i repubblicani della camera hanno offerto di permettere l'aumento del tetto del debito publico e di porre fine allo "shutdown" in cambio di un pacchetto di proposte di tagli alla spesa.
Il presidente Obama però non intende negoziare. 

Le vere intenzioni dei vertici politici del partito democratico (che i mass-media non riveleranno mai) sono la prosecuzione della chiusura di vari uffici e servizi statali e arrivare a un default parziale del deito pubblico, in modo da poter incolpare i repubblicani del disastro e guadagnare una solida maggioranza nelle elezioni dell'anno prossimo. 
Questa è una vera e propria guerra e Obama sta cercando di ottenere una dittatura virtuale con i politici democratici che obbediscono a ogni sua richiesta.

Queste non sono le solite manovre politiche. Questa è guerra
politica senza esclusione di colpi. La grande stampa di regime sosterrà Obama, aiutandolo a distruggere tutte le libertà e a far crescere a livelli mai visti le imposte.  
L'agenda di Obama, infatti, è quella di aumentare drasticamente le tasse, premessa necessaria per arrivare in un secondo tempo al sequestro di tutti i fondi pensione.

       Martin Armstrong

fonte: armstrongeconomics.com  



venerdì 11 ottobre 2013

manipolazione serale

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Nel grafico sopra è evidente l'ultimo esempio di manipolazione del prezzo elettronico dell'oro.
Poco dopo la chiusura dei mercati USA di ieri sera, il prezzo spot dell'oro si è impennato di oltre 30 dollari per oncia, raggiungendo in un attimo la quotazione di 1336 per poi ridiscendere subito a 1307 dollari per oncia.

giovedì 10 ottobre 2013

le riserve segrete di oro nelle Hawaii




Intervistata da parte di RT TV, l'avvocatessa Karen Hudes (per oltre 20 anni dirigente della Banca Mondiale) sostiene che il dollaro è ormai privo di valore e sta per crollare.
Conferma inoltre le voci sulla leggendaria riserva di oro di Yamashita, che si troverebbe ora in forzieri segreti nelle isole Hawaii
Karen Hudes conclude sostenendo che il prezzo dell'oro è rimasto depresso negli ultimi due anni a causa della manipolazione dei mercati  ma ciò cambierà presto, nonostante il fatto che le riserve di oro fisico siano molto maggiori di quanto dichiarato ufficialmente.

sito web di Karen Hudes 

mercoledì 9 ottobre 2013

solita svendita delle 8 e 30


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Anche oggi, in assenza di notizie di rilievo, solita svendita di commodities da parte degli algoritmi di trading automatico alle 8:30 ora di New York.





domenica 6 ottobre 2013

quello che si deve sapere

Oro: quello che si deve sapere

    di Gerardo Coco

Come il fantasma dell’Amleto, l’oro ritorna sulla scena monetaria per svelare cosa ci riserva l’avvenire. Da qualche anno una corrente d’oro fluisce da Occidente a Oriente. La Cina ne sta accumulando tante tonnellate che presto diventerà il maggiore detentore di riserve. Se si considera che l’oro viene acquistato regolarmente anche dall’India, Russia e Turchia, oggi il continente asiatico, ad esclusione del Giappone, rappresenta il 75% della domanda mondiale. Il fatto che metà del mondo lo stia rastrellandolo e che il paese più popolato ne incentivi l’acquisto fra i civili è forse un evento che si può ignorare? Le implicazioni geopolitiche sono incalcolabili. Perché questo appetito per il metallo giallo?

Si supponga di consolidare i bilanci dell’intero settore bancario globale: da una parte gli attivi, rappresentati tutti, oro escluso, da diritti di credito e dall’altra i passivi cioè i debiti. In caso di catastrofe finanziaria, l’insolvenza dei secondi annullerebbe il valore dei primi ad eccezione di uno solo: l’oro, l’unico attivo, nel consolidato, a sopravvivere alla bancarotta globale e a ristabilire la liquidità.

A differenza dei crediti che possono svanire perché coincidono con le passività di terzi insolventi, l’oro resta sempre in esistenza.  Se questo si verificherà, domani, fra qualche anno o fra dieci anni, sarà la Cina a dettare le regole di un nuovo assetto monetario per esercitare una leadership simile a quella che ebbe l’Olanda nel XVIII secolo, l’Inghilterra nel XIX e gli USA fino al 1971, che si basarono tutte sul sistema aureo. Nel XX secolo il sistema monetario internazionale ha subito tre shock: nel 1914, nel 1939 e nel 1971, ogni volta che l’oro ne è stato rimosso. È iniziata la fase terminale di quello attuale? L’assorbimento sistematico dell’oro da parte di una metà del mondo che è creditrice dell’altra metà avvalora l’ipotesi.

Soltanto la Cina ha accumulato tre trilioni di riserve nella forma di titoli di credito in dollari la cui esposizione al rischio di svalutazione è enorme. Ci sarebbe un solo modo per scongiurare la catastrofe: ricapitalizzare con l’oro tutto sistema bancario.  Eppure quello occidentale continua a sopprimerne il prezzo per paura che i rialzi minino la fiducia nelle valute sulle quali è stato eretto il castello di carte dell’economia. Ma truccando un barometro non si scongiura una tempesta imminente perché, come si capirà nel proseguo, il prezzo dell’oro non ha nulla a che fare con il suo valore.  (...)

Carl Menger

Il valore dell’oro
Il grande economista austriaco Carl Menger (1840- 1921) la cui pietra tombale avrebbe meritato lo stesso epitaffio di quella di Isaac Newton, “Humani generis decus”, nello sviluppare la teoria del valore descrisse l’origine della moneta come la ricerca e selezione della sostanza più vendibile. Il grado di vendibilità, equivalente a quello di liquidità, è sinonimo di utilità marginale praticamente costante e ogni bene con questa caratteristica si candida ipso facto a diventare strumento monetario. Nei campi di concentramento le sigarette erano moneta proprio per questo motivo. Un bene diventa moneta in virtù delle preferenze del pubblico nell’assegnargli un’utilità marginale costante, non in virtù di un atto d’imperio. Ai governi spetta solo sancire questa prerogativa attribuitagli dal mercato spontaneo. Un bene di caratteristiche monetarie diventa liquido, trasferibile e tesaurizzabile. L’uomo della strada che non ha una conoscenza teoretica del valore ma ne ha l’istinto, non tesoreggerebbe mai un bene la cui utilità marginale decresca rapidamente come avviene per i beni ordinari, ad es. l’acqua. A meno naturalmente di non trovarsi nel deserto. Nell’antichità la moneta era rappresentata dal sale e dal bestiame. Non è difficile scoprirne il motivo. Il sale era l’agente di conservazione degli alimenti che manteneva “stabile” il loro valore nel tempo. Da cui il termine salario. Il bestiame (pecus, da cui la parola pecunia) caratterizzato dalla naturale mobilità nello spazio e dal basso costo unitario lungo le grandi distanze, veniva trasferito dove si verificavano le carestie per fronteggiare la scarsità e rendere “liquidi” i valori. Al pari dell’oro, non si verificavano surplus di sale o di bestiame che ne avrebbero destabilizzato il valore e il motivo è sempre da ricercarsi nel rapporto tra quantità esistente e nuova produzione.
Trasferibilità nel tempo, mobilità nello spazio con minime perdite di valore e liquidità sono attributi monetari. Non esistono surplus o deficit d’oro. La quantità esistente è sempre sufficiente a soddisfare la domanda perché lo stock del bene non è assorbito dalla produzione e rimosso dal mercato come altre materie prime ma serve allo scambio, a far circolare tutti i beni esistenti.

(...)


Vita e morte del denaro
Da qui la differenza abissale tra un sistema monetario basato sull’oro e quello basato sulla moneta emessa dalle banche centrali che non può realizzare questo equilibrio per cui il sistema dei pagamenti di cui è base è perennemente insolvente. Essa è infatti uno strumento di credito, uno standard di pagamento incapace di compiere la funzione più importante inerente alla moneta aurea: estinguere i debiti in via definitiva. Il credito infatti è un diritto al pagamento e il debito un’obbligazione al pagamento. Ma entrambi non sono “il pagamento”. Fondamentalmente quest’ultimo è cessione di ricchezza. L’oro salda i debiti e rimborsa i crediti perché è l’equivalente di ogni ricchezza ceduta o acquistata. Se il medio circolante è credito e il debitore è insolvente, la quantità corrispondente all’insoluto deve essere rimossa dalla circolazione. Pertanto, se è vero che la moneta creditizia può essere emessa senza limiti perché svincolata dal costo di produzione, è altrettanto vero che durante una crisi di insolvenza viene distrutta senza limiti. Paradossalmente è la sua mancanza di vincoli a renderla scarsa. Poiché l’oro, come abbiamo visto, resta sempre in esistenza, la liquidità non scompare mai. Per questo rappresenta l’antidoto alla deflazione, purché non se ne manipoli il prezzo. Infatti la quotazione al di sopra o al di sotto del cambio alla pari, ne provocherebbe, come per qualsiasi altro bene, scarsità o surplus. Nel primo caso si avrebbe deflazione, nel secondo, inflazione. La caratteristica del prezzo dell’oro in un contesto manipolato è la volatilità, quella del suo valore, la stabilità. Il primo non ha nulla a che fare col secondo.

La circolazione aurea, quindi, è la più efficiente e la più elastica in assoluto perché ne è necessaria una quantità minima per servire il maggior numero di transazioni e allo stesso tempo regolare i pagamenti in via definitiva. Senza la presenza dell’oro i crediti non vengono mai riscossi e i debiti mai pagati, entrambi si cumulano senza più alcun rapporto con una base di ricchezza esistente, fino alla brusca svolta, quando la liquidità scompare di colpo. Nei momenti di crisi tutti i valori si rapportano a quello dell’oro che, diventando comparativamente superiore agli altri, emigra dove è maggiormente valutato. Questo spiega il suo esodo verso l’Asia e si capisce come, ad onta di tutte le manipolazioni, sia rimasto il fondamento occulto del sistema monetario internazionale.



 articolo completo su: leoniblog.it 




 

venerdì 4 ottobre 2013

algoritmi in azione

crollo e immediata ripresa

Oggi, alle 08:29:59 di New York, gli algoritmi dei sistemi di trading computerizzato hanno cercato di buttar giù il prezzo dell'oro sfruttando come al solito un momento di scarsa liquidità del mercato.
Oggi però è un venerdì anomalo negli USA, perché non viene rilasciato il solito rapporto sui posti di lavoro nei settori non-agricoli, quindi le quotazioni del metallo giallo hanno reagito inpennandosi con forza nel giro di 5 minuti da 1308 a 1322 fdollari per oncia, come ben visibile nel grafico sopra.


giovedì 3 ottobre 2013

22% - la goccia che ha fatto traboccare il vaso

Le borse italiana e spagnola hanno fatto un nuovo massimo dell'anno ieri sulla notizia del "25 luglio" di Alfano. Questo di ieri dovrebbe essere il top di questi due mercati e da qui in poi arriva qualche attacco, diciamo entro i primi di novembre. Perchè da una parte i numeri stanno peggiorando in fretta e dall'altra l'elite europea si è irrigidita ancora di più sull'austerità, credendo falsamente (solo perchè i mercati salgono) di avere vinto

Draghi dice oggi che i governi devono ridurre i deficit e spendere meno
(“Eurozone countries should not unravel their efforts to reduce deficits and put high government debt ratios on a downward path,” he said.
“The draft budgetary plans that countries will now deliver for the first time under the two-pack regulations need to provide for sufficiently far-reaching measures to achieve the fiscal targets for 2014.”)

L'inflazione in Italia è scesa sotto l'l% (ultimo dato 0.9% anno su anno). L'aumento dell'IVA impedirà all'inflazione di andare a zero, ma l'Euro così forte potrebbe anche fare lo scherzo. Dato che il PIL reale cala almeno del -1% con l'inflazione sotto l'1% il PIl nominale è fermo o cala leggermente, diciamo di 10 miliardi.

I BTP costano un 4.4% quindi un 3.5% più dell'inflazone e 85 miliardi di interessi e il deficit è sul 3% del PIL quindi sui 50 miliardi cioè il debito aumenta di 50 miliardi e il PIL nominale cala di forse 10 miliardi.
("...nei primi sette mesi del 2013 il debito pubblico italiano è salito di 84,2 miliardi di euro rispetto ai primi sette mesi del 2012.... ROMA – Il debito pubblico italiano ... 2.072,863 miliardi di euro nel mese di luglio 2013 Questi i dati diffusi dalla Banca d’Italia...)

Quest'annno l'Italia ha pagato 8,7 miliardi, nei vari fondi "salva stati" per aiutare Spagna, Grecia, Portogallo o Irlanda, soldi che vanno ovviamente a finire nel deficit e per coprirli si aumenta l'IVA. In totale sono 51 miliardi che l'Europa è costata all'Italia in due anni.
(...ha inciso per 8,7 miliardi il sostegno ai paesi dell’area dell’euro in difficoltà (comprendente la quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dall’European Financial Stability Facility, Efsf, pari a 5,8 miliardi e il versamento effettuato in aprile della terza tranche per la sottoscrizione del capitale dell’European Stability Mechanism, Esm, per 2,9 miliardi). Tale sostegno complessivamente ha raggiunto 51,3 miliardi, spiega infine la Banca d’Italia.

In altre parole il deficit e il debito dell'Italia è aumentato di 51 miliardi per quello che abbiamo dovuto pagare all'Europa. Forse se Berlusconi usava questo come pretesto per la sfiducia al governo saliva nei sondaggi. Ma tanto non ne parla nessuno, sono tutti ora convinti che con la Merkel forte, i mercati finanziari forti e Draghi che offre liquidità alle banche la situazione è sotto controllo, per questo Alfano, Giovanardi e gli altri mollano Berlusconi, si fidano dei poteri forti dell'Europa

Hanno dovuto aumentare l'IVA perchè il 15 ottobre per le nuove regola del "Two Pack" gli stati devono presentare il bilancio alla UE che glielo può contestare. Senza IVA avresti un calo delle entrate dovuto al PIL nominale fermo o in calo che non tiene dietro all'aumento del debito. Hanno l'inflazione che sta andando verso zero % che indica consumi in calo e aumentano l'IVA... (in Giappone la borsa è crollata di un -5% negli ultimi 3 gg perchè hanno aumentato l'IVA, ma da loro sale dal 5 al 9%, noi abbiamo l'IVA più alta del mondo al 22%. L'aumento dell'IVA verrà ricordato come la goccia che ha fatto traboccare il vaso).

  G. Zibordi

fonte: cobraf.com



mercoledì 2 ottobre 2013

recuperate tutte le perdite di ieri

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In serata, oro di nuovo sopra il livello psicologico di 1300 dollari per oncia, chiudendo la giornata a 1317.
Come ben visibile nel grafico, petrolio (linea nera), argento (linea grigia), rame (arancio) e oro (giallo) hanno recuperato tutte le perdite di ieri.



rotto un supporto psicologico

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Il grafico rappresenta i prezzi dell'oro in dollari per oncia dal 16 settembre 2013.
Possiamo osservare come il crollo di ieri abbia perforato al ribasso il supporto al livello dei 1308 dollari per oncia, limite inferiore del canale di prezzi in essere da due settimane, come pure l'importante livello psicologico dei 1300 dollari.
Per il momento sta resistendo, invece, il supporto posto a 1290 dollari per oncia.
Gli speculatori al rialzo dovrebbero cercare di impedire discese sotto il livello tra 1270-1280 dollari.

I continui acquisti di metallo fisico possono aiutare a limitare la discesa dei prezzi, tuttavia per un'inversione di tendenza nel breve termine è necessario un forte aumento del "momentum" nel mercato elettronico.
 
  Dan Norcini



articolo completo su: traderdannorcini.blogspot.it

martedì 1 ottobre 2013

cronaca di un attacco annunciato

Gold Club: Cronaca di Un Attacco all’Oro Annunciato (ieri)

  di Funny King

Vi faccio la cronistoria di un attacco annunciato al prezzo dell’oro per fasi:

Fase 1 : opportunità
E’ pericolosissimo vendere costretti sull’oro sotto scadenza tecnica, ovvero nei giorni immediatamente prima il First Notice Day, cioè la chiusura di un contratto attivo sull’oro. Il motivo del pericolo è banale: per “schiantare” il prezzo dell’oro sul Comex è necessario andare scoperti e poi avere il tempo necessario per ricomprare i contratti venduti prima della scadenza ed eventualmente delle richieste di consegna. E’ quindi fondamentale che ci sia il massimo lasso di tempo possibile fra l’attacco speculativo e la scadenza del contratto.
Guarda caso IERI era il First Notice Day del contratto attivo di ottobre, il mercato si è spostato sulla scadenza Dicembre e siamo quindi al momento più lontano possibile dalla scadenza del prossimo contratto attivo (Dicembre) ovvero 42 sedute di borsa aperta.
La finestra di opportunità si è aperta questa mattina all’apertura delle contrattazioni in Asia.
Fase 2: preparazione
Qui l’indiziato è sempre lo stesso: JP Morgan, il quale per creare abbastanza munizioni, cioè garanzie per vendere oro allo scoperto deve mettere in garanzia una certa quantità di oro fisico, in altre parole renderlo eleggibile, guarda caso ieri è successo esattamente questo:

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Fase 3: Attacco

Conseguenze sul mercato del fisico e cosa dobbiamo monitorare
Il prezzo dell’oro scende per la vendita di contratti futures e non per una pressione di metallo fisico sul mercato, di conseguenza è probabile un aumento della domanda di oro fisico già domani in particolare sul mercato LBMA di Londra.
Se JP Morgan vuole mantenere bassi i prezzi e chiudere in gain deve anche vendere metallo fisico e francamente dubito che ne abbi abbastanza, dovrà quindi farselo prestare facendo scendere i Gofo rate. E’ probabile che una parte di questo oro sia già stata perstata perchè “curiosamente” i GOFO rate stanno di nuovo scendendo.

fonte: www.rischiocalcolato.it