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giovedì 12 giugno 2014
perché le miniere non chiudono ?
Il prezzo dell’oro e dell’argento si mantiene, ormai da parecchi mesi, al di sotto del costo medio di produzione (quello totale, il cosiddetto all-in cost, non le “spese vive” dette anche cash cost).
Dal momento però che il costo vivo di produzione è pur sempre inferiore, per la maggioranza delle miniere, al prezzo, molte miniere continuano a produrre in perdita (un po’ come alcune aziende italiane), anche per non dover licenziare tutto il personale che poi sarà difficile ri-reclutare in futuro e poi perché non è che chiudere una miniera permetta di ammortizzare meglio i costi già sostenuti che non tenendola aperta in perdita. E vi ricordo che i costi che si devono sostenere prima di produrre la prima oncia di oro o argento sono immensi il più delle volte, e ci vogliono molti anni per arrivare a questo traguardo: non deve stupire dunque se, arrivati al traguardo, piene di debiti o comunque costi da ammortizzare, le miniere continuino a produrre anche se in perdita.
L’attività volta ad esplorare e definire nuove riserve invece viene falcidiata, creando così le premesse per una violenta inversione del ciclo, ma non tra poche settimane, forse tra qualche anno. E questo non è esattamente una novità, il settore minerario funziona grosso modo così da sempre.
Avevo sottovalutato quanto potesse durare questa fase di depressione senza che un gran numero di miniere iniziasse a chiudere i battenti, quando scrissi l’ultima volta in proposito di miniere che chiudevano. Ero persuaso che soltanto l’oro (di cui la nuova produzione annua incide per circa il 2% soltanto) potesse continuare a restare sotto il costo marginale di produzione ma non anche l’argento ed i platinoidi. Invece, mentre in effetti i platinoidi sono saliti di prezzo, l’argento continua ad accusare il colpo.
Ma mentre in Cina la produzione non da segni di ridursi, altrove si assiste già ai primi segni di cedimento. Stavolta con anche i nomi di alcune major in prima fila. Il maggior produttore mondiale Barrick Gold prevede che nel 2014 produrrà 6-6,5 milioni di once d’oro contro le 7,2 milioni del 2013 ad esempio. Iamgold e Anglogold Ashanti si avviano a chiudere Yatela nel Mali. La stessa Anglogold sta predisponendosi infine, dopo averci rimesso un miliardo di dollari negli ultimi anni, a chiudere la mastodontica miniera di Obuasi in Ghana, dove lavorano 6500 minatori e impiegati, interrogato sul perché abbiano deciso solo ora di frenare questa emorragia di fondi della compagnia, il CEO ha spiegato che in prospettiva ciò pareva avere un senso fino a che il prezzo dell’oro era sui 1500-1700 dollari ma non ora dopo il suo collasso. Il governo dello Zimbabwe ha chiuso la miniera Sabi lasciando inoccupati 500 lavoratori sino a che non troverà un investitore pronto al sacrificio. Central Norseman Gold e Navigator Resources hanno terminato delle operazioni in Australia già nel 2013. American Bonanza Gold ha sospeso la produzione a Copperstone in Arizona.
Non mancano cattive notizie anche per le miniere d’argento. La pessima Aurcana Corp ha messo in “cura e manutenzione” la texana Shafter prima che finisse il 2013. Alexco Resources ha messo in stand-by Bellekeno, l’unica miniera primaria di argento di tutto il Canada, che sebbene l’elevata gradazione del metallo non riusciva a non generare perdite. Stessa sorte toccata alla messicana Capire di Impact Silver. E l’elenco potrebbe continuare …
Questo significherà che prima o poi il prezzo di oro ed argento, rispetto a questi livelli, dovrà necessariamente salire, ma i titoli argento-auriferi, invece, nel frattempo potrebbero anche essere morti stecchiti…
A dare loro il colpo di grazia potrebbero essere gli incrementi di tassazione come quello effettuato dalla Tanzania e quello paventato dalle Filippine, ma anche leggi sfavorevoli come quella del governo indonesiano che ha imposto ai produttori di rame nella nazione, di non poter esportare il minerale grezzo bensì doverlo raffinare in loco (costruendo impianti costosi da zero). Questa nuova imposizione ha causato ad esempio la chiusura (forse solo temporanea) della gigantesca miniera di rame ed oro (i due metalli sono spesso associati nei depositi) di Batu Hijau posseduta dalla major Newmont Mining.
Giuseppe Trucco
articolo completo su: truccofinanza.it
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