rapporto GEAB n. 69 - novembre 2012 
  
2013: il grande disfacimento geopolitico dell'America
Come avevamo preannunciato fin dal nostro primo numero (Gennaio 2006), dopo sei anni di crisi il "muro del dollaro" si è ormai fessurato in tutto il mondo. Con gli uragani Katrina e Sandy a far da simbolica cornice, la crisi sta frantumando la protezione per eccellenza degli Stati Uniti. L'economia americana sta cedendo sotto i colpi inferti dalla realtà, e 
lo shock finale avrà luogo poco alla volta lungo tutto il 2013.
Cina 2013: il laboratorio mondiale delle sommosse
La terza ed ultima parte del nostro studio, riguardo il rischio di sommosse, si riferisce alla Cina. Dopo aver elencato le ragioni sistemiche che sono alla base delle rivolte che avranno luogo nel 2013 sia in Europa (GEAB n. 67) che negli Stati Uniti (GEAB n. 68), esaminiamo ora i fattori che le scateneranno in Cina.
Raccomandazioni strategiche ed operative
    Valute: ancora un po' d’irrazionalità.
    Borse: non è mai troppo tardi per darsi alla fuga.
    Oro: solo fisico e mai sul breve termine.
    Materie prime energetiche: è di gran lunga la migliore opzione.
    
Katrina-Sandy: da un uragano all’altro, la fine dell'America per come la conoscevamo
Il mese di ottobre 2012 sarà ricordato nei libri di storia come 
quello che ha segnato la fine dell'America per come l’avevamo conosciuta
 nel XX secolo. Il 29 ottobre l’uragano Sandy  ha colpito New York, 
esattamente 83 anni dal “day after” della crisi del “Black Tuesday”, nel
 1929, rivelando al mondo intero lo stato reale della società americana e
 del suo simbolo, New York City. Il cambiamento di percezione è stato 
sorprendente, ed è rilevabile dalla semplice lettura dei media di tutto 
il mondo, in particolare al riguardo delle conseguenze delle elezioni, 
il cui risultato avrebbe dovuto, invece, rallegrare un po’ tutti quanti.
L’uragano Sandy ha definitivamente frantumato lo specchio 
americano.
Confermando tutte le previsioni che abbiamo fatto nel corso degli 
ultimi sei anni, al riguardo del deterioramento della situazione 
statunitense, e in particolare quelle contenute nel GEAB n. 65,
 l’uragano Sandy è l'evento che segna davvero l'ultima fase del collasso
 del sistema americano. Colpendo il centro finanziario del paese, ed 
evidenziando così l'incapacità della più potente città americana a 
resistere finanche ad un “piccolo” uragano, del quale si era oltretutto a
 conoscenza già da parecchi giorni, esso ha segnato la fine dell'America
 per come era fino ad ora conosciuta.
Come avevamo anticipato fin dal Gennaio del 2006, nel corso degli ultimi sei anni il "muro del dollaro" era andato via via fessurandosi, e quando l’uragano Sandy lo ha colpito con tutta la sua forza, ha rivelato che il “re è nudo".
 La devastazione di New Orleans del 2005, conseguenza dell'uragano 
Katrina, può essere paragonata a quella di Chernobyl del 1986 (che 
sorprese il mondo per la cattiva gestione della crisi, e per lo stato 
reale dell'economia), mentre il "Muro del Dollaro" può essere paragonato
 al “Muro di Berlino”. Distrutto dalla crisi, esso non c’è più, ed il 
2013 sarà l’anno del crollo dell’America del XX° secolo.
Nel tempo intercorso fra Katrina e Sandy, siamo passati attraverso la
 Lehman Brothers ed una serie di scosse che hanno agitato il potere 
degli Stati Uniti fino al midollo. La fiducia del mondo se ne è andata. 
Dobbiamo prendere atto d’un incredibile articolo del Der Spiegel: "Stati
 Divisi d'America: note sul declino di una grande nazione",
 un condensato di sei anni di anticipazioni LEAP che, in una 
pubblicazione mainstream qual’è il Der Spiegel, non è da considerarsi 
banale.
Dopo Sandy e le elezioni presidenziali, i mass-media hanno chiaramente 
invertito la marcia, compresi quelli europei, di solito così innamorati 
degli Stati Uniti, che ora guardano a questo paese con l'occhio critico 
della realtà. La conclusione è unanime: la grande potenza emersa dalla seconda guerra mondiale non c’è più.
Sulla scia di Sandy, la rielezione di Obama ha lasciato un sapore 
amaro nella metà degli Stati Uniti e del resto del mondo, come si può 
dedurre dalla visione dei media: quello che doveva essere una buona 
notizia, poiché Obama era considerato il “candidato migliore” per il 
resto del mondo, permette in realtà di vedere che non c’è in atto alcun 
cambiamento… la notizia peggiore, alla luce di quello che oggi si sa 
riguardo la situazione sociale ed economica degli Stati Uniti. Le 
questioni irrisolte degli ultimi quattro anni restano tutte sul tavolo. 
La campagna elettorale le ha appiattite, ma ora esse riemergono più 
forti e con meno soluzioni.
Con la riemersione di questi problemi, elusi durante la campagna 
elettorale, e con la rielezione di Obama, così difficile da digerire per
 i Repubblicani, gli Stati Uniti non saranno in grado di superare le 
sfide in arrivo fra la fine del 2012 e l'inizio del 2013: dal punto di 
vista economico, esse sono il "fiscal cliff",  il tetto del debito, la bolla obbligazionaria e quella dei 
prestiti agli studenti; 
dal punto di vista sociale, esse sono 
l’esplosivo divario tra i “bianchi”, in maggioranza pro-Romney, e le 
minoranze, per lo più pro-Obama, con in più la possibilità, come abbiamo
 previsto nel GEAB n. 68, di un’escalation dei disordini fino al punto 
della guerra civile e delle tendenze secessionistiche (considerando la 
quantità di armi in circolazione), che a loro volta potrebbero portare 
ad un colpo di stato militare, al fine di mantenere l'ordine. 
Svilupperemo l’analisi del collasso statunitense nel corso di questo 
GEAB n. 69.
Ricordiamo, comunque, che la crisi è globale, e non risparmia neppure
 i paesi emergenti, con la Cina al primo posto. Torniamo di nuovo a 
parlare, in questo numero, delle sfide che la Cina deve fronteggiare 
(comprese quelle costituite dai movimenti sociali) nel corso del 2013 
(analogamente a quanto abbiamo  già fatto, con l’Europa e gli Stati 
Uniti, negli ultimi due numeri).
Anche se - in questo numero - ci siamo concentrati,  sulla questione 
degli Stati Uniti, non abbiamo perso di vista l’esplosiva situazione 
mondiale, in particolare nei suoi aspetti geopolitici, legati alla 
perdita d’influenza degli Stati Uniti. Come si è visto nel ruolo 
secondario che hanno svolto in Libia, nel Mali, ed in Siria, a causa 
delle ristrettezze di bilancio, la nuova strategia americana è di 
esternalizzare la sua agenda ai propri partners: la Francia ed il Regno 
Unito in Libia, l’ECOWAS nel Mali, Israele in Siria.
 La mancanza del leader geopolitico degli ultimi 80 anni rende la 
situazione del tutto precaria, in particolare nel Medio Oriente, con i 
più disparati interessi che si stanno mescolando in una specie di 
cacofonia.
Le soluzioni, in effetti, devono essere trovate sulla sponda europea o
 su quella russo-cinese, ma gli europei non sono ancora pronti a 
dissociarsi dal loro ex alleato, gli Stati Uniti (auto-neutralizzandosi 
nei fatti), mentre i russi ed i cinesi non hanno il prestigio derivante 
dall’essere percepiti come delle "potenze buone", ovvero quegli stati i 
cui interessi sono combinati con i veri valori universali. Pertanto, né 
la Russia né la Cina (che hanno necessità di modellare la propria 
immagine su questi valori, per poter esercitare il potere reale) possono
 ancora sostituire il leader perduto, se non attraverso l’uso della 
forza che è, per loro e per tutti gli altri, la soluzione peggiore.
Un altro segno dell’indebolimento del potere statunitense è il fatto 
che le sanzioni contro l’Iran sembrano essere del tutto impotenti, se 
non nella diffusione dell'odio iraniano verso l'Occidente. E' una spina 
che gli europei hanno volontariamente messo nel proprio piede, invece di
 correre ad acquistare petrolio pagandolo in Euro. Al contrario, il 
petrolio ora fluisce verso la Cina e la Turchia (che è ancora un membro 
della NATO), con quest’ultima che paga in oro, via Dubai.
 Il sistema mostra sia la fragilità dell'alleanza occidentale, che la 
facilità con cui i paesi riescono a by-passare il dollaro, per pagare il
 petrolio. Questo principio può essere considerato la chiave di volta 
dell'egemonia del dollaro e degli Stati Uniti in tutto il mondo. In uno 
dei prossimi numeri del GEAB ci concentreremo sulle sfide globali che 
riguardano il petrolio, elemento centrale dell’attuale geopolitica.
Secondo noi, infine, l'influenza degli Stati Uniti è meno evidente 
anche in Europa. Se la situazione europea non è rosea, con un alto tasso
 di disoccupazione e con un aumento della povertà, particolarmente in 
Spagna ed in Grecia, i media anglo-sassoni sono comunque diventati meno 
desiderosi di annunciare l'esplosione dell'Euro, un’opzione sempre meno 
credibile, soprattutto rispetto ai problemi sempre più visibili degli 
Stati Uniti e dell’Inghilterra.
Le modifiche apportate ad Eurolandia, 
seppur “partorite nel dolore”, stanno cominciando a dare frutti. Il disaccoppiamento da Wall Street e dalla City, in corso durante l’”Euro-crisi", prosegue a ritmo sostenuto. Riguardo alla City, è lo stesso Regno Unito a prendere le distanze da Eurolandia.
 Così, anche se quest’ultima sarà scossa, come tutti gli altri, dal 
collasso del sistema americano, non crollerà certamente insieme ad esso.
Tuttavia molte sfide attendono gli europei, compreso il fatto che gli 
atteggiamenti di Angela Merkel non facilitano molto le discussioni con i
 partners. Torneremo nel GEAB n. 70 sul futuro politico della Germania, 
per il 2013 ed oltre.
fonte: www.leap2020.eu