metalli preziosi per proteggersi dal crollo del castello di carte

i metalli preziosi sono il miglior investimento per proteggersi dal crollo del castello di carte

sabato 31 dicembre 2011

cosa stanno dicendoci le banche


Per le banche, l’investimento “più sicuro” è in perdita
Come tutti sanno, le banche europee hanno preso in prestito dalla Banca Centrale Europea . all’1 per cento per tre anni, un 489 miliardi di euro. Di questi, ne hanno depositato 425 miliardi nei loro depositi a brevissimo (overnight) presso la stessa BCE. Ciò, nonostante il tasso d’interesse che ricevono per quei depositi sia dello 0,75%. Ossia dello 0,25% per cento inferiore al costo pagato per prendere a prestito quei fondi.

Con questo loro comportamento, senza volere le banche stanno dicendo qualcosa a noi piccoli risparmiatori e depositanti:

a) che vale la pena di perdere denaro, piuttosto che investire in titoli di stato al 7 per cento. Che l’investimento “sicuro” oggi non è quello che da’ interessi, ma quello presso il prestatore d’ultima istanza, dove non c’è niente da guadagnare (Come aprire un conto in Svizzera?)

b) le banche pensano che gli stati falliranno, che le altre banche falliranno, che in ogni caso non sono “sicure”, e che è meglio attendere invece di investire qua e là;

c) le banche sanno che la disfunzione del mercato interbancario è destinata a durare, che la situazione è orribile, ed è meglio non rischiare nulla. In attesa di che? Della nuova operazione di prestito a 3 anni che la BCE indirà il 29 febbraio.

M.B.


fonte: rischiocalcolato.it

venerdì 30 dicembre 2011

se creano moneta crollo rimandato di pochi mesi

Se Creano Moneta la Resa dei Conti è Rimandata di qualche mese 

Come dice sul suo stesso sito la Banca di Inghilterra, non c'è abbastanza moneta ora. Se quindi fanno anche in Europa una politica "...disegnata per iniettare moneta nuova direttamente nell'economia, in risposta ad un calo della spesa da parte di imprese e famiglie... perchè in sintesi non c'è abbastanza denaro nell'economia.." allora la resa dei conti è rimandata di qualche mese. La politica di iniettare direttamente moneta creata apposta, dal niente, dalle banche centrali è necessaria ora e come si è visto nel 2009 e 2010 a qualcosa serve specie per i mercati finanziari.
 

Purtroppo andrebbe accoppiata con la cancellazione di buona parte del debito eccessivo accumulato. In Europa le banche hanno 30 mila miliardi di debiti, di finanziamenti vari che devono trovare perchè i depositi coprono solo 22 mila miliardi e hanno 54 mila miliardi di bilancio. Gli Stati hanno 17 mila miliardi di debiti e le famiglie circa 10 mila miliardi se includi l'Inghilterra.

Se cancelli deldebito, tramite default parziali, questo porta ovviamente al fallimento dellle banche, con i loro azionisti azzerati e i loro obbligazionisti che perdono un -50% o -60%. Cioè i bonds di BNP, Unicredit, Societe Generale, Deutsche Bank, Santander, RBS, UBS, Dexia, ING, Intesa,MPS, Commerzbank... dai livelli attuali che variano da quotazioni di 70 a 85 dovrebbero crollare giù a 50 o 40. Questo perchè ora le banche non trovano più chi gli presta i soldi senza garanzie. Ci sarebbero insomma perdite di centinaia di miliardi per chi detiene obbligazioni delle banche il che creerebbe uno sconquasso sui mercati finanziari.
 

La lobby e gli interessi finanziari, concentrati appunto nelle banche (e che pagano o assumono politici e alti funzionari...) non permettono di cancellare dei debiti. Per cui dovresti iniettare moneta per sostenere l'economia e allo stesso tempo anche iniettare moneta per comprare titoli di stato e iniettare moneta per comprare e sostenere il debito delle banche. Ma allora dovresti creare dai 5.000 miliardi di euro ai 10.000 miliardi e questo non è possibile come dimensione, hanno creato circa 1.600 miliardi finora alla BCE e promettono sempre di ritirarli appena possibile con i tedeschi e olandesi nervosi e spaventati.
Ma se anche per un caso i governi decidessero di creare moneta su una scala enorme, se non cancelli dei debiti rimarrai schiacciato dagli interessi composti che si accumulano su un totale di 60 mila miliardi circa di debiti, degli stati, delle banche e imprese e famiglie in Europa.


Fino a quando l'elite finanziaria continua a imporre che si sacrifichi l'economia per rimborsare tutti i debiti anche quando sono insostenibili non c'è soluzione e tramite un alternarsi di inflazione, depressione, crac e default probabilmente un 30 o 40% della ricchezza attuale degli italiani sparirà. Puoi avere una svalutazione del -30%, un default parziale dei BTP del -25% e una depressione economica con un -10% del PIL nei prossimi anni.


E forse si può pensare che fosse davvero proprio una trappola dall'inizio

G.Z.

fonte: cobraf.com 

 

giovedì 29 dicembre 2011

stretto di Hormuz



Minacce iraniane, controminacce USA. Ma chi ha davvero il controllo dello Stretto di Hormuz, e chi può far rispettare le leggi?
lo Stretto di Hormuz, nella sua parte più assottigliata, è largo appena 22 miglia. 11 miglia appartengono all'Iran, e 11 all'Oman. Per quanto riguarda le aree limitrofe c'è un po' di discussione in corso, in quanto il diritto marittimo stabilisce che, qualora vi siano isole, le acque territoriali partono dalle isole e non dalla terraferma. Ne consegue che le isolette lì posizionate sono oggetto di diatriba mai risolta.
Non solo. Il diritto internazionale marittimo stabilisce che, nel passaggio di uno stretto, le navi mercantili godono di diritti inviolabili da parte dello Stato a cui appartengono le acque; persino le navi da guerra hanno diritto a mantenersi in stato di allerta, seppur monitorate da chi controllo lo Stretto.
Hanno ragione gli Stati Uniti, allora, a minacciare guerra contro chi ritiene di poter chiudere stretti a piacimento?
Qui arriva il paradosso: gli Stati Uniti non hanno mai ratificato il diritto internazionale marittimo. Non è una legge che riconoscono.
C'è anche da considerare un ultimo dettaglio sullo Stretto di Hormuz, un dettaglio geografico. Sembra che le sue acque siano troppo poco profonde perché le petroliere possano agevolmente passare: si trovano costrette ad una specie di zigzag per pescare i fondali più alti. E indovinate da che parte si trova il fondale profondo, nella parte più piccola dello Stretto? Esatto: proprio nelle acque iraniane. Una faccenda complicata.

fonte: petrolio.blogosfere.it

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Le forniture italiane alla marina iraniana e lo Stretto di Hormuz 

I cable di Wikileaks si dimenticano presto, e invece talvolta è un bene ricordarne i contenuti. Più di un anno fa scrivevo di questo cable in cui gli americani chiedevano agli italiani di smettere di vendere “navi veloci”, all’Iran perché queste potevano essere usate per attaccare le navi americane nel Golfo Persico. Un tema affrontato con dovizia di particolari anche da Gianluca Di Feo su “L’Espresso”.
De Feo, insieme a Stefania Maurizi, aveva affrontato l’argomento a suo tempo, ovvero nel 2007. Il loro pezzo iniziava così:
L’arma più micidiale della prossima guerra del Golfo è nata sul lago di Como . Non è una bomba atomica, né un missile intercontinentale: è una barca ad alta tecnologia, lunga 16 metri e veloce come un fulmine. Sul mare non la batte nessuno, corre e salta senza temere rivali: è stata progettata per conto della Finanza e ha sempre umiliato gli scafi blu dei contrabbandieri. Un bolide da 70 nodi l’ora.

Come scriveva poco più tardi Mazyar su “Tutto in 30 secondi”, le “navi veloci” vendute all’Iran hanno una funzione strategica ben precisa, in un quadro di guerra asimmetrica.
Se queste navi siano o non siano armi micidiali, dipende dal contesto. Assomiglia tanto alla storia della Guerra tra Persiani e Greci. I Persiani sembrano aver imparato la lezione, e non amano più le grandi imbarcazioni. Gli Americani arrivano con navi grandi, potenti e tecnologicamente imbattibili.  Chi sta leggendo questo post, non deve pensare che il finale sia scontato, e che vincano le barchette piccole e veloci.
Questo è solo l’inizio della storia. Le barchette sono micidiali perché operano in un contesto geograficamente “stretto” e hanno il vantaggio di avere una retroterra immenso ed un buon numero di isole molto ben posizionate, e militarmente equipaggiate.

Euro il 28 dicembre

La maggior parte delle banche stanno cercando far scendere le quotazioni dell'euro per provocare un crollo temporaneo dei mercati, spaventare i tedeschi della BCE  e indurli a stampare più soldi.
C'è però un grosso problema: la Banca Centrale Europea ha appena annunciato che il suo bilancio è cresciuto a  2.730 miliardi di euro, con una crescita di 200 miliardi in una sola settimana e di 800 miliardi in sei mesi. Chi lo spiega ai tedeschi che una crescita annualizzata di 1.600 miliardi di euro non è sufficiente ?

Grafico delle quotazioni euro/dollaro del 28 dicembre 2011:

mercoledì 28 dicembre 2011

Martin Armstrong: probabile ribasso dell'oro nel breve termine

Analisi del guru Martin Armstrong del 27 dicembre:

"Dopo che l'oro ha perso l'importante livello di 1604 dollari/oncia, ci sono ancora due importanti supporti a  1522 e 1405 prima di dichiarare l'inizio di una tendenza ribassista di medio periodo.
Per come sono messi i grafici oggi, lo sviluppo più probabile sarà un declino fino a gennaio. Potrebbe verificarsi un importante minimo intra-day in febbraio, tuttavia ci sono maggiori probabilità di un minimo in gennaio.
Il mondo potrebbe restare in piedi fino a giugno 2012. Da lì in avanti pare proprio che la situazione dovrebbe impazzire, con un periodo di caos che durerà fino al 2014.
Dopo aver analizzato le chiusure di fine anno, preparerò un rapporto con le previsioni sul 2012 che dovrebbe essere pubblicato sul mio sito il 15 gennaio."

fonte: www.martinarmstrong.org

Sempre da Martin, ecco perché l'oro sta scendendo:

"In order for markets to move, the internal mechanism is always like a pendulum. Whenever a market becomes excessively bullish, the internal energy is then set so that the market once it reaches the point of maximum ENTROPY, has become tired lacking a new crop of bulls to come in and take it up further. This is the point when we see the SMALLEST AMOUNT OF SELLING PRESSURE AND CAUSE THE GREATEST AMOUNT OF CHANGE. It is NEVER that some huge short player has entered the market and forces it down. What happens is everyone is long expecting to be rich counting their profits but lack further buying capacity. Thus, the SMALLEST amount of selling pressure can then move the mountain of tired longs forcing the weak longs to now sell shaking the confidence of even the steadfast. The sharp increase in selling pressure is not conspiracy theories generated to create some fictitious group so powerful to explain why the analyst is wrong. Stories that gold has not rallied because of paper gold vs real gold are other stories spun to explain mistakes. All commodities trade the same way and contracts can outnumber the supply for it is future delivery not actual delivery being traded. Your family can have a life insurance policy on you, and your employer can have key man insurance on you as well. However, there is only one you. This is NOT the reason gold has not rallied. The real reason is people want to be optimistic and are not ready to accept that the world is crumbling.
This is why gold is falling.
"

giovedì 22 dicembre 2011

anche gli USA nel club degli Over 100

Il giorno del solstizio di inverno anche gli U.S.A. entrano ufficialmente nel club delle nazioni con un rapporto deficit/PIL superiore al 100% .
Ieri il debito federale degli USA ha raggiunto la cifra esatta di 15.182.756.264.288,80 dollari.

debito USA in tempo reale


mercoledì 21 dicembre 2011

nuove vette del castello di carte



La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea nel suo ultimo rapporto trimestrale conferma l’impazzimento della finanza globale. I derivati finanziari Over the counter (Otc), cioè quelli negoziati fuori dai mercati regolamentati e tenuti fuori bilancio, nel primo semestre del 2011 sono aumentati in modo stratosferico.
Alla fine di giugno il valore nozionale totale degli Otc ha raggiunto 708 trilioni di dollari con un aumento del 18% rispetto ai livelli calcolati a fine dicembre 2010! In sei mesi, quindi, le operazioni in derivati sono aumentate di 107 trilioni, cioè di 107.000 miliardi di dollari! Sono stati superati tutti i record.
Si ricordi che alla vigilia della grande crisi, a giugno 2008, il totale Otc aveva raggiunto la vetta di 673 trilioni di dollari.

La straordinaria crescita di tali titoli è avvenuta nonostante i tanti ottimistici impegni a riformare il sistema finanziario globale assunti dal mondo politico nei vari meeting internazionali dopo il crollo della Lehman Brothers.
Ora, mentre il Fmi paventa una recessione nel mondo cosiddetto avanzato, la Bce la dà per certa in Europa e l’Ocse parla di gravi rischi di una “crescita negativa”, le grandi banche internazionali, in primis quelle americane ed inglesi, ed il sistema bancario ombra da loro controllato, hanno dato una accelerata senza precedenti ai prodotti derivati.
La finanza speculativa si allarga a dismisura e l’economia reale e produttiva si contrae! C’è il rischio di un’altra crisi molto più devastante di quella che stiamo ancora vivendo.Un aspetto preoccupante è che la maggior parte dei contratti suddetti ha una scadenza sempre più breve. Quelli con scadenza oltre i 5 anni si sono ridotti del 6%, assestandosi intorno a 130 trilioni di dollari, mentre quelli con scadenza a meno di un anno sono aumentati del 30% raggiungendo i 247 trilioni di dollari.
Ciò è sintomo di alta instabilità e di grande volatilità che, nel momento in cui gli Otc entrassero in fibrillazione, potrebbero provocare un devastante  “effetto valanga” soprattutto sulle economie più deboli. Potrebbero esserci effetti negativi anche sulle monete in cui i contratti sono stati sottoscritti.

Si ripropone la grande questione delle banche “too big to fail”, quelle troppo grandi per lasciarle fallire, che di fatto hanno determinato il sistema economico e finanziario e hanno ricattato il mondo politico. Nel frattempo esse hanno accelerato il loro processo di concentrazione e di controllo del potere finanziario.
Infatti, se nel 2009 le cinque maggiori banche americane detenevano l’80% di tutti i derivati emessi negli Usa, oggi 4 banche soltanto, la JP Morgan Chase, la City Group, la Bank of America e la Goldman Sachs, ne detengono il 94% del totale.

fonte:
Mario Lettieri  (ex sottosegretario dell'Economia nel governo Prodi)
e Paolo Raimondi (economista)

perché le borse salgono a fine anno

Le borse dei paesi emergenti e dell'Europa meridionale rimangono deboli ma il mercato americano continua a spingere in alto per ora, specie le blue chip del Dow Jones.

I motivi sono due e il secondo però anche se è reale, non lo sanno in molti:

1) le misure per pompare liquidità delle banche centrali bene o male si stanno accumulando, anche se manca ancora la monetizzazione del debito europeo da parte della BCE perchè la Merkel non la vuole dare ecc... queste misure non sono niente. Ad esempio le banche europee ora hanno disposizione prestiti validi TRE ANNI all'1% forniti dalle banche centrali. Il motivo per cui oggi e tre giorni fa l'asta dei bonds spagnoli è andata così bene è che le banche ricevono miliardi all'1% e comprano bonds spagnoli ad un anno al 4% guadagnando senza rischio un 3%. Un altro esempio: la BCE ha comprato un 250 miliardi di bonds italiani, portoghesi e spagnoli e irlandesi da luglio. Non è molto, ma non sono caramelle. Questa è però la parte risaputa anche dalla nonna

2) Il secondo fattore è che, incredibile ma vero, da due mesi i dati economici americani stanno migliorando in modo sensibile. Io sono iper-negativo sui prossimi due o tre anni, penso che ci sarà una Depressione ecc... ma non sono cieco: ogni dato USA da ottobre, vendite e costruzuioni di case, consumi, occupazione, credito al consumo, produzione industriale ha battuto le previsioni

Questo però lo sapevo in anticipo grazie ad un boccia di cristallo (o meglio perchè ho letto anche qualche mese fa di un anomalia tecnica su come vengono raccolti e stagionalizzati i dati americani). La cosa è spiegata molto bene oggi sul Financial Times, riproducendo un report di Nomura. In sostanza, dal 2008 in poi il modo in cui vengono stagionalizzate le serie economiche in USA ha creato uno strano effetto per cui in novembre e dicembre i dati migliorano molto e poi da febbraio in poi la cosa si compensa e peggiorano molto (rispetto alle previsioni). L'anno scorso ero negativo in novembre e dicembre ed è stato tragico perchè il mercato saliva rispondendo a dati economici effettivamente molto migliori che in estate e non capivo (io non mi fido dei grafici, ogni tanto cerco anche di capire cosa succede)

Non c'è dietro nessun complotto, è semplicemente che il crash del 2008 è stato tale che ha confuso la metodologia di stagionalizzazione. Se vuoi capire bene ti leggi la discussione tecnica, ma non è necessario, guarda il grafico qui, mentre fino al 2009 le previsioni e i dati effettivi si discostavano in modo uniforme durante l'anno, ora gli errori in positivo si concentrano a fine anno. Non so se mi spiego: a parità di dati, le "sorprese" positive, i dati che escono "meglio delle previsioni" si concentrano nell'ultima parte dell'anno per un anomalia statistica

Ovviamente QUESTO NON SIGNIFICA CHE I DATI ECONOMICI SIANO VERAMENTE MIGLIORATI, SOLO CHE SONO STIMATI IN MODO OTTIMISTA A FINE ANNO (e poi ovviamente avendo esagerato nelle stime tra ottobre e dicembre i dati successivi escono peggio delle previsioni). Questo è il tipo di cosa utile da sapere per chi gioca in borsa, che però una persona normale che legga appena le notizie non si immaginerebbe mai


G.Z.


fonte: Cobraf.com

declino del PIL negli USA

Il grafico mostra il declino del Prodotto Interno Lordo per cittadino negli USA, espresso in dollari depurati dagli effetti dell'inflazione. Partendo dalle statistiche ufficiali del governo statunitense, i valori sono stati ricalcolati considerando l'andamento dei prezzi di un paniere di beni e dell'oro.
E' evidente che la ricchezza dei cittadini americani ha raggiunto il massimo alla fine degli anni '60. Ora siamo scesi sotto il minimo fatto registrare durante la crisi del 1980.

7 banche sotto osservazione

L'agenzia di valutazione Fitch ha messo sotto osservazione il rating di sette banche italiane: Intesa Sanpaolo, Mps, Banco Popolare, Ubi, Banca Popolare di Sondrio, Banco di Desio e della Brianza e Iccrea Holding, dopo analoga mossa sul rating sovrano italiano.
Fitch il 20 dicembre aveva anche ammesso che il destino del fondo salva-Stati dipende dal rating della Francia.
IL DETTAGLIO DELLA VALUTAZIONE. Nel dettaglio sulle banche, è stato posto sotto 'rating watch negativo', ovvero sotto osservazione in vista di un possibile taglio, il giudizio a lungo termine BBB+ di Mps e del Banco Popolare, e poi il rating A- di Popolare Sondrio, del Banco di Desio e della Brianza, di Iccrea Holding e di Ubi, e il giudizio A assegnato a Intesa Sanpaolo.
Fitch ha spiegato che il rating watch negativo verrà risolto dopo la decisione sull'osservazione relativa al rating italiano. La mossa ha seguito l'idea dell'agenzia che la pressione sugli utili, il finanziamento, la liquidità, la qualità degli asset e la capitalizzazione possa aumentare in un contesto di attività dove ci sono difficoltà crescenti.
Le misure di austerity di bilancio mettono sotto pressione i clienti delle banche, portando a un deterioramento della qualità degli asset e degli utili, ha spiegato Fitch. L'agenzia ha recentemente rivisto le stime sul pil italiano, che nel 2012 stima ora segnare un calo dello 0,5%.

martedì 20 dicembre 2011

Foreign Office: piani di evacuazione da Spagna e Portogallo

Evacuation plan for Brits in Spain amid warning euro collapse could leave them stranded


EMERGENCY evacuation plans for Brits living in Spain and Portugal are being drawn up amid fears of the euro collapsing.
The drastic proposals emerged as a former Security Minister warned expats could be left stranded and destitute by the break-up of the single currency.
Brits who invested their savings in their adopted countries may not be able to withdraw cash and could even lose their homes if banks call in loans, worried ministers are warning.
The Foreign Office is preparing to bring them back from Spain and Portugal if the two countries are forced out of the euro, triggering a banking collapse.
A million Brits live in Spain and 50,000 in neighbouring Portugal – plus a million in the other eurozone countries.
And Baroness Neville-Jones, who only stepped down as a minister in May, called the situation “very, very worrying”.
The Tory peer – who once chaired the Joint Intelligence Committee for MI5, MI6 and other security agencies – said: “Spain is clearly a vulnerable area. If that happens, one of the things that will happen in a crash of that kind, is that the banks would close their doors. You would find that there are people there, including our own citizens, a lot of them, who couldn’t get money out to live on. So you would have a destitution problem.”

fonte: Daily Mirror

previsioni guardando le miniere di argento


Silver mining is an odd kind of business, for the most part. You see, there are very few pure silver mines, and even fewer pure silver miners.
The nature of silver deposits is that they often contain other metals. Sometimes it's gold, but more often than not it's base metals such as zinc, lead, and even molybdenum.
So, much of the silver produced today is a byproduct of base metals production.
If the miner considers itself to be a silver miner, it will use the profits from producing and selling the other metals as credits against the cost of producing the silver. In some cases, that can lead to negative cash costs, meaning they get paid to bring the silver out of the ground.
At the opposite extreme, you have high-cost silver producers, whose production costs can run up to $15 per ounce. Though in the current environment of $30 silver, that's still not a profit to sneeze at.
The takeaway here is that a considerable portion of silver supply depends on base metals production. If we should see a significant economic slowdown, that could translate into fewer base metals coming out of the ground. By extension, that means lower silver production - perhaps much lower.
Detractors will say that silver is also an industrial metal. That's true, too. So if the economy falters, industrial demand for silver should tag along.
But the wild card here is investment demand. Sustained economic weakness, or a full-on financial crisis, could well send precious metals investors clamoring for the "cheaper" of the two, buying silver rather than gold. That would light the fuse on silver prices.
Any savings silver producers plow into silver bullion will make it an increasingly valuable asset, not to mention one that's increasingly scarce.

lunedì 19 dicembre 2011

rimedi alla crisi che hanno funzionato

ChicagoBlog - Il Rimedio alla Crisi?
Dati recenti dell’OCSE mostrano rallentamenti della crescita economica per tutti i 33 paesi aderenti. 
In particolare, le previsioni percentuali di crescita del PIL dei Paesi occidentali  per il 2012 sono nell’ordine dell’uno virgola: previsioni, ottimisticamente, recessive. 
La  realtà è che la crescita in questi paesi è negativa perché i PIL non misurano l’incremento reale di prodotto ma la spesa e questa è gonfiata dall’inflazione. 
La diminuzione dei PIL significherà aumento di disoccupazione. 
Anche i tassi di interesse reali sono “in rosso” il che significa che gli investitori che tengono i propri risparmi in forma liquida o parcheggiati in titoli di stato o nel mercato monetario stanno tutti perdendo soldi. 

Una situazione sempre più incerta e volatile blocca gli investimenti industriali. L’assenza di sviluppo e quindi di reddito significa che il servizio del debito non potrà essere pagato. 
In questo contesto sarà sempre più difficile per i governi ottenere dal mercato nuovi prestiti. 
I governi si troveranno tra l’alternativa del default o dell’inflazionismo che non è altro che un default perseguito con altri mezzi. 
Perseverando nelle misure macroeconomiche, fiscali e monetarie che ai fini dello sviluppo economico non valgono un iota, i governi hanno abbracciato con cocciuta e pericolosa ottusità la teoria dell’impoverimento progressivo.

Per i governi l’economia ha sempre significato, non un sistema di produzione e di scambio per allocare risorse scarse, ma semplicemente “spesa” , soprattutto spesa statale.
A questo fine, prima hanno pensato a drenare risorse dalla collettività tramite tassazione e successivamente, non bastando questa, hanno applicato all’economia intera una gigantesca leva finanziaria. 
La leva è il rapporto tra debito e capitale e poiché il divisore tende allo zero, il dividendo tende all’infinito. La progressione esponenziale del debito misura il grado di distruzione dell’economia.

Nell’opinione popolare la spesa statale originata dal debito pubblico ha la stessa natura di quella originata dal capitale cioè dal risparmio. Ma la prima rappresenta inflazione pura e dissolve come un acido il secondo. Quando la società non è più capace di creare capitale decade immediatamente.

Per scampare ad una catastrofe economica certa c’è solo un rimedio: tagliare drasticamente la spesa pubblica e azzerare le tasse su redditi e capitali e sostituirle con una tassa sui consumi. Lo sviluppo che ne conseguirebbe sarebbe sensazionale e annullerebbe il debito in pochi anni. Un sogno? No, una realtà e la storia passata e recente lo dimostra.

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giovedì 15 dicembre 2011

banche europee insolventi


Michael Platt, fondatore del fondo hedge Blue Crest (da 30 miliardi di dollari) oggi ha dichiarato esplicitamente a Bloomberg TV che "la maggior parte delle banche in Europa sono insolventi e la situazione nella regione è completamente instabile"Ha aggiunto che lui cerca - per quanto possibile - di evitare ogni genere di investimenti con queste banche e che la situazione dell'Euro è decisamente peggiore ora che non durante la crisi dell'ottobre 2008.     fonte: Bloomberg news
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Sempre oggi, le autorità australiane hanno imposto alle loro banche di preparare - entro una settimana - contromisure per fronteggiare un possibile crollo finanziario dei paesi europei. Lo scenario ipotizzato comprende - tra l'altro - una forta crescita della disoccupazione e una discesa del 30% dei prezzi degli immobili.

perché i banchieri odiano oro e argento

Mi capita spesso di ricevere mail o commenti in cui mi viene chiesto perché ci sarebbe un "complotto" contro l'oro e l'argento fisico.
Nessun complotto, non c'è nessun complotto è tutto alla luce del sole.
Il potere dei banchieri discende dalla facoltà di decidere a chi, quanto e a che prezzo concedere  (in prestito) la moneta creata con il sistema della riserva frazionaria.
E' semplicissimo da capire. Scusate ma se a voi fosse concesso di creare moneta dal nulla e di poter discriminare a chi concederla attraverso il credito, non ne approfittereste? Nemmeno un pochino?

Ora il sistema della riserva frazionaria basa la sua esistenza su due pilastri:
   1) (quello debole) su quel minimo di patrimonio da tenere a riserva per creare moneta;
   2) (quello forte) sull'indiscussa fiducia nella moneta di carta ed elettronica, un caposaldo da
       difendere a ogni costo.

 La riserva frazionaria è un cancro culturale prima che un artificio tecnico.
Capite adesso perché per nessuna ragione debba passare l'idea che esista qualcosa di alternativo alla moneta basata sulla fiducia (avete presente quei pezzettini di carta colorata che avete nel portafoglio?).
Per nessuna ragione deve passare fra i cittadini la sana abitudine a tesaurizzare in oro e argento come forma di risparmio. Nella peggiore delle ipotesi (per i banchieri), tutto deve essere carta, nella migliore tutto deve essere  un impulso elettronico, una scritta su un computer, un bene mobile dematerializzato.
Il dramma è che il sistema va benone anche per ogni forma di casta parassitaria.
E' facile, attraverso l'uso della forza strappare ad un cittadino il frutto del lavoro e dell'ingegno se esso è debitamente registrato e conosciuto dallo stato. Impossibile se custodito in luogo sicuro sotto forma di metallo. E' facile imporre, la tassa chiamata inflazione stampando nuova moneta di carta (o elettronica), ma diventa impossibile se quella moneta ha un formidabile e solido concorrente.
Quindi nessun complotto, i banchieri odiano l'oro e l'argento a meno che non siano essi stessi a possederlo.

Uccidiamo la riserva frazionaria, chiudiamo il conto e compriamo oro e argento fisico.

fonte: rischiocalcolato

la vera ragione del crollo di ieri

Ieri abbiamo assistito a un mini-crollo di oro e argento, come pure di molte altre commodities.
Approfittando di tassi molti vantaggiosi per ottenere in prestito temporaneamente il metallo fisico, alcune grosse banche anglosassoni ne hanno approfittato per speculare al ribasso.
La vera ragione del crollo delle quotazioni, tuttavia, è stato il fatto che le principali banche europee ieri erano in forte crisi di liquidità in dollari. L'unico collaterale valido per ottenere immediatamente dollari era l'oro fisico non ancora dato in prestito a terzi.
Ciò spiega anche il contemporaneo rafforzamento del dollaro.


La situazione dell'Eurozona rimane molto critica e settimana prossima i listini azionari del vecchio continente torneranno probabilmente a scendere.

martedì 13 dicembre 2011

chiuso lo stretto di Hormuz ? !






Come previsto:  lo stretto di Hormuz è appena stato chiuso dalle autorità militari iraniane, per esercitazioni navali. Ricordo che attraverso questo collo di bottiglia del Golfo Persico passa almeno il 30% del petrolio mondiale trasportato via nave.
In pochi attimi il prezzo del petrolio è salito del 3%, con forti crescite anche di oro e argento.
La crescita del prezzo del petrolio in dollari per noi è aggravata dalla crescente debolezza dell'Euro, che è appena sceso sotto il livello di 1,31.
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Aggiornamento delle 16:30: secondo Bloomberg la chiusura dello Stretto è appena stata smentita da un portavoce del ministero degli esteri iraniano.
Di sicuro, comunque, la tensione rimane altissima.

Nel frattempo, tre portaeri della US Navy stanno dirigendosi verso il Golfo Persico e Washington inasprisce le sanzioni contro l' Iran :

 House and Senate agree on sweeping defense bill
 The bill would go after foreign financial institutions that do business with Iran's central bank by barring them from opening or maintaining correspondent operations in the United States. It would apply to foreign central banks only for transactions that involve the sale or purchase of petroleum or petroleum products.

sempre più voci sulla Terza Guerra Mondiale

Per vari motivi il rischio geopolitico di un attacco militare all’Iran da parte dell’asse Israele-USA è in forte aumento. Paura della che aumenta …

Si parla di Iran, si parla di armi, si parla di guerra.

Già alcuni giorni fa ho scritto un post intitolato World War III: risiko in movimento dove ho iniziato a parlare in modo concreto del rischio Geopolitico.
Da una parte gli USA, con Israele e Gran Bretagna, e dall’altra l’Iran con l’appoggio di Russia e Cina.
Una bella partita che a risiko può anche regalare emozioni ma dal punto di vista bellico non promette nulla di buono.
Ma andiamo al punto. Perché ho scritto ora questo post?
Semplicemente perché la battaglia diplomatica ormai ha raggiunto il suo epilogo ed il rischio che si passi dalle parole ai fatti sta diventando ahimè seria realtà.
Tanto per cominciare un segnale molto negativo.

Alcuni amici lettori molto fidati, che vivono nella zona di Aviano mi hanno riferito di movimenti molto anomali nei pressi della nota base militare Nato (US Air Force). In passato certi movimenti sono sempre stati propedeutici ad attacchi militari di una certa portata: Balcani e Irak, tanto per fare due nomi.
Che sia un’esercitazione? Tutto può essere. Ma nel cuore della notte, con la pioggia ed il forte vento, e con il movimento di diverse unità, tutto fa pensare ad uno spostamento di aereomobili massiccio, verso territori più “vicini” ad aree fortemente a rischio geopolitico.
L’amico Lampo si imbatte in un articolo di Taiwan News, dove si parla dell’aereo spia che gli iraniani avrebbero catturato nei giorni scorsi. Articolo che ho è stato ripreso e visionato dal sottoscritto sul sito FocusMO,   specializzato sul Medio Oriente.
Gli esperti iraniani sono nelle fasi finali per recuperare i dati del drone di sorveglianza statunitense catturato dalle forze armate del paese, lo stato ha riferito quest’oggi. Teheran ha ostentato la cattura del drone, sottolinando come sia una vittoria per l’Iran e una sconfitta per gli Stati Uniti in una complicato battaglia tecnologica. Il deputato Parviz Sorouri ha detto che le informazioni estratte verranno utilizzate per presentare una querela contro gli Stati Uniti per l’”invasione” da parte del velivolo.
Sorouri anche affermato che l’Iran ha la capacità di riprodurre questo oggetto attraverso il reverse engineering. Giovedì scorso una televisione ha trasmesso un video che mostrava ufficiali militari iraniani ispezionare il drone RQ-170 Sentinel. I media di stato iraniani hanno detto che l’aereo spia senza pilota è stato individuato al confine con l’Afghanistan. I funzionari degli Stati Uniti hanno riconosciuto la perdita del drone. I funzionari americani hanno detto che le valutazioni dell’intelligence degli Stati Uniti indicano che l’Iran non ha attaccato il drone, né ha usato cybertecnologia per portarlo giù dal cielo. Essi sostengono che il drone ha presentato un malfunzionamento. I funzionari degli Stanti Uniti sono anche preoccupati che gli avversari possano essere in grado di incidere nel database del drone, anche se non è chiaro se i dati potranno essere recuperati. (Focus MO)
L’ennesimo passo di una partita a scacchi che vede ora l’Iran addirittura in posizione di vantaggio e gli USA, feriti nell’orgoglio e nella tecnologia. In realtà i droni RQ 710 (o meglio, i drones) potrebbero diventare la vera chiave di questa nuova guerra. Lo ricordo, i droni sono velivoli senza pilota, veri gioielli tecnologici telecomandati che possono eludere i radar. Un gioiello talmente importante che non è stato distrutto appena catturato solo perché sarebbe stata GUERRA TOTALE in quanto occorreva aggredire gli avversari direttamente sul proprio territorio. E questo era l’inizio della fine. E secondo alcune fonti giornalistiche,  è possibile che un attacco militare possa essere effettuato proprio coi droni.
Ormai su internet si moltiplicano i siti dove si ipotizza a breve un attacco militare all’Iran. Sia da siti israleliani  ma anche sull’agenzia Reuters sponda Barclays. E come dice giustamente Lampo, quando le banche se ne escono con queste analisi, vuol dire che forse forse…
(Reuters)  – The chance of a military strike on Iran has roughly tripled in the past year, the senior geopolitical risk analyst at Barclays Capital said on Thursday.
New York-based analyst Helina Croft, writing in a note titled ‘Blowback: Assessing the fallout from the Iranian sanctions’, said even increased sanctions without an all-out military strike was increasing the risk of a spike in oil prices.
(...)

IAEA: rischi concreti nucleari e mancanza di collaborazione dell’Iran

 E per chiudere, quella che Lampo definisce la “bomba”. E’ il rapporto dell’IAEA. CLICCATE qui e leggete.
In massima sintesi posso solo dirvi una cosa. E’ assolutamente evidente che l’Iran non ha nessuna intenzione di collaborare. Il che segna la strada.

La chiave del report? E’ il Punto G dello stesso, che per una volta non è né misterioso né piacevole. E’ l’atto di accusa all’Iran dove si certifica che Teheran ha fatto, fa e continua a proseguire col suo programma nucleare.
Quindi, che sia una questione di tempo, è palese. Ma visti gli utlimi chiari di luna, temo di poter dire che il tempo si sta drammaticamente avvicinando.
Mi fermo qui perché non voglio passare né da guerrafondaio né da terrorista psicologico. Sia il sottoscritto che Lampo, con cui ho condiviso opinioni e piccole ricerche, effettuate grazie al suo impagabile contributo di “ricercatore di notizie”, vogliono portare agli amici lettori la realtà delle cose più alcuni pareri personali.
Mai, mai, mai come stavolta saremmo felicissimi di avere proprio sbagliato tutto in questo approfondimento.
Ma se sono arrivato a scrivere fino a questo punto, forse qualcosa inizia a preoccuparmi seriamente.
 
D.T.  articolo completo su Intermarketandmore  

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Aumentano le tensioni anche in Siria:

pronti missili con testate non convenzionali

centinaia di truppe USA in Giordania (al confine con la Siria)

L'informatore attivista Sibel Edmonds ha riferito Domenica che "gruppi militari stranieri, stimati in centinaia di individui", hanno assunto posizione nella città di al-Mafraq nella Giordania settentrionale, al confine siriano.
La presenza di truppe straniere sono state segnalate anche da un ufficiale militare giordano che ha chiesto di rimanere anonimo. Ha detto che centinaia di soldati che parlano lingue diverse dall'arabo sono stati visti durante gli ultimi due giorni (a partire da Domenica) muoversi avanti e indietro in veicoli militari tra la Base Aerea Re Hussein di al-Mafraq, a dieci chilometri dal confine siriano, e in prossimità dei villaggi giordani vicino al confine siriano, tra cui Albaej, l'area intorno alla diga di Sarhan, i villaggi di Zubaydiah e al-Nahdah adiacente al confine siriano.
Un'altra fonte di Boiling Frogs ad Amman ha identificato un centro di comando USA-NATO nel villaggio di al-Houshah vicino ad al-Mafraq e al confine siriano.
"Alcune delle forze Usa, che hanno lasciato la base Aerea di al-Assad Ain in Iraq Giovedi scorso, non sono tornate negli Stati Uniti o nella loro base in Germania, ma sono state trasferite in Giordania durante le ore serali," ha detto al blog un giornalista iracheno con sede a Londra.

 

domenica 11 dicembre 2011

è imminente la scarsità di argento fisico ?

Future Money Trends ha appena rilasciato un interessante filmato sulla probabile imminente scarsità di argento fisico:

filmato su YouTube

In caso di crisi del denaro "fiat" la richiesta di argento fisico dovrebbe inpennarsi immediatamente, perché l'argento è il metallo prezioso più adatto per sostituire le tradizionali banconote.
La richiesta di metallo dovrebbe aumentare anche in seguito al recentissimo scandalo del doppio conteggio delle scorte di metallo  presso i magazzini di MF-Global e HSBC.

anche il generale è preoccupato per la zona Euro


Il generale statunitense Martin Dempsey ha detto venerdì di essere “straordinariamente preoccupato” per la stabilità dell'euro a causa della possibilità di disordini civili e della rottura dell'Unione Europea.
“L'eurozona è a grave rischio”, ha detto ai giornalisti il comandante del Consiglio degli Stati Maggiori, affermando che non è chiaro se le misure intraprese sino a oggi “riusciranno a essere la colla che tiene assieme i pezzi”.
“Siamo straordinariamente preoccupati per la salute e la stabilità dell'euro perchè in parte siamo esposti per via di contratti, ma anche per la possibilità di disordini e della rottura dell'unione che è stata forgiata su di esso,” ha aggiunto Dempsey.
Le forze armate USA stanno rivedendo la loro strategia per adattarsi ai tagli di budget volti a ridurre il deficit in crescita degli USA. Dempsey, presidente del consiglio militare supremo, ha dichiarato la propria preoccupazione per l'euro mentre discuteva i rischi strategici posti da diverse zone del mondo.

In uno studio pubblicato giovedì, il Council on Foreign Relations ha messo l'eurozona tra le maggiori minacce per gli Stati Uniti. Esso ha indicato il rischio di una “intensificazione della crisi europea del debito sino al crollo dell'euro che innescherebbe una ricaduta nella recessione USA e un ulteriore limite delle risorse finanziarie”.

fonte: www.afp.com

articolo di Molinari su la Stampa

nessuna soluzione, occorre solo prepararsi


L'intervista a Jim Sinclair di King World News, di giovedì 8 dicembre 2011:

"Perchè il sistema finanziario sta implodendo e cosa fare"
Siamo nel mezzo di una crisi che è così complessa che la gente normalmente non riesce a capire. Questi eventi sono così complessi che probabilmente nemmeno i professionisti dell’informazione e magari persino una buona parte dei manager delle compagnie la capiscano completamente. Il derivato è più avanti dei clienti che lo utilizzano.

Il crollo di MF Global è l’evento che ha rotto il meccanismo. Gli squali mangeranno gli squali perché i trader e gli investitori che avevano fiducia nei meccanismi delle clearing house non avrebbero mai immaginato che il management di una di esse ne avrebbe abusato, come ha fatto la MF. La fiducia degli investitori e di tanti speculatori è finita.

"Oggi la domanda non è più quanto otterrai da un investimento ma se rivedrai mai i soldi che hai messo in quell'investimento, a prescindere dall'andamento delle quotazioni. Il solo denaro su cui posso contare è l’oro fisico in mio possesso. Tutto il resto dipende dal sistema.”

Ci sono speranze per questo sistema?  “Non c’è nessuno con un piano che abbia una applicazione pratica che possa cambiare davvero la situazione. Non ci è offerta nessuna soluzione attuabile concretamente. Nessun politico ha il coraggio di fare ciò che è necessario e se anche il necessario fosse fatto, il sistema è così fragile che imploderebbe totalmente."

Non ci sono soluzioni ai problemi di oggi. Ormai ciò che è fatto è fatto, ciò che deve succedere succederà. Se non sei preparato, verrai calpestato.
Devi diventare tu la tua banca centrale, perché il sistema è rotto.


fonte: Kingworldnews.com

venerdì 9 dicembre 2011

ciclo a 8 anni dell'oro

clicca per ingrandire
Secondo un rapporto appena pubblicato dalla banca svizzera UBS, i prezzi dell'oro continueranno al rialzo finché il grafico non indicherà una tipica conformazione da bolla speculativa.

rapporto completo di UBS

mercoledì 7 dicembre 2011

metalli, scatolame e armi


In caso di rottura della zona Euro, UBS consiglia di investire in metalli preziosi, cibo in scatola e armi da difesa personale.
Dopo un primo avvertimento di tre mesi fa, Larry Hatheway,  capo della divisione Global Asset Allocation della UBS Investment Bank, ha appena pubblicato un nuovo rapporto per avvisare che i problemi della zona Euro devono essere risolti in tempi rapidi se si vuole evitare "una catastrofe".
Per chi si vuole cautelare da un collasso dell' Euro, Hatheway raccomanda quanto segue: "ci sono alcuni beni da prendere in considerazione, per esempio i metalli preziosi. Tuttavia anche altri metalli rappresenterebbero un investimento valido, tra cui lattine di cibo in scatola e armi da fuoco di piccolo calibro."

martedì 6 dicembre 2011

gli uomini di Goldman Sachs controllano la zona Euro

clicca per ingrandire

Nell'immagine manca l'ambasciatore USA in Germania, Philip Murphy, ex-socio di Goldman Sachs.

Nomura calcola i costi per la fine dell'Euro

Dal Giappone fanno due conti. E’ Nomura che fa i conti in tasca agli stati in caso di “Euro Break up”, ovvero fine dell’Euro.
Questi sarebbero i cambi tra le varie valute ex Euro contro il dollaro USA:

A parte la Germania che subirebbe, per Nomura, una piccola rivalutazione, per le altre valute sarebbe il collasso.

fonte: Intermarketandmore

già iniziata la guerra in Iran ?

Le Guardie della Rivoluzione iraniane sul piede di guerra

fonte 

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Due "incidenti" solo domenica scorsa
Two incidents that occurred on Sunday--Iran's claim of a shoot-down of a U.S. drone, and an explosion outside the British embassy in Bahrain--may have been unrelated. But they appear to add to growing evidence that an escalating covert war by the West is under way against Iran, and that Tehran is retaliating with greater intensity than ever.
Asked whether the United States, in cooperation with Israel, was now engaged in a covert war against Iran's nuclear program that may include the Stuxnet virus, the blowing-up of facilities and the assassination or kidnapping of scientists, one recently retired U.S. official privy to up-to-date intelligence would not deny it.
"It's safe to say the Israelis are very active," the official said, adding about U.S. efforts:  "Everything that [GOP presidential candidate] Mitt Romney said we should be doing--tough sanctions, covert action and pressuring the international community  -- are all of the things we are actually doing." Though the activities are classified, a senior Obama administration official also would not deny that such a program was under way. He indicated that the U.S. was not involved in every action, referring to recent alleged explosions at Isfahan and elsewhere. But, he added: "I wouldn't assume that everything we do is coordinated."
On Sunday, in what have been another escalation, Iran's news agency reported that Iranian armed forces shot down an unmanned U.S. spy plane that illegally crossed the country's eastern border.
Responding to the Iranian report, NATO command in Afghanistan released a terse statement Sunday: "The UAV to which the Iranians are referring may be a US unarmed reconnaissance aircraft that had been flying a mission over western Afghanistan late last week. The operators of the UAV lost control of the aircraft and had been working to determine its status."
Mark Hibbs, a nuclear expert at the Carnegie Endowment in Germany, says the intensity of the covert war indicates that this is where the U.S. and Israel are putting their energy for now.  "If the U.S. or Israel were determined to take Iran's nuclear installations out they wouldn't be wasting time pinpointing individual scientists like this," he says. Still, he points out, that Israel's 1981 attack on Iraq's Osirak reactor was also preceded by assassination attempts on Iraqi scientists.

fonte: The Atlantic

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US and Israel 'involved in covert war against Iran'


Former US intelligence officials and Iran experts believe last month's explosion at a military base near Tehran was part of a covert effort by the US, Israel and other states to disable Iran's nuclear and missile programmes, The Los Angeles Times reported late on Sunday. "It looks like the 21st century form of war," the paper quotes Patrick Clawson, who directs the Iran Security Initiative at the Washington Institute for Near East Policy, as saying. "It does appear that there is a campaign of assassinations and cyber war, as well as the semi-acknowledged campaign of sabotage."

articolo da The Telegraph

lunedì 5 dicembre 2011

altre 100 manovre come questa


Mi stupisce la disperazione e lo stracciamento di vesti che si accompagna a questa manovra. "Lacrime e sangue", viene definita. Ma quando mai? Si tratta di una manovra soft, una robetta da nulla, una cosina irrilevante.
A lamentarsi a voce più alta sono spesso gli stessi che finora hanno ripetuto la lezioncina "i debiti si pagano!", col severo tono moralista. Ebbene, sappiano questi signori che si tratta di una manovra da 20 miliardi in tre anni. Il nostro debito pubblico è pari a 1900 miliardi, e il conto è presto fatto: affinché "i debiti si paghino" occorrono altre 95 manovre come questa. E non si possono distribuire nel corso del prossimo secolo, vorranno mica che i nostri creditori aspettino così tanto, i debiti si pagano e in fretta altrimenti sai che brutta figura.
Così, se l'obiettivo è davvero quello di pagare il debito, ciò che avete sentito ieri sera non è neppure l'antipasto, è un salatino. C'è da augurarsi che abbiano ragione i più complottisti, che sostengono che invece si tratta di un'operazione vòlta semplicemente alla spoliazione delle ricchezze del nostro Paese, perché in tal caso ci rimetteremmo di meno.


fonte: crisis.blogosfere.it 

domenica 4 dicembre 2011

le bombe del debito



La tabella mostra le "bombe" del debito pubblico di Francia, Italia e Spagna che stanno per esplodere nei prossimi mesi (valori espressi in miliardi di euro).
Come potete notare, la bomba più grossa è rappresentata dagli oltre 53 miliardi che lo stato italiano deve rifinanziare nel solo mese di febbraio 2012.

venerdì 2 dicembre 2011

avvertimento: fuggite dalla carta


Due settimane fa Ann Barnhardt ha chiuso la sua agenzia di brokeraggio Barnhardt Capital Management, citando quelle che lei chiama "azioni senza precedenti, incomprensibili e totalmente intollerabili degli organismi di controllo CFTC, SEC e della borsa del CME in seguito al crollo di MF Global".
Nella sua ultima intervista, Ann Barnhardt descrive con precisione la situazione precaria e deteriorata degli ambienti finanziari negli Stati Uniti: "dovete capire come ragionano personaggi come Jon Corzine, che sono gente perfida. Dovete smetterla di pensare che queste persone sono state semplicemente mal consigliate, oppure che ci sono punti di vista diversi sulle teorie economiche. Questa gente sta cercando malvagiamente di distruggere il Paese, la sua economia e tutto il resto. Non si tratta di incompetenza, si tratta di malvagità premeditata e di furti e distruzioni fatti intenzionalmente."

Al minuto 25 di questa intervista eccezionale, la Barnhardt ci mette in guardia con parole estremamente chiare:
"Get the hell out. Get out of all paper. This is going to cascade through everything. It's going to get into the equities, it's going to get into 401K's and IRA's, it's going to get into pension plans. Total systematic collapse. Get out.  I don't know how I can be any more plain about this."

intervista di Ann Barnhardt

la Banca Centrale Coreana aumenta le riserve d'oro del 39%

Nel solo mese di novembre la Banca di Corea ha aumentato le sue riserve d'oro di oltre il 39%

La banca centrale della Corea del Sud ha annunciato di aver acquistato in novembre 15 tonnellate d'oro, aumentando così le sue riserve a 54.4 tonnelate.

mercoledì 30 novembre 2011

Iran e petrolio: 4 scenari

L'analista Greg Sharenow di Pimco ha appena pubblicato un rapporto sui quattro possibili scenari in caso di attacchi (già iniziati come pseudo-incidenti  per esempio vedi questo articolo di Fox News ) contro le installazioni nuclerari iraniane:
    • Scenario 1: le esportazioni diminuiscono leggeremente. Le quotazioni del petrolio potrebbero impennarsi inizialmente a 130-140 dollari al barile per poi attestarsi sui 120–125 dollari al barile in tempi relativamente brevi. La tempistica del picco dipenderà da quanto il mercato è colto di sorpresa.
    • Scenario 2: esportazioni iraniane bloccate per un mese. L'Arabia Saudita potrebbe compesare aumentando l’offerta di petrolio sul mercato. In questo caso, dovremmo aspettarci che i prezzi potrebbero raggiungere i precedenti massimi storici di 145 dollari al barile o addirittura superiore in caso di problemi nei trasporti navali. L'aumento dell'incertezza e della perdita di capacità inutilizzata inciderebbe sui prezzi. In questo caso, dopo pochi mesi, ci aspetteremmo che i prezzi potrebbero scendere di nuovo a 130 – 135 dollari.
    • Scenario 3: esportazioni iraniane bloccate per sei mesi. I prezzi del petrolio probabilmente si impennerebbero a 150 dollari al barile e rimarranno mediamente su quel livello per sei mesi, con picchi di prezzi molto più alti. I consumi saranno penalizzati sia dai prezzi alti sia dal rallentamento dell’attività economica.Una volta che il greggio iraniano torna sul mercato e la zona si stabilizza, il petrolio sarebbe probabilmente tornare a circa 110 dollari o anche meno a seconda della salute dell’economia mondiale al momento.
    • Scenario 4: una grossa perdita di produzione in tutta la regione del Medio Oriente, sia per le azioni di rappresaglia degli iraniani sia per la difficoltà di far passare le petroliere dallo Stretto di Hormuz. Questo è lo scenario apocalittico, con prezzi in salita a livelli tali da danneggiare seriamente la crescita economica globale. Difficile fare previsioni se si avvera questo scenario, quindi non ha senso indicare livelli di prezzi.

    N.B. Oggi il petrolio ha superato i 101 dollari al barile.

      allertati anche i soggetti inglesi


      Il governo britannico attraverso i consolati invita i suoi cittadini residenti nella UE a liberarsi dell'Euro e prepararsi al peggio.
      Forse si tratta soltanto di una manovra vera messa in atto dal governo inglese, depistante e propedeutica al desiderio di caduta dell'Euro che gli anglosassoni esprimono periodicamente. Forse gli inglesi sferrano un attacco preventivo perché sanno che stanno per essere attaccati a loro volta dalla speculazione basata a New York e capeggiata da Goldman Sachs, infatti ieri i titoli maggiornamente sotto pressione dal Dark Pool Sigma X erano LLOYDS e Royal Bank of Scotland.
      Ieri sera l'agenzia Standards & Poors ha riesaminato il rating di 37 tra le maggiori banche globali e ne ha declassato molte, tra le quali l'inglese Barclays.

      Forse è veramente il caso di correre agli sportelli, per poi acquistare beni reali e vero denaro sonante.

       articolo del Guardian

      sabato 26 novembre 2011

      allarme rosso?


      Secondo voci non ancora confermate, i cittadini indiani con attività commerciali in Italia hanno ricevuto oggi un comunicato della loro ambasciata che li avvisa della necessità di ritirare al più presto tutto il contante dalle banche in previsione di un crollo della borsa di Milano, degli istituti bancari italiani e quindi di tutta l'Eurozona.
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      Secondo il quotidiano inglese "The Telegraph"  il ministero degli esteri di Londra ha richiesto alle sue ambasciate nella zona Euro di prepare piani di emergenza per la protezione degli espatriati britannici in caso di collasso delle banche, impossibilità di prelevare denaro, disordini e sollevazioni.

      articolo completo del Telegraph

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      Lo scenario "Armageddon" (dall'economista Giovanni Zibordi)

      Nel caso in cui la BCE decida di NON AGIRE come prestatore di ultima istanza per l'area dell'euro si profila uno scenario da Armageddon.
      La ragione per cui "i falchi" del Nord-Europa non offrono alcuna alternativa reale alla soluzione della BCE come un prestatore di ultima istanza è perché l'alternativa è il collasso economico - e riconoscerlo per loro non è ora politicamente accettabile. Sappiamo che l'Italia darà default senza la banca centrale europea che interviene, sulla base dell'analisi di cui sopra. Il default in Italia scatenerebbe una cascata di fallimenti bancari interconnessi e una depressione, come fece l'insolvenza di Creditanstalt nel 1931. L'Italia potrebbe uscire unilateralmente dalla zona euro e ridenominare i debiti in euro alla pari in una "lira nuova" per prevenire il default? Forse. Questo è qualcosa da considerare in un secondo momento. Per ora, ecco cosa accadrà in caso di insolvenza Italia.

      1. Evento creditizio :  un default italiano sarebbe un "evento creditizio" in termini legali, il che significa che non potrebbe verificarsi in applicazione del regime di "riduzioni" volontarie che l'UE sta cercando di forzare con i creditori della Grecia perché l'Italia è semplicemente troppo grande per le banche perchè accettino le svalutazioni necessarie per far fronte alla sua insolvenza. In questo modo quindi un default parziale italiano renderebbe molte istituzioni finanziarie insolventi. Un default italiano sarebbe di conseguenza incontrollato e subito cristallizzerebbe perdite nei bilanci di tutti quelli in Europa (e nel mondo) che contengano obbligazioni di stato o bancarie italiane.

      2. Corsa agli sportelli delle banche italiane :  una volta dichiarato un default dell'Italia, le banche italiane sarebbe insolventi poiché sono i più grandi detentori di debito sovrano italiano. La svalutazione degli attivi di Unicredit di 10 miliardi di qualche giorno fa e gli ultimi risultati di bilancio, come queste banche sono già deboli e il crollo dei loro bonds negli ultimi giorni sta spaventando tutti. Pertanto, dovremmo anticipare corse agli sportelli in Italia che vanno oltre il caso di una o due banche particolarmente deboli (come Monte dei Paschi di Siena e Banco Popolare).

      3. Insolvenza di Spagna, Portogallo e Slovenia :  altri creditori sovrani più deboli all'interno della zona euro, in assenza di sostegno del Fondo Monetario verrebbero messi sotto pressione con vendite pesanti dei loro bonds e debito bancario. Questo include Spagna, Portogallo e Slovenia, ma forse includerebbe anche il Belgio e poi forse l'Austria a causa della sua esposizione delle sue banche verso l'Europa orientale. Questi governi seguirebbero l'Italia dichiarando default e poi, a cascata le perdite si abbatterebbero sui loro sistemi bancari. Questi default porterebbero ad un insolvenza delle banche nazionali come in Italia. Paesi come Irlanda, Portogallo e Grecia vorrebbero il default per sfuggire alle restrizioni soffocanti dell'austerità, dato il percorso di solvibilità ora insostenibile che una profonda depressione potrebbe causare. Probabilmente, questi paesi avrebbero quindi un default. Diversi analisti stimano eventuali perdite in Grecia fino al 90%.
      Nello scenario di un default italiano, queste perdite si cristallizzeranno nel giro di qualche ora, senza lasciare il tempo di reagire se non a pochissimi.

      4. Contagio in Europa orientale : Le perdite di Unicredit includevano svalutazioni significative in Europa orientale e Asia centrale (Kazakistan e Ucraina). Un'area di contagio potrebbe essere quella di altre banche con esposizione alle economie deboli altrove in Europa orientale come l'Ungheria e Slovenia. L'Ungheria, già sotto la minaccia di un downgrade del suo debito sovrano a livello di "spazzatura", in mezzo a una svalutazione record del cambio Fiorino / Euro tasso, soffrirebbe certamente il contagio.

      5. Insolvenza di Euro banche : Altri creditori con significativa esposizione verso l'Italia avrebbe svalutazioni enormi, l'esposizione bancaria nei paesi importanti al debito italiano è di un ordine di grandezza triplo che verso la "periferia" . Le istituzioni finanziarie con maggiore esposizione potrebbe essere ricapitalizzata dallo Stato francese o tedesco o olandese. Le domande qui per Germania, Francia e Paesi Bassi sono: a) un sostegno alle loro banche significa però che i loro obbligazionisti avrebbero perdite, a differenza di quelli in America ? b) cosa succederebbe al loro debito sovrano e "punteggio" del loro credito? c) che implicazioni avrebbe sulla disponibilità di credito e la crescita economica?

      6. I credit default swap:  un default italiano sarebbe un "evento creditizio" legalmente, si innescherebbero quindi le credit default swap, molti dei quali sono stati vendute dalle istituzioni finanziarie americane. Sarebbero queste istituzioni in grado di pagare e quanto inciderebbeo le perdite italiane sulla loro base di capitale? Le stesse domande per i paesi dell'eurozona diventano applicabili anche alle banche americane che in alcuni casi potrebbero essere ricapitalizzate dallo Stato.

      Ci sono altre potenziali aree in cui questo default avrebbe ripercussioni in termini di controlli sui capitali, disordini civili, disgregazione dell'eurozona, ma tutto questo è solo ipotetico. Gli elementi invece certi nel caso di default dell'Italia sono:
      i) un "evento creditizio" che mette in bancarotta le banche italiane
      ii) corse agli sportelli
      iii) la Spagna, Portogallo e la Slovenia insolventi e un contagio in Europa orientale
      iv) qualche banca europea importante insolvente
      v) le credit default swap che scattano per le banche americane che le hanno vendute. Chiaramente, tutto questo significherebbe una recessione economica profonda e paragonabile all Grande Depressione.

      Questa sarebbe un onda di crisi che rotolarebbe attraverso la zona euro infettando sempre più paesi e arrivando sempre più vicino al "nucleo" germanico alla fine. Questo perchè il problema è strutturale: tutti i paesi della zona dell'euro hanno nel sistema attuale vincoli di liquidità e tutti alla fine soccomberebbero all'onda di insolvenze, uno per uno, fino a quando non si concordi un soluzione sistemica: o la monetizzazione completa e unione fiscale oppure rottura dell'eurozona e dell'euro.

      COME PROTEGGERSI

      In questo scenario, in cui la BCE NON MONETIZZA IL DEBITO ITALIANO E SPAGNOLO E HAI UNA "LEHMAN" ITALIANA avrai una catena di eventi imprevedibili che certamente coinvolgono disordini civili, repressione dei governi, nazionalismo economico o anche svalutazioni monetarie competitive, controlli valutari e guerre commerciali.  Queste dinamiche di deflazione del debito significano che la produzione economica diminuirebbe in modo significativo, e così le borse e le obbligazioni societarie specie ad alto rischio. Anche i prezzi delle materie prime potrebbe declinare molto. A seconda della risposta politica dei governi, invece le obbligazioni di stato e i metalli preziosi sono i "jolly" che possono sia salire che scendere.
      Ma in un mondo di repressione finanziaria, di deprezzamento delle valute una contro l'altra e di inflazione, metalli preziosi e terra potrebbero però essere settori che non perdono. 


      fonte: www.cobraf.com

      venerdì 25 novembre 2011

      copertina dell' Economist


      Scrive l'Economist: "non si può andare avanti così a lungo. Senza drastici cambiamenti, da parte della BCE e dei leader europei, la moneta unica potrebbe distruggersi nel giro di poche settimane. L’evento scatenante può essere il fallimento di una grande banca, la caduta di un governo, un altro flop in un’asta di titoli. L’ultima settimana di gennaio l’Italia dovrà rifinanziarsi piazzando titoli per 30 miliardi di euro. Se i mercati non risponderanno bene, e la BCE nemmeno, l’Italia si ritroverebbe a un passo dal default."

       

       

      spazzatura

      L'agenzia Moody's ha appena tagliato il rating sul debito pubblico dell'Ungheria da Baa3 a Ba1, il livello di non investment grade, cioe' spazzatura, con un outlook negativo. 
      I bond ungheresi a 10 anni offrono ora il  9%, sarebbe però opportuno notare che i titoli di stato ungheresi tra il settembre 2009 e il settembre 2010 sono stati piazzati al 7,2% , cioé al livello attuali dei titoli di stato italiani.

      Notizia ASCA - 25 nov - Segnali di grande stress sul mercato del debito pubblico italiano. Lo spread tra il rendimento del Btp decennale e quello del Bund tedesco e' risalito a 505 punti, con il Btp che rende il 7,23% e il Bund il 2,18%.

      Segnali ancor piu' sinistri dalla forma della curva dei rendimenti che aumenta la sua inclinazione negativa, cioe' con tassi a breve piu' alti di quelli a lungo termine. Un tipico esempio di sovrapposizione di rischi di solvibilita' e liquidita.
      I tassi sui Btp biennali sono saliti al 7,49%, quelli sul Btp a cinque anni al 7,64%, mentre il Btp a trent'anni rende il 7,31%.
      ''Un pessimo segnale; il mercato comincia a scontare due rischi di liquidita. Il primo e' in capo al mercato, oramai quello dei Btp e' diventato illiquido, prima era uno dei piu' liquidi del mondo, domanda e offerta non si incontrano piu".


      giovedì 24 novembre 2011

      Oscar Giannino sul BTP Day

      Oscar Giannino sul BTP Day: Non fate i patrioti! 

       

       

      il fratello di Sarkozy

      Il fratellastro di Sarkozy, Oliver Sarkozy è dal 2008 co-CEO di Carlyle il mega fondo di private equity e ha dato un intervista ieri di cui tutti ne parlano: le banche in Europa hanno bisogno di un intervento da 2 mila miliardi di dollari per non saltare, 10 volte quello che era stato fatto in USA nel 2009. 10 VOLTE PIU SOLDI CHE NEGLI STATI UNITI.

      Negli Stati Uniti nel 2008 le banche erano saltate per aria perchè avevano un "buco" nel loro finanziamento sul mercato di 3 mila miliardi e quando il mercato aveva smesso di prestare loro soldi lo stato aveva messo lui 212 miliardi di dollari comprando azioni (privilegiate) nelle banche. In Europa Sarkozy calcola che ora hanno un "buco" nel loro finanziamento di 10 VOLTE TANTO E CIOE' 30 MILA MILIARDI, per cui occorre un intervento 10 volte maggiore, da 2 mila miliardi di dollari.

      Quando il resto del mercato finanziario e il pubblico smettono di prestare alle banche perchè hanno dubbi che siano capaci di ripagare queste sono fritte, a meno che la BCE e la UE assieme al FMI non intervengano. Il problema sono i numeri, secondo Sarkozy parliamo di 30mila miliardi, una cifra doppia al PIL dell'eurozona.  A suo giudizio solo quando sei sull'orlo del precipizio faranno qualche cosa e non è detto nemmeno allora perchè dono una dozzina di governi diversi che devono mettersi d'accordo. Ora, Sarkozy 2 di mestiere a Carlyle compra banche dissestate e le rivende, per cui non c'è dubbio che abbia interesse magari a spingere verso la bancarotta qualche banca. Però in effetti se prendi i bilanci delle banche i numeri sarebbero questi, per esempio Unicredit da sola si finanzia sul mercato per 400 miliardi e Intesa per cifre simili...

      Quando vedi i bonds delle banche italiane ora giù del -30% devi pensare che circa il 50% del bilancio queste banche lo finanziano sul mercato e il mercato sta liquidando i bonds di Intesa, Ubi banca, Monte Paschi e Unicredit perchè ora dubita che siano in grado di pagare le rate.
      G. Z.       fonte

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      mercoledì 23 novembre 2011

      assicurazioni sotto tiro

      CDS di Allianz


      Visto che stati sovrani come l'Italia potrebbero essere considerati come "troppo grandi per fallire" la speculatozione con derivati si sta accanendo contro le grosse compagnie assicurative italiane e tedesche, come Generali e Allianz, perché hanno le cassaforti piene di titoli di stato.
      Intanto anche oggi borse in discesa e fuga degli investimenti verso il dollaro, che pare essere considerato l'unico "bene rifugio".

      perfino il Sole24ore parla del disfacimento dell'euro

      Le big bank si preparano alla fine dell'euro. E il mercato più liquido al mondo, quelle delle valute, fa gli stress test sul proprio sistema informatico. Il punto è capire se sia in grado di reggere all'onda d'urto che si abbatterebbe sul mercato con un disfacimento della valuta unica e il contestuale ingresso di 17 monete nazionali, quelle dei Paesi attualmente agganciati all'euro.
      Lo ha annunciato alla Dow Jones una fonte vicina a Cls Bank, definita «la spina dorsale del mercato mondiale delle valute». E in effetti lo è, visto che si tratta del principale organismo al mondo che assicura la regolarità degli scambi di valute effettuate dalle piattaforme delle 63 banche globali consorziate (che con Cls effettuano il 70% dei trading valutari in 17 Paesi nel mondo).
      Insomma, che la stanza di compensazione più grande del mercato finanziario più grande al mondo (quelle delle valute con 4 trilioni di dollari di volumi al giorno) abbia avviato uno stress test per individuare se sarebbe pronta a fronteggiare un disfacimento dell'euro, non pare proprio una notizia confortante per l'Unione europea. Inoltre, ci sarebbero già dei rumor sui risultati di questi stress test. Una fonte vicina alla notizia - che preferisce restare anonima - indica che per implementare nuove valute europee sul sistema sarebbe necessario «almeno un anno».



      Del resto, sulla possibilità che l'euro salti ci sono ormai anche dichiarazioni ufficiali. Venerdì scorso la banca giapponese Nomura ha definito «davvero reale» un crac della moneta pubblica avvertendo gli investitori a controllare tecnicismi legali sui bond in euro, fra cui se vi sono indicazioni se nel contratto è contemplata l'ipotesi di conversione in un'altra valuta.
      Notizie poco confortanti arrivano anche dal mercato dei titoli di Stato dove oggi abbiamo assistito al testacoda della curva dei rendimenti con i titoli a breve scadenza pagare di più rispetto alle scadenze più lunghe.

      fonte: www.ilsole24ore.com