lunedì 31 dicembre 2012

inizia un'altra decade da + 500%

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Il prezzo dell'argento in dollari negli ultimi 10 anni è cresciuto del 584%.
Ci sono tutti i presupposti per la ripetizione di un risultato simile nei prossimi 10 anni.

oro batte borsa 9 a zero


Il grafico indica i risultati annuali dell'indice Dow Jones della borsa di New York (in verde) confrontati con la variazione dei prezzi dell'oro (in giallo).
Dal 2004 al 30/12/2012 la performance dell'oro è stata migliore di quella del paniere dei 30 maggiori titoli azionari americani, anche senza considerare il fatto che i titoli peggiori vengono tolti dal paniere e sostituiti da quelli di aziende più promettenti. 

Se poi ci focalizziamo sul 2008 dovremmo parlare anche di volatilità e sicurezza degli investimenti ...

il finale di partita

fine anno, tempo di bilanci e previsioni


Lo scorso giugno 2012 l'analista Raoul Paul ha fatto rabbrividire i mercati finanziari con la sua presentazione più terrificante di sempre, preannunciandoun completo crollo sistemico del sistema finanziorio nel giro di 6-9 mesi.
Possiamo ancora considerare imminente il cosiddetto "grande reset" del sistema?

"Il mondo non ha più un motore di crescita e la maggior parte dei paesi del G20 si sta avvicinando contemporaneamente alla velocità di stallo. Il mondo occidentale sta per entrare nella sua seconda recessione all'interno di una depressione in corso". 

Riguardo la tempistica Paul afferma:
‘tra il 2012 e il 2013 assistemremo al finale di partita.  Ci rimangono circa 6 mesi … Dovete supporre che niente e nessuno è al sicuro. Mettetevi in testa gli elmentti e nascondetevi finché non riemerge un nuovo sistema".

Riguardo gli aspetti del collasso:
"Un collasso bancario globale e fallimenti diffusi porteranno al più grande shock economico che il mondo abbia mai visto. Niente più finanziamenti per i commerci e per i trasporti, nessun finanziamento per gli agricoltori, niente più leasing,  nessun mercato obbligazionario, niente di niente ..."

Documento completo consultabile online:

The End Game



argento fisico acquistato 50 volte più dell'oro

Eric Sprott

Ci sono alcune cose difficili da capire anche per gli esperti del settore. Una di queste è che, storicamente, il rapporto della disponibilità tra la quantità di argento e di oro ha avuto sempre un’influenza diretta sul prezzo dei due metalli.
Attualmente il rapporto tra  argento e oro disponibili per gli investitori è all’incirca di 3 a 1.
E allora come mai gli investitori mettono in argento piuttosto che in oro molto di più di questo rapporto? Cos’è che sanno questi investitori “ben informati” e che li spinge a muoversi così? Diamo un’occhiata ai numeri e vediamo se è ora che tutti gli investitori si mettano a fare come disse una volta un uomo saggio, “follow the money”, segui il flusso dei soldi.

La media annuale di produzione di oro è di circa 80 milioni di once che insieme a circa 50 milioni di once di oro “riciclato” annualmente raggiunge un totale di 130 milioni di once disponibili ogni anno. Se guardiamo invece l’argento scopriamo che la produzione annuale mondiale è di circa 750 milioni di once mentre l’argento riciclato è stimato in circa altre 250 milioni di once, quindi ci sono circa 1 miliardo di once disponibili all'anno per gli investimenti.

Con questi semplici conti notiamo subito come ci sono circa otto once d’argento per ogni oncia d’oro disponibili. Non tutto l’oro e l’argento sono però disponibili per gli investitori perché quote importanti vengono assorbite dagli usi industriali dei due metalli. È stato stimato che per gli scopi di investimento (gioielleria, lingotti, monete di stato) l’oro disponibile è di circa 130 milioni di once contro 350 milioni di once d’argento.  Eccoci quindi al rapporto di cui parlavamo all’inizio, la disponibilità per investimento di oro e argento è di 350/120 e quindi di circa 3 a 1.

Esaminiamo ora come gli investitori hanno recentemente allocato i loro investimento fra oro e argento. I dati qui sotto vengono dalla Zecca di Stato degli Stati Uniti, e mostrano le vendite di oro e argento, per anno, in once:
 

Source: US Mint (www.usmint.gov)

Come potete vedere gli investitori scelgono di comprare argento piuttosto che oro con un rapporto ben superiore a quello delle disponibilità per investimento. E questa tendenza mostra anche di non rallentare, anzi, aumenta di anno in anno. Il rapporto dell’argento fisico venduto rispetto all’oro fisico è sia in crescita che straordinariamente più alta della ratio delle disponibilità di 3 a 1. Siamo arrivati a 45 a 1 quest’anno, sinora (20 dicembre).

Possiamo usare anche altri dati, come per esempio quelli delle recenti emissioni dei Trust Sprott Physical Gold e Sprott Phisical Silver. L’ultimo Gold Trust emesso a settembre 2012 ha raccolto 393 milioni di dollari mentre l’ultimo Silver Trust ne ha tirati su 310. Basandosi sui prezzi dei due metalli abbiamo potuto comperare 213mila once d’oro e 9,1 milioni di once d’argento. Questi numeri ci indicano un rapporto di 43 a 1.

Se guardiamo ai fondi  ETF di oro e argento notiamo che nel periodo 2007-2012 l’aumento delle loro riserve diargento ha raggiuntole 12mila tonnellate contro le 1.200 tonnellate d’oro, quindi anche negli ETF gli investitori hanno comprato dieci volte più argento che oro.

Abbiamo fin qui esaminato solo tre serie di dati ma ci sono molti altri indicatori che mostrano come la domanda di argento per investimento supera di molto  la disponibilità. La nostra domanda preferita ai rivenditori di metallo puro (o quasi) per scopi di investimento è: "quanto argento avete venduto rispetto all’oro, in termini di dollari?". La risposta tipica è che a livello di dollari siamo circa testa a testa, il che significa che in termini di massa siamo sui 50 a 1 o anche di più.

Sul sito Mineweb è stato scritto di recente che le vendite d’argento brillano più di quelle di oro in India. Un grossista di metalli preziosi affermava: “gli investitori e gli amanti dei gioielli preferiscono l’argento di questi tempi”. Essendo il più grosso importatore di oro al mondo sarebbe quasi impossibile per l’India comprare anche un’equivalente quantità d’argento in termini di valuta fiat, ci vorrebbero più di un miliardo di once d’argento e cioè più di tutta la produzione mondiale annuale attuale.

Seppure le due ultime cose che abbiamo indicato sono generiche, non numeriche o certe, lo sono invece i primi tre fatti che abbiamo citato e cioè le statistiche della zecca USA, i numeri degli ETF e dei nostri Physical Trust. Questi sono numeri incontrovertibili.

Per ora il prezzo dell’argento è deciso essenzialmente nel mercato di carta dove mediamente, al COMEX, in ogni giorno di contrattazioni vengono scambiati contratti per circa 300 milioni di once. Cifre pazzesche considerando che mediamente vengono estratte ogni giorno dalla crosta terrestre circa 2 milioni di once solamente.
Come ha avuto modo di dire Bart Clinton, Commissario della Commodity Futures Trading Commission,  il 26 ottobre 2010: “credo che ci siano stati ripetuti tentativi di influenzare i prezzi nel mercato dell’argento. Ci sono stati sforzi fraudolenti per influenzare e controllare il prezzo. Basandomi su quello che mi è stato detto e ripetuto in documenti pubblici e disponibili credo che si siano verificate violazioni del Commodity Exchange Act nel mercato dell’argento e tutte le violazioni di legge come queste dovrebbero essere perseguite.”

Torniamo così alla frase “Follow the money”. Per come la vediamo noi è quasi inconcepibile che gli investitori  mettano tanti dollari in argento quanti ne mettono in oro, ma questo è quello che mostrano i dati.

Il mercato dell’investimento in argento è molto piccolo. Mentre il valore in dollari dell’oro, in tutto il mondo, si avvicina ai 9 trilioni, il valore dell’argento, sotto forma di gioielleria, monete, lingotti e argenteria è stimato in soli 150 miliardi circa (5 miliardi di once a 30 dollari l’oncia). In termini di dollari abbiamo quindi un rapporto di 60 a 1. 

Per quanto tempo gli investitori possono continuare a comprare argento a questi prezzi quando la disponibilità è di solo 3 a 1 rispetto all’oro?
S
iamo sorpresi che il prezzo dell’argento sia rimasto a livelli così depressi rispetto all’oro. Storicamente la ratio fra oro e argento è stata di 15 a 1 o 16 a 1, quando entrambi erano denaro corrente. Oggi il rapporto tra di loro è di 55 a 1. 


In conclusione, cosa ci dicono questi numeri? Crediamo che questo sia uno di quei momenti storici in cui gli investitori più furbi saranno ben ripagati dall’aver “seguito i soldi”.



fonte: sprottasset.com

giovedì 27 dicembre 2012

mosse di fine anno nel mercato dell'oro


Jim Sinclair sul mercato dell'oro avvicinandosi al 2013

1.  L'oro non è caduto per forza di gravità. E' stato spinto in giù. 
2. Questa caduta dei prezzi ha seguito un modello già visto in passato. Ci sono state offerte di vendita ad alta velocità e con alti volumi durante fasi di mercato poco liquide.
3. Questo modello è il segno distintivo di mani forti che cercano un prezzo più basso per acquistare oro.

4. Il limite di questa strategia è duplice. Primo, quando il mercato a pronti risponde solo parzialmente alla discesa dei prezzi del mercato elettronico significa che la mossa avrà breve durata e che chi ha aperto posizioni speculative al ribasso è pronto a chiuderle dopo pochi giorni. Secondo: stiamo avvicinandoci ai prezzi che piacciano agli investitori che intendono comperare metallo fisico per il lungo termine, principalmente cinesi.  
5. Stanno comparendo i primi segnali che la lunga guerra condotta da Stati Uniti e Gran Bretagna contro l'euro è stata persa. L'euro sembra avere iniziato un processo di rinascita, contro ogni previsione, come dimostra il crescente interesse delle banche centrali di tenere euro come parte delle loro riserve valutarie.
6. Eurolandia e tutti i paesi del gruppo BRIC sono stati acquirenti di oro, non per motivi emotivi, ma in base a calcoli su eventi che devono ancora accadere.
7. Vi assicuro che l'oro sta tornando nel sistema monetario e costituirà una parte importante del nuovo paniere di valute di riferimento per gli scambi internazionali.
8. Dal momento che nella scienza monetaria le fasi di costruzione devono essere precedute da fasi di distruzione, prevedeo che assisteremo a breve a un'esplosione di volatilità dell'oro che sarà significativamente più violenta di quanto avevo anticipato. 
9. Confermo la previsione di prezzi dell'oro attratti dalla quota di 2111 dollari/oncia, per poi galleggiare a circa 4000 dollari/oncia.
10. Ho già visto in passato queste manovre per abbassare il prezzo dell'oro. 
11. Poco prima della mossa importante in oro negli anni '70  i prezzi dell'oro sono aumentati di più nel più breve periodo di tempo. 
12. L'andamento del prezzo dell'oro non è adatto a speculazioni per un breve periodo perché i protagonisti del suo mercato devono avere tasche profonde come solo i governi possono avere. 

Ho il sospetto che la battaglia per la sopravvivenza dell'euro potrebbe presto essere invertita nella battaglia per la soprazzivenza del dollaro. Negli ultimi anni i maggiori acquirenti di oro sono state le banche centrali (e istituzioni finanziarie a esse collegate) di Eurolandia, Russia  e dei paesi Asiatici
I rapporti di forza sono cambiati. Abbiamo davanti a noi i segni sempre più evidenti dellìoffensiva da parte di questo nuovo triumvirato.
Credo che questa sia la grossa fase di transizione in atto. I protagonisti dell'operazione rappresentano interessi enormi, che non badano a facili profitti sul breve termine ma vogliono arrivare a possedere quanto più oro possibile per la fase di mercato che ci sarà tra il 2015 e il 2017

Conclusione: Non è stato raggiunto alcun massimo delle quotazioni dell'oro. I prezzi andranno molto più in alto di quanto non abbia anticipato in passato. La lunga guerra in corso tra le varie valute sta modificandosi, con il dollaro sempre più a rischio. L'oro crescerà molto di valore mentre i soldi presi a prestito non potranno essere utilizzati senza incorrere in rischi sempre meno ragionevoli.
Tenete duro perché per ora siamo solo all'antipasto.
Cordiali saluti, 

Jim

fonte: jsmineset.com  

un discorso epico in parlamento



26 dicembre 2012: epico discorso al parlamento canadese da parte del giovane deputato Pierre Poilievre

Sintesi finale citando Jefferson: "ognuno riceve qulcosa, nessuno più crea ricchezza, il lavoro non viene retribuito, l'indulgenza costa niente, i soldi vengono prestati gratis, e i soldi sono ormai senza valore."
 
Nel suo discorso Pierre Poilievre riesce a distruggere i miti della 'ricchezza' americana ed europea, sottolineando che "una volta che il cittadino degli Stati Uniti è in debito, il governo degli Stati Uniti li incoraggia a rimanere in debito", notando che "il governo degli Stati Uniti ha incoraggiato milioni di americani a spendere soldi non avevano in case che non potevano permettersi con l'utilizzo di prestiti non avrebbero mai potuto rimborsare e poi ha dato loro incentivi fiscale da non restituire."
L'aumento eccessivo del costo di tutto questo prestito sta sfuggendo al controllo:  "attraverso i soli interessi del debito, presto il contribuente americano finanzierà al 100% il complesso militare cinese." Questa presentazione mette nel contesto la drammatica situazione attuale e smonta brillantemente le false speranza nutrite da molti negli Stati Uniti e in Europa. Da guardare.

venerdì 21 dicembre 2012

Morgan Stanley dietro il raid contro l'oro

Oro in forte correzione, ecco perché potrebbe diventare una opportunità di acquisto

Un’operazione di grande dimensioni ( e Paulson) ha condizionato il mercato


L’analisi intermarket di permette anche di capire alcune dinamiche che all’occhio del trader sfuggono.
A tutti sarà saltata all’occhio la correzione dell’oro. Per certi versi un’asset class che ha fatto attualmente un +132% in quattro anni ci può anche stare. Ma ci sono delle dinamiche che non mi quadrano.
Come è possibile che, con un annuncio di Bernanke di qualche settimana fa di un nuovo , chiamatelo QE3.1 oppure QE4, dove il buon Ben ha alzato la posta fino a 85 miliardi di USD mensili, l’oro si indebolisce?
E soprattutto, come mai questo comportamento anomalo nei confronti del dollaro USA?
Fino a qualche tempo fa c’era correlazione tra dollaro e oro, oggi invece hanno preso proprio strade opposte. Dollaro molto debole, visto anche il risk on di fine anno e…stranamente oro altrettanto debole…. E’ normale?
Discorso molto simile se paragoniamo l’oro anche ad altre asset class. Qualcosa non torna. Ma ecco che forse iniziamo a capire:
Morgan Stanley avrebbe liquidato delle pesantissime quote di questo fondo gestito da Paulson dove l’oro era un’asset class non importante, ma determinante. E quindi, automaticamente, è stato necessario vendere tante quote dell’ETF SPDR Gold Trust, il più grande ETF detentore di oro al mondo, che ha fatto scendere considerevolmente il prezzo.
Quindi, si tratta di una liquidazione che va oltre le logiche di mercato intermarket. A casa mia questa si chiama . Poi per il resto nessuno conosce il futuro….
D.T.


articolo completo su: intermarket & more

giovedì 20 dicembre 2012

solita discesa pre-natalizia

i crolli pre-natalizi di 2012 e 2011

In assenza di notizie e di cambiamenti nei fondamentali che influenzano domanda e offerta, negli ultimi tre giorni le quotazioni dell'argento hanno subito una flessione del 7,5%, il maggior ribasso da oltre un anno.
Se rimane su questi livelli, l'argento concluderà l'anno con un deludente risultato di invariato.
Stiamo assistenzo a grosse liquidazioni di posizioni speculative (di carta) non solo nei metalli preziosi ma anche nel rame. 
Nei due grafici sopra si può notare la similitudine dei movimenti di prezzi nel periodo pre-natalizio del 2011 e di quest'anno  (la linea arancio indica l'oro, quella grigia indica l'argento).

Le banche centrali, a partire da quella cinese, stanno continuando a comperare oro fisico, le stamperie di banconote lavorano a pieno ritmo, l'indebitamento e le sofferenze bancarie crescono ovunque. Chi sta vendendo massiciamente oggi  sta chiaramente facendolo senza badare ai prezzi e ai fondamentali.
Come avevo ricordato nel post precedente, le grosse banche sono piene di liquidità creata dai loro amici delle banche centrali e nel breve termine possono fare con successo ogni genere di manovra speculativa, anche quelle senza senso.
I più cinici potrebbero anche pensare che la zecca degli USA abbia intenzionalmente bloccato le vendite di monete Silver Eagle per evitare di dover soddisfare le richieste dei tanti investitori che chiudono le loro posizioni di argento "cartaceo" per acquistare a prezzi vantaggiosi il metallo fisico.
 



mercoledì 19 dicembre 2012

i prezzi non possono crollare

La speculazione può fare il bello e il cattivo tempo con i prezzi. Nel caso dei metalli preziosi, come di altre "commodities", i prezzi di mercato non possono tuttavia scendere sotto i prezzi di produzione, se non per brevi periodi.

Una delle cause della recente discesa dei prezzi di oro e argento è dovuta a voci infondate su presunte eccedenze di produzione e diminuzione dei costi di estrazione dei minerali.

Cerchiamo di analizzare le cifre ufficiali.
Ecco i risultati del terzo trimestre 2012 delle cinque maggiori aziende minerarie che estraggono oro:

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Confrontando i risultati con quelli di un anno prima, è evidente un calo del 33% dei margini di profitto delle miniere, che scendono dal 27 al 18%.
Se le quotazioni dell'oro in borsa scenderanno di un ulteriore 20% le miniere dovranno quindi scegliere tra produrre in perdita o fermare la produzione.

Nel caso dell'argento, i margini di manovra delle miniere sono ancora più ridotti.
Nella tabella sottostante ci sono i risultati ufficiali del terzo trimestre 2012 delle dieci maggiori aziende minerarie che estraggono argento:


Nell'ultimo anno i margini di profitto delle miniere di argento sono peggiorati del 76% , con un calo dal 25% del 2011 al misero 6% del terzo trimestre 2012.
Per ogni oncia di argento puro estratto, il guadagno medio delle 10 principali aziende mineriarie è crollato da 12,06 dollari a solo 2,53 dollari/oncia.
Se il prezzo di mercato dell'argento dovesse scendere sotto i 27 dollari/oncia, a parità di costi di estrazione, le miniere sarebbero costrette a operare in perdita.
Secondo la maggior parte degli esperti del settore, inoltre, nei prossimi anni assisteremo a un aumento dei costi di estrazione, sia per l'aumento del costo del gasolio (necessario a escavatori e macchinari vari) sia per la necessità di scavare più in profondità.
Ricordo infine che, nel caso dell'argento, la maggior parte della produzione viene assorbita per usi industriali e non può quindi essere rimessa in vendita sul mercato.

aggiornamento di giugno 2014





martedì 18 dicembre 2012

esaurite le Silver Eagle 2012


La zecca degli Stati Uniti ha comunicato ufficialmente di aver già venduto tutte le monete "Silver Eagle" disponibili.
Non sarà quindi più possibile ottenere da loro monete con l'anno 2012.
Dopo il 7 gennaio si potranno acquistare monete del 2013.
Dal sito ufficiale della U.S. Mint risulta che nel mese corrente di dicembre sono state vendute 1.403.000 monete Silver Eagle, contenenti esattamente un'oncia di argento puro.
Dall'inizio dell'anno la zecca ne ha vendute 33.510.500.

la Francia peggio della Grecia

.

L'attore francese Gerard Depardieu ha lasciato la Francia ed è stato pubblicamente ridicolizzato per non aver voluto cedere oltre il 75% della sua ricchezza. Gerard è chiaramente incazzato  e ha risposto al fuoco inviando una lettera aperta al primo ministro. Egli scrive che ha pagato 145 milioni di euro di tasse in 45 anni e che in  Belgio non c'è quella pazzesca tassa del 75% per chi ha redditi superiori al milione di euro.
La Francia è quella nazione che impedisce le compravendite di oro in contanti. Sembra che lo stato francese pensi di poter avere un futuro ignorando ogni regola di buon senso.
Ci viene in mente la città tedesca di Mainz (Magonza) che fece fuggire tutti coloro che sostenevano l'economia, ritrovandosi solo con una massa di mendicanti.
Nel 1448, quando la città fallì, i creditori prima la saccheggiarono, poi la rasero al suolo.

Il disperato bisogno di denaro da parte dei governi sta distruggendo l'economia mondiale. Coloro che sostengono che i governi riusciranno a cavarsela dal debito eccessivo semplicemente stampando soldi e provocando una iperinflazione non conoscono la storia. Questi politici ruberanno ogni cosa pur di restare aggrappati al potere. E' innutile tentare di ragionare con loro. Il 2013 sta per iniziare sotto brutti auspic. Che ci crediate o no, la Grecia è sta gà crollando e sembra che offrirà presto ottime prospettive per fare acquisti, la Francia - invece - sarà un ottimo affare per chi vorrà speculare al ribasso.
 
Martin Armstrong

fonte: armstrongeconomics.com
 

lunedì 17 dicembre 2012

gli Yen sono carta straccia

Giappone: vince Abe, e il mercato si accorge che gli Yen sono carta straccia (il bubbone giapponese in esplosione?)

Abbiamo un nuovo primo ministro giapponese, il signor Shinzo Abe che in campagna elettorale ha detto di aver ”capito gli errori del precedente mandato (2006/07), dovuto anche a un trattamento medico improprio”, promettendo di premere sulla Bank of Japan per una ”radicale politica monetaria anti-deflazione”, una robusta spesa pubblica per rilanciare l’economia pur con un debito pubblico schizzato al 230% del Pil, e una sostanziale propensione al mantenimento delle centrali nucleari. (fonte)
No dico…. ci vuole una robusta cosa? Spesa pubblica in Giappone? Maggiore stampa di moneta fiat?

Ok, tornando seri la verità è che il Giappone non ha scelta, non produce più ricchezza per finanziare il suo megadebitone, il problema è la sua bilancia commerciale negativa. Lusso che il paese del sol levante proprio non può permettersi.Come vi avevamo predetto il Giappone avrebbe iniziato a stampare come se avesse avuto il diavolo alle spalle. E infatti la elezione di Abe è stata salutata dai mercati con un fresco minimo a 20 mesi sul dollaro (no dico… sul dollaro, praticamente una gara fra rotoli di carta igienca).
Ecco il grafico del cambio tra dollaro USA e Yen (la linea crescente indica uno Yen che si indebolisce):

Cambio Dollaro/Yen
20121216 JPY 0 Giappone: Vince Abe, e il Mercato si Accorge che gli Yen sono Carta Straccia (Il Bubbone Giapponese in Esplosione?)

L’unica scommessa che il Giappone può fare per non implodere è Svalutare. Stampare, Svalutare, Stampere… il problema sarà fermare la bestia, ma ci penseremo fra qualche mese.

Funny King

fonte: rischiocalcolato.it


 

venerdì 14 dicembre 2012

crescita esponenziale dal 1999



Il debito pubblico italiano ha appena sfondato la barriera dei 2mila miliardi di euro.
Secondo Bankitalia lo scorso ottobre il debito si era attestato a 2014 miliardi.
Nel grafico è evidente una linea di tendenza che è ormai ancora più ripida della crescita esponenziale.

la rischiosa mossa della Fed


Quanto sta rischiando la Fed con la sua ultima mossa?
L’annuncio di martedì scorso da parte della Federal Reserve finirà nei libri di storia, almeno in quelli che si occupano di banche centrali e di politica monetaria. Segna la più grande rivoluzione nell’attivismo, nel coinvolgimento e nelle aspirazioni di una banca centrale. È allo stesso tempo una mossa rischiosa, che porta l’istituzione più in profondità in un territorio sperimentale e politico.

La Fed ha fatto due passi mercoledì scorso, uno atteso e l’altro no. In primis ha aggiunto un’enorme quantità di denaro al suo previsto piano di acquisto dei titoli di stato sul mercato, che raddoppierà e raggiungerà quota mille miliardi di dollari nel 2013. Secondo, la Fed è passata a fissare obiettivi “quantitativi” (disoccupazione e inflazione) di politica monetaria, e lo ha fatto molto prima del previsto, data la complessità teorica e pratica dell’operazione. Questo ulteriore balzo in una politica monetaria sconosciuta è stato motivato dal prolungata delusione per quanto riguarda fiacca crescita e dalla preoccupazione relativa al crescente tasso di disoccupazione, che sta diventando un elemento strutturale dell’economia.
È altrettanto ovvio che la paralisi politica potrebbe portare gli U.S.A. a un’altra recessione. L’accelerazione nell’implementazione della politica monetaria potrebbe riflettare il desiderio della Fed di assicurarsi una polizza assicurativa aggiuntiva.

La Fed sta facendo di tutto nel suo tentativo di supportare artificialmente i prezzi per stimolare gli investitori a prendersi maggiori rischi. La brutta notizia è che l’istituzione, con i suoi strumenti imperfetti in una mano, e nell’altra la totale assenza degli altri enti federali, potrebbe portare un peso insostenibile.
Primo, come ha riconosciuto Bernanke, gli esiti dell’inconsueto attivismo della Fed non sono né prevedibili né a costo zero. A benefici attesi incerti si accompagna un crescente rischio di danni collaterali e di conseguenze non volute. E il delicato bilancio diventa meno favorevole ogni volta che la Fed sente di dover agire ancora perché le mosse precedenti non hanno avuto risultati sufficienti.
Secondo, il progressivo coinvolgimento della Fed è fondamentalmente incoerente con il funzionamento appropriato dell’economia di mercato. Con una quota di mercato che alla fine del 2013 oscillerà tra il 30 e il 45%, a seconda dei titoli, la Fed è pesantemente coinvolta sia come giocatore che come arbitro. E dunque distorce il suo funzionamento, il processo di formazione del prezzo e l’allocazione del capitale. Terzo, tutto questo minaccia la credibilità istituzionale e la legittimità della Fed, oltre a esporla a un’enorme interferenza politica e irritare gli amici e gli alleati dell’America.

Se volesse ulteriormente arrischiarsi a usare metodi sperimentali la banca centrale sarebbe troppo sovraccarica per riuscire a produrre un risultato economico duraturo e sostenibile. La cosa migliore che può fare è prendere tempo per i nostri politici, incapaci di trovare un accordo lungimirante.

Lasciateci sperare che la nuova finestra dell Fed sarà usata bene da Washington, e che il Congresso finalmente si assumerà le sue responsabilità nella gestione economica del Paese. Se tutto questo non dovesse accadere, l’economia potrebbe ritrovarsi peggio di prima: non riuscendo a generare un’elevata crescita, non creando posti di lavoro, ulteriormente colpita dalle distorsioni del mercato e dall’allocazione inefficiente dei capitali e avendo danneggiato la credibilità, la legittimità e l’efficienza della Fed.



Mohamed El-Erian
(amministratore delegato di Pimco, il principale fondo obbligazionario del mondo)


articolo completo su: finance.fortune.cnn.com  

la pentola a pressione sta fischiando

1600 lire per un marco

(...) il migliore gestore svizzero ed europeo degli ultimi decenni Felix Zulauf ieri dice che si dovrà tornare alle valute nazionali e tutto quello che devi sapere è che le vendite al dettaglio in Italia sono calate del -13% (prevede anche che l'eurozona come economia si contrarrà di un altro -2% nel 2013). Come si vede nel grafico in fondo pagina si è aperta una "spread" del 35% tra la produzione industriale tedesca e quella italiana, cioè la loro è salita a 112 e la nostra è collassata a 77.

Chi ragiona con la sua testa sa che l'Euro si deve spaccare. Quando nel 1992 il "serpente monetario" (in cui la lira era agganciata al marco) si spezzò la lira andò da 750 lire a 1.200 lire per marco e da 1.100 lire a 2.300 lire per dollaro. E allora eravamo rimasti incatenati ad un cambio fisso solo per circa cinque anni e l'economia italiane era più solida di oggi. Questo ti da un indicazione delle percentuali del crac che sta arrivando, probabilmente occorrono altri sei mesi per una vera crisi, ma la direzione è questa e non si sa mai che si anticipi.

Tra il 1973 e il 2001 la Lira era andata da 600 lire per dollaro a 2300 lire per dollaro. Adesso è a 1500 lire per dollaro.
Tra il 1973 e il 1997 la Lira era andata da 200 lire per marco a 1200 lire per marco.
Adesso è a 1000 lire per marco.
Il prossimo movimento dovrebbe essere verso 2500 lire per dollaro e 1600 lire per marco stando alla storia degli ultimi cinquantanni.

Come dice Zulauf nell'intervista i cambi sono la valvola di sfogo per le differenze tra le economie e l'Euro ha tolto questa valvola per cui gli aggiustamenti invece che sul cambio si scaricano sull'economia reale. Ma tenere bloccato ormai già da 12 anni il cambio della lira è ormai troppo e la pentola a pressione sta fischiando.
 

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G.Z.


fonte: cobraf.com



giovedì 13 dicembre 2012

apatia diffusa



Tre anni e 9 mesi fa la Federal Reserve annunciava il Quantitative Easing numero 1.
In quella occasione il fondo ETF GLD, basato sull'oro, si impennava del 5,4% nel giro di due ore (grafico in alto).

Ieri sera, in occasione dell'annuncio del QE 4  l'oro ha guadagnato l' 1,3% in mezz'ora, per poi ritracciare nell'ora successiva buona parte della salita (grafico in basso).

A quanto pare tutti i mercati, dall'oro ai cambi, alle azioni e alle obbligazioni, stanno diventando sempre meno sensibili alle azioni della Federal Reserve.

Quasi apatici, un po' come la gente comune, sempre più depressa e sfiduciata.

Sempre ieri, il Baltic Dry Index, indicatore dei traffici marittimi (e quindi del comemrcio globale) ha fatto registrare un mini-crollo dell' 8,2% , il peggiore dal 2008.
Nel grafico sotto potete notare chiaramente lo stato di depressione degli ultimi due anni:

mercoledì 12 dicembre 2012

intervista dal souk nel Dubai



Intervista nel Sharjah Gold Souk nell'emirato del Dubai

Peter Cooper della rivista ArabianMoney ha intervistato diversi traders arabi: la maggior parte di loro si aspetta un aumento del prezzo dell'argento del 30%  nel corso del 2013.
Non tutti sono sicuri che l'argento romperà la barriera dei 50 dollari all'oncia (prezzo già raggiunto nel 1980) ponendo fine a 32 anni di soppressione dei prezzi di mercato dell'argento.
Peter ci ricorda che nessun altro bene durevole viene venduto a prezzi più bassi rispetto a 30 anni fa.
"Questa è la decade dell'argento e ci sarà sicuramente un'esplosione dei prezzi entro il 2020"

fonte: ArabianMoney.net

martedì 11 dicembre 2012

le banche fortemente al ribasso sull'argento

Il primo grafico mostra le posizioni al ribasso aperte dalle banche americane nel mercato dell'argento. Nonostante i prezzi del metallo siano scesi notevolmente dai massimi dell'anno 2011, il numero di contratti al ribasso è molto più alto di quanto ci si potrebbe aspettare.
Le posizioni al rialzo sono scese a 625 contratti mentre quelle al ribasso sono salite a  40.198, quindi le tre banche che hanno riportato le loro posizioni settimana scorsa si sono impegnate a vendere oltre 200 milioni di once di argento, che corrispondono al doppio della produzione annuale di metallo una volta tolta la quantità che viene consumata per usi industriali.


Silver: US bank net shorts

Il secondo grafico mostra le posizioni al ribasso aperte da banche non americane. Queste banche hanno diminuito notevolmente la loro esposizione al ribasso nel mercato dell'oro ma hanno ulteriormente aumentato le loro posizioni al ribasso sull'argento durante il rialzo dei prezzi da agosto a ottobre. Si trovano quindi con posizioni mediamente in perdita per un totale di 290 milioni di once di argento. L'anno scorso, invece, erano esposte con solo 120 milioni di once durante la fase di forte ribasso (dove avranno realizzato buoni guadagni).

Silver: Non-US Banks Net Shorts
Conclusione
Non esiste fisicamente l'argento necessario a coprire queste enormi posizioni al ribasso aperte dalle banche. Basterà quindi un leggero aumento degli acquisti per mettere in crisi questo mercato.
Nel caso dell'oro ci sono le banche centrali pronte a intervenire con la vendita delle loro riserve in caso di penuria di metallo nei mercati. Nel caso dell'argento, invece, per quanto ci risulta, le riserve strategiche di metallo accumalate nei decenni scorsi sono ormai esaurite. Sarà quindi difficile per le banche riuscire a chiudere in profitto queste enormi posizioni al ribasso.
Dallo scorso 4 dicembre, ci sono stati tre tentativi di far crollare i prezzi per ridurre poter queste posizioni al ribasso ma ogni volta il livello di prezzi a 32,60 dollari/oncia ha resistito agli attacchi.

Possiamo quindi supporre che ci sono grossi compratori pronti ad acquistare argento a ogni discesa delle quotazioni. Questi movimenti dei prezzi, inoltre, possono indicare una scarsità di metallo fisico disponibile in mercati importanti come quello di Londra. 

Se questa tendenza continua, verrà presto un giorno in cui il mercato del NYMEX dovrà dichiarare "forza maggiore" per evitare di consegnare il metallo fisico richiesto dai compratori. Le conseguenze di un tale gesto estremo saranno destabilizzanti non solo per il prezzo e la domanda di argento ma anche per il mercato dell'oro. 
Dobbiamo quindi aggiungere il caos nei mercati dei metalli preziosi all'elenco di rischi sistemici cui rischiamo di assistere nel nuovo anno.



fase di accumulazione per l'argento

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Come ben visibile nel grafico dei prezzi dell'argento (in dollari/oncia), il canale ribassista formatosi da marzo 2011 è stato rotto al rialzo lo scorso settembre 2012.
In questo grafico con barre settimanali  è evidente la fase di accumulazione avvenuta quest'estate.
Si è lentamente formata una solida base al livello dei 30 dollari/oncia. In ottobre l'argento aveva toccato i 35 dollari, per poi ritracciare leggermente. Ora è pronto a raggiungere le prossime resistenze, nell'area di prezzi tra 36 e 37,5 dollari/oncia.
Una volta rotto quella resistenza, prevedo una forte accelerazione che porterà i prezzi verso i 70 dollari/oncia nel giro di due o tre mesi.

James Turk

fonte: kingworldnews.com




sabato 8 dicembre 2012

necessario il ritorno alla moneta vera


2013 e oltre 

di Gerardo Coco

Stiamo attraversando una delle crisi più profonde della Storia. Neppure nel corso delle due guerre mondiali il debito dei paesi industrializzati aveva raggiunto una dimensione così elevata come l’attuale e tale da impedirne lo sviluppo. Tuttavia, i governi degli USA, Europa e Giappone mirando al mantenimento dello status quo trasferiscono il costo dei debiti alle loro economie sottraendole le risorse per superare la recessione. I bassi tassi di interesse incoraggiano ulteriore debito mentre continui stimoli monetari deprezzano le valute. All’orizzonte si profila un collasso generale. Si tratterebbe solo di indovinarne la forma e l’epicentro. Si è già raggiunto il punto di non ritorno o lo si può ancora evitare? Una prognosi sul futuro richiede prima di tutto un approfondimento dell’interazione tra inflazione e deflazione, le due forze opposte che oggi si scontrano sulla scena del dramma economico.
(...)

La scena del dramma
A partire dal 2008 la base monetaria dei paesi sviluppati è aumentata in proporzione al debito e in sproporzione alle economie ma l’inflazione è rimasta confinata al settore finanziario.
Affinché si manifesti nell’economia reale occorre che il denaro venga effettivamente speso.
Finora il credito è stato erogato solo ai sistemi bancari per risanarne le perdite e permettere ai governi nuova spesa. L’inflazione quindi è rimasta contenuta. D’altra parte poiché rimane superiore ai tassi di interesse nominali, i tassi reali risultano negativi incentivando l’indebitamento. Ma in termini economici, la soppressione dei tassi comporta una valutazione dei beni futuri minore di quella dei beni presenti e ciò significa dilapidazione del presente rispetto al futuro. Significa quindi arresto del processo di accumulazione e decadenza industriale. Proprio quello che accade negli USA, Europa e Giappone.
(...) I fallimenti a catena, la diminuzione della produzione, del reddito e della spesa aggregata e il processo generale di liquidazione per ripagare i debiti ha provocato il calo del livello dei prezzi e quindi una contrazione monetaria. Per compensarla le banche centrali acquistano debito dai governi in cambio di liquidità: se anche i governi non spendessero, la totalità dei mezzi di pagamento crollerebbe portando alla depressione. Tuttavia, la continua monetizzazione non è una cura perché mantiene l’economia nell’occhio del ciclone. Ma non può restarci in eterno. Per cui, delle due l’una: o l’economia sprofonderà nel buco nero della depressione o sarà spinta nel vortice inflazionistico. Tertium non datur. In regime di debito crescente e tassi a zero o al di sotto, lo sviluppo non è un opzione, è un’impossibilità.
(...)

Il baratro valutario
La coesistenza di inflazione e deflazione è implicita nel sistema monetario attuale dove le monete sono funzione del debito. Se le monete rappresentano una passività non è logicamente possibile che, a livello economico complessivo, possano estinguere altre passività. Per cui, allo stato attuale il debito è indomabile. Se il valore delle monete dipende dal valore del debito quest’ultimo ha un valore che dipende dalla solvibilità del debitore. Ma chi la garantisce? La garantisce l’economia reale soggetta a prelievo fiscale forzoso. Se l’economia, crescendo, garantisce un buon prelievo fiscale la domanda di debito sale insieme a quella della moneta in cui è denominato. Ma un’economia in recessione mettendone in questione la solvibilità ne fa calare la domanda. Per stimolarla occorre offrire agli investitori tassi più alti che farebbero aumentare il costo del debito, per cui le banche centrali lo mantengono basso  assorbendo tutta l’offerta di debito. Il suo valore nominale sale di nuovo ma quello reale scende perché la sua grandezza cresce più velocemente rispetto al calo del PIL, segnalando nuovo rischio di insolvenza e inflazione. Queste fluttuazioni monetarie continue provocano le scosse che preludono al collasso. Questo non è mai un processo lineare ma ondulatorio e si sviluppa nel corso degli anni per erompere all’improvviso senza preavviso. Segue la legge fisica della risonanza: continui stimoli monetari provocano oscillazioni nei valori sempre più forti fino a far crollare l’intera struttura economica.
Infatti, il rischio di detenere attività finanziarie, che non sono altro che passività di terzi, potrebbe diventare così elevato da indurre gli investitori a sbarazzarsene definitivamente facendole precipitare al valore intrinseco: lo zero.
A quel punto i tassi di interesse andrebbero alle stelle facendo crollare definitivamente il castello di carta del debito. L’aggregato monetario collasserebbe provocando il buco nero della depressione. Le banche centrali per impedirla dovrebbero irrorare il sistema economico di liquidità che comincerebbe a far lievitare i prezzi. La speculazione, allora, ne amplificherebbe l’aumento dirigendosi verso tutto ciò mantiene il potere d’acquisto e non è soggetto a default, in particolare le materie prime, il cui valore schizzerebbe rispetto alle monete già deprezzate sia dai deficit fiscali che dalle svalutazioni competitive per ridurre i deficit commerciali.
Non si può quindi escludere che un deprezzamento valutario estremo possa provocare iperinflazione spingendo il costo di tutte le cose a livelli stratosferici.

(...)
Si obietta che, oggi, a differenza del passato, questo scenario estremo può essere evitato grazie all’ingegneria finanziaria e al maggior coordinamento delle banche centrali. Ma è illusorio che le stesse azioni foriere di catastrofi possano prevenirle. L’unico potere che hanno è di ritardarne gli effetti rendendoli più devastanti.

Prevenire il collasso
Non è possibile predire se il crollo del debito avvenga prima per depressione o per iperinflazione o per il loro concorso nella forma di depressione inflazionistica. L’esito dipende anche dalla situazione geopolitica. La prospettiva di un’estensione di un conflitto in qualsiasi parte del globo favorirebbe l’olocausto valutario con l’annullamento d’ufficio dei debiti.
Quale sarebbe la prima area a soccombere? L’eurozona è l’area più fragile politicamente ed economicamente. A differenza del dollaro che serve ad acquistare il petrolio che ne sostiene la domanda, la moneta unica non ha sostegni. Non può neppure contare, come nel caso del Giappone, su quel surplus commerciale che impedisce ancora la svalutazione dello yen. Poiché le politiche di austerità la stanno avviando alla depressione è difficile che l’eurozona possa diventare l’epicentro di un processo di  iperinflazione. Gli USA, al contrario, dove la politica di crescita si accompagna a una monetizzazione folle,  potrebbero diventarlo. Ma il collasso della valuta di riserva trascinerebbe con sé tutte le altre valute.

L’inflazione è una forza incontrollabile e irreversibile. La deflazione, invece, può essere controllata evitando il baratro valutario. Essa è la purga che l’organismo economico deve subire per espellere i veleni accumulati in precedenza con l’inflazione. Una deflazione controllata prelude ad una ripresa autentica perché riallinea tutti i valori alla realtà economica, l’aggregato monetario si riduce, i tassi di interesse calano in modo naturale, il livello del debito diventa sostenibile e la rivalutazione dell’unità monetaria è proprio l’antidoto alla depressione. Infatti, quando la quantità di moneta tende a essere misurata in termini di potere d’acquisto corrisponde a maggior denaro e quindi a maggiore liquidità disponibile. Si osservi, qui, la differenza tra il sistema monetario attuale e quello aureo.  
A seguito di un default il denaro svanisce letteralmente; la moneta vera, l’oro, non scompare mai: una volta in circolazione vi rimane e non viene annullata dai default.  
 Per questo motivo stabilizza anche i tassi di interesse. (E’ errata pertanto la critica che gli si rivolge di provocare la depressione, al contrario la evita).
L’unico modo di evitare un eventuale collasso è quindi pianificare la deflazione senza farla degenerare in depressione. Questo processo richiederebbe tre azioni simultanee. Primo: l’intervento per rinegoziare, condonare o compensare i debiti reciproci fra le nazioni. La politica deve riconoscere che i debiti nella loro attuale dimensione non potranno mai essere ripagati e pertanto finirebbero per essere eliminati solo da default violenti portando alla depressione. Secondo: è necessario deflazionare la spesa di governi e abbassare la pressione fiscale almeno nella stessa misura della riduzione della spesa. Terzo: le banche dovrebbero svalutare tutti i crediti inesigibili iscritti in bilancio a valori fittizi. Senza questa pulizia non saranno mai in grado di operare normalmente, finanziare l’attività industriale e attirare capitale. Il riconoscimento dell’entità reale delle perdite è il presupposto per la ricostruzione finanziaria del sistema bancario che, per essere in grado di erogare di nuovo il credito, deve prima riceverlo. Nessun investitore è infatti disposto ad impiegare fondi nelle banche per ripianarne le perdite. Il processo di ristrutturazione darebbe un segnale forte al mercato che, in presenza di valori reali, ritroverebbe la fiducia per reinvestire nelle attività produttive. L’unità monetaria si apprezzerebbe rivalutando i risparmi e tramutandoli in capitali per finanziare le economie. Naturalmente i problemi non sarebbero finiti, perché finché il denaro sarà basato sul debito sarà anche soggetto ad abusi e le crisi si ripeterebbero.
Allora il processo di raggiustamento dovrebbe contemplare il ritorno alla moneta vera, quella che, non rappresentando il debito di nessuno, è immune da default: l’oro.
Prima di essere rimonetizzato dovrebbe essere utilizzato per la ricapitalizzazione del sistema bancario, condizione per ristabilire la solvibilità di quello economico.
Purtroppo i governi, opponendosi come sempre a tali ristrutturazioni continueranno a inflazionare illimitatamente le monete per mantenere l’illusione dello sviluppo e preservare la propria esistenza. Eppure basterebbe che consultassero la storia per sapere come andrà a finire.



fonte: chicago-blog.it



il forziere di oro della Bank of England



Ascoltate il brillante prof. Martyn Poliakoff.
"il valore dell'oro è molto stabile" (al netto dell'inflazione)

Non si capisce perché i funzionari della Banca di Inghilterra continuano a respingere le richieste della Bundesbank di fare un inventario dell loro oro fisico, con la scusa che "non c'è abbastanza spazio per riuscire a contare i lingotti".

la lira del 1950


Questo grafico della Lira dal 1950 ad oggi (ricalcolandola dall'euro) dimostra che possiamo fare a meno dei BTP. Se torniamo ai cambi fluttuanti e torniamo a stampare moneta invece di vendere BTP torniamo nella situazione del 1971-1981 e come si vede non succede nessun guaio.

1) tra il 1949 e il 1971 l'Italia aveva, come tutti gli altri paesi occidentali, una valuta inchiodata al dollaro, che a sua volta era inchiodato all'oro. Le valute quindi non fluttuavano rispetto all'oro e al dollaro (come si può vedere il cambio Lira/Dollaro era fisso). Dato che si era agganciato all'Oro quando c'era un disavanzo commerciale l'oro usciva dal paese e quindi nessuno poteva permettersi disavanzi cronici.
E il debito pubblico ? lo si finanziava stampando moneta e tenendo dei controlli ai capitali per cui quando si emettevano titoli di stato rendevano meno dell'inflazione e non li voleva quasi nessuno. Se la gente però non li comprava la Banca d'Italia finanziava lei il governo, Se però esagerava si creava inflazione e pressione sul cambio, l'oro usciva, si alzavano i tasssi, si riduceva il credito l'economia rallentava ecc..

2) dal 1971 il dollaro fu sganciato dall'oro e tuttele monete occidentali fluttuavano tutte tra di loro. Dato che la Banca d'Italia poteva sempre finanziare lei il governo, questo era libero di stampare moneta senza il vincolo esterno dell'oro. Cosa successe alllora, il cambio andò a picco ? No, si svalutò contro dollaro, ma non molto (e non molto di più della sterlina e franco francese).

3) Questa situazione continuò fino al 1981, quando si "tagliò" il legame tra Bankitalia e Governo vietando alla prima di finanziare il secondo e obbligandolo lo stato ad andare a indebitarsi sul mercato vendendo BTP. Questo rese il cambio della lira più stabile ? No, il contrario come si vede. L'era del BTP è iniziata solo nel 1981, prima lo stato si indebitava poco e quando di si indebitava pagava poco perchè se nessuno gli comprava il debito Bankitalia lo finanziava.


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fonte: cobraf.com

venerdì 7 dicembre 2012

esposizione delle banche verso i paesi PIIGS


Banca Intesa SanPaolo & Banco Santander hanno prestato un totale di 828.6 miliardi di euro nei paesi PIIGS come prestiti a istituzioni, aziende private di ogni dimensione, esercenti, mutui.

Se i prestiti fossero stati erogati in banconote da 100 euro, per trasportare la somma prestata da Intesa SanPaolo sarebbe neccessario un convoglio di camion lungo 3,8 kilometri, per Banco Santander lungo 3,5 kilometri.



scheda informativa completa su: demonocracy.info 

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Il debito USA visualizzato in banconote da 100 dollari:







Hyper Report del 7 dicembre


Dopo alcune settimane di censura da parte di YouTube, torn l' Hyper Report.
Sempre più americani comperano casseforti da tenere in casa, cala la fiducia nelle banche.

le banche centrali comprano oro


Come evidente nel grafico sopra, dal 2008 si è invertita la tendenza e le banche centrali hanno ripreso a comperare oro.
Se poi consideriamo che la banca centrale cinese sta comperandone molto di più di quanto dichiarato ...


giovedì 6 dicembre 2012

ancora intatto il canale rialzista

prezzi di un'oncia d'oro da luglio 2009

Nonostante i ribassi degli ultimi giorni, le quotazioni dell'oro in dollari rimangono all'interno del canale rialzista formatosi dall'estate del 2009.
Alla fine dell'estate del 2011 i prezzi si trovavano in situazione di iper-comprato, oggi sono invece in iper-venduto, quindi c'è da aspettarsi a breve una ripresa di rialzi corposi verso quotazioni oltre i 2mila dollari l'oncia.
Anche la scelta delle principali banche centrali di mantenere tassi di interesse molto bassi depone a favore di sempre maggiori investimenti nei metalli preziosi.




Deutsche Bank nasconde 10 mld di perdite



La notizia è di quelle bomba. Non solo perchè coinvolge la banca più importante d'Europa, per lo più tedesca - con la Germania che si comporta sempre da inappuntabile maestrina, pronta a rimettere in riga i paesi che non osservano le regole (sue soprattutto)-, ma perchè rivela l'intreccio di sporchi interessi, con il coinvolgimento delle autorità americane, SEC in primis. Facendo sorgere, ovviamente, il giustificato interrogativo: quanti altri casi del genere ci sono? Come sono messi, davvero, i conti delle altre banche europee?

A rivelare lo scandalo è il Financial Times, che riporta come Deutsche Bank abbia nascosto durante la crisi finanziaria ben 12 miliardi di dollari di perdite per evitare il salvataggio governativo. Tutto è saltato fuori grazie a tre ex dipendenti della banca, che hanno presentato un esposto alle autorità americane. Autorità che sono colpevoli almeno quanto Deutsche Bank. Si parla proprio della SEC. La persona responsabile di monitorare il rispetto delle regole di mercato presso la commissione, all'epoca, era infatti Robert Khuzami: che era anche numero uno della divisione legale di Deutsche Bank. Tutto questo mentre Deutsche Bank organizzava i propri trucchetti.

Secondo l'accusa dei banchieri, Deutsche Bank evitò accuratamente di registrare le perdite al valore "mark-to-market" delle perdite accusate durante il precedente periodo della crisi finanziaria, che colpì i mercati del credito nel periodo compreso tra il 2007 e il 2009.

Ovviamente, la banca ha già iniziato a difendersi, affermando che le accuse provengono "da persone che non sono a conoscenza, o non hanno nessuna responsabilità, riguardo a fatti e informazioni di rilievo". Ma i tre non hanno dubbi: il colosso ha volutamente truccato una posizione gigantesca che aveva sui derivati e, se non lo avesse fatto, avrebbe dovuto bussare alla porta del governo.

fonte: wallstreetitalia.com e FT.com