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giovedì 7 maggio 2015

una droga piacevole e renumerativa


La nuova droga di Wall Street si chiama buyback. Ecco come funziona «e perché rischia di farci male»

di Enrico Marro

La nuova droga finanziaria che va di moda a Wall Street si chiama buyback. Roba potente, in cui si scivola quando ci si cerca di disintossicare dai vecchi stupefacenti, come l'ormai archiviato Quantitative Easing della Federal Reserve.
Ma che cosa sono i buyback?
Sono semplicemente il riacquisto delle proprie azioni da parte della società che le ha emesse. E visto che una compagnia non può essere azionista di se stessa, i titoli riacquistati vengono assorbiti e quindi cancellati. Il valore delle azioni circolanti finisce così per incrementarsi: essendocene meno sul mercato, ciascuna dà il diritto al possesso di un pezzo più grande dell'azienda. Compro le mie azioni e così facendo le faccio salire, assieme ai dividendi e – guarda caso - ai bonus dei top manager. Un giochetto sempre più di moda, come mostrano i dati degli ultimi anni. Vediamoli.

E' un giochetto sempre più di moda, nell'era dei tassi a zero: mi indebito spendendo poco o nulla e guadagno perché le azioni della mia società salgono. C'è anche questo dietro all'impressionante rally di Wall Street degli ultimi anni, come dimostra l'indicatore che misura le “dosi” di questa inebriante droga. 

Tra i campioni del giochetto del buyback c'è Apple, il cui programma di riacquisto di azioni proprie ha toccato quota 140 miliardi di dollari. C'è anche questa magia dietro al volo delle azioni della Mela (+40% nel 2014). Ma il fenomeno è diffuso in società di ogni ordine e grado: Bloomberg l'anno scorso calcolava che le 500 maggiori società di Wall Street hanno investito nei buyback circa mille miliardi di dollari, pari al 95% dei loro profitti. Secondo Morgan Stanley dal 2012 più del 50% della crescita degli utili per azione si deve ai buyback: senza i riacquisti, gli utili per azione dello S&P 500 sarebbero aumentati di appena il 3,3% annualizzato. 
In un mondo di bassa crescita e ritorni fiacchi, la droga dei buyback sembra l'unica strada per remunerare gli azionisti. Per continuare a sognare, insomma. Ma il sogno potrebbe presto trasformarsi in incubo. Vediamo perché.
I buyback sono una droga piacevole e remunerativa, già nota durante le bolle del 2000 e del 2007, ma alla lunga pericolosa. Per tante ragioni, come spiega tra gli altri Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos. Primo: sono il modo meno produttivo di investire i profitti aziendali. «Le società ammettono, usando il cash per acquistare azioni proprie, di non avere molte idee per un uso produttivo della liquidità o, peggio ancora, di non avere fiducia nel futuro del loro settore», spiega Fugnoli. Secondo: alla prossima crisi ci troveremo con un mercato azionario «che cadrà da un livello gonfiato dai buyback e con società con uno stato patrimoniale meno solido di quello che avrebbero avuto restando ferme», sottolinea lo strategist di Kairos. E quelle che lo stesso Warren Buffett definisce quotazioni “gonfiate” potrebbero esplodere all'improvviso, precipitando. Senza contare il debito. Il gioco del buyback prevede infatti che si prendano soldi in prestito a tassi infimi. 
Così, come ha ricordato ieri il Wall Street Journal, in marzo il margin debt della Borsa di New York ha superato di slancio quota 476 miliardi, il livello più alto degli ultimi cinquant'anni. Tutto bello? Sì, finché la musica continua. Ma quando improvvisamente si fermerà, nel fuggi fuggi generale la liquidità sul mercato secondario rischia di prosciugarsi tutta d'un colpo. E allora sì che ne vedremo delle belle.

fonte: il Sole 24 Ore

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