giovedì 31 gennaio 2013
dal 2009 la situazione è cambiata
Sebbene oro e argento si trovino in un mercato rialzista da oltre 10 anni, la situazione è cambiata significativamente solo da poco più di tre anni.
Le banche centrali sono stati venditrici nette di oro fino all'inizio del 2009. I brusco rialzo visibile nel grafico alla fine del 2008 è fuorviante, in quanto corrisponde all'annuncio da parte della Cina di aver acquistato 454 tonnellate nel corso degli ultimi sei anni (si noti che la Cina non aveva registrato alcun acquisti di oro prima di allora). A quel punto è iniziata la gara tra le banche centrali per acquistare oro.
fonte: Worldcomplex.blogspot.ca
mercoledì 30 gennaio 2013
analisi tecnica dollaro
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Il grafico direbbe ora che il dollaro USA sta per beccarsi una bella tranvata. Non credo tantissimo alla pura analisi tecnica e ai grafici da soli, ma questo tipo di formazione grafica (testa e spalle ribassista) non è comune ed è abbastanza affidabile.
Ora il dollaro USA sta ancora salendo contro Yen e ultimamente è salito un poco contro Sterlina e Kwon (Korea) e anche leggermente Dollaro Australiano e Neozelandese. Quindi è possibile che il crac del dollaro che questo grafico del Dollar Index indica avvenga più che altro contro Euro ? Questo grafico indica un Euro/Dollaro tipo 1,40 (oppure un inversione secca di Dollaro/Yen).
G.Z.
fonte: cobraf.com
chi non possiede oro è in pericolo
Nella sua ultima intervista, Marc Faber conferma che: "sto comprando oro, perché ho paura delle crisi rischio sistemico e guerre".
Più avanti nell'intervista Marc Faber avverte Maria Bartiromo: "sei in pericolo perché non possiedi alcun oro".
Sempre su CNBC, Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, ha detto che i responsabili politici degli Stati Uniti dovrebbero creare un piano a lungo termine per la gestione del deficit oppure metteranno a rischio la posizione del loro paese come leader economico mondiale. Parlando da Davos, in Svizzera, in un'intervista trasmessa ieri, la Lagarde ha detto che i funzionari di Washington devono "considerare che il ruolo di primo piano svolto dall'economia degli Stati Uniti nel mondo è in pericolo", aggiungendo che "la fiducia è qualcosa che è davvero fragile, gli Stati Uniti stanno vivendo una lieve flessione della fiducia che potrebbe avere effetti a lungo termine; troppa incertezza o incertezza per troppo tempo finisce con erodere la fiducia."
vendite record di monete in gennaio
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Il totale di gennaio, nonostante la sospensione delle vendite per oltre una settimana, ha raggiunto la cifra record di 7,4 milioni di monete, superando di molto il precedente record di primi mesi del 2011.
Le vendite monete da un'oncia di oro, le "Gold Eagle" hanno raggiunto questo mese la cifra recordi di 140mila pezzi.
Anche le monete canadesi da un'oncia, le "Silver Maples" sono esaurite.
Manca l'argento fisico per coniarle oppure le banche centrali non vogliono che la gente accumuli denaro vero?
vendi anche questo post del 18 gennaio
martedì 29 gennaio 2013
lo stato francese è "totalmente in bancarotta"
il ministro del lavoro Michel Sapin |
Michel Sapin, 59 anni, è ministro del lavoro nel governo di François Hollande, suo amico da 35 anni. Al servizio militare, Michel era il compagno di stanza che aiutava François a mettere ordine nell’armadio per evitare le punizioni; poi i due sono stati compagni di corso all’Ena, con Ségolène Royal e Dominique de Villepin.
Michel Sapin fatto la gaffe in un'intervista radiofonica e il presidente francese Francois Hollande sta cercando in tutti i modi di annullare il potenziale danno alla reputazione della Francia.
"C'è uno stato, ma è uno stato totalmente in bancarotta (totalement en faillite)", ha affermato Sapin. "Ecco perché abbiamo dovuto mettere un piano di riduzione del deficit in atto e nulla deve distoglierci da questo obiettivo."
articolo da: .Le Figaro
Il commento arriva mentre presidente Hollande cerca di migliorare l'immagine dell'economia francese dopo essersi impegnato a ridurre il deficit del paese tagliando la spesa di 60 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, con un aumento delle tasse per 20 miliardi di euro.
I dati della Banque de France ha mostrato all'inizio di questo mese che ingenti capitali hanno già lasciato il paese, soprattutto per via delle preoccupazioni che il leader socialista francese intenda continuare a drenare soldi dai ricchi e dalle imprese. L'attore Gérard Depardieu ha rinunciato alla sua cittadinanza francese e si è trasferito in Russia in segno di protesta, mentre il primo ministro inglese, David Cameron, ha dichiarato che la Gran Bretagna intende "stendere il tappeto rosso" per attrarre individui ricchi.
fonte: The Telegraph
lunedì 28 gennaio 2013
Cipro fallita ?
ESCLUSIVO: CIPRO E’ FALLITA!
Per avere un’idea di quello che ci aspetta in questo lungo anno dove il nostro Machiavelli e il suo ” Principe” celebrano i loro 500 anni di storia solo un piccolo antipasto….Berlino, 27 gen. (Adnkronos)- Ci sarebbe stato un duro scontro sul salvataggio di Cipro tra il presidente della Bce, Mario Draghi, ed il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble nel corso, lunedì scorso, della riunione dei ministri delle Finanze dell’Ue. A rivelarlo è “Spiegel” che, in un servizio on line, riferisce che il presidente della Bce ha contestato l’opinione di Schaeuble per il quale Cipro sarebbe “irrilevante” e un suo fallimento non rappresenterebbe un pericolo per l’Eurozona.
Primo in Italia date un’occhiata a cosa vi racconta Icebergfinanza…
Rifts Over Cyprus Bailout Feed Broader Fears – WSJ.com A flap over a potential bailout for Cyprus is heightening anxieties that the tiny island’s economy could become the next flash point in the euro ..
Può la piccola economia cipriota diventare il detonatore per la prossima esplosione nell’area euro?Il salvataggio è già stata rinviato di sei mesi a causa di disaccordi tra il governo cipriota, il Fondo monetario internazionale e i governi dell’ unione monetaria.
Vi ricorda nulla la Russia e CIPRO …BOMBA AD OROLOGERIA GEOPOLITICA!
Si tratta di oltre 17 miliardi per salvare due banchette pari ad oltre il 140 % del PIL cipriota!
Ristrutturazione del debito che tanto va di moda in questi anni significa DEFAULT!
Ricordate Trichet… La Grecia e’ un ”caso eccezionale” e il default selettivo ”una soluzione unica soluzione unica soluzione unica unica unica unica….
fonte: icebergfinanza.finanza.com
Aggiornamento:
Da una intercettazione di der Spiegel si apprende che: Mario Draghi e il suo triumvirato zittiscono il ministro delle finanze tedesco perchè Cipro non può far saltare l'Eurozona
"Sarebbe molto stupido prendersi un rischio del genere." ha dichiarato Olli Rehn, ma Wolfgang Schäuble ritiene che la piccola economia di Cipro non possa avere una rilevanza tale da minare il sistema ..... così interviene Draghi che deve tenere sotto controllo i mercati e benché faccia intendere che i salvataggi possono somigliare a una leggera truffa, Schäuble, con la sua dabbenaggine, non può permettersi di far saltare tutto in aria.
quello che non è apparso nel comunicato stampa è che il presidente della Bce Mario Draghi, insieme allo Zar- del-fondo-salvataggi Klaus Regling, e Olli Rehn, tutti e tre funzionari non eletti, avevano formato un triumvirato coalizzandosi contro Schäuble.
Che Cipro non era "di importanza sistemica" era qualcosa che aveva sentito dire in giro da qualche avvocato, ha detto Draghi a Schauble nel corso della riunione. Ma questa non è una questione che può essere risolta dagli avvocati, è un argomento per gli economisti.
Una clamorosa disapprovazione: Schäuble, avvocato di formazione, non economista, non era competente a parlare sulla questione e avrebbe dovuto stare zitto!
Le due più grandi banche cipriote hanno una vasta rete di filiali in Grecia, ha detto il triumvirato. Se i correntisti di queste banche non fossero stati considerati sicuri, i correntisti greci sarebbero caduti nuovamente in uno stato di incertezza, che potrebbe poi infettare tutte le altre banche greche con una grave ricaduta su tutto il paese.
Se Cipro dovesse fallire, hanno sostenuto, questo annienterebbe tutto il flusso di notizie positive che sono state recentemente diffuse per calmare la zona euro.
Per settimane, tutti i segni hanno indicato un miglioramento, hanno sostenuto infatti i premi di rischio per il debito pubblico italiano e spagnolo che sono scesi notevolmente, e gli equilibri tra le banche centrali, che erano saliti a livelli pericolosi, sono stati riportati verso il basso. Se si dovesse chiudere il rubinetto dei soldi, questo recupero potrebbe rovesciarsi, e si diffonderebbe un contagio capace di mettere a repentaglio il rientro sui mercati finanziari di Irlanda e Portogallo.
Inoltre, Cipro ha pagato la sua quota dei fondi di salvataggio e quindi ha il diritto ad un proprio piano di salvataggio, un argomento giuridico che anche un semplice avvocato dovrebbe essere in grado di cogliere.
E così, con la determinazione che una piccola economia come Cipro potrebbe far crollare tutto il resto della zona euro, hanno convenuto che in sostanza i salvataggi sono una leggera truffa, e che Schäuble, con la sua dabbenaggine, poteva far saltare tutto in aria.
Ancora ironia amara per l’Eurozona: il Ministro delle Finanze, democraticamente eletto da un paese i cui contribuenti devono pagare più di ogni altro paese per i salvataggi è stato messo a tacere da eurocrati non eletti che, continuando ad aggrapparsi al loro potere, hanno deciso che le banche cipriote, i loro correntisti, gli obbligazionisti, i loro depositanti non assicurati ma anche il "denaro nero" dei russi hanno un "diritto" sui soldi dei tedeschi (e di chiunque altro). E se Schäuble avesse rifiutato, sarebbe saltata in aria l'intera zona euro.
Non sappiamo ancora quale sia stata la risposta di Schäuble, attendiamo che arrivi a galla.
E alla regina dei salvataggi, la Cancelliera Merkel, che sta cercando di evitare qualsiasi chiasso prima delle sue elezioni, è venuto un nuovo mal di testa. Leggi anche : “I soldi sporchi dei russi” spingono Cipro fuori dall’Eurozona.
fonte: testosteronepit.com
anche la Svizzera rivuole il suo oro
Dopo l'annuncio della scorsa settimana della banca centrale tedesca, che ha deciso di rimpatriare 674 tonnellate di oro da Parigi e New York nei prossimi 7 anni (pare che non riescano a darlielo in tempi più rapidi!), era facile immaginare l'inizio di un trend e lo scatenarsi di una valanga di richieste di rimpatri a Bank Of England e Fed di New York.
La prossima in fila potrebbe essere la Svizzera. L'iniziativa per assicurare le riserve auree della banca nazionale elvetica (SNB), lanciata a marzo dell'anno scorso da quattro membri del Parlamento, ha gia' raccolto 90.000 sostenitori. Una volta raggiunta quota 100.000, i deputati dovranno indire un referendum.
La gente a quel punto, come riporta Post Finance, avra' il diritto di rispondere a tre quesiti, che non piaceranno affatto al cartello delle banche:
1) mantenere d'ora in poi l'oro (fisicamente, si parla di lingotti) in Svizzera, ovvero procedere al rimpatrio;
2) prevenire e vietare che la Banza nazionale venda una somma superiore alle riserve aure a disposizione;
3) che una percentuale minima del 20% degli asset in possesso della SNB sia costituita da lingotti d'oro conservati in Svizzera.
Quanto alla quantità potenziale di oro da rimpatriare, si parla di 1040 tonnellate.
fonte: wallstreetitalia.com
sabato 26 gennaio 2013
caccia al tes_oro degli zar
lo zar Nicola II con la famiglia |
riprende la caccia al tesoro di 1600 tonnellate di oro degli zar di Russia
Sono in corso nuovi tentativi per trovare l'oro dell'ultimo Zar di Russia che si ritiene essere nascosto o perso in Siberia.95 anni dopo l'uccisione dello zar Nicola II e della sua famiglia da parte di un plotone di esecuzione fedele al dirigente bolscevico Vladimir Lenin, sono stati individuati sei siti in cui il tesoro reale potrebbe essere nascosto.Due di loro sono nel lago più profondo del mondo e un altro è in una regione famosa per i suoi campi di prigionia - i "gulag" - durante l'era di Stalin.Durante la Prima Guerra Mondiale, l'oro dell'impero russo era stato spostato verso est per precauzione, inizialmente a Kazan, sul fiume Volga.
Una delle spie più leggendari della Gran Bretagna, Sidney Reilly, e il diplomatico donnaiolo, Robert Bruce Lockhart, che con la sua amante baronessa Moura Budberg, era stato accusato di aver complottato per assassinare Lenin, sono stati direttamente coinvolti in questa operazione per evitare che l'oro cadesse nelle mani dei comunisti.
Dopo che i rossi presero il potere nella capitale, Pietrogrado, ora San Pietroburgo, le truppe fedeli allo zar trasferirono via treno l'oro in Siberia, nella zona controllata dall'ammiraglio Alexander Kolchak, che ha guidato le forze "bianche" durante la guerra civile che ha travolto il paese nel 1918-20.Certamente parte del tesoro è stato utilizzato per acquistare armi da usare contro le forze di Lenin, ma gli storici sono divisi su quanto fu in seguito preso dai comunisti. Dubbi rimangono anche dalla quantità di oro zarista nascosto all'estero o nascosto o perso in Siberia"Sono convinto che almeno una parte di oro dello zar rimane in Siberia e continuo a cercarla," ha detto un ricercatore che lavora presso due dei siti dove si ritiene sia nascosto il metallo prezioso dei Romanov.
La tecnologia moderna rende più probabile che mai il ritrovamenteo dell'oro nascosto sotto la superficie. Nel 2010 nn mini-sommergibile Mir-2 ha individuato circa 1.300 presunti "oggetti in metallo lucido" a circa 400 metri di profondità sotto la superficie del lago Baikal.
Secondo un'altra teoria, le truppe bianche che trasportano l'oro cercarono di attraversare il lago Baikal - il lago più profondo del mondo - in inverno mentre era ghiacciato, ma perironoquanto le temperature scesero a 60 gradi sotto zero. Quando in primavera il ghiaccio si sciolse , l'oro affondò sul fondo del lago.
Secondo un'altra teoria ancora le 1.600 tonnellate di oro si trovano in due siti nella città siberiana di Omsk, dove Kolchak aveva il suo quartier generale. Uno è in labirintici passaggi sotto la città, un altro nei pressi di un villaggio vicino, Zakhlamino.
Secondo alcuni storici, invece, la maggior parte del'oro era stato saccheggiata dai Legionari cecoslovacchi che operavano nella zona. Dopo aver tradito l'ammiraglio Alexander Kolchak, i cechi trasferono il tesoro in treno fino a Vladivostok e poi via nave fino a Trieste, infine con il treno nella neonata repubblica di Cecoslovacchia.
articolo completo sul: Daily Mail
venerdì 25 gennaio 2013
buco Monte Paschi da 14 miliardi ?
Il rialzo del 15% oggi di Monte Paschi (ora ridottosi al 10%) non ha senso ed è un occasione per vendere. Grillo ha detto nel suo intervento che "c'è un buco di 14 miliardi di euro" e Profumo lo ha contestato, ma qui hai il prof. Boldrin di FermareilDeclino, un liberista spinto che chiede la nazionalizzazione ! E anche Samorì che chiede la nazionalizzazione, ma Samorì è uno che spara grosso per farsi notare e aprirsi la strada con altri fini quando interviene sui problemi delle banche (Rebuffo riporta che è entrato in assemblea degli azionisti con le guardie del corpo, il primo caso nella storia di qualcuno che teme per la sua vita in un assemblea di azionisti)
Oggi su MPS hai reportage come questo molto ben fatto che spiegano come hanno truccato i bilanci per far avere 20 milioni di euro alla Fondazione. E altri articoli dettagliati su Linkiesta che indicano che i dirigenti facevano la cresta su queste operazioni in derivati. A parziale correzione di quanto scritto ieri, MPS sui 25 e passa miliardi di BTP che aveva comprati nel 2009 non ha guadagnato una lira benchè la cedola media fossa un 5% perchè avevano scadenza media a 10 anni e quindi dovesse incassare un miliardo e rotti l'anno perchè ha comprato una serie di contratti derivati esotici con i quali ha ceduto le cedele alle banche estere come Nomura in cambio di protezione dal rischio tramite intricati derivati "Alexandria" e "Santorini" che il BTP crollasse. In più aveva un altra operazione datata 2006 su BTP. Risultato ? invece di incassare 5 miliardi di cedole sui BTP comprati quattro anni fa tutti questi soldi sono finiti in tasca alle banche e MPS ha solo pagato dei costi di commissioni per tutti questi contratti derivati. (Quello su cui invece avrebbe dovuto guadagnare di sicuro sono gli acquisti di BTP di un anno fa con i miliardi dell'LTRO all'1%).
(Nota. La storia è molto complicata se vuoi seguire tutti gli andirivieni: Le prime "puntate" andate male sarebbero quelle di Santorini e Alexandria, operazioni che risalgono al 2002 e al 2006, ma che Mps non vuole mettere in bilancio. Il management decide allora di comprare BTP trentennali da Deutsche Bank e Nomura per spostare le perdite su contratti pronti contro termine sui titoli di Stato acquistati facendo sembrare le perdite collegate all'attività tradizionale della banca. Nel 2009-2010 l'istituto compie però un altro errore e stipula derivati di tasso su gran parte dei titoli di Stato in portafoglio (compresi quelli trentennali di cui sopra). In pratica trasforma gran parte del portafoglio a tasso fisso in tasso variabile. Questo la porta a ulteriori perdite, con la rinuncia alle cedole sui titoli. In questo modo 25 miliardi di euro di titoli di Stato finiscono per non rendere oggi quasi nulla. Con lo swap siglato, infatti, il valore medio delle cedole del 4,2% va alle banche d'affari....)
Non so chi abbia detto a Grillo che il buco di MPS è di 14 miliardi, ma solo per questi derivati del 2009 puoi stimare 5 miliardi di buco. Se a questi aggiungi però che ha pagato 10 miliardi nel 2007 per comprare Antonveneta che a detta anche del Financial Times di ieri al massimo ne valeva 4-5 di miliardi all'epoca hai altri 5-6 miliardi. E qui siamo già a 10-11 miliardi di buco... Forse chi ha indicato la cifra di 14 miliardi a Grillo ha fatto dei calcoli corretti.
Chi può sta abbandonando la barca di MPS e delle sue tangenti prima che affondi. In altre parole è probabile che dopo quasi sei anni finalmente lo scandalo politico-finanziario più grosso degli ultimi due decenni stia per scoppiare e che la magistratura stia finalmente sollevando il velo. E non solo su Antonveneta, si è partiti dall'altro scandalo MPS quello degli altri 4 miliardi e rotti persi con i derivati sui BTP ("I pm milanesi Francesco Greco e Giordano Baggio si erano accorti a fine 2012 delle anomalie nell’operazione Alexandria - Mps, soprattutto sulle «creste fatte da funzionari sui derivati con arricchimento di personaggi di spicco della banca»). Notare però che la competenza territoriale è della Procura di Siena per entrambe le vicenre e questa ha sempre fatto finta di niente perchè nelle regioni rosse la magistratura non incrimina quasi mai l'ex-PCI. Solo se si muove la Procura di Milano in genere succede qualcosa).
Ora che sta per arrivare la magistratura ad esempio DeBenedetti e Monti si defilano e comprensibilmente, perchè nell'affare del novembre 2007 dell'acquisizione di Antonveneta da parte di MontePaschi ci sono cinque miliardi che mancano. MPS la comprò da Santander per 10.3 miliardi dopo che questi l'aveva appena comprata a settembre 2007, solo 60 giorni prima, per 6.6 miliardi. Quindi 3.7 miliardi di più del prezzo che Santander pagò a novembre, ma in realtà sono quasi cinque miliardi in piùperchè MPS non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell'istituto di Antonveneta che da solo valeva forse 1,1 miliardi di euro (se leggi Reuters dell'epoca) e che rimase, invece, nelle mani di Botin gran capo di Santander (l'uomo più influente della Spagna). Se Botin e Santander comprarono nel settembre Antonveneta per una cifra già esagerata di 6.6 miliardi era perchè sapevano che dopo due mesi l'avrebbero rivenduta per una cifra ancora più assurda di 11.4 miliardi a MontePaschi (10.3 mld + 1.1 mld). "Santander sells Antonveneta to M.Paschi for $13.2 bln, ROME/MADRID Thu Nov 8, 2007, Reuters.
Per chi si fosse distratto con questi numeri e dati: Antonveneta era stimata valere circa 10 volte gli utili come tutte le banche italiane all'epoca cioè sui 4 miliardi e rotti, ma nel novembre 2007 MPS la pagò quasi cinque miliardi in più di quello che Santander l'aveva pagata solo 2 mesi prima. Non bisogna farsi ingannare dalla finanza pensando che sia complicata: era un assurdità evidente. O qualcosa di peggio.
G.Z.
fonte: cobraf.com
Mps, il regalo alla Fondazione: i 20 milioni da Mussari e i conti truccati
C’erano più di 20 milioni di ragioni per truccare i conti di Monte Paschi di Siena nel 2009. Grazie al contratto segreto con Nomura, rimasto nella cassaforte per tre anni e mezzo, trovato solo il 10 ottobre 2012 e svelato dal Fatto, l’ex presidente Giuseppe Mussari ha permesso al suo grande socio legato alla politica e al PD, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, di “guadagnare” più di 20 milioni di euro tra mancato esborso e maggiore incasso di interessi sull’operazione F.R.E.S.H. ( Floating Rate Equity-linked Subordinated Hybrid Preferred Securities, strumenti finanziari convertibili in azioni ordinarie del Montepaschi). Un prestito ibrido creato per scalare l’Antonveneta nel 2008.
La grande scalata. Gira e rigira si torna sempre lì al peccato originale. Per sostenere quell’operazione di acquisto a un prezzo folle di una banca con molti problemi, il sistema senese si è messo nei guai. Il F.R.E.S.H. era un problema per la Fondazione, che si era indebitata per sostenere Mussari. E Mussari potrebbe avere tolto le castagne dal fuoco al suo grande socio quando rischiava di vedere sparire all’improvviso dal bilancio più di 20 milioni di euro. Grazie al trucco contabile di Mussari invece la Fondazione anche nel 2010 (il F.R.E.S.H. pagava le cedole nell’anno successivo a quello del tarocco del bilancio) ha potuto disporre di una ventina di milioni di euro per finanziare i tanti progetti e associazioni dipendono dalla grande mammella di Siena.
Il trucco nel bilancio non ha prodotto solo l’effetto di permettere al direttore generale Antonio Vigni, quello che ha firmato il contratto segreto con Nomura poi trovato nella sua cassaforte, di incassare 800 mila euro di bonus nel 2010, grazie al bilancio chiuso in attivo a dicembre 2009. Quel bilancio taroccato ha permesso un guadagno ben maggiore alla Fondazione: è proprio il F.R.E.S.H. la pista più calda sulla quale sta lavorando la Procura di Siena. Grazie ai documenti e alle telefonate acquisiti nelle settimane scorse dalla Guardia di Finanza, sembra ormai scontata l’ipotesi di partenza dell’accusa nell’indagine sulle carte svelate dal Fatto: falso in bilancio e ostacolo all’attività di vigilanza per la mancata rappresentazione nella contabilità prima e poi nelle comunicazioni a Bankitalia delle perdite del derivato Alexandria nel 2009.
La cedola benedetta. Il falso in bilancio di Mps però potrebbe essere stato solo un mezzo per realizzare un fine più importante per la politica senese: la distribuzione di una cedola su un titolo acquistato dalla Fondazione del Monte dei Paschi, saldamente nelle mani di Provincia e Comune, entrambi a guida Pd. Proprio il F.R.E.S.H. e i redditi che superavano i 20 milioni di euro e che rischiavano di saltare, potrebbero essere stati insomma il movente del trucco contabile messo in piedi da Mussari e Vigni.
Se Mussari non avesse creato l’operazione con Nomura, infatti, a restare con il cerino in mano sarebbe stata la Fondazione alla quale lui stesso un anno prima aveva chiesto il sacrificio di finanziare la scalata della sua vita.
La grande scalata. Tutto inizia con l’acquisto da parte di Mps della Banca Antonveneta nel 2008 per 10 miliardi di euro. La madre di tutte le acquisizioni fallite è possibile grazie anche a un miliardo di euro provenienti da un prestito obbligazionario ibrido che viene sottoscritto per 490 milioni dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena diretta da Gabriello Mancini. Quel prestito F.R.E.S.H. è ibrido perché da un lato non garantisce utili a chi lo compra in caso di cattivo andamento della società sottostante, cioè il Monte dei Paschi di Siena, e dall’altro al termine è una doppia incognita perché si converte in azioni. F.R.E.S.H. viene emesso da Jp Morgan e finanziato da due banche, Mediobanca e Credit Suisse. La Fondazione Mps lo sottoscrive permettendo a Mussari di realizzare i suoi sogni di grandezza. Il resto viene sottoscritto da altre fondazioni, coinvolte da Mancini, come egli stesso si vanterà negli anni seguenti.
(...)
platino e palladio
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11 ragioni per possedere platino e palladio
PROBLEMI DI FORNITURA
1. ci sono forti rischi associati alla fornitura di metalli del gruppo del platino
In the British Geological Survey's Risk List 2012, the platinum group of metals (PGMs), of which platinum and palladium are widely viewed as the most significant, received a high supply risk index based on the list's seven criteria: scarcity in the Earth's crust; production concentration-location of principal producers and contribution to global supply; reserve distribution-global distribution of reserves; recycling rate; substitutability; governance (top producing nation); and governance (top reserve-hosting nation).
2. Overall global supplies of platinum and palladium are expected to decrease substantially in 2012, resulting in supply deficits.
3. Production is highly concentrated in only two countries
Unlike many other metals that are found in numerous regions, the majority of platinum and palladium production is concentrated in South Africa and Russia, which combined to account for 88% of platinum production and 80% of palladium production in 2011.
4. Widespread labour disruption, mine closures and other issues are negatively impacting the supply of platinum and palladium from South Africa, which produced more than half of the supply of the metals in 2011.
5. Dwindling stockpiles of palladium in Russia are nearing depletion and may not be able to offset declines in mine production.
6. Alternative sources of new supply for platinum and palladium are not readily available.
7. The majority of platinum and palladium producers are operating at a loss.
The cash costs and capital expenditures required to mine a 3E PGM oz (~60% platinum, ~30% palladium, and ~10% rhodium) have risen to a level such that most mine production is already cash flow negative. Only five companies are slightly cash margin positive after accounting for capital expenditures. A 15-year trend of declining ore grades and anticipated labour settlements with increased wages are expected to further increase cost and stress balance sheets for these producers.
DOMANDA
8. There are diverse sources of demand for platinum and palladium.
More than a quarter of the demand for platinum and palladium is from non-autocatalyst industrial uses. For platinum, sectors utilizing the metal include petroleum refining, electrical, glass manufacturing, medical, biomedical and dental, and other manufacturing such as turbines. For palladium, demand comes from the electronics (as resistors and capacitors in circuit boards), dental and chemical industries. The metals are also used in jewelry, particularly platinum which is sought after for its rarity, silvery-white lustre and resistance to wear and tarnish
.
9. More stringent vehicle emission standards continue to drive demand growth for platinum/palladium in autocatalysts.
10. China is an increasingly important demand driver for both platinum and palladium.
China recently surpassed the U.S. to become the largest auto maker globally and auto sales are projected to grow at 5% per annum over the next three years, according to IHS Global. Palladium loadings per gasoline powered vehicle produced in China have approximately tripled over the past decade and in 2010, China adopted the Euro IV emission standard, which is expected to materially increase the PGM loadings in Chinese-produced vehicles. The country's demand for platinum in jewelry, particularly among the younger generation, comprised close to 70% of the global share in 2011 and is growing. From 2006 to 2011, platinum purchases doubled on the Shanghai Exchange.
11. Strong long-term annualized returns and uncertainty about the global financial system has the potential to take more supply of platinum and palladium off the market.
The returns on both platinum and palladium outpaced the S&P 500 Total Return Index in the ten years leading up to November 21, 2012, according to Bloomberg. Eric Sprott believes that investor demand, through ETFs and funds acquiring the physical bullion, may increase as investors seek to protect their portfolios from inflation, deflation, economic slowdown and currency devaluation.
fonte: Eric Sprot trust
giovedì 24 gennaio 2013
crescenti restrizioni sui contanti e sui metalli
L'amministrazione fiscale degli USA sta riservando sempre più attenzioni al mercato dell'oro: stanno richiedendo il tracciamento di tutte le spedizioni di metallo. Tali norme sono chiaramente intese a promuovere l'economia "underground". L'aspetto interessante è non sembra esserci nessuna segnalazione del genere per quanto riguarda il platino.
In Francia sono state annullate le manifestazioni dove c'era scambio di monete. Ero là prima di Natale: dai distributori Bancomat in Svizzera si possono prelevare mille franchi, in Germania 500 euro ma a Parigi il massimo è di soli 200 euro. I francesi stanno cercando di eliminare i contanti e di arrivare alla tracciabilià di tutte le transazioni.
Se il prezzo dell'oro salirà molto ancora, il governo USA conoscerà i nomi di tutti i cittadini che l'hanno acquistato e arriverà il giorno in cui manderà le truppe a requisirlo. C'è una guerra in piena regola in corso contro chi possiede ricchezza. I politicanti pensano che, per mantenere il loro potere, possono semplicemente prendere quello di cui hanno bisogno dal popolo. Si rifiutano di comprendere che nel frattempo stanno distruggendo la nostra qualità della vita e che non saranno mai in grado di confiscare ricchezze sufficienti per evitare il collasso.
fonte: armstrongeconomics.com
mercoledì 23 gennaio 2013
oro: analisi tecnica del 22 gennaio
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Il prezzo "spot" dell'oro in dollari è in crescita da due settimane dopo aver toccato il supporto posto alla quota di 1.630 dollari/oncia. Questa mossa ci sta portando verso il bordo superiore di una "formazione flag" che si è sviluppata nel corso degli ultimi tre mesi. Se verrà superata la resistenza che si trova al livello di 1705 dollari/oncia, avremo un forte segnale di acquisto. Dal momento che l'oro non si trova affatto a livelli di ipercomprato, potrebbe facilmente correre fino alla successiva resistenza posta a 1746,20 dollari/oncia.
martedì 22 gennaio 2013
giochi di prestigio con le carte
Per un motivo o per un altro, Monte dei Paschi di Siena si ripropone spesso protagonista indiscussa di Piazza Affari. Stavolta, è lo "scoop" de Il Fatto Quotidiano a mettere sotto pressione le quotazioni, che registrano un calo fino a -5 % e che vengono sospese per eccesso di ribasso.
Questo, a causa dei "rischi sui conti legati ad alcuni contratti derivati siglati sotto la precedente gestione, guidata dall’attuale presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari (appena riconfermato all'unanimità), e da Antonio Vigni", scrive il quotidiano che continua: "Il Monte dei Paschi di Siena nel 2009 durante la gestione di Giuseppe Mussari ha truccato i conti con un’operazione di ristrutturazione del debito per centinaia di milioni di euro di cui oggi i contribuenti italiani pagano il conto: questo l’attacco del pezzo di Marco Lillo sul Fatto Quotidiano di oggi, in cui si ricostruisce l’ operazione Alexandria, dal nome di un contratto derivato siglato dal Monte con la banca giapponese Nomura e su cui sono in corso accertamenti da parte dell’attuale cda di Mps", si legge.
"Il contratto, ricostruisce Marco Lillo, impone subito una correzione nel bilancio di 220 milioni di euro ma i consulenti di Pwc e Eidos stanno cercando di quantificare il buco reale nei conti del Monte che, secondo una fonte anonima citata dal nostro giornale, potrebbe salire a 740 milioni di euro. L’operazione Alexandria, al vaglio anche della Procura di Siena, sarebbe servita a Mps per "abbellire il bilancio 2009" scaricando su Nomura le perdite di un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato sul Monte attraverso un contratto ‘segreto’ a lungo termine non trasmesso dall’allora vertice di Mps, guidato da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ai revisori dei conti Kpmg e a Bankitalia".
Insomma, un nuovo scandalo per la banca senese, dopo l'articolo di Bloomberg, diffuso proprio di recente, secondo cui Deutsche Bank avrebbe aiutato l'istituto a nascondere le perdite.
Progetto Santorini: questo il nome dell'accordo tra i due istituti finanziari, stilato durante l'apice della crisi finanziaria, prima dunque dei miliardi di euro che lo stato italiano ha erogato alla banca con i soldi dei contribuenti, per salvarla dal crack.
Di fatto, secondo le indiscrezioni di Bloomberg, la banca numero uno in Germania avrebbe erogato a Monte dei Paschi di Siena un prestito del valore di 1,5 miliardi di euro circa, nel dicembre del 2008; l'accordo ha permesso a MPS di mitigare una perdita di 367 milioni derivante da un vecchio contratto sui derivati stipulato con Deutsche Bank.
fonte: wallstreetitalia.com
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Notizia delle 20:35 :
(ASCA) - Roma, 22 gen - Il presidente dell'Associazione Bancaria Italiana, Giuseppe Mussari, si è dimesso ''con effetto imemdiato e in maniera irrevocabile'' dalla guida dell'Abi. Le dimissioni sono state formalizzate dopo che si sono susseguite polemiche sui contratti derivati che Mussari avrebbe firmato quando era al vertice del Monte dei Paschi di Siena.
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lunedì 21 gennaio 2013
ora la legge prevede il fallimento dei titoli di stato
E’ un comunicato del MEF e non di un gruppo terroristico ma è ugualmente inquietante. Le CLAUSOLE DI AZIONE COLLETTIVA sono proprio delle CACs.
Si tratta cioé di regole COERCITIVE che consentono di ricontrattare con gli investitori cedole, scadenze, decurtazioni di rimborso e concambi.
In altre parole BTP, CCT e CTZ perdono per legge la tradizionale garanzia che lo Stato ha sempre offerto ai sostenitori del suo debito pubblico.
Comprando titoli di Stato da quest’anno si accettano queste regole e in caso di default – in una delle mille forme possibili – non sarà nemmeno possibile avviare alcun ricorso risarcitorio. Notare che queste regole sono state predisposte per gli Stati in difficoltà e l’Italia resta in difficoltà. Queste regole si applicano solo ai titoli di nuova emissione per cui in teoria – se fosse possibile fare un raffronto su basi omogenee – i vecchi titoli dovrebbero rendere un po’ meno perchè non incorporano un elemento coercitivo di rischio nel caso di ristrutturazione del debito.
Se lo Stato si preoccupa tanto della sua solvibilità futura e si cautela penalizzando chi gli ha prestato i soldi, perchè noi cittadini, tutelati (si fa per dire) dall’art. 47 della Costituzione, non dovremmo preoccuparci di difendere il nostro risparmio iniziando a liquidare progressivamente i titoli di Stato “vecchi” (perchè non si sa mai quali trucchi giuristi e istituzioni si possono inventare per assimilare le due tipologie di titoli e tra l’altro adesso è un buon momento per vendere per via delle grosse plusvalenze in conto capitale) e a non rinnovarne la sottoscrizione?
Alternative meno rischiose e anche più performanti dell’investimento in titoli di uno Stato in difficoltà non mancano di certo.
fonte: intermarket & more
sabato 19 gennaio 2013
sta nascendo un nuovo gold-standard
Il mondo si sta muovendo verso un Gold Standard de facto, senza che ci sia stata nessuna riunione del G20 per annunciarlo e senza che nessuno abbia approvato ufficialmente né l’idea né il progetto.
Nel 2012 le banche hanno aumentato le loro riserve nette di 536 tonnellate, acquistando riserve auree fresche invece delle solite quattro monete sospette: dollaro, euro, sterline e yen.
Qualcuno avrà già letto che il rapporto GFMS Gold Survey per il 2012, ha riportato che le banche centrali di tutto il mondo lo scorso anno hanno acquistato più lingotti d’oro in termini di volume che in qualsiasi altro anno da almeno mezzo secolo.
L'accordo di Washington, dove Gran Bretagna, Spagna, Olanda, Svizzera e altri vendevano ogni anno una parte del loro oro, sembra già il ricordo di un’altra era. Quello era il periodo delle illusioni, in cui gli investitori pensavano che l'euro sarebbe diventato il secondo pilastro a sostegno di un nuovo G2, accanto al dollaro. Questa speranza si è spenta: le obbligazioni in euro della banca centrale, nell’ultimo decennio, hanno perso il 26%.
Né l'euro né il dollaro possono ispirare piena fiducia, anche se per ragioni diverse. L'UEM è un costrutto disfunzionale, che governa due economie incompatibili, soggette a oscillazioni da una crisi all'altra, senza una tesoreria unificata che lo garantisca. Il dollaro poggia su una piramide di debiti e tutti sappiamo che questo debito, col tempo, continuerà a gonfiarsi. L'unica vera differenza tra USD ed euro sta nei tempi di reazione.
Chi compera oro dalle banche centrali sono le potenze emergenti asiatiche e i paesi del blocco delle materie prime, che ora possiedono i due terzi delle riserve in valuta estera mondo, 11 mila miliardi di dollari, oltre a tutto il potenziale delle loro riserve naturali.
Non è un segreto che la Cina stia cogliendo tutte le opportunità per aumentare la quota delle sue riserve auree ben al di sopra del 2% mentre la Russia mira apertamente a una quota del 10 %. Altre varianti su questo tema si stanno verificando dal Pacifico al Golfo e all’America Latina. E ora la Bundesbank ha scelto di ritirare parte del suo oro da New York e da Parigi.
Personalmente, dubito che la Bundesbank stia seguendo una sua agenda segreta, o sappia qualcosa che altri non conoscono. E comunque ha dovuto reagire alle forti pressioni popolari e alle sollecitazioni dei legislatori del Bundestag che hanno chiesto di riportare a casa l'oro della Germania. Ma questa non è ancora la fine della storia. Il fatto che questa pressione popolare esista – e sia ben organizzata - rispecchia la frattura che si è prodotta nella fiducia tra le maggiori democrazie ed i poteri economici. E' un fatto politico nuovo nel sistema globale.
Mohammed El Erian, di PIMCO afferma che si può verificare un effetto a catena: "in primo luogo, si potrebbe tradurre in una pressione su altri paesi per rimpatriare, anche loro, una parte delle riserve auree. Dopo tutto, se si può custodire in sicurezza il proprio oro in patria nessun governo vorrebbe essere visto come uno degli ultimi che ancora delegano questa attività a banche centrali estere.
Se gli sviluppi fossero limitati solo a questo problema, non ci sarebbe nessun effetto importante sul funzionamento e sul benessere dell'economia globale. Se, tuttavia, la percezione di queste crescenti diffidenze reciproche si trasformasse in tensioni multilaterali più massicce, allora il mondo dovrebbe affrontare difficoltà ancora maggiori per risolvere sia gli squilibri nei pagamenti sia per resistere alle politiche nazionali “beggar-thy-neighbor”.
Jim Sinclair, che commercia oro da sempre, pensa che questo sia un terremoto e lo confronta con la decisione di Charles de Gaulle di ritirare l’oro francese da New York alla fine del 1960 – mossa che avvenne prima del crollo del sistema di Bretton Woods, tre anni dopo, quando Nixon sospese la convertibilità dell’oro.
Sinclair prevede che l'azione della Bundesbank suonerà come una campana a morto per il potere del dollaro. Io non so dove porti questo ragionamento. Il cambio delle valute era fisso al tempo di de Gaulle. Oggi galleggiano all'interno di un sistema di cambio fisso nell’EMU ma si sta affacciando una dinamica che ripropone un Gold Standard con tutta la sua potenza distruttiva e con il rischio di spaccature improvvise che restano sempre presenti. Il sistema globale è flessibile, si piega alle pressioni.
La mia ipotesi è che se ci sarà un nuovo Gold Standard, ma sarà sui generis, e sarà migliorato. Lasciamo che l’oro prenda il suo posto come terza valuta di riserva, un capitale che non può essere svalutato e che serva a frenare l’impatto delle oscillazioni delle altre valute, ma che non sia così dominante e che non impatti troppo sui destini della gente con spinte inflazionistiche o deflazionistiche che possano far saltare i prezzi delle materie prime. Questo ci riporterebbe veramente al periodo della calata dei barbari.
Speriamo, non si torni a qualcosa che assomigli al sistema che si sviluppò tra le due guerre, quando il dollaro contagiò con la deflazione degli Stati Uniti tutto il mondo, a causa delle durissime misure che la FED impose nel 1928 e che mandò tutto il mondo a rotoli nel 1930.
Una terza moneta di riserva è proprio quello di cui l'America ha bisogno. Come ha sostenuto il Prof Michael Pettis dell'Università di Pechino : avere una valuta utilizzata come “moneta di riserva mondiale è un peso esorbitante" e gli Stati Uniti, ora, potrebbero farne a meno.
Il dilemma Triffin – proposto dall’economista belga Robert Triffin nel 1960 – dice che : il paese che emette la moneta di riferimento deve fare i conti con una contraddizione. Deve sostenere un deficit commerciale strutturale nel tempo per mantenere il sistema a galla, ma questo può minare la sua economia interna. Il sistema si autodistrugge.
Un Gold Standard parziale - creato dal mercato globale, e che non dipende da nessuno - è il migliore per tutti. Dispone di una riserva che ha un valore assoluto (anche se non rende), ma funziona come forza di bilanciamento pur non essendo tanto dominante da soffocare il sistema.
Meglio avere tre valute globali, una specie di treppiede, però con una gamba d'oro. Potrebbe anche essere abbastanza solido.
Ambrose Evans-Pritchard
fonte: telegraph.co.uk
P.S. Quando l' Italia oserà chiedere il ritorno del suo oro ?
venerdì 18 gennaio 2013
già esaurite le monete di argento
Ieri la zecca degli Stati Uniti ha dichiarato di aver già esaurito le monete "Silver Eagle" 2013 e ha dovuto sospendere le vendite.
Dopo aver soddisfatto richieste per oltre 6 milioni di pezzi in meno di 10 giorni, la U.S. Mint ha dichiarato ieri che le vendite delle famose monete d'argento da un oncia non riprenderanno prima del 28 gennaio.
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Sempre ieri abbiamo assistito all'ennesima scandalosa manipolazione dei prezzi dell'argento:
il fondo ETF SLV, che vende pezzi di carta teoricamente coperti da argento, in un solo giorno sostiene di aver acquistato 572 tonnellate di metallo e ha creato quindi 19 milioni di nuove azioni.
Nonostante un così massiccio acquisto di argento, il prezzo di mercato è rimasto praticamente invariato! Il gigante bancario HSBC, custode del fondo SLV, è indubbiamente molto bravo nel controllare il mercato ...
giovedì 17 gennaio 2013
ultimo scenario secondo Zulauf
L'analista Felix Zulauf il 10 gennaio ha risposto alle domande di un quotidiano svizzero: "5 Fragen an Felix Zulauf". Ecco una sintesi preparata da G. Zibordi :
EURO ?
Può salire ancora, forse anche 1,40 dollari ma poi crollerà a 1,00 dollari entro fine annno.
BANCHE ?
Bilanci orribili, Basilea è stata diluita il 2 gennaio proprio perchè sono messe male, stanno salendo, ma non sono il posto in cui investire...
EUROPA ?
Nel corso del 2013 i mercati si renderanno conto che i paesi del Sud-Europa non si possono riprendere e i loro problemi aumentano per cui dall'estate il denaro uscirà da questi paesi e la BCE interverrà di nuovo. La Germania a quel punto dovrà scendere ad un compromesso e a quel punto il denaro comincerà a lasciare il Nord-Europa (uscire dal Bund quindi). Fino ad ora il denaro che la BCE ha creato è rimasto in Europa, ma nella seconda metà del 2013 ne uscirà e allora l'Euro farà crac.
MERCATI ?
All'inizio del 2013 sembra che l'economia si sia stabilizzata, ma con il passare del tempo gli investitori si renderanno conto che non c'è ripresa e a quel punto i mercati cederanno ... dalla seconda metà del 2013.
ORO ?
L'Oro ha un ambiente favorevole perchè i tassi a breve sono negativi in quasi tutto il mondo, ora sta consolidando... l'Iran sta vendendo petrolio in cambio di oro e poi lo vende per pagare i suoi conti e questo indebolisce l'oro... il prezzo può oscillare ancora tra 1500 e 1800, ma quando romperà 1800 poi arriverà subito a 2200, il primo segnale è quando sfora 1750 dollari/oncia.
fonte: cobraf.com
report Geab n 71
rapporto GEAB 71 - trimestre marzo-giugno 2013
ultima fase d’impatto della crisi sistemica globale
Finora il corso della crisi è stata fedelmente descritto seguendo le cinque fasi individuate dai nostri analisti e ricercatori nel maggio 2006 e completata nel mese di febbraio 2009 (Geab n. 32):
esplosione, accelerazione, impatto, decantazione e dislocazione geopolitica mondiale, le ultime due tappe si stanno sviluppando contemporaneamente.
Abbiamo però sottovalutato la lunghezza del periodo di decantazione che stiamo attraversando da oltre quattro anni, durante i quali tutti gli attori della crisi hanno lavorato per un obiettivo comune: guadagnare tempo.
Gli Stati Uniti, hanno fatto di tutto per evitare l’emergere di alternative al dollaro, nonostante la situazione catastrofica delle sue fondamenta sistemiche, per impedire che i suoi creditori li abbandonassero (screditare altre valute tra cui lo yen, accanimento contro i tentativi di scollegare il dollaro al petrolio, ecc ).
Il resto del mondo, ha messo in atto la creazione di strategie volte a mantenere l’assistenza agli Stati Uniti per evitarne un crollo improvviso che avrebbe causato enormi sofferenze al paese d’oltreoceano, ma allo stesso tempo hanno costruito alternative al disaccoppiamento.
A conclusione di questo lungo periodo di apparente “anestesia” del sistema, riteniamo necessario introdurre una sesta fase nella nostra descrizione della crisi: l’ultima fase d’urto che si verificherà nel 2013.
Gli Stati Uniti hanno creduto che il mondo sarebbe sempre stato eternamente interessato a mantenere il supporto respiratorio artificiale alla loro economia, ma probabilmente oggi non ci credono più.
Per quanto riguarda il resto del mondo, gli ultimi capitoli della crisi degli Stati Uniti (crisi politica, paralisi decisionale, fiscal cliff, prospettiva di un default a marzo e l’incapacità odierna di realizzare qualsiasi soluzione strutturale) ha convinto gli spettatori stranieri di un imminente collasso, e tutti i giocatori sono alla ricerca di opportunità per svincolarsi, consapevoli del fatto che così facendo precipiteranno verso il collasso finale.
Il nostro gruppo ritiene che nel contesto di estrema tensione indotta dalla prossima intensificazione del tetto del debito degli Stati Uniti nel marzo 2013 e delle tensioni politiche interne e finanziarie globali, non mancheranno di certo segni in grado di provocare la scomparsa degli ultimi acquirenti dei buoni Tesoro degli Stati Uniti, scomparsa che la Fed non sarà in grado di compensare, con un conseguente aumento dei tassi di interesse che spingerà il debito degli Stati Uniti a livelli astronomici, che non lascerà alcuna speranza di un rimborso ai creditori che preferiranno gettare la spugna e lasciare che il dollaro affondi… il crollo del dollaro corrisponderà di fatto alla prima vera soluzione, dolorosa ma certamente reale, al debito degli Stati Uniti.
Per questa ragione prevediamo che nel 2013, primo anno del “mondo di dopo”, sarà istituita questa “verifica” dei conti degli Stati Uniti e dell’intero pianeta. Tutti gli attori tendono a questo passo, le cui conseguenze sono difficili da prevedere, ma è a questo punto una soluzione inevitabile alla crisi a causa del cedimento strutturale degli Stati Uniti nell’attuare strategie all’indebitamento reale.
Ma per fare il punto sulle cause e sulle conseguenze di questa ultima fase d’impatto, ricapitoliamo le ragioni per cui il sistema ha richiesto così tanto tempo. Il nostro team analizzerà le ragioni per la quali lo shock si svolgerà nel 2013.
Guadagnare tempo: Quando il mondo si rallegra dello status quo degli Stati Uniti
Dal 2009 e dopo le misure temporanee per salvare l’economia globale, il mondo attende il famoso “double dip” (chiamata anche recessione a forma di W), perché la situazione continua a peggiorare di giorno in giorno per gli Stati Uniti: un debito pubblico vertiginoso, la disoccupazione e la povertà di massa, la paralisi politica, la perdita d’influenza, ecc. Certo, le “misure eccezionali” per aiutare l’economia (tassi di interesse più bassi, spesa pubblica, riacquisto del debito, ecc.) sono tuttora ancora in vigore. Ma contro ogni pronostico e contro ogni giudizio razionale e obiettivo, i mercati sembrano fidarsi ancora degli Stati Uniti. In realtà, il sistema non è più sulla fiducia, ma sul calcolo del momento migliore per abbandonare e su come resistere fino ad allora.
Sono finiti i giorni in cui la Cina sfidava gli Stati Uniti a fare un secondo ciclo di "quantitative easing": il mondo sembra che abbia a che fare con il fatto che questo paese aggravi il suo debito e si stia muovendo inesorabilmente verso di default. Perché gli altri paesi non esortano gli Stati Uniti a ridurre il disavanzo, ma si rallegrano se l’accordo sul fiscal cliff mantiene lo status quo? Nessuno si lascia ingannare, la situazione non può durare per sempre e il problema centrale dell’economia mondiale è il dollaro degli Stati Uniti.
Secondo Leap/E2020, i vai attori cercano di guadagnare tempo. Per i mercati, si tratta di ottenere il massimo dalla generosità della Fed e dal governo degli Stati Uniti, per fare profitti facili; per i paesi esteri, si tratta di separare le loro economie dagli Stati Uniti ed essere al riparo nel momento in cui arriverà lo shock. Così, per esempio, Eurolandia ha colto l’occasione per rafforzarsi e la Cina ha avuto la possibilità di vendere i suoi dollari in infrastrutture estere (5), che varranno sicuramente di più dei biglietti verdi quando il dollaro andrà giù.
Accelerazione del tempo e accumulo delle sfide
Ma questo periodo di complice mitezza sta per finire a causa delle forti pressioni. È interessante notare che la pressione non arriva dall’estero, confermando la nostra analisi sopramenzionata; anzi la pressione è piuttosto di due tipi: interna e finanziario-economica.
Da un lato, è la battaglia politica interna che minaccia il castello di carte. Se Obama sembra attraversare un periodo di tolleranza politica di fronte a un campo repubblicano apparentemente domato, la battaglia diverrà più violenta che mai a marzo. Infatti, se i rappresentanti repubblicani dovranno probabilmente votare un aumento del tetto del debito, faranno pagare questa “capitolazione” a caro prezzo al presidente Obama, guidati dalla loro base elettorale, la metà dei quali in realtà vuole un default degli USA, considerato come l’unico modo per sbarazzarsi del debito patologico dei paesi. I Repubblicani hanno così una battaglia aperta su molte questioni e sulle sfide che li attendono: sul lato sociale, la regolamentazione delle armi da fuoco, la revisione dell’immigrazione e la legalizzazione di 11 milioni gli immigrati clandestini la riforma del sistema sanitario, e più in generale la discussione sul ruolo del governo federale; sul lato economico, tagli alla spesa, regolamento dei debiti, il “ricarico” del fiscal cliff , ecc… Tutti questi dossier sono in programma per i prossimi mesi e l’intoppo può essere fatale. Data la tenacia dei repubblicani e ancor di più della loro base, la speranza che non vi sia un “intoppo” è piuttosto un’utopia.
D’altra parte, ci sono i mercati globali, a partire da Wall Street, che minacciano di non rinnovare la fiducia all’economia degli Stati Uniti. Dopo l’uragano Sandy e soprattutto dopo l’episodio del "fiscal cliff", che non ha risolto alcun problema, le analisi pessimistiche e i dubbi si fanno sempre più forti. E’ da tener presente che i mercati azionari sono apolidi (anche se i principali hanno sede a New York) e hanno un solo obiettivo: il profitto. Nel 2013, il mondo sarà abbastanza grande perché gli investitori e i loro capitali fuggano al minimo allarme in altri luoghi.
Mentre l’accordo sul tetto del debito nel 2011 ha risolto il problema per 18 mesi, l’imposta sul fiscal cliff rinvierà il problema solo per 2 mesi. Così se abbiamo sentito gli effetti del QE1 durante un anno, il QE3 non avrà effetto che per alcune settimane. Inoltre, con il fitto calendario dei futuri negoziati, come si può notare, il tempo accelera in modo significativo, segno che indica che il precipizio si avvicina insieme al nervosismo dei loro attori.
Marzo-giugno 2013, estrema tensione: la scintilla che mette fuoco alle polveri
In aggiunta a queste sfide degli Stati Uniti, il mondo intero ha ancora molte prove da attraversare. Principalmente sfide economiche. Queste includono il Giappone e il Regno Unito, elementi chiave della sfera di influenza degli Stati Uniti, che stanno lottando per la loro sopravvivenza, entrambe in recessione, con un debito insostenibile, un risparmio delle famiglie ridotto all’osso e senza prospettive a breve termine. Esamineremo in dettaglio questi due paesi in futuro. Ma c’è anche un rallentamento dell’economia brasiliana, tassi di inflazione difficili da gestire nelle potenze emergenti, lo scoppio della bolla immobiliare in Canada, in Cina e in Europa, ecc …
Le sfide sono anche geopolitiche: per citare solo tre esempi, i conflitti africani tra i quali, naturalmente, l’intervento della Francia in Mali, i conflitti e il confronto indiretto delle potenze in Medio Oriente nei teatri delle regioni di Siria, Israele e Iran, così come le tensioni territoriali in Cina che esamineremo nella nostra analisi del Giappone.
Tutti questi fattori, economici, geopolitici, americani, mondiali, convergono nello stesso punto: il secondo trimestre del 2013. Il nostro team ha identificato il periodo tra marzo e giugno 2013 come esplosivo, dopo i negoziati degli Stati Uniti sul tetto del debito e sul fiscal cliff. La più piccola scintilla accenderà le polveri, innescando la seconda fase dell’impatto della crisi sistemica globale. E le occasioni per fare scintille, come abbiamo visto, sono numerose.
Quali sono allora le implicazioni e i tempi della seconda fase d’impatto? Sui mercati in primo luogo, una riduzione significativa si protrarrà fino alla fine del 2013. Tutte le economie sono interconnesse, l’impatto sarà diffuso in tutto il pianeta e porterà l’economia globale in recessione. Tuttavia, grazie alla dissociazione di altri paesi, come abbiamo notato prima, non tutti i paesi saranno influenzati nello stesso modo. Perché rispetto al 2008, ci sono più opportunità per i capitali in Asia, Europa, America Latina. Oltre agli Stati Uniti, i paesi più colpiti saranno quindi quelli della sfera americana, vale a dire il Regno Unito e soprattutto il Giappone. E mentre questi paesi fronteggeranno ancora nel 2014 l’impatto sociale e politico, le altre regioni, i BRICS e Eurolandia in testa, potranno in quel momento uscire dal tunnel.
fonte: www.leap2020.eu
mercoledì 16 gennaio 2013
intreccio di scatole cinesi
clicca per ingrandire |
Richard Werner è uno molto tosto e anche molto radicale nelle sue tesi, per esempio è parte del movimento "Positive Money" in Inghilterra ora, uno dei proponenti della creazione di moneta da parte dello stato invece che da parte delle banche.
Due anni fa Werner ha scritto anche un rapporto molto originale in cui spiega che la soluzione a tutta la crisi del debito dell'eurozona è semplicemente far finanzire i deficit da parte delle banche di ciascun paese ad un costo concordato molto basso tipo l'1.5%. Non occorre altro, basta solo che le banche abbiano accesso a fondi all'1% per cui guadagnino qualcosina e hai risolto il problema del debito pubblico per ora. Lo stato di fatto garantisce Unicredit, Banca Intesa e Banco Popolare, quindi per esempio il governo avesse un deficit di 60 miliardi l'anno, basta che si faccia prestare i soldi da loro all'1.5%, senza BTP, un semplice prestito. Come fare un mutuo a 5 anni all'1.5% per lo stato. Tanto le banche le tiene su lo stato alla fine. Sarebbe un modo elegante per l'Italia per aggirare tutti gli ostacoli legali e i trattati e finirla con la storia dei BTP che costano il 5% l'anno e la "spread"...
Ma in realtà siamo già su questa strada perchè in Europa oggi se conti tutti gli acquisti di titoli di stato da parte di banche centrali l'una con l'altra e quelli da parte di banche locali o estere QUASI IL 60% DEI TITOLI DI STATO SONO IN MANO A BANCHE.
Che i titolo di stato siano necessari alle vecchiette e i risparmiatori per poter difendere il loro povero risparmio è un mito. Se sottrai quanti titoli di stato hanno le banche e le banche centrali e poi anche quanti hanno le banche estere i risparmiatori di un paese hanno in media solo un 30% dei titoli di stato in Europa.
Tutto il resto è un gioco di passività e attività tra banche centrali e banche in cui ogni stato ha bonds di un altro e da soldi alle sue banche che poi comprano titoli di stato di altri stati ...
è un intreccio di scatole cinesi in cui alla fine ognuno ha il debito di qualcun altro.
G.Z.
fonte: Cobraf.com e Financial Times
martedì 15 gennaio 2013
come previsto, la Germania ritira il suo oro
Come avevamo anticipato alcuni mesi fa, la germania intende rimpatriare la maggior parte dei propri depositi di oro custoditi all'estero.
Secondo la ricostruzione avanzata dal quotidiano economico Handelsblatt domani sarà il giorno designato in cui la Bundes Bank darà l'annuncio ufficiale. Dirà che intende ridurre la quantità di oro depositata a New York e che ritira completamente il metallo giallo custodito nei forzieri parigini della Banque de France.
E' il segno - dicono gli economisti - che anche Berlino ha paura che la situazione in Europa possa degenerare è sfuggire di mano. Attualmente le riserve di oro tedesco depositate all'estero sono ripartite nei forzieri della Fed a New York, dove è custodito il 45% delle riserve auree tedesche ammontanti a 3.396 tonnellate, con il 13% giacente presso la Bank of England a Londra e l'11% presso la Banque de France. Nella sede della Bundesbank di Francoforte al momento si trova il 31% delle riserve. Da domani la corsa a rimpolpare i suoi forzieri si aprirà ufficialmente.
fonte: www.wallstreetitalia.com
SE LE BANCHE CENTRALI NON SI FIDANO PIU' LE UNE DELLA ALTRE
PERCHE' MAI NOI DOVREMMO FIDARCI DI LORO ?
PERCHE' MAI NOI DOVREMMO FIDARCI DI LORO ?
articolo pubblicato lo scorso novembre
i francesi mandarono un incrociatore
Jim Sinclair, un veterano dei mercanti d’oro ha detto che la mossa della Bundesbank è un evento fondamentale nel mercato dell'oro ed è l'ultimo avvertimento per gli investitori che dovrebbero cercare di detenere metallo fisico, piuttosto che continuare a fidarsi dei contratti cartacei. - "Questo è un messaggio per tenersi l'oro vicino e per riprenderselo, indipendentemente da chi lo custodisce. Quando la Francia lo fece, anni fa, si sparse il panico tra la leadership finanziaria americana. La storia guarderà a questo recupero come all'inizio della fine di un dollaro considerato valuta di riserva privilegiata ".
Molti analisti dicono che, di fatto, il mondo si sta avviando di nuovo verso un gold standard considerando che la Cina, la Russia e altre potenze stanno aumentando le loro riserve ma non solo in dollari o in euro.
Diversamente da Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Olanda e altri, la Germania non ha venduto nessuno dei suoi lingotti d'oro,e nemmeno l'Italia. I due paesi ora possono stare seduti su riserve sostanziali che stanno iniziando ad assumere un significato politico.