metalli preziosi per proteggersi dal crollo del castello di carte

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martedì 21 maggio 2013

le banche centrali stanno perdendo il controllo ?


Nel grafico: le banche stanno iniziando a ridurre le loro posizioni al ribasso sull'argento (che erano cresciute molto a fine 2012). Si nota come il calo sia più accentuato da parte della banche statunitensi.

articolo di Alastair Macleod

Nel corso degli ultimi quattro mesi le bullion bank sono riuscite a ridurre la loro esposizione estremamente short in oro e argento. La riduzione della loro esposizione suggerisce che abbiano deliberatamente trasferito tale rischio ad altri soggetti, ed è coerente con una anticipazione della slaita dei prezzi dell'oro. È l'altro lato del sentimento ribassista riflesso nella categoria dei Money Manager e mostrato nei primi due grafici. Le bullion bank controllano il mercato; i Money Manager sono soltanto strumenti delle loro negoziazioni.

Mercati fisici

Gli osservatori casuali dei prezzi dei metalli preziosi sono generalmente inconsapevoli del fatto che i giornalisti si concentrano sui mercati dei futures e in genere ignorano gli sviluppi dell'oro fisico. Ciò è coerente con il fatto che nel primo caso i dati di mercato sono disponibili, mentre nel secondo sono segreti. Tuttavia, come con gli iceberg, quello che si vede sopra l'acqua non conta tanto quanto quello che c'è sotto.

Spesso nei circoli di investimento non si comprende che l'oro e l'argento sono merci per le quali le leggi della domanda e dell'offerta non sono soverchiate dalla psicologia degli investitori. Pertanto, se il prezzo cala, la domanda aumenta. In effetti, l'aumento della domanda ha di gran lunga superato le vendite di quegli investitori nervosi; anche prima del calo del prezzo, la domanda per argento e oro superava significativamente l'offerta. Le prove arrivano dalle statistiche sulla recente domanda da record per monete d'oro e d'argento e dall'accumulo netto di oro da parte delle banche centrali non occidentali (in base ad informazioni commerciali tra cui le importazioni e le esportazioni d'oro non monetario, nonché le relazioni di associazioni di categoria che monitorano la domanda in diversi paesi come l'India, la Cina, il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Giappone e persino l'Australia).

Tutti questi elementi vanno nella stessa direzione: la domanda per l'oro fisico è in aumento nonostante il calo di prezzo. Esiste dunque un crescente conflitto tra prezzi dei futures e dei mercati a termine, che in genere non comportano adempimenti ma il rinnovamento di posizioni speculative. Inoltre, gli analisti commettono l'errore di guardare all'oro in termini di estrazione mineraria e di offerta di scarti, quando invece quasi tutto l'oro estratto è teoricamente a disposizione del mercato (nelle giuste condizioni ed al prezzo giusto). L'altro lato di questa grande medaglia è questo: se il prezzo dell'oro è soppresso (attraverso attività nei paper market) al di sotto di quello che sarebbe altrimenti, è probabile che lo stimolo per la domanda di oro fisico (basato su un mercato da 160,000 tonnellate) sia notevolmente superiore in presenza di un certo calo dei prezzi rispetto a quanto gli analisti potrebbero aspettarsi dalla produzione annua miniera da 2,750 tonnellate. I numeri disponibili confermano quanto questa analisi sia corretta, in modo particolare nel corso delle ultime settimane, con relazioni provenienti da tutto il mondo che registrano un aumento senza precedenti della domanda.

Tutto ciò è alla base di una crisi in via di sviluppo di cui alcuni commentatori non sono ancora a conoscenza. La domanda di oro ha accelerato il trasferimento di oro fisico dai mercati dei capitali agli accaparratori e dai mercati dei capitali dell'Occidente verso altri paesi (una tendenza registrata sin dopo la crisi del petrolio a metà degli anni settanta). Questo è ciò che c'è dietro una grave carenza di oro fisico nei mercati dei capitali, cosa che potrebbe spiegare perché le bullion bank hanno la necessità di ridurre le loro posizioni short.

Mentre possiamo andare nel dettaglio sulla loro esposizione nei mercati dei futures, non sono disponibili statistiche significative per i mercati a termine, in particolare per Londra che domina questa forma di trading. I mercati a termine sono molto più flessibili di quelli dei futures come mezzo di trading, generando profitti di negoziazione, commissioni, tasse e business bancario collateralizzato. La capacità di avere conti dei clienti non allocati (in base ai quali l'oro di un cliente viene inserito nel bilancio di una banca) è un'attività estremamente redditizia in condizioni di mercato stabili. Il risultato è che le posizioni paper forward sono multiple rispetto all'oro fisico disponibile. La portata di questo rapporto tra oro fisico e cartaceo non viene registrata, ma a giudicare dal fatturato giornaliero di Londra c'è un enorme posizionamento short sull'oro fisico. Per questo motivo un prezzo in aumento sarebbe catastrofico e qualsiasi deflusso dall'offerta di oro fisico intensificherebbe rapidamente il rischio.

A supervisionare questo mercato c'è la Banca d'Inghilterra che coopera con altre banche centrali occidentali e con la Banca dei Regolamenti Internazionali, il cui interesse combinato favorisce ovviamente la stabilità dei prezzi. Sono state pronte a rifornire il mercato qualora necessario (azione confermata da operazioni di leasing liberamente ammesse in passato), anche in segreto (azione rilevata da analisi indipendenti su domanda/offerta nel corso degli ultimi 15 anni). Inoltre, le banche centrali non prendono bene quei segnali di mercato che suggeriscono che l'oro è una riserva di valore migliore della loro cartamoneta.
(...)


Conclusioni

Negli ultimi 40 anni la proprietà d'oro fisico è migrata dall'occidente verso altri lidi, soprattutto in Medio Oriente e in Asia, dove è più apprezzato. Gli acquirenti non sono investitori, ma accaparratori meno compiacenti (rispetto al settore bancario ed alla comunità degli investitori occidentali) circa il futuro delle valute di carta. C'era una carenza di metallo fisico nei maggiori centri prima del recente calo dei prezzi, carenza che è diventata solo più acuta assorbendo completamente gli ETF ed altre liquidazioni (evento di minore entità in confronto alla domanda creata dai prezzi più bassi). Se il calo è stato progettato con la complicità delle banche centrali, ha fallito clamorosamente.

Si sta avvicinando il momento in cui le banche centrali non saranno più in grado di manipolare il mercato dell'oro. Si ritroveranno a dover salvare le bullion bank dalla crisi veicolata da prezzi di oro e argento in aumento, se non altro per conservare la fiducia nelle valute di carta. L'oro posseduto da nazioni in difficoltà della zona euro, teoricamente a disposizione per rifornire i mercati come un tappabuchi, non durerà a lungo e potrebbe essere stato già venduto.

Ciò si trasformerà probabilmente in un'altra crisi finanziaria nel momento peggiore possibile, quando le banche centrali sono già costrette ad inondare i mercati con cartamoneta per mantenere bassi i tassi di interesse, per mantenere solvibili le banche e per finanziare la spesa dei governi. Questa nuova crisi rischierà di destabilizzare la fiducia nelle valute statali, ponendo fine a tutti i tentativi di gestire gli altri problemi sistemici.

La storia potrebbe giudicare l'Aprile 2013 come il mese in cui, attraverso l'azione nel mercato dell'oro, le banche centrali occidentali e la comunità bancaria hanno finalmente cominciato a perdere il controllo su tutti i mercati finanziari.





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