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giovedì 31 ottobre 2013

la minaccia di Mediobanca

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L'Italia rimane bloccata nella depressione. (...)
L'aggergato monetario italiano M3 si è contratto negli ultimi cinque mesi (passando da  1.329 miliardi a 1.312 miliardi di euro). Simon Ward di Henderson Global Investors, dice che l'aggregato monetario reale M1 a sei mesi è crollato: "La spia dell'Italia è rossa lampeggiante".

"La recessione si è appiattita, e questo è tutto", dice Antonio Guglielmi di Mediobanca . "Il rapporto tra debito pubblico e PIL è aumentato di 15 punti percentuali, al 133 %, nel corso degli ultimi 15 mesi, perché non c'è crescita. E' tutto a causa degli effetti dell'austerità e del moltiplicatore fiscale. Stiamo facendo lo stesso errore che hanno fatto in Grecia."
Guglielmi ha detto che il governo ha previsto per il prossimo anno una crescita dell'1%. E' una finzione. (Citigroup ha detto che la crescita sarà più vicino allo zero sino al 2017) . "A mala pena siamo cresciuti dell'1% all'anno durante i migliori anni del boom globale. Come faremo a farlo ora in tempi molto più difficili? "
Il tasso di cambio sta portando alla resa dei conti. Da giugno l'euro è salito quasi dell'8% contro il dollaro - e quindi lo yuan cinese. E' una situazione grottesca per una regione impantanata in una disoccupazione record che probabilmente anche il prossimo anno resterà indietro rispetto al resto del mondo di un ampio margine, secondo le stesse autorità comunitarie.
Il governatore austriaco della BCE Ewald Nowotny dice che Francoforte può far poco a riguardo. Eppure, la Banca del Giappone ha appena fatto scendere lo yen del 22% grazie a una strategia massiccia di reflazione. La Banca nazionale svizzera sta tenendo il franco a 1,20 euro, giurando di difenderlo contro il mondo intero. E' molto facile indebolire una valuta. Ciò che il signor Nowotny intende è che l' UEM è politicamente incapace di organizzare una tale politica.

Per l'Italia questo è un massacro. Mediobanca dice che l'economia Italiana è molto sensibile al tasso di cambio a causa delle tipologie di prodotti fabbricati, più della Germania. Gli ultimi report segnalano come nel corso degli ultimi 40 anni ogni volta che l'Italia ha agganciato il cambio alla Germania la crescita della sua produttività e competitività si è indebolita, e come si è velocemente ripresa dopo ogni svalutazione.
 

Nel rapporto si dice che l'Italia è entrata in una "spirale negativa della produttività" solo dopo aver fissato i tassi di cambio prima dell'entrata nella UE, nel 1996. Non riconoscerlo, "significa negare l'evidenza" . Ha accusato le autorità dell'UE di far pesare l'intero onere dell'aggiustamento post-crisi sugli Stati più deboli del Club Med, di rifiutarsi di vedere il rischio di una "spirale recessiva negativa" nel Sud, o di vedere che questi paesi non possono stabilizzare le loro traiettorie di debito con un minimo di crescita.

Il rapporto sostiene che il rischio è quello di un ripetersi del destino dell'Argentina, quando nel 2001 il suo ancoraggio al dollaro è crollato. E ha citato il cosiddetto "Ciclo di Frenkel" , quando arriva alla settima e ultima fase del "collasso", il brutale epilogo di ogni sistema a cambi fissi e di ogni unione monetaria che non riesce a soddisfare le quattro condizioni di base di un'area valutaria ottimale. Che sono la mobilità del lavoro attraverso le frontiere, la flessibilità dei salari e dei prezzi, i trasferimenti fiscali e i cicli economici allineati. L'area dell'euro non ne soddisfa nessuna.
Mediobanca è una delle più influenti banche Italiane. Non chiede un ritiro dall'euro e un ritorno alla lira, accettando stoicamente la disciplina come l'unica strada percorribile. Eppure la logica del suo rapporto è che l'Italia starebbe molto meglio fuori dall'euro, e la minaccia implicita è che l'Italia dovrà farlo se le potenze creditrici del nord persistono nel loro regime distruttivo.

L'Italia non è un caso disperato. La sua posizione patrimoniale netta sull'estero è – 30% del PIL, rispetto al – 92% per la Spagna , e – 100% per il Portogallo. Ha un debito ipotecario molto basso. La ricchezza mediana degli italiani è di 173.500 euro, che li rende quattro volte più ricchi dei tedeschi, a 51.400 euro.
L'Italia è il più virtuoso dei grandi Stati UEM, con un avanzo primario di 2.5% del PIL. Questo naturalmente significa che può lasciare l'euro quando vuole, senza incorrere in una crisi di finanziamento, ed è abbastanza grande da superare lo shock.

Alla fine, tutto si riduce agli umori del paese. C'è stato un tempo in cui in Italia la causa dell'Europa era indiscussa, ma la lunga crisi ha avuto un prezzo. Un sondaggio Ipsos questa settimana ha rilevato che un record del 74% di italiani sono insoddisfatti dell'euro. Ormai si tratta di un matrimonio senza amore. Un altro battibecco con Berlino, e diventerà un aspro conflitto.

I leader europei possono arrestare il deterioramento del paese in qualsiasi momento, intraprendendo una strategia di reflazione che cambierebbe completamente i contorni della crisi e metterebbe in salvo il sud.  Ma se non lo fanno - e non vi è alcun segno ancora - gli italiani saranno costretti a riprendere in mano il proprio destino nazionale.




articolo completo su: telegraph.co.uk


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