rottura rialzista in atto |
Riparte la recessione? Oro subito sugli scudi
La Federal Reserva ha pompato denaro sul mercato con il suo quantitative easing, regalando l’illusione dell’uscita dalla crisi ma senza risolvere i problemi economici e sociali alla radice.
Quindi, il lettore di questo blog (che ci segue da più tempo) non è stato di certo sorpreso dagli articoli apparsi in questi giorni sui principali giornali economici.
Le probabilità di una nuova recessione negli Stati Uniti sono aumentate. Lo afferma l’agenzia di rating
Standard & Poor’s, sottolineando di non ritenere che «l’economia
americana e quella europea miglioreranno sostanzialmente il prossimo
anno», con l’Ue che rischia come gli Usa di dover fare i conti con una
nuova contrazione del Pil.
«Con l’economia globale che si indebolisce fra considerevoli rischi al ribasso, prevediamo condizioni di credito difficili» si legge in una nota di Standard & Poor’s, secondo la quale «i rischi di una vera “doppia recessione” (o recessione a W, quando dopo una breve ripresa il Pil torna nuovamente in territorio negativo) in Eurolandia restano alti».
Ad aumentare l’incertezza delle prospettive economiche americane sono il possibile contagio dalla crisi del debito europea, l’economia cinese e il cosiddetto "fiscal cliff", ovvero la possibilità che all’inizio del prossimo anno scattino tagli alla spesa e aumenti delle tasse insieme. (Source)
Nel momento in cui il mercato inizia a temere una nuova recessione negli USA, scatta subito la molla ed ecco che si inizia ad immaginare cosa potrebbe succedere. Fin troppo semplice: un nuovo quantitative easing. Sarebbe il QE3,
una nuova bomba di liquidità messa a disposizione dell’economia che,
tanto per cambiare non risolverebbe un bel nulla e (cosa non di poco
conto) avrebbe anche l’opposizione di una buona fetta del Congresso,
ormai arcistufa di veder lievitare sempre di più i costi per il
salvataggio “teorico” dell’economia USA.«Con l’economia globale che si indebolisce fra considerevoli rischi al ribasso, prevediamo condizioni di credito difficili» si legge in una nota di Standard & Poor’s, secondo la quale «i rischi di una vera “doppia recessione” (o recessione a W, quando dopo una breve ripresa il Pil torna nuovamente in territorio negativo) in Eurolandia restano alti».
Ad aumentare l’incertezza delle prospettive economiche americane sono il possibile contagio dalla crisi del debito europea, l’economia cinese e il cosiddetto "fiscal cliff", ovvero la possibilità che all’inizio del prossimo anno scattino tagli alla spesa e aumenti delle tasse insieme. (Source)
L’impatto sulla quotazione dell’oro
Se ben ricordate, ho più volte accennato al fatto che un particolare asset era molto correlato a queste decisioni di politica monetaria. E questo asset era proprio il metallo giallo, l’ORO.
E difatti, in modo praticamente matematico, ecco che l’oro parte e prende il sopravvento.
E difatti, in modo praticamente matematico, ecco che l’oro parte e prende il sopravvento.
L’oro ha rotto
gli argini. Dopo oltre tre mesi in cui a stento – e solo per brevissimi
periodi – era riuscito a varcare la soglia dei 1.620 dollari l’oncia, il
lingotto ieri ha superato di slancio non soltanto i 1.630 $, che
costituivano un’importante resistenza, ma anche i 1.640 $, raggiungendo
sul mercato spot londinese un picco di 1,641.20 $/oz. Livelli ancora
lontani dal record, oltre 1.920 $, raggiunto a settembre dell’anno
scorso, ma abbastanza elevati da rinfocolare la tentazione di mettere a
frutto le riserve auree delle banche centrali per tamponare la crisi dei
Paesi periferici dell’Eurozona. (Source)
Che dite? Per conto mio, credo di poter
affermare che…il quadro quadra e se lo scenario recessivo USA,
accompagnato da possibili interventi di politica monetaria anche in
Eurozona e magari anche in altre parti del mondo, verrà confermato, non
sarà di certo una follia ritrovarsi l’oro in area 1900 $/oz nei prossimi
mesi.
D.T.
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