Il primo grafico mostra le posizioni al ribasso aperte dalle banche americane nel mercato dell'argento. Nonostante i prezzi del metallo siano scesi notevolmente dai massimi dell'anno 2011, il numero di contratti al ribasso è molto più alto di quanto ci si potrebbe aspettare.
Le posizioni al rialzo sono scese a 625 contratti mentre quelle al ribasso sono salite a 40.198, quindi le tre banche che hanno riportato le loro posizioni settimana scorsa si sono impegnate a vendere oltre 200 milioni di once di argento, che corrispondono al doppio della produzione annuale di metallo una volta tolta la quantità che viene consumata per usi industriali.
Le posizioni al rialzo sono scese a 625 contratti mentre quelle al ribasso sono salite a 40.198, quindi le tre banche che hanno riportato le loro posizioni settimana scorsa si sono impegnate a vendere oltre 200 milioni di once di argento, che corrispondono al doppio della produzione annuale di metallo una volta tolta la quantità che viene consumata per usi industriali.
Il secondo grafico mostra le posizioni al ribasso aperte da banche non americane. Queste banche hanno diminuito notevolmente la loro esposizione al ribasso nel mercato dell'oro ma hanno ulteriormente aumentato le loro posizioni al ribasso sull'argento durante il rialzo dei prezzi da agosto a ottobre. Si trovano quindi con posizioni mediamente in perdita per un totale di 290 milioni di once di argento. L'anno scorso, invece, erano esposte con solo 120 milioni di once durante la fase di forte ribasso (dove avranno realizzato buoni guadagni).
Conclusione
Non esiste fisicamente l'argento necessario a coprire queste enormi posizioni al ribasso aperte dalle banche. Basterà quindi un leggero aumento degli acquisti per mettere in crisi questo mercato.
Nel caso dell'oro ci sono le banche centrali pronte a intervenire con la vendita delle loro riserve in caso di penuria di metallo nei mercati. Nel caso dell'argento, invece, per quanto ci risulta, le riserve strategiche di metallo accumalate nei decenni scorsi sono ormai esaurite. Sarà quindi difficile per le banche riuscire a chiudere in profitto queste enormi posizioni al ribasso.
Dallo scorso 4 dicembre, ci sono stati tre tentativi di far crollare i prezzi per ridurre poter queste posizioni al ribasso ma ogni volta il livello di prezzi a 32,60 dollari/oncia ha resistito agli attacchi.
Possiamo quindi supporre che ci sono grossi compratori pronti ad acquistare argento a ogni discesa delle quotazioni. Questi movimenti dei prezzi, inoltre, possono indicare una scarsità di metallo fisico disponibile in mercati importanti come quello di Londra.
Se questa tendenza continua, verrà presto un giorno in cui il mercato del NYMEX dovrà dichiarare "forza maggiore" per evitare di consegnare il metallo fisico richiesto dai compratori. Le conseguenze di un tale gesto estremo saranno destabilizzanti non solo per il prezzo e la domanda di argento ma anche per il mercato dell'oro.
Dobbiamo quindi aggiungere il caos nei mercati dei metalli preziosi all'elenco di rischi sistemici cui rischiamo di assistere nel nuovo anno.
Alasdair Macleod
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