venerdì 12 aprile 2013

Btp e Cct non sono più sicuri


Devo questo post a Maurizio Mazziero, che sul suo sito propone analisi finanziarie originali e molto chiare. Mazziero ha fatto quel che avrebbe dovuto fare la grande stampa italiana ovvero verificare le indiscrezioni apparse su alcuni blog, secondo cui esiste una norma che consente la confisca automatica dei Bot in caso di crisi.
Il responso è semplice e spaventoso.

Il decreto 96717 del Ministero dell’Economia e delle Finanze (il quale riprende una norma del Trattato di Istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) sottoscritto dai 17 paesi dell’Eurozona), stabilisce che i risparmiatori che dal 2013 hanno investito in titoli di Stato possano essere soggetti a una decurtazione di capitale esattamente come è successo in Grecia. E mica di poco: Le percentuali sono a seconda dei casi 75%, 66 e 2/3%, e in alcune occasioni 50%.

Il meccanismo è da Stato autoritario: il decreto  prevede che i termini e le condizioni dei titoli di Stato possano essere modificati mediante un accordo tra l’Emittente (lo Stato o Ente collegato) e una percentuale di detentori (gli investitori). Una volta raggiunte tali percentuali e/o l’allungamento delle scadenze si applicano a tutti i detentori.

Per intenderci: in caso di crisi lo Stato italiano, con l’acqua alla gola, negozia le nuove condizioni con le banche e i fondi che possiedono i titoli di Stato italiani. Poi in modo unilaterale applica le stesse condizioni a tutti ovvero anche ai piccoli risparmiatori, alle aziende, alle famiglie, alle banche che non hanno partecipato all’accordo.
Il decreto è valido dal 1 gennaio 2013 per tutte le emissioni di titoli di Stato italiani con durata superiore a un anno
Questo significa che i Btp e i Cct non sono più sicuri.
Meditate gente, meditate gente. E, se potete, cautelatevi.

Marcello Foa

fonte: blog.ilgiornale.it 


P.S.  Nella classifica mondiale, l'Italia è il Paese con il debito pubblico su cui sono stati sottoscritti più Cds (Credit Default Swaps) in assoluto: 388 miliardi di dollari a fine 2012, contro i 158 del 2008. Il dato emerge dal "Global Financial Stability Report" del Fondo Monetario Internazionale, che in verità registra un incremento dei Cds su tutti i Paesi europei.

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