Nel grafico: le banche stanno iniziando a ridurre le loro posizioni al ribasso sull'argento (che erano cresciute molto a fine 2012). Si nota come il calo sia più accentuato da parte della banche statunitensi.
articolo di
Alastair Macleod
Nel corso degli ultimi quattro mesi le bullion bank sono riuscite a ridurre la loro esposizione estremamente
short
in oro e argento. La riduzione della loro esposizione suggerisce che
abbiano deliberatamente trasferito tale rischio ad altri soggetti, ed è
coerente con una anticipazione della slaita dei prezzi dell'oro. È
l'altro lato del sentimento ribassista riflesso nella categoria dei
Money Manager e mostrato nei primi due grafici. Le bullion bank
controllano il mercato; i Money Manager sono soltanto strumenti delle
loro negoziazioni.
Mercati fisici
Gli osservatori casuali dei prezzi dei metalli preziosi sono
generalmente inconsapevoli del fatto che i giornalisti si concentrano
sui mercati dei futures e in genere ignorano gli sviluppi dell'oro
fisico. Ciò è coerente con il fatto che nel primo caso i dati di mercato
sono disponibili, mentre nel secondo sono segreti. Tuttavia, come con
gli iceberg, quello che si vede sopra l'acqua non conta tanto quanto
quello che c'è sotto.
Spesso nei circoli di investimento non si comprende che l'oro e
l'argento sono merci per le quali le leggi della domanda e dell'offerta
non sono soverchiate dalla psicologia degli investitori. Pertanto, se il
prezzo cala, la domanda aumenta. In effetti, l'aumento della domanda ha
di gran lunga superato le vendite di quegli investitori nervosi; anche
prima del calo del prezzo, la domanda per argento e oro superava
significativamente l'offerta. Le prove arrivano dalle statistiche sulla
recente domanda da record per monete d'oro e d'argento e dall'accumulo
netto di oro da parte delle banche centrali non occidentali (in base ad
informazioni commerciali tra cui le importazioni e le esportazioni d'oro
non monetario, nonché le relazioni di associazioni di categoria che
monitorano la domanda in diversi paesi come l'India, la Cina, il Regno
Unito, gli Stati Uniti, il Giappone e persino l'Australia).
Tutti questi elementi vanno nella stessa direzione: la domanda per l'oro
fisico è in aumento nonostante il calo di prezzo. Esiste dunque un
crescente conflitto tra prezzi dei futures e dei mercati a termine, che
in genere non comportano adempimenti ma il rinnovamento di posizioni
speculative. Inoltre, gli analisti commettono l'errore di guardare
all'oro in termini di estrazione mineraria e di offerta di scarti,
quando invece quasi tutto l'oro estratto è teoricamente a disposizione
del mercato (nelle giuste condizioni ed al prezzo giusto). L'altro lato
di questa grande medaglia è questo: se il prezzo dell'oro è soppresso
(attraverso attività nei paper market) al di sotto di quello che sarebbe
altrimenti, è probabile che lo stimolo per la domanda di oro fisico
(basato su un mercato da 160,000 tonnellate) sia notevolmente superiore
in presenza di un certo calo dei prezzi rispetto a quanto gli analisti
potrebbero aspettarsi dalla produzione annua miniera da 2,750
tonnellate. I numeri disponibili confermano quanto questa analisi sia
corretta, in modo particolare nel corso delle ultime settimane, con
relazioni provenienti da tutto il mondo che registrano un aumento senza
precedenti della domanda.
Tutto ciò è alla base di una crisi in via di sviluppo di cui alcuni
commentatori non sono ancora a conoscenza. La domanda di oro ha
accelerato il trasferimento di oro fisico dai mercati dei capitali agli
accaparratori e dai mercati dei capitali dell'Occidente verso altri
paesi (una tendenza registrata sin dopo la crisi del petrolio a metà
degli anni settanta). Questo è ciò che c'è dietro una grave carenza di
oro fisico nei mercati dei capitali, cosa che potrebbe spiegare perché
le bullion bank hanno la necessità di ridurre le loro posizioni
short.
Mentre possiamo andare nel dettaglio sulla loro esposizione nei mercati
dei futures, non sono disponibili statistiche significative per i
mercati a termine, in particolare per Londra che domina questa forma di
trading. I mercati a termine sono molto più flessibili di quelli dei
futures come mezzo di trading, generando profitti di negoziazione,
commissioni, tasse e business bancario collateralizzato. La capacità di
avere conti dei clienti non allocati (in base ai quali l'oro di un
cliente viene inserito nel bilancio di una banca) è un'attività
estremamente redditizia in condizioni di mercato stabili. Il risultato è
che le posizioni
paper forward sono multiple rispetto all'oro
fisico disponibile. La portata di questo rapporto tra oro fisico e
cartaceo non viene registrata, ma a giudicare dal fatturato giornaliero
di Londra c'è un enorme posizionamento
short sull'oro fisico. Per
questo motivo un prezzo in aumento sarebbe catastrofico e qualsiasi
deflusso dall'offerta di oro fisico intensificherebbe rapidamente il
rischio.
A supervisionare questo mercato c'è la Banca d'Inghilterra che coopera
con altre banche centrali occidentali e con la Banca dei Regolamenti
Internazionali, il cui interesse combinato favorisce ovviamente la
stabilità dei prezzi. Sono state pronte a rifornire il mercato qualora
necessario (azione confermata da operazioni di leasing liberamente
ammesse in passato), anche in segreto (azione rilevata da analisi
indipendenti su domanda/offerta nel corso degli ultimi 15 anni).
Inoltre, le banche centrali non prendono bene quei segnali di mercato
che suggeriscono che l'oro è una riserva di valore migliore della loro
cartamoneta.
(...)
Conclusioni
Negli ultimi 40 anni la proprietà d'oro fisico è migrata dall'occidente
verso altri lidi, soprattutto in Medio Oriente e in Asia, dove è più
apprezzato. Gli acquirenti non sono investitori, ma accaparratori meno
compiacenti (rispetto al settore bancario ed alla comunità degli
investitori occidentali) circa il futuro delle valute di carta. C'era
una carenza di metallo fisico nei maggiori centri prima del recente calo
dei prezzi, carenza che è diventata solo più acuta assorbendo
completamente gli ETF ed altre liquidazioni (evento di minore entità in
confronto alla domanda creata dai prezzi più bassi). Se il calo è stato
progettato con la complicità delle banche centrali, ha fallito
clamorosamente.
Si sta avvicinando il momento in cui le banche centrali non saranno più
in grado di manipolare il mercato dell'oro. Si ritroveranno a dover
salvare le bullion bank dalla crisi veicolata da prezzi di oro e argento
in aumento, se non altro per conservare la fiducia nelle valute di
carta. L'oro posseduto da nazioni in difficoltà della zona euro,
teoricamente a disposizione per rifornire i mercati come un tappabuchi,
non durerà a lungo e potrebbe essere stato già venduto.
Ciò si trasformerà probabilmente in un'altra crisi finanziaria nel
momento peggiore possibile, quando le banche centrali sono già costrette
ad inondare i mercati con cartamoneta per mantenere bassi i tassi di
interesse, per mantenere solvibili le banche e per finanziare la spesa
dei governi. Questa nuova crisi rischierà di destabilizzare la fiducia
nelle valute statali, ponendo fine a tutti i tentativi di gestire gli
altri problemi sistemici.
La storia potrebbe giudicare l'Aprile 2013 come il mese in cui
,
attraverso l'azione nel mercato dell'oro, le banche centrali occidentali
e la comunità bancaria hanno finalmente cominciato a perdere il
controllo su tutti i mercati finanziari.