Il governatore della Banca d'Inghilterra è Mervyn King. Sta per essere
sostituito dall'attuale governatore della Banca del Canada, Mark Carney.
Questa sostituzione non ha precedenti. Un uomo che non è un cittadino
britannico finirà per gestire l'istituzione economica più importante del
Regno Unito. Ancora più sorprendente, a Carney mancano ancora due anni
per terminare il suo mandato in Canada. E' un pezzo grosso molto
importante. E' membro del Consiglio di Amministrazione della Banca dei
Regolamenti Internazionali (BRI). E' membro del Consiglio della
Fondazione del World Economic Forum, che si riunisce questa settimana a
Davos, in Svizzera. Per 13 anni è stato un impiegato di alto livello
della Goldman Sachs. Sorpresa!
Il 10 Dicembre, King ha tenuto
un discorso all'Economic Club di New York.
Nel suo discorso, ha rivelato molto sulle operazioni della Banca
d'Inghilterra. Ha anche detto che cosa dobbiamo aspettarci dal 2013.
Dato che è in procinto di lasciare la posizione,
è stato molto più
esplicito di quanto ci si potesse aspettare dal capo di qualsiasi grande
banca centrale.
Nel suo intervento introduttivo, King ha detto che 30 anni fa lui e Ben
Bernanke occupavano gli uffici uno di seguito all'altro presso il
Massachusetts Institute of Technology. Essendo giovani, credevano che
l'economia avesse risolto i problemi della Grande Depressione. Ha
aggiunto questo: "Beh, ci siamo sbagliati."
APPROFITTARSI DEL PROSSIMO
King ha sottolineato l'ovvio. In primo luogo, in Gran Bretagna il
governo ha grossi deficit, quello che i Keynesiani chiamano stimolo. In
secondo luogo, la banca centrale ha ampliato l'offerta di moneta per
finanziare questi deficit. Ha evidenziato qualcosa che la maggior parte
di noi non ha notato, e cioè che
questa strategia ha creato un calo del
25% nel tasso di cambio medio della sterlina rispetto a tutte le altre
valute. E' stato un calo molto significativo, ha affermato, il più
grande dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lo ha puntualmente definito "un
guadagno di competitività." O per meglio dire, è stato un ritorno alle
politiche della Grande Depressione note come "frega il tuo prossimo."
Lui lo sa, e ne ha parlato in un secondo momento nel suo discorso.
Non ha funzionato. Non c'è stata nessuna ripresa graduale dell'economia e
la produzione è stazionaria. Lo ha definito un pattern a zig-zag. Ma
secondo lui la politica di svalutazione ha fatto aumentare le
esportazioni britanniche. Ha affermato: fin quando il deprezzamento è
andato avanti, è stato "molto efficace nello stimolare le esportazioni
di beni verso il resto del mondo, le esportazioni verso l'area Euro sono
di nuovo diminuite." Il motivo per cui le esportazioni sono diminuite è
stata proprio la crisi della zona Euro. Ne ha parlato, ma non c'è
dubbio che sappia esattamente quali siano stati i benefici per
l'economia nazionale della Gran Bretagna: una sovvenzione per il settore
delle esportazioni.
Ecco la morale della favola. La politica monetaria di svalutazione della
banca centrale, che viene adottata per fregare il prossimo, ha difatti
fregato la popolazione che non faceva parte del settore delle esportazioni dell'economia nazionale.
Il problema della Gran Bretagna è che le banche britanniche sono
fortemente esposte alla zona Euro. Le banche non hanno prestato ai
governi. Hanno prestato alle imprese private nella periferia della zona
Euro. In ogni caso, questa è la sua analisi.
Cosa può fare la Banca d'Inghilterra? Secondo lui può agire esattamente
come sta agendo la Federal Reserve. In primo luogo, impegnandosi in ciò
che definisce "un programma significativo di acquisti di asset." In
altre parole, ha approvato l'inflazione monetaria.
In secondo luogo, ha adottato un programma chiamato
finanziamento dei prestiti.
La Banca d'Inghilterra garantisce alle banche commerciali in Gran
Bretagna che coprirà ogni prestito concesso all'economia reale. Tale
garanzia avrà una durata di quattro anni. In altre parole, si tratta di
un sussidio diretto alle banche commerciali. Si tratta di un piano di
salvataggio delle grandi banche.
Ha fatto poi riferimento a quello che chiama il paradosso della linea di politica. Si riferiva alle banche centrali in generale.
Ma il problema che abbiamo di fronte si chiama paradosso della linea
politica. Vale a dire, quella che sembra la cosa giusta da fare nel
breve periodo per dare sostegno alla domanda aggregata è assolutamente
l'opposto di quello che dobbiamo fare nel lungo termine.
Amen. Questa è la grande sfida, questo è il problema che calceranno lungo la strada il più a lungo possibile.
E la grande sfida della politica monetaria è quella di capire a che
punto è ragionevole passare da una politica di sostegno nel breve
termine ad una politica di aggiustamenti necessari di lungo periodo,
perché il Regno Unito, e credo anche l'economia mondiale in generale, ha
bisogno di spostarsi in una nuova posizione di equilibrio.
In altre parole, il mondo intero è gestito dalle banche centrali che si
stanno concentrando su problemi a breve termine, e le soluzioni che
stanno offrendo sono l'opposto di quello che dovrebbero fare. Ciò che
bisogna fare richiede la stabilizzazione del denaro, e questo è quello
che non viene fatto. Devono passare ad altre politiche, ha detto, ma si
rifiutano di farlo.
(...)
TROPPO GRANDI PER FALLIRE
Poi ha continuato a discutere di quell'argomento tanto amato da noi
lettori: le banche troppo grandi per fallire. Alle pagine 18 e 19 della
trascrizione, c'è riportata una delle storie più significative che abbia
mai sentito da un banchiere centrale.
Copertura dei media finanziari?
Zero. Cito parola per parola, perché questa è davvero dinamite. E'
venuto fuori nella sessione domande e risposte.
Bene, vorrei iniziare con un aneddoto avvenuto durante il picco della
crisi, ad una riunione del G7 a Tokyo durata circa tre ore. Si fece
tardi e avremmo dovuto trascorrere la notte lì, quindi i governatori
delle banche centrali andarono a cena. Io proposi di conversare anche
durante la cena, facendo un buon uso del tempo a Tokyo. Ne rimasero
entusiasti e mi chiesero quali questioni avevo da proporre. Al che
dissi: "beh, perché non parliamo di quello che succederebbe se una
mattina andassimo in ufficio e ricevessimo una telefonata in cui ci
verrebbe comunicato il default della Goldman Sachs? Cosa potremmo fare a
riguardo?" Lo presero come uno scherzo. Troppo difficile come domanda,
era meglio andare a cena. (Risate)
Non stava esagerando. I banchieri centrali del mondo non possono
letteralmente concepire che cosa farebbero se Goldman Sachs andasse
fallita. Metterebbe a rischio l'intera economia mondiale. È per questo
che i governi e le banche centrali non lasceranno che Goldman Sachs
fallisca, ed è per questo che Goldman Sachs si dedica ad una
speculazione ad alto rendimento ma anche ad alto rischio: i manager
sanno che sarà salvata. Questo si chiama azzardo morale, ed è
fondamentale per l'economia moderna.
CONCLUSIONE
La teoria economica Keynesiana non si focalizzava sulla politica
monetaria, ma piuttosto sulla politica fiscale. Invocava enormi
disavanzi pubblici per superare le recessioni. Ora abbiamo proprio
questi deficit in tutto l'Occidente, in Giappone e in Cina.
La politica monetaria è sempre stato un pensiero secondario nel sistema
Keynesiano originario. I Keynesiani moderni sono giunti alla conclusione
che la banca centrale deve aumentare l'offerta di moneta per finanziare
i deficit nazionali con bassi tassi di interesse. Ma
l'espansione
monetaria di oggi è arrivata ad un livello considerato incomprensibile
prima del 2008.
Non è giusto dare la colpa a John Maynard Keynes.
Né a
lui né a nessun altro che abbia mai immaginato il tipo di deficit
considerati accettabili oggi. In una economia durante la guerra, gli
economisti tengono la bocca chiusa, e le banche centrali inflazionano. I
governi impongono controlli su prezzi e salari. Ci sono enormi carenze
di beni e servizi. Ma tutto questo viene fatto in nome della guerra, in
nome della vittoria sul nemico.
Non s'è mai visto nulla di simile in
tempo di pace, sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in ogni
nazione industriale.
Le grandi banche sono troppo grandi per fallire. Le banche centrali
saranno sempre lì a salvarle. I governi chiederanno alle banche centrali
di salvarle. Ma per finanziare tale piano di salvataggio, le banche
centrali dovranno creare moneta fiat. Questa è la grande minaccia. Non
ci sarà più un ritorno al cosiddetto equilibrio di prima. King lo sa e
anche Bernanke. In assenza di una dichiarazione politica esplicita che
mostra come i banchieri centrali faranno tornare le nazioni
all'equilibrio precedente, riducendo la base monetaria di due terzi,
dovremmo concludere che nessuno al vertice crede sia possibile. Tutte le
chiacchiere su un vecchio equilibrio sono stupidaggini.
Gary North
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