lunedì 2 luglio 2012

Spagna ottiene tutto, Italia negli abissi

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Il bravo a Monti è sulla tecnica negoziale. Nessun premier italiano avrebbe potuto porre il veto all’approvazione dei passi avanti sull’unione economica e la disciplina di bilancio, se non avesse avuto rilevante credito personale e politico riconosciuto in Europa. E’ stato molto rischioso, persino gli spagnoli hanno aspettato al tavolo tecnico notturno prima di allinearsi al veto italiano. mentre Hollande aveva diplomaticamente finto nel bilaterale con la Merkel di aver mollato l’Italia, ma al tavolo tecnico Parigi ha tenuto ferma la posizione con Roma e Madrid.

Nel merito, però, attenti. Gli spagnoli hanno ottenuto su tutta la linea quanto volevano, gli aiuti alle banche diretti da EFSF-ESM senza far debito pubblico aggiuntivo, anche se per questo occorrerà il giudizio della vigilanza europea comune che non nascerà prima di ottobre.

Quanto allo scudo antispread chiesto dall’Italia per quei Paesi vicini all’avanzo primario – praticamente noi soli - il no tedesco è stato scalfito e intaccato, ma Monti in queste ore sta barando col suo ottimismo a piene mani. In realtà non c’è licenza bancaria per l’ESM -che avrebbe risolto ogni problema, abbeverandosi alla fonte BCe anche illimitatamente se necessario – ma solo un placet di massima alla procedura di acquisito maggiorati EFSF-ESM per Paesi a rischio, con la BCE che esegue materialmente gli acquisiti rivalendosi sulla loro dotazione finanziaria (500bn). Le modalità operative saranno da fissare all’eurogruppo del 9 luglio, la Merkel contrariata già stamane ha iniziato a dire che comnunque si passa per la trojka e per il Fmi, inutile che l’Italia s’illuda. Ma in ogni caso al Consiglio europea la carta giocata da Monti è stata una inversione di tendenza, con l’Italia protagonista. Gli eurottimisti possono brindare. Il merito negoziale va riconosciute, perché Monti rischiava di doversi dimettere, tornato a Roma a mani vuote. Ma quanto al merito vero, cioè la sostanza del’accordo, è assai meno risolutivo per l’Italia di quel che venga detto stamane.

Il “ma” deriva dal fatto che i mercati verranno comunque a testare la tenuta sul meccanismo votato a vantaggio dell’Italia, al di là dell’entusiasmo in Borsa nelle prime ore. L’economia italiana sta andando negli abissi, per via delle tasse e delle spese pubbliche, e abbiamo 400 miliardi di carta pubblica da piazzare nei prossimi 12 mesi. Balleremo, e sarà il caso di non prendersela con gli altri se l’ESM avrà dei limiti naturali a sostenerci a galla.

Il “dunque” sta nel fatto che la clausola di salvataggio – funzioni o meno – non cambia la sostanza del guaio italiano. Dismissioni pubbliche massicce per abbattere il debito, tagliare spesa corrente e tasse per molti punti di Pil in tre anni, ventre a terra. Esultare per la nazionale e per il successo all’eurotrattativa dimenticando che non abbiamo affatto svolto questo impegnativo compito a casa – che dobbiamno a noi stessi e non agli altri – significa commettere il solito errore italiano di miopia.

L’autore delle due reti azzurre è già stato soprannominato Bail-out-elli, il signor Salvataggio. Ma nuotare per forza propria è altra cosa che dipendere dai salvagenti pietosi riservati a chi non sa farlo.

    Oscar Giannino
     29 giugno 2012

fonte: chicago-blog.it

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