venerdì 30 novembre 2012

dove si trovano i giacimenti di oro

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Le dodici nazioni con giacimenti minerari stimati di oltre 50 milioni di once.
Si può notare la coincidenza che i continenti Sud-America, Africa e Asia hanno ognuno il 17% delle riserve sotto terra.
Ricordo che l'attività estrattiva sta diventando sempre più difficile e costosa.

anche gli olandesi vogliono riprendersi l'oro


10 guilders d'oro


Anche nel parlamento olandese ci sono ora interrogazioni circa la localizzazione e il valore delle riserve auree del paese, la maggior parte dei quali pare si trovi in depositi esteri.


I Paesi Bassi hanno ufficialmente 612 tonnellate di oro, con un valore di circa 24 miliardi di . Solo il 10% di esso è conservato presso la sede della banca centrale di Amsterdam. Il resto si trova nei caveau delle banche negli Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna.
I parlamentari socialisti e democristiani stanno si stanno chiedendo se sia prudente mantenere l'oro all'estero e vogliono un controllo del grado di purezza dei loro lingotti d'oro.
Le interrogazioni seguono di pochi giorni la decisione della tedesca Bundesbank di effettuare un controllo formale delle sue riserve d'oro, la maggior parte dei quali è si trova nei paesi che hanno vinto la seconda guerra mondiale.

Vedremo una fregata della reale marina olandese risalire il Tamigi ?

Vedi anche:

corsa ai forzieri delle banche centrali

continua il giallo dell oro tedesco

dov'è nascosto l'oro di Bankitalia ?
 


meglio il mattone o il metallo ?

Quanta gente continua a pensare che il mattone non tradisca mai, quante persone hanno acquistato un immobile pensando alla propria pensione edin quanti ancora oggi nonostante tutto pensano che la "pietra" sia il miglior investimento della vita?
Sono finiti i tempi in cui le banche erogavano mutui senza preoccupazioni coprendo l’intero valore dell’immobile. L’italiano si è risvegliato e si è accorto che come per tanti altri investimenti, anche nell’acquisto di un immobile si presentano cicli ribassisti e rialzisti che durano anni.  
Si sta anche accorgendo che l’investimento nel mattone è una delle scelte meno liquide che esista (a differenza dell'oro - n.d.r.)
La casa, inoltre, è ormai il principale mezzo dello Stato per ripianare i debiti e visto la grande diffusione della proprietà immobiliare nei portafogli italiani non dovrebbe stupire il salasso causato dall'IMU e le conseguenze che porterà. 

grafico compravendite italia
andamento compravendite immobiliari

A proposito delle compravendite diamo uno sguardo all’andamento fino a fine 2011 ed ante IMU: come appare evidente dalla tabella stiamo assistendo ad un crollo delle compravendite e se analizziamo l'ultimo rapporto dell'agenzia del territorio, appare evidente come nel II trimestre 2012 sia continua ed in accentuazione il calo nel mercato immobiliare italiano.
Il tasso tendenziale annuo del volume di compravendite nel secondo trimestre del 2012  per l’intero settore immobiliare risulta, infatti, pari al -24,9 % e si tratta del numero minimo di transazioni registrate in un secondo trimestre dal 2004.

A livello locale oggi si ritiene anche che i prezzi non siano scesi molto e che i venditori mantengano ancora prezzi alti ma la vera chiave per capire la reale situazione, è il mancato incontro tra offerta e domanda.

I venditori provano a resistere ma se vorranno davvero vendere da qui al 2015 dovranno fare un nuovo repricing dei prezzi di vendita, poiché i compratori non sono disposti a comprare ai prezzi del 2007 e nemmeno a prezzi più bassi del 20%, visto che per finanziare l’acquisto occorre pagare uno spread di 350 punti nelle migliori delle ipotesi. Tassazione, difficoltà di accesso al credito e aspettative di ribasso dei prezzi frenano coloro i quali acquistavano seconde case a scopo di rendita o permutavano la prima per una più grande. E questi rappresentavano una fetta importante del mercato immobiliare 2000-2007.

La conseguenza è un mercato immobiliare italiano in forte discesa dal 2008 e probabilmente lo sarà ancora per diversi anni se si verificherà un andamento ciclico simile al passato: Il rialzo precedente alla bolla immobiliare del 2007 è stato molto forte e non dovremmo meravigliarci se vi sarà un ribasso dei prezzi altrettanto forte.
  

Rubens Ligabue 

 fonte: finanzaelambrusco.it 

 

giovedì 29 novembre 2012

continuano le manipolazioni dei mercati

Mercoledì sono state ritirate ben 2,4 milioni di once di argento fisico dai depositi del Comex:

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e ieri l'argento ha perso oltre un dollaro l'oncia in pochi minuti all'apertura della borsa di New York.


Per quanto riguarda l'oro, sempre ieri sono stati venduti ben 7728 contratti ( 1% della produzione mondiale ) alle ore 8:20 di New York. Nello stesso tempo ci sono stati acquisti massicci del future sull'indice azionario S&P 500, con i risultati ben visibili nel grafico sottostante:



Nonostante ordini di vendita per ben 3,5 milioni di once, il prezzo dell'oro ha perso solo l' 1,3 % .
Un'altra nota positiva: sempre ieri gli investitori che non si fidano delle banche e dei mercati hanno approfittato del calo dei prezzi dell'oro per comperare a man bassa ben 45mila once di monete "Gold Eagle" e 3500 monete "Buffalo" dalla zecca degli Stati Uniti.


mercoledì 28 novembre 2012

sette anni di vacche magre



Bill Gross e Mohamed El-Erian, i due amministratori delegati del fondo comune Pimco, che ha in gestione 2mila miliardi dollari, stanno citando l'avvertimento biblico per scuotere gli investitori e prepararli per i prossimi anni di debole e lenta crescita assieme a un austerità sempre più magra.  
Salvo fatti nuovi, secondo Pimco il futuro appare  molto scuro per gli investitori, senza alcuna ripresa fino al 2022.
Bill Gross ha aggiunto: "per 20 - 30 anni abbiamo fatto festa, godendo di denaro facile e guadagni annuali a due cifre percentuali", per i prossimi anni faremo molta fatica a guadagnare un 3%.

fonte: marketwatch.com

martedì 27 novembre 2012

continua il giallo dell'oro tedesco


La magistratura contabile tedesca chiede alla Bundesbank di controllare le riserve d’oro all’estero.
Scoppia un pandemonio, la Bundesbank rasserena ma intanto prenota il rientro di 150 tonnellate di lingotti e più di qualcuno comincia a farsi delle domande.
La Corte dei Conti tedesca ha chiesto alla Bundesbank di effettuare un accertamento sulle riserve d’oro detenute dalla Germania all’estero.
L’obiettivo è quello di capire con precisione l’ammontare e il valore dell’oro di Berlino depositato in altri paesi e inventariarle a intervalli regolari. Secondo alcune fonti si tratta di circa 3400 tonnellate di lingotti d’oro, di cui buona parte detenuti all’estero. Le riserve auree tedesche sono seconde nel mondo solo agli Stati Uniti e, dalla fine della Seconda Guerra mondiale, si trovano in buona parte anche nella Federal Reserve di New York, nella Banque de France e nei forzieri della Bank of England. Sono molto importanti perché vengono utilizzate come garanzia in operazioni valutarie. source

La Bundesbank si è già impegnata a far rientrare 150 tonnellate di lingotti d’oro nel giro di tre anni dagli Stati Uniti. Secondo la legge tedesca, le riserve auree andrebbero controllate almeno ogni tre anni, ma l’ultima visita dei funzionari della Bundesbank alla Federal Reserve risale al 2007. Una trascuratezza grave, insolita per la Buba, così attenta a rispettare le norme.  È possibile, scriveva ad esempio la Frankfurter Allgemeine, che nel corso degli anni qualche dipendente della Federal Reserve abbia sgraffignato un paio di lingotti. Il controllo del tesoro è sempre stato formale. Nessuno si aspetta che venga realmente pesato lingotto per lingotto. La Germania ha provato a tranquillizzare sia i partner economici che i rumors nei mercati finanziari ed ha comunicato di non essere minimamente preoccupata sulla sicurezza dei depositi all’estero. Insomma, nessun problema ma senza dubbio maggiore attenzione a un valore di riserva da 143 miliardi di euro. Tuttavia, in uno scenario ipersensibile come quello dell’economia alle prese con la crisi, più di qualcuno si sta interrogando sulla decisione tedesca.

Carlo Scalzotto

fonte: finanzanostop.finanza.com


Vedi anche una serie di articoli-denuncia da Max Keiser:
 fonte: maxkeiser.com

il cartello dei manipolatori sta indebolendosi


Intervista a Bill Murphy: il cartello dei manipolatori dei prezzi di oro e argento sta indebolendosi

lunedì 26 novembre 2012

dominio di GS sull'Europa

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Il nuovo gorvernatore della Banca di Inghilterra proviene da ... Goldman Sachs

I paesi indicati in rosso nella mappa sono tutti controllati da uomini di Goldman Sachs (come pure la BCE e la Federal Reserve statunitense).

Pare infatti che il primo ministro inglese, David Cameron, stia per nominare il canadese Mark Carney alla guida della più antica banca centrale del mondo.
Il 47enne Carney, che ha ottenuto un dottorato all'università di Oxford ha già lavorato diversi anni nella City di Londra come dipendente del Goldman Sachs Group.

Nel commentare la notizia, la BBC ha citato solo una volta il termine Goldman Sachs all'interno del profilo di Carney.

analisi prezzi oro a sei mesi

6 mesi di prezzi in USD/oncia


Venerdì scorso i prezzi dell'oro in dollari hanno disegnato una chiara figura di uscita rialzista dal testa-spalle (contrassegnato sul grafico dalle lettere S-H-S) che si era formato appena sopra la media mobile a 200 giorni (linea rossa).
Questi sviluppi hanno gravi implicazioni per il dollaro, ma al tempo stesso sembrano segnare l'inizio di trend al rialzo importanti in oro e argento.
Anche l'indicatore MACD (nella parte inferiore dell'illustrazione) mostra che c'è ancora un sacco di potenziale di rialzo immediato da qui.


Clive Maund

fonte: www.clivemaund.com  




il tramonto dell'Euro




Intervista ad Alberto Bagnai, professore associato di Politica Economica all'Università di Chieti-Pescara. Ha appena pubblicato "IL TRAMONTO DELL'EURO", testo che analizza le cause del fallimento della moneta unica.

parlamentare USA vuole stipendio in oro o argento


Un parlamentare repubblicano dello stato del Montana ha chiesto ufficialmente di essere pagato in monete d'oro e d'argento per evitare un crollo del dollaro.

L'onorevole Jerry O'Neil -
che sta entrando nel suo sesto mandato - ha spiegato che le preoccupazioni tra i suoi elettori per il debito pubblico hanno spinto a chiedere il pagamento in monete di metallo puro.
 

O'Neil ha dichiarato che l'accettazione di monete d'oro e d'argento per il suo stipendio gli avrebbe permesso di soddisfare i suoi obblighi nei confronti della Costituzione degli Stati Uniti in qualità di legislatore.

Ha scritto:

  "
E' molto probabile che il dollaro USA perderà gran parte del suo valore. Non si può esagerare con la stampa di dollari. L'era keynesiana di finanziamento con il debito pubblico sembra essere vicino alla sua fine."



fonte: huffingtonpost.com

venerdì 23 novembre 2012

speculazioni con l'oro austriaco



Secondo un articolo del giornale austriaco Der Standard, la banca centrale di Vienna ha compiuto numerose speculazioni con l'oro delle sue riserve, arrivando pochi anni fa  a prestarne fino all' 80% alle "bullion banks".
La Oesterreichische Nationalbank (OeNB) si è quindi trovata costretta a rompere un tabù e ha riferito che attualmente solo il 16 per cento delle sue riserve auree sono state prestate a terzi con contratti di leasing.

Quando nel 2008 Ewald Nowotny ha sostituito il governatore Klaus Liebscher alla guida della banca centrale austriaca, probabilmente ancora circa il 50 per cento del l'oro nazionale era stato dato in affitto.

Questa è l'ennesima notizia che conferma i timori di molti esperti, i quali ritengono che il mercato dell'oro sia come un sistema a riserva frazionaria, in cui fino a 100 chilogrammi di crediti in oro sono scambiati per ogni Kg reale di metallo prezioso fisico



fonte: derstandard.at

P.S. Secondo notizie di agenzia Bloomberg, la banca centrale austriaca mantiene oggi l'80% delle sue
280 tonnellate di riserve aurifere nel Regno Unito.

giovedì 22 novembre 2012

il platino sta sfondando al rialzo

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Dal grafico si capisce chiaramente come i prezzi del platino (in dollari) hanno finalmente sfondato al rialzo la linea di tendenza negativa in essere dall'inizio di ottobre.
Ci attendiamo quindi un significativo rialzo dei prezzi di platino e palladio (che presenta un andamento simile).


mercoledì 21 novembre 2012

sempre più argento come investimento

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Il grafico mostra la destinazione della produzione di argento dal 2002 al 2011.
Le barre grigie indicano la destinazione industriale, quelle blu la produzione ufficiale di monete e medaglie, quelle di color arancio indicano l'argento acquistato come investimento.

Dall'anno 2009 la quantità di argento destinata a utilizzi industriali ha iniziato a calare, perché se da un lato continuano ad aumentare le applicazioni tecnologiche per questo metallo, dall'altro la crisi economica ha fatto calare ogni genere di produzione.
I maggiori utilizzatori industriali di argento sono nel settore degli elettrodomestici e dell'elettronica, seguiti dai produttori di pannelli fotovoltaici. Quest'anno si prevede un utilizzo di 40 milioni di once di argento per le pellicole dei pannelli solari. Quantità minori vengono assorbite dall'industria automobilistica e dai computers.

Nel 2002 la quantità di argento tesorizzato come investimento era praticamente nulla, mentre monete e medaglie varie rappresentavano solo il 9% della quantità destinata alla produzione industriale; questa percentuale ha continuato a crescere fino a raggiungere il 58% lo scorso anno. Questa tendenza sta continuando anche nel 2012.





dov'è nascosto l'oro di Bankitalia ?



L’oro, si sa, è il bene rifugio per antonomasia, quello che tesaurizza le aspettative di crisi. E, in suo nome, sono accadute molte cose che apparivano inspiegabili o, quantomeno, strane, come vi ho già raccontato tempo fa. Facciamo un salto indietro. Ricordate la guerra in Libia, l’incredibile Vietnam in cui si era trasformata, con i ribelli che tentavano l’assalto e le forze lealiste di Gheddafi che riuscivano sempre a difendere le posizioni? Bene, ricorderete anche che nell’arco di tre giorni la situazione si sbloccò e i ribelli poterono mettere il naso fuori da Bengasi: armi dall’Occidente? Servizi segreti francesi e britannici in aiuto? Illuminazione divina?

No. La svolta libica nasceva in Venezuela, più esattamente nella richiesta da parte di Hugo Chavez di rimpatriare le quasi 100 tonnellate d’oro stivate a Londra. Cosa accadde?

L’oro, come sempre accade, era concesso in leasing alla Banca d’Inghilterra e questa, ovviamente, lo aveva per così dire “movimentato”, ovvero non lo possedeva più fisicamente nei caveau. Per ridarlo al suo legittimo proprietario, doveva quindi ricomprarlo sul mercato. Questo provocò il rapido incremento del prezzo, fino a un massimo di 1.881 dollari l’oncia e svelò come nel mondo ci fosse una clamorosa mancanza di oro fisico, visto che i prezzi dei futures a breve scadenza erano più alti di quelli a lunga scadenza. Occorreva intervenire e quale miglior soluzione che mettere le mani sulle quasi 150 tonnellate di riserve auree libiche stipate in un caveau sul confine meridionale del Paese, dando vita a un’offensiva in grande stile? Così facendo, il Venezuela avrebbe riavuto ciò che era suo e il mercato non avrebbe subito nuovi, pericolosissimi scossoni per chi gioca con i futures e per chi, come Londra e New York, gode dello status di caveau dell’oro mondiale ma di fatto di lingotti fisici ne ha davvero, davvero pochi (basti ricordare lo scandalo delle barre di tungsteno dipinte in color oro e conservate alla Fed, come denunciato

Bene, questo prologo, spero non troppo noioso, era propedeutico al contenuto dell’articolo di oggi, ovvero il fatto che la Bundesbank, nel 2001, ritirò i due terzi delle sue detenzioni d’oro presso la Bank of England, stando a quanto testimoniato da un report confidenziale reso noto mercoledì. La rivelazione ha fatto seguito alla sacrosanta richiesta da parte degli enti preposti al controllo del budget tedesco, affinché il governo verificasse sul posto che le riserve auree depositate a Londra, New York e Parigi esistessero davvero fisicamente. La Germania ha 3,396 tonnellate di oro, pari a un controvalore di 143 miliardi di euro, la seconda riserva al mondo dopo quella degli Usa (ammesso e non concesso che quello statunitense non sia davvero tutto tungsteno) e la grandissima parte di essa è stata stivata all’estero durante la Guerra Fredda nel timore di un attacco e un’invasione sovietica. Circa il 66% è conservato alla Fed di New York, il 21% alla Bank of England e l’8% alla Banque de France: la Corte degli Uditori tedesca, però, in tempi di crisi nera ha ritenuto il caso di non fidarsi e ha detto chiaro e tondo ai legislatori attraverso un durissimo report che «le riserve auree non sono mai state verificate fisicamente» e ha ordinato alla Bundesbank di assicurarsi l’accesso ai siti di stoccaggio. Di più, sempre la Corte ha ordinato il rimpatrio nei prossimi tre anni di 150 tonnellate per verificarne qualità e peso, tanto più che Francoforte non ha un registro di numerazione delle barre d’oro.

Ma ecco la parte più interessante e inedita: stando al report, la Bundesbank avrebbe ridotto le sue detenzioni d’oro a Londra da 1440 tonnellate a 500 tonnellate tra il 2000 e il 2001, ufficialmente «perché i costi di stoccaggio erano troppo alti». A quel punto, il metallo fu trasportato per via aerea a Francoforte. Il tutto avvenne mentre l’allora Cancelliere dello Scacchiere britannico, Gordon Brown, stava svendendo a mani basse le riserve auree britanniche - ai prezzi minimi sul mercato - e con l’euro da poco introdotto come valuta di riferimento anch’esso ai minimi di 0,84 sul dollaro

Perché questa mossa? Semplice, per evitare che l’oro andasse in giro e non tornasse più, insomma una scelta difensiva. Sia perché la Bank of England stava esagerando con il leasing dell’oro che deteneva, sia perché il governo Blair aveva deciso di vendere le riserve per fare cassa, sia perché le barre d’oro tedesche non avevano un registro e un codice identificativo, quindi non erano reclamabili in modo certo. Insomma, il rischio è quello di non poter richiedere con prove e certezza il proprio oro e diventare, legalmente, solo un creditore generale con un conto in metallo.

Più di dieci anni fa, quindi, la Germania ha avuto la lungimirante idea di mettere al sicuro gran parte delle proprie riserve e ora la Bundesbank parla di possibile riallocazione delle stesse, ovviamente sempre per motivi di sicurezza, anche se «non abbiamo dubbi sull’integrità e l’indipendenza dei nostri custodi» e se ufficialmente dice no ai controllori di Stato e alla loro richiesta di un inventario. Una fiducia così granitica che, giustamente, ha preferito riportarsi l’oro a casa undici anni fa - e ora si permette di dire che quello che resta sta bene all’estero e non va rimpatriato e controllato: grazie, ha portato a casa il grosso dieci anni fa! - e sottrarlo allo schema Ponzi del mercato repo, il quale ontologicamente sconta il rischio di controparte sul collaterale, come ci ha insegnato il caso del fondo MF Global. Insomma, se si rompe la catena repo sul mercato aureo da parte di custodi-prestatori e soggetti che operano nel leasing, chi può davvero reclamare il proprio oro se non si sa dove sia e non esista un registro e dei numeri seriali?

Quanto emerso in questi giorni grazie all’iniziativa dei regolatori tedeschi è particolarmente interessante per il nostro Paese, detentore della quarta riserva aurea al mondo dopo Usa, Germania e Fmi. Lo scorso 6 ottobre, infatti, la Consob, l’ente per la vigilanza sui mercati guidata da Giuseppe Vegas, ha reso noto che «per cercare di abbattere il debito pubblico si possono usare senza tanti problemi le riserve auree della Banca d’Italia. Palazzo Koch, infatti, può liberamente disporre di tutti i propri beni mobili e immobili, nei limiti in cui tali atti di disposizione non incidano sulla capacità di poter trasferire alla Bce le attività di riserva eventualmente richieste». Un secondo attacco dopo quello della scorsa estate, quando la Commissione aveva proposto la costituzione di un superfondo a cui trasmettere, tra le altre cose, le riserve di Bankitalia per cercare di aggredire un debito pubblico ormai di 2mila miliardi di euro.

Sempre la Consob ricorda che la legge sul Risparmio (l. 262/2005) ha stabilito che Bankitalia «è istituto di diritto pubblico», nonostante le quote di partecipazione al capitale di palazzo Koch oggi ancora detenute dalle banche. Sul punto sarebbe dovuto intervenire un regolamento governativo, che però ancora non c’è. Un tassello effettivamente mancante, per la Consob, secondo la quale «una volta emanato il citato regolamento lo Stato, quale unico azionista della Banca d’Italia, potrebbe liberamente disporre di tutti i beni della Banca d’Italia che, come l’oro, non sono in alcun modo funzionali allo svolgimento dei compiti istituzionali del Sebc».

Ma dove sono le circa 2450 tonnellate d’oro, circa 110 miliardi di euro, di riserve auree italiane? Presso Bankitalia? Non certo tutte: una parte è custodita negli Usa e a Londra. Se la Bundesbank dieci anni fa ha deciso che era meglio tenersele vicine, non sarebbe il caso che, prima di discutere le proposte della Consob, qualcuno si prenda il disturbo di dare una controllatina? In che percentuale le nostre riserve sono conservate all’estero? Esiste poi un registro? Le barre o lingotti sono contraddistinte con numeri seriali, dai quali si evince senza ombra di dubbio la proprietà italiana delle stesse?

Non dico un’interrogazione parlamentare, ma una domandina almeno al question time del mercoledì qualcuno vorrebbe farla al ministro competente? Prima di fare conti, come quelli di Vegas, senza avere più il metallo.

 Mauro Bottarelli
 

Fonte: www.ilsussidiario.net

lunedì 19 novembre 2012

la Francia perde la tripla A



L'agenzia di rating Moody's ha appena declassato il debito del governo francese ad Aa1 da Aaa, mantenendo aspettative negative sulle prospettive di crescita dell'economia francese. Il downgrade di Moody's segue quello annunciato in gennaio da Standard & Poor's.

In Francia è soprattutto il settore privato che si ritrova con condizioni economiche e prospettive in netto peggioramento, principalmente per la perdita di competitività.

Il nuovo governo del premier Hollande, inoltre, ha seriamente danneggiato l'industria dell'oro proibendo le compravendite in contanti.




miniere che lavorano in perdita

John Embry


Fino al 1980, praticamente tutte le miniere del mondo era miniere sotterranee, e la quantità di oro per tonnellata di minerali estratti era molto più alta rispetto a quella che si riesce a ottenere oggi. Uno dei motivi è che l'oro più facile da estrarre era già stato asportato e i minatori si trovano a dover scavare sempre più in profondità.  In Sudafrica l'estrazione di oro a profondità di oltre 6mila metri sta diventando la norma.

Poi negli anni '80 abbiamo avuto la rivoluzione con l'adozione dei processi di lisciviazione che ha portato a un aumento considerevole della quantità di produzione. Ora però gran parte dei giacimenti sfruttati tramite liscivazione negli anni '80 e '90 si stanno esaurendo.

L'industria si trova ad affrontare la difficile sfida di sostituire tutti questi siti che si stanno esaurendo nel corso dei prossimi anni. Non credo che ci saranno in grado di trovare un numero sufficiente di nuovi giacimenti da sfruttare. La produzione dell'oro, quindi, potrebbe cadere in modo significativo nel corso dei prossimi cinque-dieci anni, a prescindere dai livelli di prezzo del metallo giallo.
Se il prezzo dell'oro dovesse teoricamente superare i 10mila dollari/oncia, il che è possibile, si potrebbe essere in grado di ottenere un po 'di aumento della produzione.

Negli ultimi mesi il prezzo dell'oro è stato seriamente soppresso. Uno dei motivi che le azioni del settore minerario sono state sotto pressione in borsa è dovuto ai loro risultati terribili di bilancio. Registrano  risultati terribili perché il prezzo dell'oro è troppo basso e i costi relativi al settore minerario sono aumentati molto. Anche se il prezzo dell'oro è passato da 250 a  1700 dollari/oncia, la sua estrazione è ancora un business antieconomico. Probabilmente abbiamo bisogno di oro a 3mila dollari l'oncia, con i costi correnti, per ottenere un tasso di rendimento veramente robusto.  


Uno dei grandi pezzi di disinformazione che è stata diffusa da chi vuole sopprimere il prezzo dell'oro, è che con prezzi dell'oro più elevati avremmo un boom di nuove miniere d'oro. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. 

Nell'ultimo anno il prezzo dell'oro non è cresciuto, le grandi banche sfruttano l'effetto leva dei derivati  per controllare efficacemente i mercati. Verrà un giorno in cui non ci riusciranno più e quel giorno il prezzo dell'oro impazzirà. Se pensiamo alla mostrosità dei 67mila miliardi di dollari del sistema bancario ombra possiamo immaginare gli sconvolgimenti che ci saranno quando crollerà il castello di carte.

John Embry

fonte: King World News 

rapporto GEAB n 69


rapporto GEAB n. 69 - novembre 2012 

  

2013: il grande disfacimento geopolitico dell'America

Come avevamo preannunciato fin dal nostro primo numero (Gennaio 2006), dopo sei anni di crisi il "muro del dollaro" si è ormai fessurato in tutto il mondo. Con gli uragani Katrina e Sandy a far da simbolica cornice, la crisi sta frantumando la protezione per eccellenza degli Stati Uniti. L'economia americana sta cedendo sotto i colpi inferti dalla realtà, e lo shock finale avrà luogo poco alla volta lungo tutto il 2013.

Cina 2013: il laboratorio mondiale delle sommosse

La terza ed ultima parte del nostro studio, riguardo il rischio di sommosse, si riferisce alla Cina. Dopo aver elencato le ragioni sistemiche che sono alla base delle rivolte che avranno luogo nel 2013 sia in Europa (GEAB n. 67) che negli Stati Uniti (GEAB n. 68), esaminiamo ora i fattori che le scateneranno in Cina.

Raccomandazioni strategiche ed operative
    Valute: ancora un po' d’irrazionalità.
    Borse: non è mai troppo tardi per darsi alla fuga.
    Oro: solo fisico e mai sul breve termine.
    Materie prime energetiche: è di gran lunga la migliore opzione.
   

Katrina-Sandy: da un uragano all’altro, la fine dell'America per come la conoscevamo

Il mese di ottobre 2012 sarà ricordato nei libri di storia come quello che ha segnato la fine dell'America per come l’avevamo conosciuta nel XX secolo. Il 29 ottobre l’uragano Sandy  ha colpito New York, esattamente 83 anni dal “day after” della crisi del “Black Tuesday”, nel 1929, rivelando al mondo intero lo stato reale della società americana e del suo simbolo, New York City. Il cambiamento di percezione è stato sorprendente, ed è rilevabile dalla semplice lettura dei media di tutto il mondo, in particolare al riguardo delle conseguenze delle elezioni, il cui risultato avrebbe dovuto, invece, rallegrare un po’ tutti quanti.
L’uragano Sandy ha definitivamente frantumato lo specchio americano. Confermando tutte le previsioni che abbiamo fatto nel corso degli ultimi sei anni, al riguardo del deterioramento della situazione statunitense, e in particolare quelle contenute nel GEAB n. 65, l’uragano Sandy è l'evento che segna davvero l'ultima fase del collasso del sistema americano. Colpendo il centro finanziario del paese, ed evidenziando così l'incapacità della più potente città americana a resistere finanche ad un “piccolo” uragano, del quale si era oltretutto a conoscenza già da parecchi giorni, esso ha segnato la fine dell'America per come era fino ad ora conosciuta.
Come avevamo anticipato fin dal Gennaio del 2006, nel corso degli ultimi sei anni il "muro del dollaro" era andato via via fessurandosi, e quando l’uragano Sandy lo ha colpito con tutta la sua forza, ha rivelato che il “re è nudo". La devastazione di New Orleans del 2005, conseguenza dell'uragano Katrina, può essere paragonata a quella di Chernobyl del 1986 (che sorprese il mondo per la cattiva gestione della crisi, e per lo stato reale dell'economia), mentre il "Muro del Dollaro" può essere paragonato al “Muro di Berlino”. Distrutto dalla crisi, esso non c’è più, ed il 2013 sarà l’anno del crollo dell’America del XX° secolo.

Nel tempo intercorso fra Katrina e Sandy, siamo passati attraverso la Lehman Brothers ed una serie di scosse che hanno agitato il potere degli Stati Uniti fino al midollo. La fiducia del mondo se ne è andata. Dobbiamo prendere atto d’un incredibile articolo del Der Spiegel: "Stati Divisi d'America: note sul declino di una grande nazione", un condensato di sei anni di anticipazioni LEAP che, in una pubblicazione mainstream qual’è il Der Spiegel, non è da considerarsi banale.

Dopo Sandy e le elezioni presidenziali, i mass-media hanno chiaramente invertito la marcia, compresi quelli europei, di solito così innamorati degli Stati Uniti, che ora guardano a questo paese con l'occhio critico della realtà. La conclusione è unanime: la grande potenza emersa dalla seconda guerra mondiale non c’è più.
Sulla scia di Sandy, la rielezione di Obama ha lasciato un sapore amaro nella metà degli Stati Uniti e del resto del mondo, come si può dedurre dalla visione dei media: quello che doveva essere una buona notizia, poiché Obama era considerato il “candidato migliore” per il resto del mondo, permette in realtà di vedere che non c’è in atto alcun cambiamento… la notizia peggiore, alla luce di quello che oggi si sa riguardo la situazione sociale ed economica degli Stati Uniti. Le questioni irrisolte degli ultimi quattro anni restano tutte sul tavolo. La campagna elettorale le ha appiattite, ma ora esse riemergono più forti e con meno soluzioni.
Con la riemersione di questi problemi, elusi durante la campagna elettorale, e con la rielezione di Obama, così difficile da digerire per i Repubblicani, gli Stati Uniti non saranno in grado di superare le sfide in arrivo fra la fine del 2012 e l'inizio del 2013: dal punto di vista economico, esse sono il "fiscal cliff",  il tetto del debito, la bolla obbligazionaria e quella dei prestiti agli studenti; dal punto di vista sociale, esse sono l’esplosivo divario tra i “bianchi”, in maggioranza pro-Romney, e le minoranze, per lo più pro-Obama, con in più la possibilità, come abbiamo previsto nel GEAB n. 68, di un’escalation dei disordini fino al punto della guerra civile e delle tendenze secessionistiche (considerando la quantità di armi in circolazione), che a loro volta potrebbero portare ad un colpo di stato militare, al fine di mantenere l'ordine. Svilupperemo l’analisi del collasso statunitense nel corso di questo GEAB n. 69.

Ricordiamo, comunque, che la crisi è globale, e non risparmia neppure i paesi emergenti, con la Cina al primo posto. Torniamo di nuovo a parlare, in questo numero, delle sfide che la Cina deve fronteggiare (comprese quelle costituite dai movimenti sociali) nel corso del 2013 (analogamente a quanto abbiamo  già fatto, con l’Europa e gli Stati Uniti, negli ultimi due numeri).

Anche se - in questo numero - ci siamo concentrati,  sulla questione degli Stati Uniti, non abbiamo perso di vista l’esplosiva situazione mondiale, in particolare nei suoi aspetti geopolitici, legati alla perdita d’influenza degli Stati Uniti. Come si è visto nel ruolo secondario che hanno svolto in Libia, nel Mali, ed in Siria, a causa delle ristrettezze di bilancio, la nuova strategia americana è di esternalizzare la sua agenda ai propri partners: la Francia ed il Regno Unito in Libia, l’ECOWAS nel Mali, Israele in Siria. La mancanza del leader geopolitico degli ultimi 80 anni rende la situazione del tutto precaria, in particolare nel Medio Oriente, con i più disparati interessi che si stanno mescolando in una specie di cacofonia.

Le soluzioni, in effetti, devono essere trovate sulla sponda europea o su quella russo-cinese, ma gli europei non sono ancora pronti a dissociarsi dal loro ex alleato, gli Stati Uniti (auto-neutralizzandosi nei fatti), mentre i russi ed i cinesi non hanno il prestigio derivante dall’essere percepiti come delle "potenze buone", ovvero quegli stati i cui interessi sono combinati con i veri valori universali. Pertanto, né la Russia né la Cina (che hanno necessità di modellare la propria immagine su questi valori, per poter esercitare il potere reale) possono ancora sostituire il leader perduto, se non attraverso l’uso della forza che è, per loro e per tutti gli altri, la soluzione peggiore.

Un altro segno dell’indebolimento del potere statunitense è il fatto che le sanzioni contro l’Iran sembrano essere del tutto impotenti, se non nella diffusione dell'odio iraniano verso l'Occidente. E' una spina che gli europei hanno volontariamente messo nel proprio piede, invece di correre ad acquistare petrolio pagandolo in Euro. Al contrario, il petrolio ora fluisce verso la Cina e la Turchia (che è ancora un membro della NATO), con quest’ultima che paga in oro, via Dubai. Il sistema mostra sia la fragilità dell'alleanza occidentale, che la facilità con cui i paesi riescono a by-passare il dollaro, per pagare il petrolio. Questo principio può essere considerato la chiave di volta dell'egemonia del dollaro e degli Stati Uniti in tutto il mondo. In uno dei prossimi numeri del GEAB ci concentreremo sulle sfide globali che riguardano il petrolio, elemento centrale dell’attuale geopolitica.

Secondo noi, infine, l'influenza degli Stati Uniti è meno evidente anche in Europa. Se la situazione europea non è rosea, con un alto tasso di disoccupazione e con un aumento della povertà, particolarmente in Spagna ed in Grecia, i media anglo-sassoni sono comunque diventati meno desiderosi di annunciare l'esplosione dell'Euro, un’opzione sempre meno credibile, soprattutto rispetto ai problemi sempre più visibili degli Stati Uniti e dell’Inghilterra.
Le modifiche apportate ad Eurolandia, seppur “partorite nel dolore”, stanno cominciando a dare frutti. Il disaccoppiamento da Wall Street e dalla City, in corso durante l’”Euro-crisi", prosegue a ritmo sostenuto. Riguardo alla City, è lo stesso Regno Unito a prendere le distanze da Eurolandia. Così, anche se quest’ultima sarà scossa, come tutti gli altri, dal collasso del sistema americano, non crollerà certamente insieme ad esso.
Tuttavia molte sfide attendono gli europei, compreso il fatto che gli atteggiamenti di Angela Merkel non facilitano molto le discussioni con i partners. Torneremo nel GEAB n. 70 sul futuro politico della Germania, per il 2013 ed oltre.

fonte: www.leap2020.eu

sabato 17 novembre 2012

Argentina di nuovo allo sfascio

Cristina Fernández de Kirchner

Argentina nuovamente allo sfascio.  Da non sottovalutare

Per alcuni risparmiatori (in pezzi di carta) tornare a parlare di sarà come tirare fuori dall’armadio dei vecchi scheletri, dei brutti ricordi che vengono da una triste esperienza passata. Uno dei peggiori default che si sono dovuti subire i risparmiatori italiani, proprio nel periodo dove anche altre aziende (tra cui ricordiamo Parmalat e Cirio, tanto per dire alcuni noti nomi italici) sono saltate in Italia e nel mondo. Come dimenticare i disastri di Enron e Worldcom?

Dopo tanti mesi dalla ristrutturazione debito, e dopo diverse cedole normalmente pagate, ecco che sul paese del Sud America tornano ad addensarsi brutti nuvoloni. Anche perché proprio in questi giorni l’Argentina si ritrova a dover rispondere ad istanza di un grosso gestore di hedge fund, tale Singer il quale, non avendo aderito alla truffa della ristrutturazione, ora potrebbe aver diritto ad un mega risarcimento (occhio quindi, chi non ha aderito potrebbe avere delle interessanti sorprese).

Conti Pubblici Argentina: out of control!

Secondo alcune fonti istituzionali, sembra proprio che i conti pubblici argentini siano in forte deterioramento. Crolla il gettito fiscale e di conseguenza frenano i sussidi del governo a favore della popolazione che torna in piazza. Alcune voci in arrivo da Buenos Aires (conoscenze personali) mi dicono che è nuovamente molto difficile convertire i Peso Argentini con i Dollari USA.
E per completare l’opera, il governo argentino, famoso per la sua capacità di depauperare risorse, sta prosciugando tutto quello che può, pescando da tutte le casse a disposizione, comprese quelle della previdenza e probabilmente anche quella sanitaria.

Ve la devo dire in modo molto semplice?
Pronti: dopo la ristrutturazione e l’apparente ripartenza, l’Argentina torna a navigare in acque burrascose. Sia per la causa sui bond non ristrutturati e sia per le sue questioni interne.
La mia missione termina qui. Fate vobis.

D.T.


 articolo completo su: intermarket & more 

lettera di avvertimento da JP Morgan


venerdì 16 novembre 2012

4 volte in 4 giorni



Ancora un clamoroso esempio di speculatori all'opera contro i metalli preziosi:
per quattro giorni di fila qualcuno ha venduto massicciamente contratti di oro e di argento nell'orario di apertura dei mercati americani e di chiusura di quelli europei.

giovedì 15 novembre 2012

crescita del 400% in tre anni



il prezzo dell'argento crescerà del 400 % in tre anni

L'argento aumenterà cinque volte di valore nel corso dei prossimi tre anni, secondo Ian Williams, manager del fondo di investimento Mixed Asset.

"L'argento sta per entrare in un forte mercato toro che porterà il prezzo dal livello attuale di 32 dollari l'oncia a 165 dollari l'oncia entro la fine di ottobre 2015".

"Questa previsione si basa interamente sulll'analisi tecnica e ciclica, ed è in linea con i modelli matematici che caratterizzano finora la corsa del mercato toro, che ha portato l'argento da 8 dollari l'oncia al suo prezzo attuale di $ 32 l'oncia - dopo aver raggiunto i 50 dollari/oncia nel 2011. "


Williams ha aggiunto che il prezzo d'argento è più volatile di quello dell'oro, ma che si aspetta che l'argento continui a sovraperformare in modo drammatico l'oro.

A favore di una crescita del prezzo d'argento ci sono anche considerazioni economiche e politiche, come la ri-elezione del presidente Obama, che sostiene la politica di Ben Bernanke di allentamento quantitativo.



fonte: www.telegraph.co.uk

mercoledì 14 novembre 2012

oro più brillante dei diamanti


valore di un diamante da un carato in once d'oro

Come si può notare chiaramente ne1 grafico, i diamanti da un carato (di qualità D-H, IF-VS2) vengono venduti oggi a un prezzo inferiore del 3% rispetto alla media dei prezzi più bassi del 2009.

I diamanti da 3 carati (qualità D, IF) hanno un prezzo di poco inferiore rispetto ai minimi del 2009 (circa 76.500 dollari).

Negli ultimi anni, quindi, l'oro si sta dimostrando decisamente più brillante ...


.

ultima testimonianza sulla manipolazione del mercato


Intervista a Bart Chilton, commissario della CFTC (commodity futures trading commission)
ha sottolineato il sospetto continuo di manipolazione del mercato dell'argento.  
Diverse volte ha raccolto voci di corridoio sui crolli imminenti del prezzo dell'argento, crolli che sono poi regolarmente avvenuti.
Chilton sta tentando di far abrogare una disposizione di legge che limita i poteri di indagine della sua commissione, al fine di smascherare le manipolazioni dei mercati.
Chilton ha inoltre messo in guardia sul trading ad alta frequenza, che "deve essere urgentemente regolato prima che causi un altro flash crash nei mercati."

sito ufficiale dell'ente di controllo



pura speculazione


Il grafico indica l'andamento di ieri del prezzo dell'argento.

Non ci sono stati annunci o notizie particolari, quindi è un chiaro esempio di speculazione all'opera.

martedì 13 novembre 2012

tutta colpa dei soldi di carta



Questo pezzo di Hugo Salinas Price spiega il senso storico di tutto quello che sta avvenendo intorno a noi

Il fatto che la moneta internazionale dal 1971 sia di carta, dollari di carta senza legame con un valore intrinseco, che sia oro, argento o materie prime, ha creato il boom della Globalizzazione e l'esplosione del Debito che la consente e sta distruggendo i paesi occidentali



Riflessioni sull'effetto della Guerra confrontata
con l'effetto della moneta senza valore intrinseco tra paesi


La guerra moderna è altamente distruttiva, fino a meno di due secoli fa le guerre coinvolgevano soprattutto gli eserciti che combattevano sul campo di battaglia, come a Waterloo dove in otto ore si decideva una guerra che terminava con l'esito dello scontro di quel giorno. La guerra moderna significa invece spesso la distruzione di un paese e milioni di civili vengono uccisi e loro città devastate. Nel 1948 ho attraversato la Germania e ricordo la città di Brema che era diventata semplicemente una massa di rovine che erano state solo spazzate dalle strade per consentire il traffico. La seconda guerra mondiale cancellò praticamente intere città in Polonia, Russia e soprattutto in Germania. Ma dopo la guerra sia i vincitori che i perdenti si misero a ricostruire i loro paesi, le città risorsero, le fabbriche vennero rimesse in piedi a 30 anni dopo non c'era traccia della terribile distruzione di 25 anni prima.

Ora consideriamo la moneta e le sue conseguenze.

Nel 1944 a Bretton Woods Henry Morgenthau e Harry Dexter White (rappresentanti degli Stati Uniti) riuscirono a mettere all'angolo John Maynard Keynes (che rappresentava l'Inghilterra) e la conferenza sulla riforma monetaria accettò il diktat per cui il dollaro era considerato equivalente all'oro in termini di pagamenti internazionali e gli USA si impegnavano a scambiare su richiesta i dollari accumulati da altre banche centrali con oro a 35 dollari l'oncia

Questo era uno schema prima o poi destinato al fallimento e personaggi come Jacques Rueff in Francia lo dissero chiaramente.

Gli Stati Uniti cominciarono ad abusare un poco del "privilegio esorbitante" come il Generale de Gaulle lo chiamava e inviare dollari per pagare merci, tuttavvia la promessa di pagare oro in cambio di dollari alle altre banche centrali agiva da freno all'espansione del credito (e debito). C'era un generale rispetto per il dollaro e la sua relavità scarsità produsse una bassa inflazione nel mondo.

Nel dopoguerra gli USA mantennero l'espansione del credito a ritmi moderati e solo a fine anni '60 esplose a causa della guerra del Vietnam e le perdite di oro degli Stati Uniti aumentarono ad un ritmo accellerato. Fino a quando il 16 agosto 1871 gli USa diedero default sulla loro promessa di pagare in oro - Nixon dichiarà che si sarebbe trattata di una sospensione temporanea, ma in politica niente è più permamente delle misure annunciate come temporanee.

DA QUEL PUNTO IN POI IL MONDO ENTRO' NELL'ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE: torrenti di dollari inflazionarono le riserve delle banche centrali del mondo e il commercio globale esplose perchè I DEFICIT ESTERI POTEVANO ESSERE PAGATI IN DOLLARI "DI CARTA" (una moneta internazionale sganciata da ogni valore intrinseco, che fosse oro, argento o un paniere di materie prime).

Fino agli anni '70 per secoli il commercio mondiale tra paesi industriali (e non) era consistito in uno scambio di merci e beni e l'oro veniva usato solo per compensare degli scompensi transitori di bilancia dei pagamenti tra paesi. Da quel momento in poi non fu più così : le merci non venivano più pagate con altre merci, nel commercio internazionale i beni importati venivano pagati con altri beni più dollari di carta, di cui se ne potevano stampare quanti se ne voleva

Da qui in poi si videro gli effetti della moneta "fiat" (senza valore intrinseco) come moneta mondiale. Beni a buon mercato dai paesi sottosviluppati inondarono le economia occidentali SENZA CORRISPONDENTI ACQUISTI DI BENI DA PARTE DEI PAESI ASIATICI (e sottosviluppati in genere) in Occidente. Intere industrie cominciarono a spostarsi dai paesi occidentali verso i paesi sottosviluppati i quali godettero di un boom guidato da esportazioni.

La De-Industrializzazione dell'Occidente iniziò sotto la Globalizzazione compensata con un boom del credito che facilitava il consumo e la speculazione e non la produzione. La produzione di beni in Occidente diventava non più economica all'interno dello schema della Globalizzazione basata sul dollaro "fittizio". I salari e i redditi reali in Occidente cominciarono a stagnare o declinare, ma il declino fu compensato dall'accesso facile al credito per le masse (e dall'emancipazione della donna, che trasformò le famiglie in entità con due persone che andavano al lavoro, mascherando così il declino del reddito reale del singolo lavoratore)

Tutto questo è accaduto perchè la moneta che è stata usata per gli scambi tra paesi dal 1971 è una moneta cartacea senza alcun aggancio ad un valore intrinseco (che sia oro, argento o un paniere di materie prime). Ma ancora adesso dopo 40 anni non senti quasi nessuno riconoscere questo fatto fondamentale.

La guerra moderna significa la distruzione e morte per milioni di persone. Ma quando la II guerra mondiale terminò la distruzione cessò e si cominciò a ricostruire, i sopravvissuti tornarono a fare ciò che facevano prima della guerra, tornarono a guadagnarsi da vivere lavorando e facendo quello che sapevano fare.

Ma considera l'effetto della moneta "fiat" (senza valore intrinseco) sul commercio tra paesi. L'intera struttura produttiva del mondo industriale è stata rovesciata. Intere industrie e migliaia di fabbriche sono svanite in europa e nordamerica e non possono più essere ricostruite. La globalizzazone le rende tutte "non economiche".

La prosperità apparente dei paesi occidentali è stata sostenuta dagli anni '70 dall'esplosione del debito. L'occidente ha vissuto come l'erede di un grande patrimonio accumulato nei secoli che ora lo sperprera e sta affogando nei debiti. Questo modello di vita rischia di collassare ora perchè è diventato impossibile espandere ancora di più il debito. La Cina non è in una posizione però molto migliore perchè la loro prosperità dipende anche adesso dall'espansione del debito in occidente che consente di comprare le loro merci in massa. Il sistema assistenziale finanziato con debito ha prodotto milioni di persone abituate all'uso del debito e al welfare finanziato con debito.

Dopo la II Guerra Mondiale la gente in Europa tornò a fare quello che faceva prima della guerra. Oggi, a cosa possono tornare i milioni di disoccupati in occidente?  Non possono tornare alla fabbriche persono sono svanite e sono in Asia e anche all'agricoltura perchè non è più economica. Le popolazioni occidentali hanno largamente dimenticato molte delle cose su cui la loro civiltà è stata costruita. Gli abitanti delle città non possono tornare nelle campagne come successe negli anni '30 specialmente in America, o tutte le migliaia di lavori artigianali che producevano localmente la maggioranza dei beni necessari alla vita fino agli anni '60. E anche se diventasse necessario economicamente farlo farebbero ora molta fatica ad adattarsi perchè hanno perso largamente l'abitudine di lavorare duramente e manualmente per tenere assieme il corpo e la mente. La nozione della vita come una dura lotta quotidiana non è più parte della cultura.

La "fiat money" ha distrutto il modo naturale di vita dell'umanità: un modo di vita in cui gli uomini e le donne trovavano i loro ruoli naturali e ringraziavano Dio di averli. I modi di vita tradizionali sono scomparsi e le attitudini millenarie verso la vita e il lavoro sono svanite in due generazioni.

Questa distruzione è molto peggiore della peggiore delle distruzioni causate da una guerra. Questo è dove siamo oggi. Questo è il risultato prodotto dalla introduzione di una moneta senza valore nel mondo, che ha consentito la Globalizzazione e l'esplosione del Debito.

E ora ? Nessuno sa cosa può succedere, ma senza dubbio siamo avviati verso problemi drammatici mai conosciuti prima. Intanto come minimo possedere dei beni reali come l'argento e oro fisico possono aiutare alcuni di noi a sopravvivere.



Hugo Salinas Price, è l'imprenditore messicano che ha creato una delle maggiori società del suo paese e poi da circa 15 anni si dedica solo a studiare e scrivere, in particolare sul problema della riforma monetaria. Salinas Price ha creato dal 2003 un movimento d'opinione per reintrodurre il peso messicano d'argento che in Messico ha il consenso dalla maggioranza dei deputati e viene frenato solo dalla paura della reazione del FMI e degli Stati Uniti. Per quanto riguarda la Grecia Salinas Price ha formulato una proposta per reintrodurre anche una dracma d'argento a fianco della dracma cartacea, quando esca dall'euro, per difendere il potere d'acquisto dei greci che non sono in grado di esportare capitali all'estero.

fonte: cobraf.com 

lunedì 12 novembre 2012

barometro settimanale per l'oro

fonte: Intermarket & more


A livello di analisi il quadro tecnico è più che mai incerto: sembrano esservi forti possibilità che si realizzi un’ampia correzione ribassista sugli indici azionari americani, perfino di un 20% dagli attuali massimi. A dettare questo scenario l’approssimarsi del fiscal cliff (il precipizio fiscale) fatto di aumenti delle tasse e tagli della spesa che dal gennaio dell’anno prossimo minacciano di fare precipitare l’America nella Depressione Economica.

Se dovesse realizzarsi lo scenario sopra delineato, consistente in una forte correzione dei mercati azionari, il prezzo dell’oro potrebbe permanere in una situazione di alta volatilità con brevi ma ripetute incursioni ribassiste. Un solido supporto è costituito dall’area posta a 1680 – 1690 dollari/oncia  che si è dimostrata essere una base compatta, per il momento in grado di schermare l’oro da ogni offensiva ribassista. Prossimo target rialzista fissato a 1750; varcata questa soglia successivo target a 1780.
Le quotazioni dell’oro sono sostenute non solo dall’incertezza sul “fiscal cliff” ma anche dal perdurare e dall’aggravarsi della crisi economica dell’Eurozona. Vi sono rischi reali  che uno o piu’ membri dell’Eurozona siano costretti, a causa delle brutali misure di Austerità dettate dalla Troika (Commissione UE, BCE e FMI), a decidere la fuoriuscita dalla moneta unica.
(...)
Secondo l’Agenzia Reuters, molte delle piu’ facoltose famiglie a livello mondiale allarmate dalla persistente crisi dell’Eurozona e degli USA, stanno trasferendo i loro possedimenti in oro, argento e gioielli preziosi verso i lidi Asiatici, in particolare Singapore (presso la Malca-Amit e altre tre compagnie specializzate nel settore dei caveaux e vaults) e  soprattutto Hong Kong.
I gestori di caveaux in Asia riferiscono che molte banche europee chiedono di depositare i metalli preziosi presso i loro locali sotterranei blindati. La richiesta è formulata in nome e per conto di clienti europei di queste istituzioni finanziarie. Le istanze di deposito provengono anche da clienti asiatici che in precedenza avevano depositato i preziosi in Europa. Ora richiedono che i loro metalli facciano ritorno verso lidi piu’ sicuri.
Singapore e Hong Kong sono le piazze favorite ad accogliere oro, argento, gioielli e diamanti. Entrambe hanno registrato un netto incremento delle importazioni di oro nel 2012.

Ecco i costi reali per estrarre un’oncia d’oro 

Sean Boyd, Amministratore Delegato di Agnico Eagle Mine sostiene che se il prezzo dell’oro calasse significativamente, molte aziende minerarie non sarebbero in grado di fare fronte alle richieste produttive a causa degli alti costi fissi e pertanto sarebbero costrette a chiudere. Questo provocherebbe un collasso estrattivo del metallo giallo. Alla luce di quanto affermato da Boyd è arduo pensare che il prezzo del metallo giallo cali in modo sostanzioso perché di riflesso avremmo un calo nella sua produzione e quindi della sua offerta.
 I costi medi per estrarre un’oncia d’oro, possono variare da un minino di 600  fino a 700 dolalri/oncia. Ma alcune aziende del settore, calcolando tutti i costi, spendono anche di più. L’estrazione dell’oro è un’attivita’ molto difficile. Il minerale grezzo contiene molti metalli da cui va separato e le miniere migliori sono già state sfruttate negli anni ’80 e ’90. Oggi bisogna scavare sempre più a fondo senza sapere a quali risultati si andra’ incontro.” “Trovare nuovi filoni per rimpiazzare quelli in esaurimento diventa sempre più arduo.  L’oro che si estraeva in modo relativamente semplice è gia’ stato estratto e non è facile rimpiazzarlo."

“Io sono convinto che non vedremo piu’ una crescita complessiva della produzione di oro. In futuro, la crescita sarà perlopiù piatta. Il punto chiave sarà il prezzo futuro dell’oro: se esso dovesse scendere di parecchio, la produzione di molte aziende minerarie collasserebbe perché non potrebbero sopportare i costi fissi. Ci sarebbe, di conseguenza, carenza di metallo giallo a livello mondiale.”


domenica 11 novembre 2012

44 dollari/oncia in gennaio ?



L'argento è un metallo ideale da accumulare nei momenti di debolezza dei prezzi. Il mercato è ora in una situazione di ipervenduto. Notare nel grafico come il prezzo si è riportato esattamente sulla linea verde di tendenza.

L'oscillatore "Aroon"  è molto efficace per identificare l'inizio di un nuovo trend. Notare nella parte bassa dell'illustrazione la posizione ideale di questo indicatore.

Anche gli indicatori RSI e CCI danno forti segnali di acquisto.  Mi aspetto il raggiungimento di un prezzo di 44 dollari/oncia nel mese di gennaio 2013.  L'argento sembra proprio in procinto di decollare.

Morris Hubbartt

articolo completo su: www.silverdoctors.com

N.B. Ovviamente stiamo parlando solo di analisi tecnica, cioé si cerca di prevedere il futuro basandosi soltanto sull'andamento dei prezzi. Capire cosa intenda fare Blythe Masters è tutt'altra faccenda.


venerdì 9 novembre 2012

corsa ai forzieri delle banche centrali ?

De Gaulle mandò un incrociatore


Quando l’oro della Francia era custodito dalla Federal Reserve americana, il presidente francese Charles De Gaulle pare che abbia detto “non riuscivo a dormire sonni tranquilli con un accordo del genere”. Così nel 1965 ha ordinato che una nave della marina militare francese attraversasse l’Atlantico per recuperare 150 milioni di dollari in oro custoditi nei caveaux della Fed di New York e trasferirli nella Banque de France a Parigi.

De Gaulle comprese che gli Stati Uniti stavano realizzando una truffa internazionale. Avevano promesso che i possessori dei dollari americani avrebbero potuto in ogni momento riscattare il loro oro al tasso di 35 dollari l’oncia. Ma come qualcuno che firma cambiali false, era chiaro che gli Usa stessero stampando più dollari di quanti ne fossero riscattabili a qualsiasi tasso.
In breve tempo anche altre nazioni compresero la stessa cosa e iniziarono a richiedere l’oro per i dollari che detenevano. Presto il governo degli U.S.A. iniziò ad avere un’emorragia di oro mentre si confrontava con richieste di recupero per decine di miliardi dei suoi dollari di carta.
In pratica, si è trattato niente meno che di una grande corsa all’oro.
In un solo giorno del Marzo 1971, 400 tonnellate di oro vennero prelevati dal meccanismo di scambio, il London Gold Pool, forzandolo a chiudere. Ad agosto, il Presidente Nixon chiuse lo sportello dell’oro del tutto, tradendo di fatto la promessa esplicita dell’America della convertibilità aurea.

La Germania richiede un controllo contabile
Come la Francia, anche la Germania ha avuto un’esperienza molto negativa con l’iperinflazione della moneta "fiat".  Ora stiamo iniziando a comprendere i passi che la Germania ha intrapreso in accordo con le domande inquietanti di oggi sulle banche centrali del mondo e sull’oro contenuto nelle loro riserve.
Sul Telegraph, Ambrose Evans-Pritchard riporta che una corte tedesca ha ordinato un’indagine sull’oro custodito, presumibilmente per conto della Germania, a Londra, Parigi e New York:
La Corte dei Conti tedesca ha comunicato ai legislatori in un rapporto redatto appositamente che l’oro “non è mai stato verificato fisicamente” e ha ordinato alla Bundesbank di proteggere l’accesso ai siti di stoccaggio. Essa ha richiesto il rimpatrio di 150 tonnellate nei prossimi tre anni per verificare qualità e peso dei lingotti d’oro. 
Forse un audit proverà che tutto l’oro tedesco conservato nelle banche centrali straniere può essere contabilizzato. Forse l’oro francese avrebbe potuto rimanere al sicuro nelle mani della Federal Reserve per decenni. Ma un’ambiente come il nostro, tossico per definizione, richiede una buona amministrazione.

Cosa hanno fatto le banche centrali con l’oro del popolo?
Le banche centrali hanno fisicamente l’oro che dicono di avere? Anche se il metallo prezioso è in inventario, rimangono pressanti domande su chi detenga i titoli dell’oro, se è stato ceduto in prestito, impegnato, scambiato o venduto.
Il Telegraph di Londra allude alla questione del titolo, riportando che l’azione della corte tedesca “segue le richieste del gruppo della campagna civica tedesca ‘Bring Back our Gold’  e i loro alleati statunitensi del Gold Anti-Trust Commitee che non ci si possa fidare dei dati ufficiali. Essi sostengono che le banche centrali abbiano prestato o venduto allo scoperto gran parte del loro oro.”
Chiedere se i lingotti d’oro siano davvero al loro posto è una questione di inventario. Le domande sui titoli sono istanze che dovrebbero avere una risposta attraverso un audit. Ma permangono preoccupazioni altrettanto giustificabili circa l’autenticità dell’oro detenuto dalle banche centrali e da altri depositi.
La questione dell’oro falso non è per nulla priva di importanza, ma che è talmente seria che quest’anno, per la prima volta, alcuni dei lingotti d’oro custoditi dalla FED di New York sono stati forati per campionatura per verificarne la purezza. Nessun risultato è stato però divulgato.

Considerazioni finali
Coloro che dopo il 15 agosto 1971 si sono presentati con i dollari perché speravano di scambiarli con l’oro erano ormai in ritardo. De Gaulle sapeva bene che c’era qualcosa di sospetto nelle operazioni monetarie degli USA ben prima che Nixon annullasse le promesse americane sull’oro. Nel mondo travagliato di oggi, la Germania sta preoccupandosi sempre di più.
Vi sono segnali d’allarme in abbondanza per gli americani che le condizioni monetarie stiano divenendo più fragili giorno dopo giorno e che il dollaro fiat non durerà. Sarebbe bello sapere che alla fine le riserve auree del popolo sono al sicuro.

In ogni caso, ricordate questa lezione:

non lasciate il vostro oro nelle cure di nessun altro, prendete possesso fisico del vostro oro

Charles Goyett

fonte: moneyandmarkets.com