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venerdì 25 gennaio 2013

buco Monte Paschi da 14 miliardi ?


Il rialzo del 15% oggi di Monte Paschi (ora ridottosi al 10%) non ha senso ed è un occasione per vendere. Grillo ha detto nel suo intervento che "c'è un buco di 14 miliardi di euro" e Profumo lo ha contestato, ma qui hai il prof. Boldrin di FermareilDeclino, un liberista spinto che chiede la nazionalizzazione ! E anche Samorì che chiede la nazionalizzazione, ma Samorì è uno che spara grosso per farsi notare e aprirsi la strada con altri fini quando interviene sui problemi delle banche (Rebuffo riporta che è entrato in assemblea degli azionisti con le guardie del corpo, il primo caso nella storia di qualcuno che teme per la sua vita in un assemblea di azionisti)

Oggi su MPS hai reportage come questo molto ben fatto che spiegano come hanno truccato i bilanci per far avere 20 milioni di euro alla Fondazione. E altri articoli dettagliati su Linkiesta che indicano che i dirigenti facevano la cresta su queste operazioni in derivati. A parziale correzione di quanto scritto ieri, MPS sui 25 e passa miliardi di BTP che aveva comprati nel 2009 non ha guadagnato una lira benchè la cedola media fossa un 5% perchè avevano scadenza media a 10 anni e quindi dovesse incassare un miliardo e rotti l'anno perchè ha comprato una serie di contratti derivati esotici con i quali ha ceduto le cedele alle banche estere come Nomura in cambio di protezione dal rischio tramite intricati derivati "Alexandria" e "Santorini" che il BTP crollasse. In più aveva un altra operazione datata 2006 su BTP. Risultato ? invece di incassare 5 miliardi di cedole sui BTP comprati quattro anni fa tutti questi soldi sono finiti in tasca alle banche e MPS ha solo pagato dei costi di commissioni per tutti questi contratti derivati. (Quello su cui invece avrebbe dovuto guadagnare di sicuro sono gli acquisti di BTP di un anno fa con i miliardi dell'LTRO all'1%).

(Nota. La storia è molto complicata se vuoi seguire tutti gli andirivieni: Le prime "puntate" andate male sarebbero quelle di Santorini e Alexandria, operazioni che risalgono al 2002 e al 2006, ma che Mps non vuole mettere in bilancio. Il management decide allora di comprare BTP trentennali da Deutsche Bank e Nomura per spostare le perdite su contratti pronti contro termine sui titoli di Stato acquistati facendo sembrare le perdite collegate all'attività tradizionale della banca. Nel 2009-2010 l'istituto compie però un altro errore e stipula derivati di tasso su gran parte dei titoli di Stato in portafoglio (compresi quelli trentennali di cui sopra). In pratica trasforma gran parte del portafoglio a tasso fisso in tasso variabile. Questo la porta a ulteriori perdite, con la rinuncia alle cedole sui titoli. In questo modo 25 miliardi di euro di titoli di Stato finiscono per non rendere oggi quasi nulla. Con lo swap siglato, infatti, il valore medio delle cedole del 4,2% va alle banche d'affari....)

Non so chi abbia detto a Grillo che il buco di MPS è di 14 miliardi, ma solo per questi derivati del 2009 puoi stimare 5 miliardi di buco. Se a questi aggiungi però che ha pagato 10 miliardi nel 2007 per comprare Antonveneta che a detta anche del Financial Times di ieri al massimo ne valeva 4-5 di miliardi all'epoca hai altri 5-6 miliardi.  E qui siamo già a 10-11 miliardi di buco... Forse chi ha indicato la cifra di 14 miliardi a Grillo ha fatto dei calcoli corretti.

Chi può sta abbandonando la barca di MPS e delle sue tangenti prima che affondi. In altre parole è probabile che dopo quasi sei anni finalmente lo scandalo politico-finanziario più grosso degli ultimi due decenni stia per scoppiare e che la magistratura stia finalmente sollevando il velo. E non solo su Antonveneta, si è partiti dall'altro scandalo MPS quello degli altri 4 miliardi e rotti persi con i derivati sui BTP ("I pm milanesi Francesco Greco e Giordano Baggio si erano accorti a fine 2012 delle anomalie nell’operazione Alexandria - Mps, soprattutto sulle «creste fatte da funzionari sui derivati con arricchimento di personaggi di spicco della banca»). Notare però che la competenza territoriale è della Procura di Siena per entrambe le vicenre e questa ha sempre fatto finta di niente perchè nelle regioni rosse la magistratura non incrimina quasi mai l'ex-PCI. Solo se si muove la Procura di Milano in genere succede qualcosa).

Ora che sta per arrivare la magistratura ad esempio DeBenedetti e Monti si defilano e comprensibilmente, perchè nell'affare del novembre 2007 dell'acquisizione di Antonveneta da parte di MontePaschi ci sono cinque miliardi che mancano. MPS la comprò da Santander per 10.3 miliardi dopo che questi l'aveva appena comprata a settembre 2007, solo 60 giorni prima, per 6.6 miliardi. Quindi 3.7 miliardi di più del prezzo che Santander pagò a novembre, ma in realtà sono quasi cinque miliardi in piùperchè MPS non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell'istituto di Antonveneta che da solo valeva forse 1,1 miliardi di euro (se leggi Reuters dell'epoca) e che rimase, invece, nelle mani di Botin gran capo di Santander (l'uomo più influente della Spagna). Se Botin e Santander comprarono nel settembre Antonveneta per una cifra già esagerata di 6.6 miliardi era perchè sapevano che dopo due mesi l'avrebbero rivenduta per una cifra ancora più assurda di 11.4 miliardi a MontePaschi (10.3 mld + 1.1 mld). "Santander sells Antonveneta to M.Paschi for $13.2 bln, ROME/MADRID Thu Nov 8, 2007, Reuters.

Per chi si fosse distratto con questi numeri e dati: Antonveneta era stimata valere circa 10 volte gli utili come tutte le banche italiane all'epoca cioè sui 4 miliardi e rotti, ma nel novembre 2007 MPS la pagò quasi cinque miliardi in più di quello che Santander l'aveva pagata solo 2 mesi prima. Non bisogna farsi ingannare dalla finanza pensando che sia complicata: era un assurdità evidente. O qualcosa di peggio.
G.Z.

fonte: cobraf.com


Mps, il regalo alla Fondazione: i 20 milioni da Mussari e i conti truccati

C’erano più di 20 milioni di ragioni per truccare i conti di Monte Paschi di Siena nel 2009. Grazie al contratto segreto con Nomura, rimasto nella cassaforte per tre anni e mezzo, trovato solo il 10 ottobre 2012 e svelato dal Fatto, l’ex presidente Giuseppe Mussari ha permesso al suo grande socio legato alla politica e al PD, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, di “guadagnare” più di 20 milioni di euro tra mancato esborso e maggiore incasso di interessi sull’operazione F.R.E.S.H. ( Floating Rate Equity-linked Subordinated Hybrid Preferred Securities, strumenti finanziari convertibili in azioni ordinarie del Montepaschi). Un prestito ibrido creato per scalare l’Antonveneta nel 2008.

La grande scalata. Gira e rigira si torna sempre lì al peccato originale. Per sostenere quell’operazione di acquisto a un prezzo folle di una banca con molti problemi, il sistema senese si è messo nei guai. Il F.R.E.S.H. era un problema per la Fondazione, che si era indebitata per sostenere Mussari. E Mussari potrebbe avere tolto le castagne dal fuoco al suo grande socio quando rischiava di vedere sparire all’improvviso dal bilancio più di 20 milioni di euro. Grazie al trucco contabile di Mussari invece la Fondazione anche nel 2010 (il F.R.E.S.H. pagava le cedole nell’anno successivo a quello del tarocco del bilancio) ha potuto disporre di una ventina di milioni di euro per finanziare i tanti progetti e associazioni dipendono dalla grande mammella di Siena.

Il trucco nel bilancio non ha prodotto solo l’effetto di permettere al direttore generale Antonio Vigni, quello che ha firmato il contratto segreto con Nomura poi trovato nella sua cassaforte, di incassare 800 mila euro di bonus nel 2010, grazie al bilancio chiuso in attivo a dicembre 2009. Quel bilancio taroccato ha permesso un guadagno ben maggiore alla Fondazione: è proprio il F.R.E.S.H. la pista più calda sulla quale sta lavorando la Procura di Siena. Grazie ai documenti e alle telefonate acquisiti nelle settimane scorse dalla Guardia di Finanza, sembra ormai scontata l’ipotesi di partenza dell’accusa nell’indagine sulle carte svelate dal Fatto: falso in bilancio e ostacolo all’attività di vigilanza per la mancata rappresentazione nella contabilità prima e poi nelle comunicazioni a Bankitalia delle perdite del derivato Alexandria nel 2009.

La cedola benedetta. Il falso in bilancio di Mps però potrebbe essere stato solo un mezzo per realizzare un fine più importante per la politica senese: la distribuzione di una cedola su un titolo acquistato dalla Fondazione del Monte dei Paschi, saldamente nelle mani di Provincia e Comune, entrambi a guida Pd. Proprio il F.R.E.S.H. e i redditi che superavano i 20 milioni di euro e che rischiavano di saltare, potrebbero essere stati insomma il movente del trucco contabile messo in piedi da Mussari e Vigni.

Se Mussari non avesse creato l’operazione con Nomura, infatti, a restare con il cerino in mano sarebbe stata la Fondazione alla quale lui stesso un anno prima aveva chiesto il sacrificio di finanziare la scalata della sua vita.

La grande scalata. Tutto inizia con l’acquisto da parte di Mps della Banca Antonveneta nel 2008 per 10 miliardi di euro. La madre di tutte le acquisizioni fallite è possibile grazie anche a un miliardo di euro provenienti da un prestito obbligazionario ibrido che viene sottoscritto per 490 milioni dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena diretta da Gabriello Mancini. Quel prestito F.R.E.S.H. è ibrido perché da un lato non garantisce utili a chi lo compra in caso di cattivo andamento della società sottostante, cioè il Monte dei Paschi di Siena, e dall’altro al termine è una doppia incognita perché si converte in azioni. F.R.E.S.H. viene emesso da Jp Morgan e finanziato da due banche, Mediobanca e Credit Suisse. La Fondazione Mps lo sottoscrive permettendo a Mussari di realizzare i suoi sogni di grandezza. Il resto viene sottoscritto da altre fondazioni, coinvolte da Mancini, come egli stesso si vanterà negli anni seguenti.
(...)


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