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giovedì 27 novembre 2014

l'oro di Putin


LA CORSA ALL’ORO DI MOSCA
La Russia di Putin sta compiendo una vera e propria corsa all’oro. Secondo i dati ufficiali del World Gold Council, nel terzo trimestre 2014, più della metà dell’oro aggiunto alle riserve delle banche centrali di tutto il mondo è stato acquistato da Mosca; in tutto 55 tonnellate che sommate a quelle acquistate da Kazakhistan, Azerbaijan e Tagikistan, tre dei 10 paesi che compongono la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), fanno oltre il 90% dell’intero ammontare di oro acquistato in tutto il mondo.
Ma cosa sta spingendo Putin e i suoi alleati a fare incetta di oro? Per gli analisti occidentali, sicuramente la necessità di affrontare gli effetti della crisi Ucraina e il deprezzamento del rublo generato dalle sanzioni che l’Occidente ha imposto alla Russia. L’oro è il bene rifugio per eccellenza e tutto fa supporre che Putin cerchi di garantirsi riserve in attesa di lunghi inverni determinati dalle tensioni geopolitiche e dall’ulteriore calo del prezzo del petrolio che incide pesantemente in un’economia che ha nell’esportazione di petrolio e gas il 45% dei sui ricavi.
Il rischio legato al “potenziale e catastrofico crollo del prezzo del petrolio” è spiegato con chiarezza da
Marco Bottarelli in questo articolo.
ORO VS DOLLARO
Eppure dietro la corsa all’oro di Putin potrebbe esserci anche qualcosa di più; se è vero che l’acquisto di lingotti ha avuto un’accelerazione impressionante in questi ultimi mesi (quindi come conseguenza delle sanzioni euro-americane) è anche vero che la Russia negli ultimi 10 anni ha triplicato le sue scorte d’oro arrivando a custodirne 1.150 tonnellate, tanto da essere oggi la quinta nazione al mondo per riserve auree, dopo Usa, Germania, Italia e Francia.
Seppure con quantità più ridotte, la politica russa di corsa all’oro è copiata da molti altri Paesi emergenti (Cina e India).
Su Bloomberg, Evgeny Fedorov, un deputato di spicco del partito di Putin, ha spiegato che “più una nazione ha oro, più avrà sovranità se un cataclisma dovesse abbattersi sul dollaro, euro, sterlina o altra valuta rifugio”.
La frase chiarisce molte cose: Putin sta scommettendo sul crollo del monopolio globale del dollaro.
A RISCHIO IL DOMINIO AMERICANO?
Un articolo (seppur di parte) tradotto in italiano su
Globalist Syndacation, a firma Dmitry Kalinichenko, spiega con precisione cosa sta accadendo.
In questi anni, l’Occidente ha artificialmente tenuto basso il prezzo dell’oro (e del petrolio) per aumentare il potere di acquisto del dollaro, trasformandolo così in moneta rifugio.  (...)
Da una parte l’Occidente continua a dipendere dalle fonti energetiche russe (Mosca è il secondo produttore di petrolio al mondo); acquista petrolio, gas e uranio pagando in dollari sovra-valutati; con quei dollari Putin sta facendo incetta di oro il cui valore è tenuto basso da quegli stessi dollari.
La manipolazione del mercato attuata fino ad oggi rischia ora di saltare. Le riserve auree non sono illimitate, tanto più che negli ultimi anni la crisi finanziaria ha costretto molti paesi occidentali a vendere enormi quantità di oro, una buona parte acquistato dalla Russia e dai Paesi emergenti (Cina e India in testa). L’accumulo di oro servirà a sostituire il dollaro come mezzo di pagamento tra queste economie sempre più prevalenti nel sistema globale.
In pratica, Putin starebbe utilizzando il residuale potere del dollaro per distruggere il potere del dollaro e con esso la leadership mondiale degli Stati Uniti.
I media occidentali, in questi giorni impegnati a parlare del prestito di una banca russa al Front National della Le Pen, dovrebbero piuttosto provare a raccontare la miopia di una contrapposizione alla Russia imposta dalle élites finanziarie a Europa e Usa; contrapposizione che può trascinarci in una crisi senza ritorno.

Su Twitter: @GiampaoloRossi


 

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