di Gerardo Coco
In un’era di quantitative easing e di opprimente interventismo statale tutto ciò che è informazione economica è, nel migliore dei casi, disinformazione o deformazione dei fatti. Nel peggiore, truffa. E’ pertanto impossibile fidarsi di qualsiasi notizia, statistica, indicatore, valutazione sulla realtà e salute del sistema economico da parte dei media. Tutti i dati macroeconomici e i valori sono sistematicamente falsati e manipolati per adattarsi agli scopi propagandistici dei governi e delle banche centrali.Per banche e governi l’oro è un anatema per cui è uno dei bersagli preferiti della manipolazione.
Entrambi sanno che potenzialmente è un concorrente pericoloso delle valute e dei titoli di stato e ha un’influenza immensa sui tassi di interesse. Le banche sanno che il suo valore reale è di gran lunga superiore di quello nominale e la rimonetizzazione dell’oro decreterebbe la perdita del potere assoluto che hanno sull’economia mentre i governi sarebbero costretti a una dieta dimagrante. Un alto valore dell’oro significa percezione del deprezzamento delle valute e dei bond e fragilità del sistema monetario e finanziario. Un basso prezzo fa apparire le valute più forti e i bond più appetibili di quanto i fondamentali dell’economia rivelino. Per questi motivi le banche cercano di scoraggiarne l’investimento e non c’è modo più efficace che farne crollare il prezzo.
Il forte calo dell’oro da 1600 a 1350 dollari avvenuto tra venerdi 12 e lunedi 15 aprile non è un dunque un fenomeno di mercato ma un’azione preordinata delle banche centrali, mandata ad effetto dai loro alleati, le grandi banche di investimento fra cui Goldman Sachs e Merrill Lynch. Il 10 aprile La Goldman Sachs preannunciava il ribasso dell’oro e consigliava agli investitori di vendere. Quando si fanno simili annunci vuol dire che si sa in anticipo quando e quanto oro sarà venduto. E infatti la vendita, che è stata la causa del ribasso, è arrivata puntuale da parte dei brokers della Merrill Lynch che hanno rovesciato sul mercato 500 ton. d’oro pari al 15% della produzione mondiale di cui 400 in ETF (Exchange Trade Funds). 124 tonnellate in oro fisico vendute dalle banche di investimento imbeccate dalla Goldman.
Come sopprimere un mercato
Cosa sono gli EFT? Sono fondi che investono nelle azioni delle società produttrici d’oro o direttamente nel metallo e vendono certificati in oro. Chi li acquista non ha la proprietà dell’oro ma un titolo di credito che si può monetizzare in contanti ma non in oro. In linea di massima, quindi, gli EFT vendono oro senza possederlo perché operano su base frazionaria: la quantità d’oro che garantisce i certificati è solo una frazione del valore posto in vendita. E’ stato calcolato che, in media, ogni oncia d’oro garantisce 45 certificati. In altri termini gli ETF vendono “carta” che rappresenta oro ma è garantita in media da solo il 2.2 % dal metallo (1/45). Ci sono dunque 45 possessori di titoli che hanno contemporaneamente diritto alla riscossione della stessa oncia!! Ora, basta un calcolo elementare per svelare la truffa. Se 1600 dollari era il prezzo dell’oro prima del ribasso, 45 once valevano 72mila dollari ma solo una di 1600 dollari ( il 2.2%) era vera, le altre 44 once del valore nominale di 70400 $, erano di carta. Pertanto quando la Merrill Lynch ha piazzato 400 tonnellate d’oro, in realtà ha venduto 391,2 tonnellate di carta e 8,8 tonnellate (2.2%) d’oro fisico. E’ evidente come in questo modo sia facile far ribassare il prezzo dell’oro. Basta aumentarne la quantità in modo fittizio e inondare il mercato. Il ribasso, naturalmente, ha provocato panico e gli investitori hanno smobilizzato anche l’oro fisico, aiutando a deprimerne il prezzo. Ma chi ha capito come funziona la truffa e sa interpretare i fondamentali economici non si è lasciato intimidire dalla manovra e ha colto nel ribasso non una debacle per il metallo ma un segnale di opportunità per rafforzare a basso prezzo il proprio portafoglio investimenti. Infatti al ribasso è seguito qualche giorno dopo un rialzo a poco più di 1400 dollari l’oncia. Le quotazioni dell’oro cresceranno ancora perché questo prezzo è appena sufficiente a coprire il suo costo di produzione e ai produttori non conviene certo spendere un oncia per produrre un oncia. Se smettessero di produrlo, il prezzo dell’oro andrebbe alle stelle.
Come al solito le spiegazioni ufficiali delle agenzie di stampa sono inconsistenti e cercano pure di assecondare il ribasso. Bloomberg ha scritto:
Perchè l’oro crolla? Il fattore più importante è la diminuzione dell’inflazione a livello globale che ha ridotto il valore dell’oro come protezione contro l’aumento dei prezzi. I maniaci dell’oro che scommettevano sull’esplosione inflazionista stanno rivedendo la loro posizione e cercano di uscire dal mercato a qualsiasi prezzo) (The Price of Gold Is Crashing. Here’s Why).
L’articolista di Bloomberg non sfiora nemmeno le vere cause del ribasso (nessun accenno alla vendita degli ETF) e quanto all’inflazione ne ha un concetto molto vago. Se si osserva il grafico che mette in relazione l’espansione del bilancio delle banche centrali e il prezzo dell’oro si ha una percezione immediata della spinta verso l’alto impressa al prezzo dell’oro da questa espansione. E’ proprio l’espansione del bilancio delle banche centrali a costituire inflazione e ad aver fatto salire il prezzo dell’oro in questi anni. L’inflazione non significa aumento dei prezzi anche se quest’ultimo è una delle sue conseguenze. Inflazione significa espansione fraudolenta del credito che ha come conseguenza l’insolvenza dei debitori seguito dal loro default e dalle perdite in capo ai creditori. Ciò che appunto caratterizza l’attuale contesto finanziario. Ed è proprio il possesso dell’oro fisico che può salvare dall’insolvenza generale perché è l’unica attività finanziaria che non è contemporaneamente la passività di terzi che comporta sempre un rischio di default. Si detiene l’oro come polizza assicurativa come ci si assicura contro l’incendio, alluvioni o terremoti. La guerra valutaria in corso che sta deprezzando simultaneamente tutte le valute, gli interessi a zero e i rendimenti delle attività finanziarie negativi sono tutti elementi che consigliano di assicurare la propria ricchezza contro la stupidità dei governi e delle banche centrali.
Gli apprendisti stregoni
Le tecniche di manipolazione ebbero inizio quando un dirigente della Goldman Sachs, certo Robert Rubin, ebbe l’idea di indebitarsi in oro con le banche di investimento (bullion bank) pagando un interesse inferiore all’1%, vendere il metallo e usare il ricavato per finanziare le operazioni della banca. Rubin diventò segretario al Tesoro americano nel 1995 e adottò questa idea su vasta scala per rafforzare il dollaro nei confronti dell’oro. Cominciò l’era del “carry trade” sul metallo che consiste nel prenderlo in prestito a un basso tasso di interesse e venderlo per comprare attività finanziarie a interesse più alto.
Da quell’epoca le banche centrali si inventarono le operazioni di leasing sull’oro cedendolo a banche di investimento che lo vendevano e col ricavato acquistavano titoli di stato per sostenerne i corsi. Le operazioni di leasing apparivano sul mercato come vendite calmierando il prezzo dell’oro e funzionarono finché le bullion banks non ricorsero alle vendite allo scoperto. Ovviamente il carry trade ha successo quando l’oro cala e il prezzo delle attività finanziarie aumenta. Ma diventa un boomerang se avviene il contrario perché le banche sono costrette, alla scadenza dei contratti, a riacquistare sul mercato l’oro a prezzi più alti vanificando l’obiettivo delle vendite allo scoperto e facendo aumentare il prezzo dell’oro. Sia negli USA che in Inghilterra molte banche hanno rischiato la bancarotta e questo spiega perché tra il 1999 e 2002 l’ex primo ministro inglese Gordon Brown decise la svendita delle riserve auree del Regno: doveva salvare le banche inglesi dall’insolvenza a causa del carry trade. Contravvenendo alle regole sulle vendite dell’oro che prevedono l’assoluta riservatezza, Brown annunciò con grande anticipo e urbi et orbi la vendita delle riserve allo scopo di farne crollare il prezzo e permettere alle banche “scoperte” di riacquistare l’oro a prezzi stracciati e rispettare gli impegni di riconsegna.
Le pratiche di manipolazione si sono sempre ritorte sugli stessi autori che non sono riusciti più a controllarle. L’oro ceduto con il trucco del leasing per abbassarne il prezzo non è più tornato nei forzieri delle banche: a furia di rinnovi contrattuali non è stato mai restituito e si è disperso nel mercato, soprattutto in quello asiatico. La controprova è che in questi ultimi anni la Cina e India hanno assorbito molto più oro di quello che viene prodotto ogni anno e siccome l’oro non si crea dal nulla, la differenza non può che provenire dalle banche centrali nei cui bilanci parte dell’oro data in leasing continua a figurare come “gold receivable” cioè come credito esigibile. In realtà è inesigibile perché non esiste più e questo spiega la preoccupazione della Germania che ha richiesto lo scorso gennaio il rimpatrio dell’oro depositato alla Federal Reserve (1500 tonnellate) La quale ha risposto che per riconsegnarlo sono necessari sette anni!! Insomma dopo esserselo venduto ha bisogno di tempo per ricomprarselo, possibilmente a prezzi scontati con l’aiuto dei trucchi della Goldman Sachs del carry trade o degli EFT.
Ma a furia di trucchi le banche finiranno per perdere definitivamente la bacchetta magica con cui creano gli incantesimi monetari. A quel punto solo il ritorno del maestro potrà rimediare ai loro disastri.
fonte: chicago-blog.it
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