metalli preziosi per proteggersi dal crollo del castello di carte
i metalli preziosi sono il miglior investimento per proteggersi dal crollo del castello di carte
lunedì 29 ottobre 2018
nel 2018 gli speculatori muovono il prezzo
Come evidenente nel grafico sopra, per tutti i primi 10 mesi del 2018 l'andamento dei prezzi dell'oro (linea gialla) ha seguito costantemente l'andamento delle posizioni nette (rialzisti - ribassisti) degli speculatori professionali (linea blu).
Nel corrente mese di ottobre gli speculatori hanno chiuso molte posizioni ribassiste sull'oro mentre l'inversione di tendenza è molto meno evidente nel mercato dell'argento.
sabato 20 ottobre 2018
perchè gli Elohim avevano bisogno di oro
Mauro Biglino: " l'oro è un metallo importantissimo per tutte le culture ".
"Recentemente in Sudafrica sono state scoperte miniere di oro a cielo aperto datate 150mila anni fa, all'epoca del homo erectus ... impossibile che in quell'epoca gli uomini avessero già la capacità di lavorare l'oro, quindi doveva trattarsi dell'opera di esseri superiori".
"Varie civiltà antiche ci parlano dell'età dell'oro come di quell'epoca in cui gli uomini e gli dei vivevano in contatto tra di loro".
Anche Zecharia Sitchin, studioso dei testi degli antichi sumeri, giunge a conclusioni simili a quelle di Mauro Biglionoe descrive la ricerca dell'oro da parte degli Anunnaki (creature simili agli Elohim della bibbia). La loro discesa sulla Terra fu innescata da un peggior disastro ambientale nel loro mondo, Nibiru. Sono venuti qui con l'esplicita necessità di raccogliere una cosa: l'oro. Perché ? Non per gioielli, serve per operazioni di geo-ingegneria sul loro pianeta.
Recentemente sono state scoperte miniere d'oro antichissime proprio nelle località indicate nei testi mesopotamici tradotti da Sitchin, in Zimbabwe e Sudafrica circa 250 km a Ovest dal porto di Maputo.
Italia del 2019 come Thailandia del 1997 ?
Una crisi “asiatica” per l’Europa
(...)
Il ruolo di “innesco” che ebbe la Thailandia nella crisi asiatica del 1997 spetta oggi all’Italia, con la differenza che il Paese asiatico fu un attore passivo, mentre il nostro Paese sta attivamente lavorando (spronato dagli angloamericani) per gettare nel caos l’intera regione. Il commissario tedesco Guenther Oettinger, simpatico o meno, non ha certamente torto quando afferma che “l’Italia vuole distruggere l’Unione Europea”: Roma è infatti il cavallo di Troia delle potenze anglossasoni-marittime per scardinare il progetto europeo e gettare nel caos il continente.
Costretta a “svalutare”, ossia ad uscire dall’euro, l’Italia andrà incontro ad un processo identico a quello subito dalla Thailandia nel 1997: crisi bancaria, default pubblico, ondata di fallimenti e violenta recessione. Come nel 1997, a quel punto l’Italia contagerà i Paesi circostanti più deboli (Grecia, Spagna, Portogallo, etc.) e potrebbe infliggere gravi danni persino al Giappone della situazione, ossia la Germania.
Si potrebbe obbiettare che è meglio un default, una violenta recessione ed una prospettiva di crescita futura, piuttosto che un’austerità senza fine. Bè, innanzitutto, per impatto a livello mondiale e conseguenze economiche, il default dell’Italia sarebbe incommensurabilmente più grave di quello thailandese e le nostre speranze di ripresa, vista la congiuntura internazionale, molto più limitate. In secondo luogo, il grande sponsor dell’austerità europea è stato il Fondo Monetario Internazionale, basato a Washington, lo stesso che giocò un ruolo chiave nell’aggravare la crisi asiatica del 1997, imponendo le solite politiche di austerità e avanzi di bilancio.
L’Europa si dirige, in ultima analisi, verso una crisi identica a quella asiatica del 1997, che produrrà recessione e default su scala continentale, indebolendo l’intera regione a vantaggio degli USA. L’innesco della crisi sarà quasi certamente l’Italia, dove il governo “populista” sta semplicemente portando a termine l’agenda della finanza internazionale, inaugurata dal governo tecnico di Mario Monti nel 2011…
Federico Dezzani
Link: http://federicodezzani.altervista.org/una-crisi-asiatica-per-leuropa/
Il ruolo di “innesco” che ebbe la Thailandia nella crisi asiatica del 1997 spetta oggi all’Italia, con la differenza che il Paese asiatico fu un attore passivo, mentre il nostro Paese sta attivamente lavorando (spronato dagli angloamericani) per gettare nel caos l’intera regione. Il commissario tedesco Guenther Oettinger, simpatico o meno, non ha certamente torto quando afferma che “l’Italia vuole distruggere l’Unione Europea”: Roma è infatti il cavallo di Troia delle potenze anglossasoni-marittime per scardinare il progetto europeo e gettare nel caos il continente.
Costretta a “svalutare”, ossia ad uscire dall’euro, l’Italia andrà incontro ad un processo identico a quello subito dalla Thailandia nel 1997: crisi bancaria, default pubblico, ondata di fallimenti e violenta recessione. Come nel 1997, a quel punto l’Italia contagerà i Paesi circostanti più deboli (Grecia, Spagna, Portogallo, etc.) e potrebbe infliggere gravi danni persino al Giappone della situazione, ossia la Germania.
Si potrebbe obbiettare che è meglio un default, una violenta recessione ed una prospettiva di crescita futura, piuttosto che un’austerità senza fine. Bè, innanzitutto, per impatto a livello mondiale e conseguenze economiche, il default dell’Italia sarebbe incommensurabilmente più grave di quello thailandese e le nostre speranze di ripresa, vista la congiuntura internazionale, molto più limitate. In secondo luogo, il grande sponsor dell’austerità europea è stato il Fondo Monetario Internazionale, basato a Washington, lo stesso che giocò un ruolo chiave nell’aggravare la crisi asiatica del 1997, imponendo le solite politiche di austerità e avanzi di bilancio.
L’Europa si dirige, in ultima analisi, verso una crisi identica a quella asiatica del 1997, che produrrà recessione e default su scala continentale, indebolendo l’intera regione a vantaggio degli USA. L’innesco della crisi sarà quasi certamente l’Italia, dove il governo “populista” sta semplicemente portando a termine l’agenda della finanza internazionale, inaugurata dal governo tecnico di Mario Monti nel 2011…
Federico Dezzani
Link: http://federicodezzani.altervista.org/una-crisi-asiatica-per-leuropa/
martedì 16 ottobre 2018
Ungheria aumenta di 10 volte le riserve di oro
La banca centrale ungherese - Magyar Nemzeti Bank - ha appena annunciato un balzo di 10 volte nelle sue riserve monetarie auree.
I dettagli del significativo nuovo acquisto d'oro dell'Ungheria sono i seguenti:
- Prima di questo mese, la banca centrale ungherese deteneva 3,10 tonnellate di oro.
- Durante le prime due settimane di ottobre 2018, la Banca nazionale ungherese ha acquistato 28,4 tonnellate di oro.
- Questo acquisto di oro ha aumentato le disponibilità in oro della banca centrale da 3,1 a 31,5 tonnellate, ossia un aumento del 1000% o di 10 volte.
- La banca centrale ungherese non ha modificato le sue riserve auree dal 1986, cioè 32 anni fa.
- Le 28,4 tonnellate di oro sono state acquistate in "forma fisica" e il suo rimpatrio è già avvenuto in Ungheria.
- È interessante notare che l'Ungheria ora detiene la stessa quantità di oro che deteneva 70 anni fa.
articolo completo su: www.bullionstar.com
lunedì 15 ottobre 2018
sempre meno oro fisico in Occidente
Da aprile di quest'anno la disponibilità di oro fisico in Occidente continua a calare, come è ben visibile nel grafico sopra (dove la linea gialla indica l'andamento del prezzo dell'oro mentre quella blu indica la quantità di oro nei forzieri in milioni di once).
Il calo delle riserve di metallo fisico è dovuto quasi esclusivamente ad acquisti da parte di investitori asiatici: non si tratta di speculatori quindi è altamente improbabile che quell'oro tornerà mai in occidente.
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Negli ultimi giorni le quotazioni dell'oro hanno rotto al rialzo la media mobile a 50 giorni, tornando sopra i 1200 dollari per oncia e i 34mila euro per Kg.
mercoledì 10 ottobre 2018
una copertina di 30 anni fa ...
30 anni fa (nel settembre 1988) la copertina del prestigioso " The Economist " indicava profeticamente la data del 10 ottobre 2018.
Sotto la Fenice si possono notare banconote che bruciano ...
La giornata del 10 ottobre 2018 verrà probabilmente ricordata come quella che diede inizio alla Crisi Finanziaria del 2018-2019
La Crisi Finanziaria del 2008-2009 iniziò 10 anni fa, nell'ottobre 2008.
martedì 2 ottobre 2018
impennata della richiesta di Silver Eagle
Il grafico sopra mostra l'andamento delle vendite di monete di argento da un'oncia da parte della zecca degli U.S.A a partire da marzo di quest'anno.
Possiamo notare come le vendite di Silver Eagle hanno fatto registrare un minimo a maggio con 380.000 pezzi, per poi continuare a salire nei successivi quattro mesi.
articolo completo su: srsroccoreport.com
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