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Il seppur debole supporto di 1.325 dollari l’oncia sembrerebbe tenere, sebbene siano ampiamente possibili ritorni verso 1.300-1.310 per un appoggio sulla parte inferiore del canale (vedi grafico) : un obiettivo necessario alla crescita armonica che si fa attendere dall’inizio di febbraio.
Al rialzo la resistenza di 1.350 dollari ferma le quotazioni, tuttavia il suo superamento troverebbe subito un successivo ostacolo a 1.360, dove si arrestò il movimento crescente di ottobre dello scorso anno.
Oltrepassati i 1.360 dollari, con un piccolo intoppo a 1.375, le quotazioni arriverebbero presto a insidiare 1.425, il cui superamento fornirebbe la conferma del doppio minimo tra fine giugno e dicembre a 1.180 e proietterebbe i prezzi verso l’ambizioso traguardo di 1.670 dollari l’oncia.
Nel frattempo si intensificano i sospetti su una possibile manipolazione del prezzo dell’oro da parte delle cinque banche che determinano il fixing al London Bullion Market Association (LBMA), il mercato principale per i metalli preziosi, dove siedono Bank of Nova Scotia–ScotiaMocatta, Barclays Bank, Deutsche Bank, HSBC Bank USA e Société Générale.
(...) Forse sarà proprio per questo che Deutsche Bank è determinata a uscire dalla cinquina del tavolo del fixing dell’LBMA; pronta a rilevare il suo posto sarebbe Standard Bank: importante gruppo bancario sudafricano che, guarda caso, ha già ceduto il controllo della Trading Unit londinese a ICBC (Industrial and Commercial Bank of China). Il valzer di poltrone avrebbe quindi l’effetto di portare al tavolo del fixing i cinesi, che più volte abbiamo descritto in queste pagine essere estremamente attivi sul metallo giallo.
Piano, piano le tessere del mosaico tendono a comporsi in un disegno più ampio. Non casuale, a nostro avviso, anche la dichiarazione settimana scorsa del consigliere presidenziale russo, Sergei Glazyev, che ha affermato di poter abbandonare, qualora costretti, il dollaro americano come valuta di riserva e di scambio, oltre a procedere alla vendita dei titoli del Tesoro americano posseduti.
Una ritorsione che, come più volte ipotizzato, potrebbe adottare la Cina, visto che vi sono forti sospetti di continui acquisti di oro per rafforzarne le riserve; l’esempio di Pechino verrebbe poi seguito anche da Mosca che, guarda caso, ha acquistato nel 2013 ben 77 tonnellate di oro.
E così mentre l’occidente manipola i prezzi dell’oro, comprimendoli, per evitare che i popoli si intimoriscano per le precarie condizioni economiche, l’oriente acquista oro a man bassa per rafforzare i propri mezzi di persuasione verso l’occidente.
Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico (proverbio cinese).
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