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lunedì 30 gennaio 2012

boom dei banchi di pegni in Grecia



Oro, gioielli, i greci adesso per vivere si vendono tutto

In Grecia la gente vende pendenti, catenine, orologi e tutto quello che può garantire liquidità e permettere di restare a galla o di tamponare momentaneamente l’emergenza, in attesa di tempi migliori. Sempre che arriveranno. Così l'attività economica che va a gonfie vele è quella dei banchi dei pegni. Un dato parla chiaro: il 90% dei 224 banchi che operano a livello nazionale è stato registrato  presso le competenti autorità l'anno scorso. “Forse si salverà la Grecia, ma non i greci”: ormai questa frase è sulla bocca di tutti, tra Atene e Salonicco.

Disoccupazione martellante, fallimenti quotidiani di aziende, conti correnti in profondo rosso, restrizione dell’accesso alla sanità, nuovi tagli alla spesa sociale e nuove tasse, dimezzamento delle buste paga. La Grecia va malissimo, e da qualche tempo si parla con crescente insistenza di fallimento e uscita dalla zona euro. Il debito ellenico è insostenibile. L’economia sprofonda. Le attività sono al collasso. Tutte tranne una, a dire il vero: i banchi dei pegni.

Nell’ultimo anno c’è stata una vera e propria fioritura di questi esercizi. Il New York Times, due settimane fa, riportava che solo nel 2011 è stato registrato presso le competenti autorità il 90% dei 224 banchi operanti a livello nazionale. Il che fa riflettere. La gente vende pendenti, catenine, orologi e tutto quello che può garantire liquidità e permettere di restare a galla o di tamponare momentaneamente l’emergenza, in attesa di tempi migliori. Sempre che questi verranno.
Come spiega il quotidiano ateniese Ekathimerini, la corsa a disfarsi di oggetti di valore, già iniziata nel 2010, è stata accelerata dai prezzi dell’oro e in generale dei preziosi, beni rifugio durante ogni congiuntura difficile dell’economia mondiale.
Nel Paese ellenico c’è chi vende. Ma c’è anche chi compra. I proprietari dei banchi dei pegni hanno fiutato il grosso affare e si sono adoperati di conseguenza. I loro uffici, a differenza delle spartane e polverose botteghe dei colleghi della vecchia scuola, sono moderni e spaziosi. Allo scopo di attirare clienti, si fa anche pubblicità sui giornali. Ma non ci sono soltanto i banchi dei pegni.

Anche le gioiellerie, i cui affari non vanno certo a gonfie vele, hanno iniziato a comprare preziosi, dando in cambio contanti. Senza contare che c’è chi s’è messo a rilevare barche e automobili di lusso.

I banchi dei pegni fanno affari, non c’è che dire. Ma spesso sono affari non giustificati fiscalmente o persino sospetti.  È ancora il New York Times a riferire come le autorità greche abbiano messo sott’accusa un banco dei pegni di piazza Syntagma: avrebbe trafugato in Germania, tramite più operazioni, 1,25 quintali d’oro.

Matteo Tacconi

fonte: linkiesta.it

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