mercoledì 5 marzo 2014

dopo il Libor anche l'oro ?

Dopo il Libor, ora l’oro. 
Ebbene sì: anche il metallo giallo sarebbe caduto vittima delle manipolazioni da parte dei grandi colossi della finanza. Questo nuovo scandalo parrebbe aver trovato ora certificazione nelle parole e nella testimonianza di Madison Marriage, con la pubblicazione del suo articolo "Gold price rigging fears put investors on alert", vale a dire "i timori di manipolazione sul prezzo dell’oro mettono gli investitori in stato di allerta". 
Perché allora rimarcare l’utilizzo del tempo condizionale del ‘parrebbe’ se l’ipotesi di frode è stata confermata dalla realtà dei fatti?   Sparito. L’articolo del Financial Times, in cui si dichiarava la dinamica con la quale le autorità mondiali hanno perpetuato la manipolazione dei prezzi aurei, è ‘sparito’, smarrito, perso o, probabilmente, rimosso, bandito forse dal rimprovero serrato di Istituti così influenti sulla piazza tali da imporre addirittura la censura editoriale.

“I prezzi mondiali dell’oro potrebbero essere stati manipolati nel 50% delle occasioni tra il gennaio 2012 e il dicembre 2013, secondo un’analisi condotta dalla società di consulenza Fideres”: era questa una delle parti salienti che compariva nell’originale articolo andato perduto, dove il gruppo di ricerca Fideres è comparso come principale accusatore del meccanismo di "fixing", attraverso il quale alcuni grandi complessi finanziari mondiali (cinque nello specifico) avrebbero compiuto ripetute modificazioni nella determinazione del prezzo del metallo giallo prevalentemente durante la seconda seduta del fixing giornaliero del metallo, quella pomeridiana delle ore 15

Un’ipotesi, quest’ultima, avvalorata da uno studio condotto dall’Università di New York, dove Rosa Abrantes (Stern School of Business) e Albert Metz (managing Director di Moody’s) hanno indagato nel periodo 2001-2013 sul delicato meccanismo del fix pomeridiano di Londra, il benchmark di riferimento per le Banche Centrali, le società minerarie e per il settore gioielliero. Dall’osservazione dell’andamento generale del fixing, i due studiosi hanno notato come, nella fascia oraria pomeridiana, i valori della quotazione abbiano subito strane movimentazioni e, tendenzialmente, divergano al ribasso. “La struttura del benchmark” si legge da un anticipo della pubblicazione dell’Università di New York “potrebbe favorire collusione e manipolazione e i dati empirici sono coerenti con l’ipotesi di interventi artificiali sui prezzi”. “E’ probabile” continua poi il pezzo “che si sia verificata, in tal senso, una cooperazione tra i partecipanti” e che dunque le big five del fixing avrebbero operato a loro favore.

articolo completo su: trend-online.com  


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