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martedì 30 aprile 2013

la bomba più grossa è in Germania



la banca con la maggiore esposizione sui derivati ce l’abbiamo noi in EUROPA

il primato è in possesso di - ora si capiscono anche tanti comportamenti dei tedeschi verso la BCE


Quando parliamo di derivati, spesso il pensiero vola oltre oceano, dove le (soprattutto dopo la vicenda subprime) sono viste le più cariche e pericolose a causa di una teorica super esposizione sui derivati ed un generoso utilizzo della leva finanziaria.
Però se avete letto gli ultimi post sull’argomento DERIVATI avrete sicuramente visto che negli USA, complice anche un massiccio deleveraging (che poi deve ancora essere realmente certificato, visto che a me la situazione puzza sempre un pochetto) la situazione per le banche USA è sensibilmente migliorata. Ed in Europa?
In Europa non poi così tanto. Anzi, proprio in ambito derivati, veniamo a scoprire un dato che ha del clamoroso. La banca con la maggior esposizione al mondo in derivati non è USA ma è appunto Europea e come avrete intuito (visti i post precedenti) è una banca tedesca, la più grande e importante, ovvero DEUTSCHE BANK.
Se andate a vedere la pagina 87 del bilancio della banca stessa, che potete visualizzare CLICCANDO QUI.  dove scopriamo che la cifra “monstre” che aveva fatto di  un’inarrivabile primatista con 69.500 miliardi di USD (68.5 trilioni di USD, ovvero come il PIL mondiale) viene ridicolizzada da un nuovo PRIMATO della Deutsche Bank. Signori, i tedeschi hanno un’esposizione in derivati apri a 55.6 trilioni di Euro che in USD è pari a circa 72.8 trilioni di dollari!

Chiudo con questa domanda che di per se, dopo questo post, non ha bisogno di risposta.
Come mai la Germania continua martellare sul fatto di NON volere il controllo della BCE su tutto il sistema bancario dell’Unione Europea?
Infine, ricordate questo post dove veniva accusata Deutsche Bank di aver nascosco 12 miliardi di perdite sui derivati? Forse allora non eravamo proprio dei pazzi furiosi…


Vedi anche il post di Martin Armstrong sulle grosse banche a rischio:
   dal blog: armstrongeconomics.com


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