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Nel grafico sopra, con i prezzi dell'oro dal giugno 2011, vediamo che si è formato un "doppio minimo" praticamente uguale a quello del 2012.
Anche questa volta dopo il doppio fondo abbiamo avuto un golden cross, e
cioè che la media mobile a 50 giorni incrocia la media mobile a 200
giorni arrivando dal basso, e con entrambe le medie mobili in salita. In
3 mesi l'oro è salito 16% e si trova in questo momento ai livelli visti
sei mesi fa.
C'è la tentazione di dire che il trend al ribasso si è interrotto ma
forse avremmo bisogno di vederlo prima rompere il livello di agosto di
1400 dollari al troy ounce.
Lato fondamentali è sempre complicato capire cosa succede, perché non
c'è molta trasparenza e i dati non sembrano verificabili neanche da chi
ci lavora da decenni.
Sappiamo magari cosa succede, ma non le entità. Le economie emergenti
continuano ad accumulare oro, sia da parte delle banche centrali che da
parte dei privati. Cina non aggiorna la cifra sulle riserve dal 2009 ma è
probabile che abbiano
raddoppiato da 1054 tonnellate a 2710 tonnellate. In
India negli
ultimi anni sono state introdotte tassazioni pesanti e le solite
complicatezze burocratiche (importatori costretti ad ri-esportare il
20% ...) sulle importazioni per evitare l'indebolimento del rupee. Il
risultato è che l'oro in India viene tradato a un premio di 200$.
Che il prezzo sulla borsa è manipolato pare certo. Due volte al giorno
rappresentanti di cinque banche si telefonano per 15 minuti a un'ora,
per fissare il prezzo sul mercato per le prossime ore. Il processo va
avanti da quasi 100 anni, senza nessun tipo di audit esterno o
regolamentazione. Di prezzo mercato libero quindi neanche traccia.
Pochi mesi fa la Bafin, il regolatore bancario tedesco, ha aperto
un inchiesta sulla Deutsche Bank,
anche irrompendo negli uffici della banca, per cercare alcuni
documenti.
Praticamente lo stesso giorno la DB si è ritirata dal suo
ruolo nel gruppo dei cinque, anche se non ci è dato sapere perché. La
scusa ufficiale è che non vogliono avere a che fare con le commodities.
Forse ci sono anche forti
squilibri domanda-offerta,
coperto dal fatto che chi decide il prezzo sono alcune banche
occidentali con forte interesse a tenere i prezzi bassi per quanto ci
riescano. Se Sprott ha ragione la domanda nel 2013 era più del doppio
dell'offerta. In questa luce un caduta del prezzo di 34% risulta
inspiegabile.
Nel frattempo continua l'impatrio dell'oro tedesco. Il patto era che le
674 tonnellate avrebbero impiegato 8 anni a ritornare la casa, 84
tonnellato all'anno. Il bilancio per il 2013 è di soli 37 tonnellate, di
cui solo 5 dagli Stati Uniti, il resto dalla Francia. Ma come spiega
Die Welt, ha tutto una spiegazione perfettamente ragionevole.
I lingotti detenuti in America non avrebbero la forma giusta per London
Good Delivery e devono prima essere fusi e trasformati, tutto sotto
rigoroso controllo da funzionari tedeschi. Al costo di impiegare 60 anni
per il rimpatrio. E lasciando comunque 1200 tonnellate negli Stati
Uniti.
Per il 2014 gli Stati Uniti hanno però promesso di ridargli da 30 a 50
tonnellate. Se ci riescono tutto bene, se no bisogna accettare che i
1500 tonnellate di oro tedesco non si trovano più fisicamente nei cavaeu
statunitensi ma da qualche parte in Cina.
A quel punto si spera che
qualcuno indaghi sulle forse 1000 tonnellate di oro italiano detenute
all'estero.
Anna Ryden
fonte: www.osservamondo.com