lunedì 30 settembre 2013

U.S.A. Italia e Cina

 
I futures delle borse statunitensi e il dollaro sono ovviamente sotto pressione a causa del rischio di una chiusura delle attività governative per il raggiungimento del tetto del deficit.
I ben informati sanno che tuttò ciò è solo una sceneggiata, così come il rischio di default da parte degli Stati Uniti.
Tutti questi allarmi lanciati dai telegiornali e la crescente confusione sulle questioni economiche sono comunque pretesti utili per muovere i mercati. 
Anche la valuta euro sta risentendo delle turbolenze politiche ed è chiaro che stiamo assistendo al tentativo di creare un federalismo degli stati della UE.
Abbiamo poi c'è il governo italiano che si trova sull'orlo del collasso. L'economia italiana è troppo grande per essere salvata.
Poi vi è la Cina che ha sorpreso tutti con una revisione al ribasso delle l'attività del suo settore industriale.

Come avevo previsto da tempo, è confermato un importante punto di svolta dei mercati per questa settimana o per la prossima.


     Martin Armstrong

fonte: armstrongeconomics.com  

il giallo del volo Parigi Zurigo



Ancora una sparizione di oro e un giallo con tanti interrogativi


Circa 44 kg di lingotti d'oro da un carico complessivo di 300 kg di metallo prezioso sono misteriosamente scomparsi da un volo Air France da Parigi a Zurigo.  
"Stiamo indagando la questione, e soprattutto la possibilità che ci siano stati complici all'interno per questo furto da 1,5 milioni di euro" ha dichiarato al quotidiano inglese Daily Mail una fonte vicina all'inchiesta.
  
La quantità di oro rubato è relativamente insignificante; se consideriamo anche la difficoltà di organizzare una rapina su un volo internazionale e altre modalità del furto possiamo pensare che il vero scopo dei responsabili dell'impresa sia quello di lanciare un messaggio. Il messaggio è che l'egemonia del dollaro sta finendo.

Un altro indizio che tra i responsabili del furto ci sono personaggi importanti riguarda la connessione con il mondo del riciclaggio degli enormi profitti ricavati dal narcotraffico.
La notizia della rapina, infatti, arriva sulla scia di un altro scandalo per Air France, quando all'inizio di questo mese c'è stata la scoperta che la compagnia di bandiera francese ha trasportato cocaina per un valore di 200 milioni di dollari dal Sud America.
A bordo del volo da Air France da Caracas a Parigi dell'11 settembre c'erano 30 valigie piene di stupefacenti, la loro scoperta ha portato all'arresto di nove indagati, tra cui tre agenti di sicurezza venezuelani, tre cittadini britannici e tre cittadini italiani.


Parlando di questo scandalo, il ministro venezuelano dell'Interno Miguel Rodriguez si è affrettato a suggerire il coinvolgimento diretto di funzionari di Air France: "Come può una spedizione di cocaina raggiungere la Francia e sparire senza passare attraverso i normali controlli?"

Non a caso, sempre negli stessi giorni torna in prima pagina il tema del rimpatrio dell'oro fisico, con il voto del parlamento finlandese per chiedere di riportare in patria i loro lingotti. Questi avvenimenti hanno probabilmente lo scopo di far capire agli Stati Uniti che gli stati sovrani non sono più disposti a far finta di ignorare i dubbi sulla sicurezza delle loro riserve depositate all'estero.
Questi messaggi di sfiducia nelle autorità monetarie degli USA stanno diventando un messaggio di sfiducia anche verso il dollaro.

venerdì 13 settembre 2013

vicini di casa giustamente preoccupati

un serio richiamo da parte dei nostri vicini di casa svizzeri:

Un'Italia nel mondo dei sogni



Una cancellazione di parte del debito pubblico oppure l’uscita dall’euro sono le uniche soluzioni della crisi italiana. Eppure di tutto ciò non si parla. 

Il Paese è sull’orlo del burrone, ma il Governo sostiene che le prospettive economiche stanno migliorando e che già alla fine di quest’anno si comincerà a manifestare una ripresa dell’economia.
Intanto, l’attenzione dell’opinione pubblica è tutta concentrata sulla possibile decadenza di Silvio Berlusconi e quindi su una possibile crisi di Governo. Insomma, si sta cercando di infondere ottimismo, dimenticando i problemi di un Paese oberato da oltre 2mila miliardi di euro di debito pubblico e di un’economia che – stando all’OCSE – anche quest’anno si contrarrà dell’1,8%. I dati del secondo trimestre di quest’anno indicano che la recessione continua a mordere e che il PIL si è contratto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.



Ma nessuno vuol guardare al di là del proprio naso. Quindi dimentica allegramente che si devono scovare ben 4 miliardi di euro entro la fine dell’anno per compensare la seconda rata dell’IMU, per finanziare la Cassa integrazione e per evitare l’aumento dell’aliquota dell’IVA. Completamente ignorato è inoltre il problema del debito pubblico che costa solo per il pagamento degli interessi circa 100 miliardi di euro ogni anno. Questi dati di fatto e le incertezze politiche hanno nel frattempo fatto inerpicare i rendimenti dei titoli decennali italiani ad un livello superiore a quello dei titoli analoghi spagnoli. Mentre a Roma si attende che “lo stellone” salvi l’Italia, sarebbe invece opportuno cominciare a discutere delle prospettive a medio e a lungo termine del Paese, anche perché tutto lascia presagire che si stia esaurendo il periodo di tregua offerto dai mercati finanziari

Inoltre il Paese non è chiamato solo a contenere il disavanzo pubblico al di sotto del 3%, ma a riportare i conti in pareggio e – stando al Fiscal Compact – a riportare il debito pubblico al 60% del PIL nell’arco dei prossimi venti anni. Si tratta – come abbiamo spesso scritto – di un’impresa impossibile. Dunque, per l’Italia già sofferente per le politiche di austerità occorre prendere il diavolo per le corna. E in questo caso le alternative appaiono sostanzialmente due.
La prima è quella di ristrutturare (cancellare) parte del debito pubblico, come ha suggerito il collega Marcello Foa. Infatti si tratterebbe di una specie di Giubileo, in cui si rimettono i debiti. In questo modo si ridurrebbe sostanzialmente il costo del debito (onere per interessi) e si darebbe allo Stato quello spazio di manovra (se accompagnato dalle indispensabili riforme strutturali) per rilanciare l’economia.
 
Il grande problema di questa soluzione è che oggi gran parte dei titoli del debito sono detenuti dalle banche e dai risparmiatori italiani. Quindi, una ristrutturazione del debito provocherebbe immediatamente una crisi bancaria e un notevole impoverimento soprattutto dei piccoli risparmiatori. Dunque lo Stato sarebbe chiamato a salvare e a ricapitalizzare le banche, annullando in gran parte gli effetti positivi della ristrutturazione del debito pubblico. Si tratterebbe di nuovo di un gioco delle tre carte.
La seconda soluzione è la spaccatura dell’Unione monetaria e l’uscita dell’Italia dall’euro. In questo caso Roma riconquisterebbe la propria indipendenza monetaria e potrebbe monetizzare il proprio debito, come stanno facendo le banche centrali di Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna. Inoltre, la probabile svalutazione della nuova moneta italiana ridarebbe fiato alle imprese e soprattutto all’industria di esportazione. Vi sarebbe il pericolo dell’inflazione, ma nelle attuali condizioni economiche del Paese e dell’economia mondiale la spinta al rialzo dei prezzi sarebbe molto probabilmente meno forte di quanto molti temono.
Di tutto ciò non si discute in Italia, anche perché rimettere in discussione il progetto europeo è una specie di tabù. Ma questo atteggiamento è destinato a mutare poiché la crisi dell’euro non è affatto finita. Infatti la Grecia ha bisogno di nuovi aiuti miliardari, in Portogallo diventa sempre più precaria la situazione politica, il Governo irlandese si rifiuta di fare nuovi sacrifici e persino l’Olanda si sta ribellando ai diktat di Bruxelles che chiede una sforbiciata dei conti pubblici.
Tutto lascia prevedere che quest’autunno si riaprirà la crisi italiana e quella dell’euro e che quindi potrebbe maturare un cambiamento di attitudine nei confronti dell’Unione monetaria a tutto beneficio dell’economia del Vecchio Continente.

fonte: ticinonews.ch  

 

giovedì nero

clicca per ingrandire

Ieri giornata nera per i metalli preziosi. Come ben visibile nel grafico, ieri c'è stato un leggero calo del rame (linea arancio), il petrolio è rimasto stabile su valori elevati (linea nera), forte calo dell'oro che perde oltre il 3% (linea gialla) e dell'argento che perde quasi il 6% (linea grigia).
Qual'è la spiegazione, considerando anche il fatto che persistono le forti tensioni geopolitiche legate al Medio Oriente ?
Secondo voci di corridoio a Wall Street, i bene informati della cosiddetta "smart money" stanno abbandonando i fondi ETF basati su oro e su argento perché hanno forti dubbi sulle quantità di metallo fisico effettivamente in loro possesso.
Ancora una volta, quindi, forti vendite di "pezzi di carta" nel mercato metalli preziosi.
Chi detiene il metallo fisico non vende e chi lo vuole comperare deve pagare un sovraprezzo crescente.



giovedì 12 settembre 2013

oro sul bordo del canale ascendente

clicca per ingrandire
Il grafico sopra, con l'andamento dei prezzi in dollari per oncia da maggio a ieri, evidenzia il canale ascendente che si è formato dopo il crollo di fine giugno scorso.
La quotazione di stamattina, a 1360 dollari, si trova esattamente sul bordo inferiore del canale, come pure sul supporto che si era formato dal 15 aprile scorso.
Per la prosecuzione del trend degli ultimi due mesi, i prezzi dovrebbero riprendere a salire, verso i 1490 dollari per oncia.
Al momento, tuttavia, c'è poco interesse per i metalli preziosi perché abbiamo una calma apparente sul fronte delle guerre in Medio Oriente. Forti deflussi di capitali dal mercato obbligazionario a quello azionario, inoltre, fanno salire senza soste le borse e diffondono un clima di fiducia come nelle intenzioni della Fed.
Questa fiducia però ha basi molto fragili ...





mercoledì 11 settembre 2013

crescono gli acquisti di oro come investimento

clicca per ingrandire
Nel grafico le barre arancioni indicano la produzione totale (in tonnellate) di oro dal 2001.La parte scura di ogni barra indica invece la quantià di oro assorbita mondialmente per essere conservata come investimento (lingotti e monete).

La freccia bianca evidenzia la crescita degli acquisti di oro come investimento, che sono passati dal 14% dei primi anni 2000 al 58-62% della produzione totale (previsione stimata sui dati del primo semestre 2013).
 

martedì 10 settembre 2013

argento ogni 4,5 anni

Come avviene in altri mercati, i prezzi dell'argento scendono fino a che rimangono pochissimi venditori, per poi continuare a salire finché non scarseggiano gli acquirenti, poi il ciclo si ripete. 
Nell'ottobre 2008 c'è stato un minimo importante dei prezzi dell'argento, circa quattro anni e mezzo fa.
4,5 anni prima, nel maggio 2004, c'è stato un altro minimo importante.
Se il ciclo rimane valido, ora è il momento di riprendere a comperare ...

mancano 4500 tonnellate di oro

clicca per ingrandire
La tabella sopra riporta i dati del US Census Bureau che riassumono tutti gli scambi internazionali da parte degli Stati Uniti mensile, a partire dal 1991.  
Questi dati ufficiali ci indicano che, dal 1991 al 2012 (tenendo conto dell'offerta mio, il riciclaggio, le importazioni, ecc) gli Stati Uniti hanno esportato 4.490 tonnellate d'oro più di quello che avevano preso da tutte queste diverse fonti
Un export totale così importante di oro fisico poteva provenire soltanto dalle riserve della Federal Reserve, che ufficialmente sono rimaste stabili a 8133 tonnellate negli ultimi 40 anni, quando nel 1971 Richard Nixon aveva bloccato la convertibilità dei dollari in oro.

Se questo ragionamento è corretto, significa che, solamente dal 1991, sono state immesse sul mercato ben il 55% delle riserve aurifere degli Stati Uniti, lasciando solo 3.700 tonnellate di oro nei forzieri di Fort Knox o di New York.

per approfondire: rapporto di Eric Sprott

vedi anche questo mio post del gennaio 2012




MPS come Cipro

La banca più antica del mondo ora deve affrontare una necessità critica: raccogliere 2,5 miliardi di eurodi capitale fresco -- più del doppio del suo piano originale. "Non vi è alcuna possibilità che possa raccoglierli in 12 mesi... si sta dirigendo verso la nazionalizzazione," ha esclamato un investment banker, affermazione confermata da un altro che ha aggiunto su Reuters, "sarà difficile trovare qualcuno che sborsi tutti quei soldi." L'aumento di capitale è equivalente a tutta la capitalizzazione di mercato della banca e sta diventando sempre più chiaro che lo stato italiano sarà costretto a fornire i capitali. Il problema (per i possessori di obbligazioni BMPS e per i depositanti) è che sotto un tale scenario, come fa notare Bloomberg, si potrebbero applicare quelle regole sugli Aiuti di Stato che prevedono un bail-in del debito subordinato.
Tuttavia, data la piccola dimensione del debito subordinato nelle strutture di capitale, non è chiaro su chi ricadrà l'haircut (compresi gli obbligazionisti senior e i depositanti ).


Inoltre leggiamo da La Stampa: "Nuovi massimi per le sofferenze delle banche italiane che hanno raggiunto a giugno il 7,1% degli impieghi, in forte crescita rispetto al 5,7% di un anno prima. Secondo l’ultimo rapporto Abi sono in difficoltà soprattutto i piccoli imprenditori con il 12,8% di sofferenze. A giugno le sofferenze delle banche italiane hanno raggiunto i 138 miliardi (contro i 135,7 di maggio)."
 
 

un mare affollato

clicca per ingrandire

Alcune delle navi militari che stanno affollando il Mediterraneo Orientale.
La tensione rimane molto alta.

domenica 8 settembre 2013

JPM punta ora su materie prime e metalli

Venerdì sera JP Morgan ha comunicato che intende investire in metalli industriali, oltre a continuare a puntare sul settore energia. 
Dopo diversi anni, inoltre, JPM ha annunciato  l'intenzione di chiudere (finalmente) le sue posizioni al ribasso sui metalli preziosi.

la Polonia confisca metà dei fondi pensione

Mercoledì scorso, il primo ministro polacco Donald Tusk, ha dichiarato che i loro titoli obbligazionari dei fondi pensione privati  verranno trasferiti in un veicolo pensione statale.Ai fondi privati, in pratica, rimarranno solo le porzioni del loro patrimonio investite in azioni.

Perché è la Polonia adotta un comportamento che alla fine sarà disastroso per la futuro di allocazione del capitale nei fondi pensione non pubblici ? Questo è il genere di provvedimento che nessuna persona razionale farebbe, eccetto nel caso in cui non ci fosse altra scelta.
La spiegazione è semplice: non c'era altra scelta perchè gli stati sono sull'orlo del fallimento e nel mondo c'è TROPPO DEBITO.


venerdì 6 settembre 2013

le parole di Putin muovono le borse


clicca per ingrandire

Dopo una colloquio - ufficialmente amichevole - di mezz'oretta stamattina tra Obama e Putin, oggi pomeriggio l'affermazione del leader russo ha gelato i mercati: "la Russia assisterà la Siria in caso di attacco dall'esterno".

Stamattina i futures dei metalli preziosi erano in territorio negativo, dopo l'aumento della tensione il future dell'oro guadagna lo 0,9% (linea gialla nel grafico) mentre l'argento è cresciuto di un ottimo 2,5% (linea grigia).

Il future del petrolio sale rapidamente e raggiunge 110 dollari al barile (linea nera), un chiaro segnale che la situazione geopolitica è molto delicata. 


martedì 3 settembre 2013

diminuisce la produzione delle miniere USA

Nel rapporto appena pubblicato dalla U.S. Geological Survey l'oro estratto dalle miniere degli Stati Uniti è sceso del 4% nei primi cinque mesi di quest'anno.

La produzione di oro negli U.S.A. per il periodo da gennaio a maggio 2013 è stata di 89,2 tonnellate. Guida la classifica lo stato del Nevada con 64,9 tonnellate, seguito dall'Alaska con 12,500 tonnelate.
La produzione di maggio 2013 è scesa del 5% rispetto allo stesso mese del 2012.

Alcune aziende di estrazione  hanno annunciato riduzioni della  produzione. Per esempio, Atna Resources ha differito lo sfruttamento del giacimento rampa di Pinson, vicino a Winnemucca, nel Nevada,  mentre Allied Nevada ha annunciato che stava valutando il ridimensionamento dei piani di sviluppo della sua miniera di Hycroft, sempre vicino a Winnemucca.


---------
Un'altra notizia per chi avesse dimenticato che l'oro è un bene di difficile reperibilità (a differenza della carta):  il sindacato National Union of Mineworkers del Sud Africa, che rappresenta circa i 2/3 di tutti i minatori del paese, inizierà domani uno sciopero. Le compagnie minerarie temono ancora episodi di violenza, come quelli avvenuti lo scorso anno, con decine di minatori uccisi dalla polizia  presso la miniera di platino di Marikana.
 

lunedì 2 settembre 2013

andamento dell'oro nei periodi burrascosi

 Mentre si avvicina il quinto anniversario del crollo del gigante bancario Lehman Brothers, preparatevi a eventi ancora più burrascosi.
In questi giorni i media ci aggiornano sull'orrore dei combattimenti in Siria. Nei momenti di stress estremo, come le minacce di guerra, i prezzi di oro e argento normalmente salgono. Solo in tempi di stress estremo, tuttavia, come all'epoca dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, alla fine del 1979. In caso contrario, gli investitori occidentali tendono a ignorare i problemi e i conflitti d'oltremare, e l'andamento delle quotazioni dei metalli preziosi tendono a concentrarsi solo su questioni monetarie.
Ricordiamo per esempio l'invasione russa della Ossezia del Sud nell'estate 2008. Non ha influenzato i prezzi dell'oro, che continuava a cadere da un allora record di 1000 dollari per oncia.

La Siria, tuttavia, è una faccenda completamente diversa. La sua ragnatela di amici, alleanze e nemici del nemico è inquietante, così come i suoi confini con la Turchia e con Israele.

Non sappiamo se questa settimana l'oro si apprezzerà di un altro 9 %. Ma dopo la "crisi finanziaria" del 2007-2009 è arrivata la "crisi del debito sovrano" del 2010-2012. E di solito non c'è due senza tre.
La recente impennata dell'oro ci indica probabilmente che la crisi geopolitica di oggi può ancora prendere fuoco. Certamente qualcosa di terribile è in corso in Siria.
 


 Adrian Ash

articolo completo su: bullionvault.com

 

cattivi consigli

clicca per ingrandire
Il grafico indica la quantità di quote del fondo ETF GLD (con sottostante di oro fisico) detenute dalla banca d'affari Goldman Sachs.
A fine marzo Goldman Sachs era in prima file tra le banche che consigliavano ai loro clienti di smobilitare le posizioni in oro. 
I dati ufficiali, appena pubblicati, dimostrano come - ancora una volta - Goldman Sachs consiglia qualcosa ai suoi clienti per fare contemporaneamente l'esatto opposto.
Nel secondo trimestre 2013, infatti, Goldman Sachs ha aggiunto al suo portafoglio un record di 3,7 milioni di quote del fondo GLD.