La Grecia non ha salvato se stessa, ma ha salvato l’Euro e le banche europee da un sistemico rischio contagio (effetto domino) che avrebbe reso incontrollabile il sistema e che in un amen sarebbe riuscito a polverizzare quel clima di fiducia e positività che si è venuto a generare negli ultimi mesi. Con il piano di austerity di ieri si è firmata una condanna che sintetizzerei con la frase “commissariamento perpetuo” e “impoverimento strutturale”. Succhieranno tutto il sangue possibile ed immaginabile, cederanno asset, e renderanno la Grecia una provincia della Germania e degli stati più ricchi. C’erano alternative? Si, il default. Ma cosa avrebbe comportato? Innanzitutto una catastrofe nell’Eurozona. E poi per la Grecia l’inizio di una nuova storia. Partendo però DAL NULLA (non dimentichiamolo).
La domanda sorge spontanea: alla fine era meglio farla fallire? Sbaglierò, ma…alla fine…chi è che ha falsificato i conti in bilancio? La Grecia ahimè era da salvare. Però come sempre ci si è mossi troppo tardi. Bisognava intervenire prima in modo strutturare e concreto. Un monito IMPORTANTE per gestire la prossima ciris: quella del Portogallo.
Personalmente non mi faccio prendere da nessun entusiasmo, mantengo il realismo a cui mi affido e aspetto gli eventi. Tanto alla fine, lo abbiamo capito, il mercato è tutto fuorchè coerente.
D.T.
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